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FRAME > Magnetism

FRAME cattura Magnetism Book di Ahmed Mater, opera immaginata per visualizzare le forze spirituali che sostengono la fede umana, parte di una serie che origina dall’installazione concepita alla Biennale di Venezia nel 2009 e successivamente esposta al British Museum.

Ahmed Mater, Magnetism Book, 2010, immagine via

 

 

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VIDEO POST > Chiroptera

VIDEO POST rilancia la documentazione di “Chiroptera”, trasformazione visiva della facciata del Palais Garnier nel novembre 2023 per mano dell’artista urbano JR che con il suo intervento multimediale ha accompagnato la performance con 154 ballerini che con le coreografie di Damien Jalet su una musica di Thomas Bangalter. Il progetto è stato presentato nell’ambito dell’Atto II di “Retour à la Caverne”, con la collaborazione tra l’Opéra di Parigi, JR e di 19M. Il costume indossato dalla ballerina Étoile Amandine Albisson che si è esibita nello spettacolo è stato disegnato e realizzato da CHANEL. La Maison ha inoltre sostenuto la progettazione e la realizzazione dei costumi per i 153 ballerini.

JR, Damien Jalet, Thomas Bangalter, Chiroptera, Palais Garnier, 12.11.2023, video pubblicato sul canale di Chanel. Progetto creato da JR, Damien Jalet e Thomas Bangalter, con Amandine Albisson, Étoile ballerina della Paris National Opera

immagine: JR, Damien Jalet, Thomas Bangalter, Retour à la Caverne – Acte II, 12 novembre 2023, 21h22, Chiroptera, Représentation, Palais Garnier, Paris, France, 2023 (c) JR

 

 

 

 

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Listening in Disturbed Ecologies a Milano

Sabato 4 e domenica 5 ottobre, in occasione della XXI Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e dedicata quest’anno al tema della formazione, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e Premio Lydia/Fondazione Il Lazzaretto presentano Listening in Disturbed Ecologies, un evento dedicato a pratiche sonore e d’ascolto diffuse tra il museo, la fondazione e lo spazio pubblico del quartiere Porta Venezia con lavori di Elena Biserna, storica dell’arte e curatrice, Giulia Deval, cantante, artista multimediale e Nicola Ratti musicista e sound designer, a cura di Claudia D’Alonzo. Le “ecologie perturbate” sono ambienti danneggiati, degradati dalle logiche umane estrattive ma ancora abitati e abitabili. Non sono solo luoghi di perdita ma di possibilità, connessioni non umane, di relazioni multispecie inattese.

Listening in Disturbed Ecologies nasce come restituzione degli esiti della ricerca PITCH. Notes on vocal intonation di Giulia Deval, artista vincitrice del Premio Lydia 2024, premio della Fondazione Il Lazzaretto di Milano a sostegno dell’arte contemporanea in collaborazione con il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea.

In occasione della Giornata del Contemporaneo 2025, dialogano con la ricerca di Giulia Deval interventi e pratiche incentrate sulla possibilità di praticare  esercizi di attenzione radicale al mondo attraverso l’ascolto, rivolti in particolare a ciò che generalmente viene trascurato. Tutte le iniziative sono ad ingresso gratuito.

PITCH. Notes on vocal intonation è un progetto che investiga in una prospettiva ecologica e di genere il ruolo dell’intonazione nelle conversazioni umane e non umane e la stigmatizzazione di voci e suoni acuti nella prospettiva storica occidentale. Grazie al sostegno del premio, PITCH è stato ripensato nel formato inedito di video saggio, in mostra al PAC insieme alla listening room COME A LITTLE BIT CLOSER. Realizzato inizialmente come performance-lecture, con il sostegno di NUB Project Space (Pistoia) e Periferico Festival, il video PITCH è stato creato da Deval in collaborazione con Luca Pescaglini, Miha Sagadin (riprese e montaggio) e Guglielmo Diana (riprese e montaggio audio). Il progetto include il laboratorio REASONS WHY I HATE MY VOICE – tenuto presso Fondazione Il Lazzaretto a novembre 2024 – che parte dalla domanda: perché siamo così disturbati dal riascoltare la nostra voce registrata?

Dal 4 al 5 ottobre gli spazi museali saranno attraversati dai richiami sonori di Vispero, installazione site-specific di Nicola Ratti dedicata al fischio nelle sue molteplici declinazioni che attraversano i margini tra naturale e artificiale. Si fischia come richiamo o segnale negli scambi immediati tra umani. Per comunicare, nelle lingue fischiate, come il Silbo Gomero, o nei tentativi di contatto interspecie. In musica, fischia anche il sintetizzatore, creando l’illusione di un’interazione con un mondo di quarzo e silicio. L’installazione si genera a ciclo continuo dall’interazione tra il corpo architettonico del museo e una composizione originale di suoni fischianti che attraversano lo spazio. Domenica 5 ottobre alle ore 17:30 Vispero ospita anche una speciale attivazione performativa.

Domenica 5 ottobre alle ore 16:30 un talk con Giulia Deval in dialogo con Claudia D’Alonzo, Elena Biserna, Diego Sileo sarà occasione per approfondire il percorso e le tematiche della ricerca dell’artista, introdotto da una presentazione del Premio Lydia con Alfred Drago e Linda Ronzoni, rispettivamente presidente e direttrice artistica di Fondazione Il Lazzaretto.

La giornata di domenica 5 ottobre procede alle ore 19.30 presso Il Lazzaretto con Feminist Steps, passeggiata notturna per donne, persone queer e non binarie di e con Elena Biserna, che ci condurrà nello spazio pubblico per riflettere assieme sulle esperienze (uditive) di genere e per disimparare alcuni dei comportamenti considerati come appropriati, sicuri o attesi quando camminiamo. Dei primi passi per mettere in discussione le asimmetrie nelle relazioni di potere fra corpi nella sfera pubblica e per immaginare insieme pratiche di cura, solidarietà, riappropriazione o rovesciamento e alimentare altre configurazioni e pratiche spaziali. Feminist Steps parte da Fondazione Il Lazzaretto e si sviluppa per le strade del quartiere Porta Venezia (posti limitati, la prenotazione è obbligatoria)

(dal comunicato stampa)

LISTENING IN DISTURBED ECOLOGIES, a cura di Claudia D’Alonzo, PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano, 4-5.10.2025, XXI Giornata del Contemporaneo

immagini: (cover 1) Giulia Deval (2) Nicola Ratti, ph: Luca del Pia (3) Elena Biserna, «FEMINIST STEPS», ph. Lucía Alfaro Valencia (4) Giulia Deval

 

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Berio a colori al Romaeuropa Festival

In occasione del centenario della nascita del compositore, il Centro di ricerca musicale da lui fondato Tempo Reale, la coreografa Simona Bertozzi e il musicista Claudio Pasceri intrecciano saperi e linguaggi in una performance multidisciplinare che riporta alla luce significativi materiali del repertorio beriano, frutto anche di collaborazioni sorprendenti, e include importanti pagine per violoncello solo.

Venerdì 3 ottobre alle ore 21 al Mattatoio di Roma prima assoluta, nell’ambito di Romaeuropa Festival, per Berio a colori, performance multidisciplinare creata a partire da significative composizioni di Luciano Berio in occasione del centenario della nascita, di e con la coreografa e danzatrice Simona Bertozzi, il violoncellista Claudio Pasceri, la regia del suono di Tempo Reale (Francesco Canavese e Francesco Giomi) e le luci di Luisa Giusti.

Berio a colori è un omaggio al grande compositore attraverso la relazione della sua musica con espressioni diverse.

Da un lato le storiche immagini in movimento realizzate prima dal designer Bruno Munari e recentemente dai fotografi italiani Roberto Masotti e Silvia Lelli che si sovrappongono a due opere elettroniche di Berio; dall’altro l’interpretazione coreografica di Simona Bertozzi di due significative composizioni per violoncello solo, eseguite da Claudio Pasceri, accostate per la prima volta a formare un quadro sorprendente e originale.

Lo spettacolo, prodotto da Nexus Factory, Tempo Reale ed EstOvest Festival, intreccia materiali diversi: le composizioni di Berio Visage, per suoni elettronici e la voce di Cathy Berberian su nastro magnetico (1961), Les mots sont allés…, “recitativo” per violoncello (1976-78), Sequenza XIV, per violoncello (2002) e I colori della luce (1963), presentate in esecuzioni esclusive autorizzate dagli eredi del compositore; Visioni su “Visage”, in cui Roberto Masotti e Silvia Lelli interpretano visualmente Visage (montaggio di Gianluca Lo Presti / Mammafotogramma) e i rari video di Bruno Munari e Marcello Piccardo.

«Per Les mots sont allés ho seguito l’idea di un linguaggio che perde consistenza semantica per farsi corpo sonoro. Incedere tra frammenti, sospensioni, balbettii che diventano gesto, un discorso continuamente interrotto che si costruisce e si disfa» spiega Simona Bertozzi «Per Sequenza XIV mi hanno orientata le parole di Berio, che descrive questa partitura come un dialogo costante fra orizzontale e verticale, suono e rumore, e come lo sviluppo di “un clima espressivo quanto mai instabile e diversificato”. A partire da queste suggestioni ho cercato un corpo che si apre a una pluralità di eventi e registri dinamici, in tensione costante tra ciò che accade e ciò che rimane in trasparenza, tra provenienza, proiezione e reinvenzione personale».

(dal comunicato stampa)

Berio a colori, Performance in omaggio ai cent’anni dalla nascita di Luciano Berio, Romaeuropa Festival, Mattatoio, Roma, 03.10.2025
Musica: Luciano Berio | Coreografia e danza: Simona Bertozzi | Violoncello: Claudio Pasceri | Regia del suono: Tempo Reale (Francesco Canavese e Francesco Giomi) | Luci: Luisa Giusti. Berio a colori sarà poi in scena a Cango, Firenze, il 13 e 14 dicembre, nell’ambito della rassegna La Democrazia del Corpo curata dal coreografo Virgilio Sieni.

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FRAME > You Are Here

FRAME cattura You Are Here (2024), prima opera scultorea statica di Philip Vermeulen, che cattura un fenomeno visivo effimero in forma fisica. Per quanto statica, la scultura risponde in maniera sempre diversa ai cambiamenti di luce e ai movimenti degli spettatori.

Philip Vermeulen, You Are Here, 2024, immagine via

 

 

 

 

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VIDEO POST > Pluvial

VIDEO POST rilancia Pluvial di Kerstin Ergenzinger, architettura sonoro-tattile ad ottanta canali, composto da tamburi auto-costruiti e controllati digitalmente, per simulare acusticamente condizioni di pioggia.

Kerstin Ergenzinger, Pluvial, 2019
Parte del progetto di ricerca “Rhythmic Textures”, finanziato dalla Fondazione Einstein di Berlino, realizzato con la Scuola di Specializzazione dell’Università delle Arti di Berlino, con il sostegno del programma SMArt® Steps di Dynalloy.Inc. La modulazione della tensione di controllo pwm casuale si basa sui dati open source della rete di misurazione delle precipitazioni Ocean Rain And Ice-phase (OceanRAIN). Il video contiene la documentazione della
mostra: “What if it won’t stop here?” presso Archive Books Berlin e di “Be Water#1 – Pluvial – A Sono-Tactile Architecture”, loop – raum für aktuelle kunst, Bpart Exhibition Berlin. Fotografia da loop © Andreas Schimanski © Kerstin Ergenzinger / VG – Bildkunst

 

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OSMOSI a Milano

OSMOSI. Ripensare la coesistenza tra vita e materia, a cura di ALL FAD, da domani a Milano al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia (26-28 settembre, 2025), nasce come mostra e simposio di incontri tra arte, design, ricerca e pratiche sostenibili, con l’obiettivo di indagare il concetto di osmosi inteso come scambio, permeabilità e trasformazione tra discipline, materiali, idee, corpi e ambienti. Gli appuntamenti invitano a pensare in modo fluido e interconnesso, promuovendo pratiche ibride e collaborative che guardano al futuro del vivente e dell’inanimato, dello human e del nonhuman.

In esposizione le opere di José Angelino, Audrey Rangel Aguirre, Anna Barbara, Asia Nicoletta Perotti, Nuvola Ravera e Federica Terracina in dialogo con dieci creators selezionati tramite una call aperta.

(dal comunicato stampa)

OSMOSI. Ripensare la coesistenza fra vita e materia, a cura di ALL FAD, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, Milan, 26-28.09.2025
Visitate qui il sito per il programma aggiornato degli eventi e degli interventi

 

 

 

 

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ULTRA REF al Mattatoio di Roma

Giovedi 18 settembre, negli spazi del Mattatoio la Pelanda il Romaeuropa Festival ha anticipato la programmazione dell’ ULTRA REF, festival nel festival, che il 20 settembre ha inaugurato con i concerti di Lyra Pramuk e Isabelle Lewis.

Spazio di sperimentazione, incontro e festa, sono definizioni che leggiamo nel comunicato e che ben sintetizzano lo spirito che attraversa questa sezione e l’incredibile varietà di eventi, tra musica, danza, teatro, arti visive e culture digitali, “ piattaforma che supera i confini tra generi e forme espressive, unendo danza, teatro, musica e arti visive in un territorio in continua trasformazione”.

Diverse sono le rassegne che ruotano attorno ad Ultra Ref: “Dancing Days”, dedicata alla danza e alla coreografia, “Anni Luce”, mappatura del futuro del teatro italiano con una costellazione di artisti e artiste emergenti, percorsi inediti e sguardi che accendono il presente, ULTRA CLUB, dedicato alle nuove sonorità elettroniche e pop, REF Kids & Family, proposte per i più piccoli (in realtà sempre più interessanti per tutte le età), Design Talks, nuovo spazio di confronto dedicato al graphic design contemporaneo. Si aggiungono altre iniziative come esperienze in realtà virtuale, progetti che indagano il rapporto tra intelligenza artificiale e creatività e focus internazionali come quello sulla scena lituana, tra musica, danza e nuova drammaturgia.

Il festival nel festival, come tutto il Romaeuropa Festival, è un incredibile modello di ispirazione per come questo evento si muove nel territorio, locale e internazionale, tra una varietà di istituzioni, non in ultimo le accademie. Vedi per esempio la collaborazione con la Rufa che ha partecipato al Raster Prize, con la cura di Caterina Tomeo, che, per il 23 settembre ha in programma il debutto al Romaeuropa Festival di Ireen Amnes & Merlin Ettore, Amit Dagim, Maarja Nuut, Léa Paintandre, Camilla Pisani, tra i vincitori della raster.call soundtrack europe 20-25, selezionati da una prestigiosa giuria internazionale.

Lo stesso giorno, il 23 settembre dalle 17.00 alle 1900, inaugura un nuovo risvolto della collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma con FLESH AR(T) ATTACK, un evento performativo in realtà aumentata ideato dall’artista multimediale Chiara Passa che scandisce l’intero spazio del Mattatoio e della Pelanda, con opere in realtà aumentata realizzate da 25 studenti del corso di Arti Multimediali e Tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma.  Il pubblico del Romaeuropa Festival potrà esplorare attraverso tour guidati questo luogo di archeologia industriale,  proiettato al futuro, destinato a diventare una città delle arti. REFrame Pascolo Abusivo, collettivo di studenti e studentesse RUFA, ripercorre invece la storia del Festival che quest’anno compie 40 anni in un viaggio tra passato e futuro utilizzando narrazione e memoria di ChatGPT. Il  Collettivo Noise in partnership con NABA – Nuova Accademia delle Belle Arti– esplora il concetto di rumore come metafora di disturbo, imprevisto e margine.

Le collaborazioni proseguono in una fitta trama di intrecci tra istituzioni e realtà no-profit, come nel caso di MY DEAR AI, I AM LOST IN THE SUPERMARKET *___* che vede di nuovo protagonista l’Accademia di Belle Arti di Roma con l’Accademia di Belle Arti di Brera, nell’ambito di del progetto EAR – Enacting Artistic Research, frutto della collaborazione con Re:humanism, che da diversi anni collabora con il Romaeuropa Festival e che quest’anno presenta Improbable Excess di Jess Tucker e Orynthia di Valerie Tameu, vincitori del Digitalive Prize. In questa occasione e contesto, Mara Oscar Cassiani & Guido Segni incontrano un gruppo di ricercatori e artisti per sperimentare l’uso dell’intelligenza artificiale nella pratica artistica. 

 Il team creerà un’installazione/azione temporanea in cui intelligenze organiche e artificiali convivranno interrogando gli usi (e gli abusi) dell’AI al fine di contrastare lo stesso smarrimento che un prodotto così vario sfaccettato e problematico può causare, proprio come quando ci troviamo di fronte ad una enorme varietà di prodotti ad un supermarket “e ci chiediamo se siamo consumatori o consumati”.   

Il territorio locale e globale è sempre stato centrale nelle corde del festival, così come lo è lo spazio del Mattatoio pensato come punto nodale nel “rapporto con artisti, istituzioni e mondo”, così lo ha descritto Fabrizio Grifasi ad introduzione della conferenza stampa di questa speciale sezione del festival nel festival.

Questo, senza trascurare l’interesse per le tematiche attuali che si allontanano dalla fisicità dei territori. Così dall’indagine del rapporto tra tecnologia, narrazione e spazio urbano del progetto Urban Experience del pioniere di performing media Carlo Infante per riscoprire la città come palcoscenico interattivo attraverso esperienze partecipative (8 ottobre), si arriva alla ‘realtà sintetica’ esplorata nella lecture performativa dell’etnografa, scrittrice, performer e curatrice Donatella Della Ratta, realizzata in collaborazione con il filmaker sperimentale Alessandro Turchioe, indagine sulla ‘violenza speculativa’ delle immagini sintetiche, realtà che esistono solo nei domini del possibile. Tra i territori che il Ref non trascura di raggiungere sono anche quelli visibili attraverso potenzialità percettive altre da quelle ottiche, come quelle offerte dall’estensione di Speaking Cables [EXPANDED] di Agnese Banti dove la voce si trasforma in segno, spazio e relazione, attraverso suoni, silenzi e dialoghi, quest’anno realizzato la comunità di persone cieche e ipovedenti.

E con la celebrazione dei quarant’anni del festival quest’anno la rassegna rende omaggio a Luciano Berio con l’installazione Tempo Reale e la performance Berio a colori (3 ottobre, 2025) restituzione della complessità dell’universo artistico del compositore.

Questi sono solo alcuni degli eventi che invitiamo a visitare sul sito e attraverso il comunicato stampa, per poi tornare con una varietà di approfondimenti.

ULTRA REF, Romaeuropa Festival, 20.09-04.11.2025

FLESH AR(T) ATTACK, 23-28.09.2025, 23-28.09, ex Mattatoio, luoghi vari, 17.00 – 19.00

concepito da Chiara Passa come collaborazione tra Accademia di Belle Arti (Arti Multimediali, coordinamento Maria Cristina Reggio) e Romaeuropa Festival, Con Chiara Passa, espongono in FLESH AR(T) ATTACK gli studenti del suo corso triennale di Arti Multimediali e Tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma: Annamaria De Paris, Anton Tkalenko, Aurora Tittarelli, Caterina Pitrola, Chiara Stella Landi, Davide Solarino, Enea Tomassi, Federica Santoro, Francesca De Rosa, Giovanni Pio Appoloni, John Javier Zuniga Perez, Katharina Faller, Lanyi Zhang, Laura Molino, Lidia De Nuzzo, Martina Panico, Mirko De Paolis, Olimpia Paldi, Pietro Guerrini, Sophia Rossetto, Tiziano Orlandi, Wei Jia Deng, Yueqi Tu, Yuting Hu, Zihang F
REFrame, esperienze in VR, realizzato da Pascolo abusivo  (collettivo costituito dalle studentesse e dagli studenti del corso di laurea magistrale in “Multimedia Arts and Design”, Rufa), Pelanda in VR, 23 – 27.09.2025, 18.00 – 23.15
MY DEAR AI, I AM LOST IN THE SUPERMARKET *___*, Mara Oscar Cassiani e Guido Segni, in collaborazione con RE:Humanism, nell’ambito del progetto EAR – Enacting Artistic Research che partecipa all’edizione 2025 della Notte europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici (link) con una serie di eventi aperti al pubblico, curati dai diversi Work Packages e dedicati alle interazioni tra ricerca artistica e scientifica. Con la partecipazione di Giovanni Bernocco, Agnese Cuomo, Lidia De Nuzzo, Giovanni Locastro, Federico Paganelli, Aurora Tittarelli, Manuela Violi In collaborazione con Re:Humanism e Romaeuropa Festival (Ultra REF)
Ultra Club, sezione curata da Matteo Antonaci, Giulia Di Giovanni e Federica Patti, 23-27.09.2025
Design Talks, progetto a cura di Stefano Cipolla e Studio Mistaker con il coordinamento di David Aprea
Arte e Cultura Lituana in Italia a REF2025, in collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, date varie
BAMBU, ideato da Roberto Castello, date varie
DANCING DAYS, Francesca Manica, in collaborazione con la rete europea Aerowaves e con DNAppunti Coreografici, progetto a sostegno dei coreografi under 35
Anni Luce, a cura di Maura Teofili
REF Kids & Family, la sezione a cura di Stefania Lo Giudice, 28.09 – 16.11.2025

ULTRA REF, Romaeuropa Festival, 20.09-04.11.2025

immagini: (cover 1)Agnese Banti, “Speaking-Cables”, foto Monia-Pavoni (2) Enea Tomassi in FLESH AR(T) ATTACK (evento performativo di Chiara Passa con gli studenti di ABARoma, Ref 2025 (3) Donatella Della Ratta, “ Ask Me for Those Unborn Promises that May Seem Unlikely to Happen in the Natural #4”, 2025 (4) Luciano Berio, installazione sonora

 

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Film Flaminio Festival a Roma

Oggi, lunedì 22 settembre, inaugura a Roma un importante appuntamento che lega il territorio romano alla scena internazionale, il Film Flaminio Festival dedicato ai giovani talenti e al futuro sostenibile che quest’anno è alla XII Edizione (22/25 settembre 2025).

Penato come vetrina di giovani talenti e come laboratorio di idee e visioni trans-generazionali nella continuità tra istituzioni e comunità, il festival è ospitato al Cinema Arena Tiziano, un luogo iconico di un quartiere dove MAXXI e Aditorium di Roma, oltre ad essere importanti istituzioni di respiro internazionale dedicate alla trasversalità delle arti, sono stati importanti motori di riqualificazione del quartiere, un’area prima destinata ad ospitare strutture militari. 

presidente di giuria e anima del Festival è il maestro della fotografia Sergio Salvati è, la cui passione e visione hanno contribuito a renderlo un appuntamento unico per i giovani cineasti.

Il (vicino) Museo MAXXI ha avviato una collaborazione con l’introduzione del Premio Speciale MAXXI corto per la fotografia, voluto fortemente da Margherita Guccione, direttrice scientifica del progetto Grande MAXXI.

La giuria è guidata da Enrico Giovannini, economista e direttore scientifico dell’ASviS, simbolo dell’impegno per l’Agenda 2030 e la sostenibilità, e affiancata da personalità di spicco come Giuditta Albanese della Treccani, che assegnerà il Premio Treccani al Miglior Corto Scuola.

Il Festival, patrocinato da Regione Lazio, Comune di Roma e II Municipio, prenderà il via lunedì 22 settembre al Cinema Arena Tiziano con l’incontro con Tony Saccucci, regista de Il pugile del Duce – La vittoria contro il razzismo. Seguirà la proiezione dei primi cinque cortometraggi in concorso, che saranno votati direttamente dal pubblico in sala.

 

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Ernest Edmond alla Gazelli Art House

Ci sono ancora pochi giorni per vedere, alla Gazelli Art House di Londra, la mostra “Networked” dell’artista e ricercatore Ernest Edmonds (nato nel 1942), che segna un punto significativo nella sua indagine pionieristica sui sistemi, l’interazione e l’estetica basata sulle macchine. Curata in collaborazione con la storica dell’arte Francesca Franco, la mostra riunisce due opere fondamentali che ripercorrono la pratica di Edmonds dai suoi primi esperimenti nella comunicazione pre-Internet alla sua più recente installazione collegata in rete a livello globale. In concomitanza con SIGGRAPH 2025 a Vancouver (10-14 agosto) e l’Anno Internazionale della Scienza e della Tecnologia Quantistica, la mostra colloca il lavoro di Edmonds all’incrocio tra sistemi generativi, teoria della comunicazione e interazione guidata dal pubblico. Al tempo stesso giocosa e profonda, Networked esplora il modo in cui Edmonds ha costantemente sfruttato le tecnologie emergenti non solo come strumenti, ma anche come collaboratori nella creazione di nuovi tipi di esperienza estetica.

Il fulcro della mostra è la prima assoluta di Quantum Tango (2025), l’opera d’arte in rete più ambiziosa realizzata finora da Edmonds. L’opera è strutturata come un trittico interattivo in tempo reale, con ciascun pannello situato in una città diversa: Londra (Gazelli Art House), Vancouver (SIGGRAPH) e Padova (Centro Culturale San Gaetano). Le tre sedi sono collegate tramite dati in tempo reale e streaming video, consentendo ai partecipanti di ciascuna città di plasmare – ed essere plasmati da – la composizione in evoluzione attraverso la rete. Fasce di colore mutevoli, motivi e frammenti fotografici scattati da Edmonds in ciascuna città fondono la logica algoritmica con il feedback in tempo reale dei movimenti del pubblico. Allontanandosi dalla logica binaria classica della precedente arte computazionale, Quantum Tango attinge ai principi incerti e probabilistici della logica quantistica, introducendo un’apertura poetica nel modo in cui l’opera si sviluppa. Accanto a questa nuova commissione è esposta una versione recentemente ricostruita del Communication Game di Edmonds, ideato per la prima volta nel 1969, prima dell’avvento di Internet. Descritto dall’artista come una “macchina di comunicazione”, il Communication Game originale utilizzava semplici segnali luminosi per creare interazione tra partecipanti che non potevano vedersi. La sua funzione principale non era quella di trasmettere informazioni, ma di generare un’esperienza di attenzione condivisa e coinvolgimento reattivo: un ripensamento radicale di ciò che potrebbero essere sia la comunicazione che l’arte.

A differenza di un’opera d’arte convenzionale legata a un singolo oggetto, Communication Game è stata concepita come un sistema modulare e concettuale che poteva essere realizzato in molte forme. Nel corso degli anni è stata reinterpretata con tecnologie in continua evoluzione: dai circuiti costruiti a mano negli anni ’70 alle versioni basate su software negli anni ’90 e, più recentemente, alle ricostruzioni alimentate da Arduino per le mostre in Brasile e nel Regno Unito. L’attuale versione alla Gazelli Art House ripristina fedelmente la struttura originale utilizzando strumenti contemporanei, consentendo ai visitatori di interagire direttamente con un’opera che ha anticipato l’interesse odierno per l’arte mediale partecipativa e in rete.

Insieme, Quantum Tango e Communication Game rivelano il fascino duraturo di Edmonds per l’estetica dell’interazione, non come spettacolo, ma come esperienza che si dispiega attraverso il comportamento, l’attenzione e la contingenza. Il suo approccio riflette una ricerca permanente sul ruolo dei sistemi nella creatività e su come la tecnologia possa servire non a sostituire l’artista, ma ad ampliare lo spazio delle possibilità estetiche.

(dal comunicato stampa)

Ernest Edmonds: Networked, a cura di Francesca Franco, Gazelli Art House, Londra, fino al 13 settembre, 2025
Pioniere nello sviluppo dell’arte computazionale, il lavoro di Ernest Edmonds rappresenta una pietra miliare nel campo dell’arte generativa e interattiva. Sostenuto dalle tradizioni artistiche concrete, costruttiviste e del color field, l’attenzione alle strutture e alle interazioni è fondamentale nella pratica di Edmonds. Specializzato in informatica creativa, la ricerca dell’artista sulla percezione umana ha dato forma a forme elementari generate al computer con colori accattivanti. Nato a Londra, Edmonds ha studiato matematica e filosofia e ha conseguito un dottorato in logica. Nella sua produzione artistica, Edmonds è passato dagli oli e dagli acrilici al suo primo utilizzo del computer nel 1968, per poi esporre la sua prima opera interattiva basata sul computer con Stroud Cornock nel 1970, la sua prima opera in rete nel 1971 e il suo primo video generativo basato sul tempo, Fragment, nel 1985. Nel 2017, Edmonds ha ricevuto il premio ACM SIGGRAPH Distinguished Artist Award per i risultati ottenuti nel corso della sua carriera nell’arte digitale. Ha esposto in tutto il mondo, da Mosca a Londra, Berlino, Washington DC, Rotterdam, Pechino e Sydney. A Rio de Janeiro, nel 2015, ha esposto insieme ad altri pionieri, Harold Cohen, Frieder Nake e Paul Brown, e a Venezia, nel 2017, ha partecipato a un’altra importante mostra di artisti informatici pionieri con Manfred Mohr, Vera Molnar, Frieder Nake e Roman Verotkso. Le mostre retrospettive di Edmonds includono quelle presso Microsoft Research Asia, Pechino, De Montfort University, Leicester e Mosman Art Gallery, Sydney. Ha scritto numerose pubblicazioni sull’arte digitale, l’interazione uomo-computer e la creatività.

Immagini: (cover 1-2) Ernest Edmonds, “From Quantum Tango”, 2025, courtesy l’ Artista (2)  Ernest Edmonds, “Networked”, Gazelli Art House, panoramica d’installazione (3) Ernest Edmonds, “Notes on Communication Game”, 2000, courtesy l’Artista

 

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FRAME > Dalunsch

FRAME cattura una immagine di Dalunsch, performance di Victorine Müller realizzata presso Kunst- und Kongresszentrum Thun nel 2019, esplorazione di leggerezza e permeabilità, parte di un processo di trasformazione.

Victorine Müller, Dalunsch, 2029, performance, Kunst- und Kongresszentrum Thun, 2019, immagine via

 

 

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VIDEO POST > Buoyant Choreographies

VIDEO POST rilancia Buoyant Choreographies di Dennis Hong, Yusuke Tanaka. Palloncini robotici si muovono liberamente nello spazio condizionati anche dall’interazione dei visitatori attraverso tatto, gamepad o flussi d’aria direzionati.

Dennis Hong, Yusuke Tanaka, Buoyant Choreographies: Harmonies of Light, Sound, and Human Connection, 2025. Il progetto è stato presentato per la prima volta alla Conferenza internazionale IEEE 2025 sulla robotica e l’automazione (19-23 maggio, Atlanta, USA)

 

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Dialogues across the Seas 2018-2025

L’acqua e la vita sono intimamente connesse sulla Terra. I mari e gli oceani sono stati elementi di divisione e separazione geografica. Allo stesso tempo, hanno collegato culturalmente e storicamente persone e culture. Oggi, le tecnologie di rete collegano culture e persone, ma per secoli le rotte marittime e le imbarcazioni hanno rappresentato la rete di collegamento a più lungo raggio.
Dal 2018, il progetto “Dialogues across the Seas” ha esplorato i cambiamenti radicasubiti dai nostri mari molto diversi in diversi angoli del pianeta e come essi manifestino molte somiglianze inquietanti che finiscono per collegarci tutti. Per mappare queste connessioni, abbiamo utilizzato una serie di interventi di ricerca tangibili (installazioni artistiche, conferenze e pubblicazioni) all’incrocio tra arte e scienza. Il denominatore comune di questi interventi è l’acqua, l’oceano e il mare intesi in senso lato, e le popolazioni di esseri umani e non umani collegate attraverso la loro fluidità e che vivono in loro prossimità.
Il nostro prossimo intervento sarà una serie di pubblicazioni tematiche cartacee/digitali. Il nostro obiettivo è quello di mettere in discussione le prospettive monolitiche/monotematiche/omogenee sul mare, sull’oceano e sull’acqua.
Abbiamo bisogno del vostro aiuto! Vi preghiamo di inviarci (max 250 parole) proposte di brevi articoli, letteratura e narrativa, e manufatti entro il 1° ottobre 2025.
Inviate le proposte e le richieste di informazioni a Roberta Buiani: rbuiani@gmail.com
Argomenti suggeriti (non limitati): traversate marittime, spostamenti e migrazioni; mari nord-sud; il mare/l’acqua come metafora; i molti modi in cui culture diverse risuonano con/percepiscono il mare/l’oceano; la vita non umana sott’acqua; le ecologie del mare/dell’acqua; le tecnologie subacquee e l’estrattivismo; la decolonizzazione del mare; l’abisso e lo spazio; il cambiamento climatico e l’acqua/l’oceano.

More at: https://artscisalon.com/dialogues/

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FRAME > Siren

FRAME cattura Siren di Reuben Wu, convergenza inaspettata tra intento artistico e fenomeni naturali: una rara aurora estiva durante lo sciame meteorico delle Perseidi sul lago Michigan.

Reuben Wu, Siren, 2024, immagine via

 

 

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VIDEO POST > Composition for Objective Sound No.7

VIDEO POST rilancia Composition for Objective Sound No. 7, un’opera che crea un “ecosistema fatto di suoni” attraverso “oggetti sonori” che interagiscono con il pubblico.

Kohui, Composition for Objective Sound No.7, 2022
 Real-time, installazione, audio-visiva e interattiva, b&w, Mirror, dimensioni variabili, commissionata da ACC

 

 

 

 

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Serpentine Pavillon 2025

Celebrata per il suo lavoro nella creazione di un linguaggio architettonico contemporaneo e profondamente legato a un luogo, un clima, un contesto, una cultura e una storia specifici, Marina Tabassum porta la sua visione distintiva al Serpentine Pavilion 2025. Il suo progetto evoca un dialogo significativo tra la natura permanente e quella effimera della commissione.

Lungo l’asse nord-sud del parco, A Capsule in Time presenta una forma allungata simile a una capsula con un cortile centrale allineato al campanile della Serpentine South. Ispirata alle passeggiate estive nei parchi e alle tettoie ad arco dei giardini che filtrano la luce soffusa del giorno attraverso il fogliame verde, la struttura è composta da quattro forme scultoree in legno con una facciata traslucida che diffonde e filtra la luce quando entra nello spazio. Parte integrante del progetto di Tabassum è un elemento cinetico che consente a una delle capsule di muoversi, collegarsi e trasformare il padiglione in un nuovo spazio.

Enfatizzando le possibilità sensoriali e spirituali dell’architettura attraverso la scala e il gioco di luci e ombre, il progetto di Tabassum si ispira alla storia e alla tradizione architettonica delle tende Shamiyana o dei tendoni dell’Asia meridionale. Simili nella loro funzione cinetica, queste strutture sono realizzate in tessuto sostenuto da pali di bambù e sono comunemente utilizzate per riunioni e celebrazioni all’aperto. L’apertura del padiglione di Tabassum accoglie le possibilità di unire i visitatori attraverso conversazioni, connessioni, programmi dal vivo e incontri pubblici.

(dal comunicato stampa)

Serpentine Pavilion 2025 di Marina Tabassum
La selezione per il Serpentine Pavilion 2025 è stata effettuata da Bettina Korek, amministratore delegato, e Hans Ulrich Obrist, direttore artistico, insieme a Julie Burnell, direttore dei lavori e dei progetti speciali, Chris Bayley, curatore delle mostre, Natalia Grabowska, curatrice generale, architettura e progetti site-specific, e Alexa Chow, assistente curatrice delle mostre, insieme ai consulenti Sou Fujimoto e David Glover.
Marina Tabassum (nata nel 1969 a Dhaka, Bangladesh) è un’acclamata architetta e docente che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per il suo contributo nel campo dell’architettura. Si è laureata nel 1995 presso la Bangladesh University of Engineering and Technology. Prima di fondare Marina Tabassum Architects (MTA) nel 2005, Tabassum è stata socia fondatrice dello studio URBANA con sede a Dhaka tra il 1995 e il 2005 insieme a Kashef Chowdhury. Nel 1997, URBANA ha vinto il concorso nazionale per la progettazione del Monumento all’Indipendenza del Bangladesh e del Museo dell’Indipendenza sotto l’egida del Dipartimento dei Lavori Pubblici e del Ministero degli Affari della Guerra di Liberazione. Lo studio di Tabassum mantiene volutamente dimensioni contenute, dando priorità al clima, al contesto, alla cultura e alla storia, e intraprendendo un numero limitato di progetti all’anno.

 

 

 

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Ibrida 2025. Moltitudine

Videoarte, performance art, installazioni, dialoghi, workshop e musica. E una grande mostra internazionale. Ospite speciale: l’americano Gary Hill, Leone d’oro alla Biennale di Venezia e pioniere della videoarte.

Portare in Romagna le forme più radicali e autorevoli della ricerca artistica multidisciplinare: accade a Forlì, dal 25 al 28 settembre (con opening della mostra-prologo già il 1 settembre) grazie a Ibrida Festival Internazionale delle Arti Intermediali, la cui decima edizione ha per titolo -e dichiarazione d’intenti e di poetica- Moltitudine.

Tra i nomi in programma spicca quello dell’artista americano Gary Hill, Leone d’oro alla Biennale di Venezia e pioniere della videoarte mondiale, uno dei grandi Maestri della ricerca visuale che a Forlì sarà presente con una masterclass, un’installazione e un incontro.

«Il titolo Moltitudine è un invito ad abbracciare la pluralità come valore e come forza creativa» spiegano i Direttori Artistici Francesca Leoni e Davide Mastrangelo di Vertov Project «Viviamo in un’epoca in cui identità, linguaggi e forme del visivo si moltiplicano, si sovrappongono e si stratificano. Moltitudine non è solo il tema, ma la forma stessa del Festival: un organismo vivo, composito, dove convivono l’intimità del gesto artistico e la potenza dell’esperienza condivisa».

Prologo lunedì 1 settembre con l’inaugurazione, negli spazi della Fondazione Dino Zoli di Forlì, della mostra collettiva intermediale Anatomie Digitali. L’esposizione, visitabile gratuitamente fino al 12 ottobre, presenta creazioni di Gary Hill, Robert Cahen, Elena Bellantoni, Regina José Galindo, Filippo Berta, Donato Piccolo, Sara Bonaventura e di molti altri protagonisti internazionali della videoarte, dell’animazione sperimentale e delle installazioni interattive.

Dal 25 al 28 settembre il Festival entrerà nel vivo alla Fabbrica delle Candele di Forlì con un fitto programma di workshop, performance, videoproiezioni, installazioni interattive, musica e live cinema.

Cinque premi, nazionali e internazionali (uno dei quali in collaborazione con la prestigiosa Fabrica di Treviso) verranno assegnati da una giuria composta da esperti di rilievo nel panorama della critica e della curatela contemporanea: Silvia Grandi (Università di Bologna / Videoart Yearbook), Lorenzo Balbi (Direttore MAMbo e Presidente AMACI) e Laura Leuzzi (Storica dell’arte e curatrice specializzata in media art).


(dal comunicato stampa)

Ibrida Festival 2025. Moltitudine, Forlì, 25 – 28.09.2025
Il Festival è possibile grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Forlì e della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

Immagini: (cover 1) Debora Vrizzi, « Family Portrait», 2012 (2) Gary Hill, ritratto (3) Regina José Galindo. «Tierra», 2013 (3) Rita Casdia, «Stangliro», 2013

 

 

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Open call per residenza. ALTERLIFE 25

Rupert (Vilnius) e Sonic Acts (Amsterdam) offrono un’ opportunità congiunta di produzione e ricerca tra Vilnius e Amsterdam con il bando per la seconda edizione di ALTERLIFE. La residenza invita artisti e collettivi interdisciplinari a sviluppare opere d’arte audaci e orientate al processo in risposta all’emergenza climatica in escalation e alle forze culturali, politiche e storiche che plasmano il nostro futuro collettivo.

La residenza di tre mesi è interamente finanziata e suddivisa in due periodi: aprile-maggio 2026 presso Rupert a Vilnius e novembre 2026 presso Sonic Acts ad Amsterdam. Gli artisti presenteranno le loro ricerche durante ciascuna residenza e il lavoro finale sarà esposto, possibilmente in forma iterativa, presso Rupert (2026/2027) e alla Biennale Sonic Acts (2028).

Il titolo del programma si ispira al concetto di “alterlife” della studiosa femminista M Murphy, che riconosce come la vita, umana e non umana, sia stata alterata chimicamente e strutturalmente da secoli di oppressione coloniale e capitalista. Ispirato alla fabulazione critica di Saidiya Hartman, un metodo per recuperare storie perdute attraverso la narrazione sperimentale, ALTERLIFE incoraggia pratiche critiche, speculative e basate sulla ricerca che immaginano nuovi modi di essere, relazionarsi e creare.

Cosa offre:

–Una residenza combinata di tre mesi, con soggiorno interamente finanziato presso Rupert (aprile-maggio 2026) e Sonic Acts (novembre 2026), compreso alloggio e spazio di lavoro;

– 3.800 euro in totale per la residenza combinata e fino a 400 euro di sostegno per le spese di viaggio per ciascuna sede;

– Il finanziamento include un totale di 7.000 euro per entrambe le presentazioni (2.000 per Rupert a Vilnius e 5.000 per Sonic Acts ad Amsterdam), insieme a guida e supporto per lo sviluppo e la produzione di una nuova opera d’arte;

–Il progetto sarà presentato sui siti web o nelle pubblicazioni di Sonic Acts e Rupert;

–Sessioni di feedback, assistenza per le domande di finanziamento e assistenza alla produzione;

–Supporto da parte di artisti e curatori locali in ciascuna città;

–Presentazione della ricerca nell’ambito della programmazione pubblica a Vilnius e Amsterdam (2026); Presentazione del lavoro finale a Rupert (2026/2027) e alla Biennale Sonic Acts (2028).

Cosa ci aspettiamo

Questa residenza sostiene lo sviluppo di una nuova opera d’arte per un periodo di tre mesi, suddiviso tra Vilnius e Amsterdam, e culmina nella produzione di una nuova commissione, con iterazioni che saranno presentate al Rupert e alla Biennale Sonic Acts nel 2028. Durante la residenza, gli artisti sono tenuti a condividere le loro ricerche e i loro lavori in corso attraverso una presentazione pubblica in ciascuna sede. Ciò potrà avvenire sotto forma di conferenza, performance, sound walk o field walk, proiezione o altro formato adatto alla pratica dell’artista. Siamo particolarmente interessati a lavori che incorporano video, suono, performance o altre forme ibride. Nella loro candidatura, gli artisti dovranno dimostrare una visione chiara di come la loro pratica si evolverà nelle due sedi e culminerà in un progetto finale.

Requisiti e selezione

La residenza è aperta a tutti gli artisti residenti nell’Unione Europea. Sono particolarmente incoraggiati artisti individuali o duo che adottano un approccio multidisciplinare, in particolare pratiche che incorporano suono e video.

Candidature

Gli artisti sono invitati a inviare un CV, un portfolio (fino a 5 lavori, massimo 10 pagine e 10 MB), una descrizione del progetto per la produzione di nuovi lavori (fino a 600 parole) e un budget di produzione indicativo per entrambe le presentazioni.

Alterlife: Research and Production Residency.Deadline: 17 agosto 2025, ore 23:59 CEST
ALTERLIFE fa parte di New Perspectives for Action, una collaborazione tra Rupert e Sonic Acts, ed è un progetto di Re-Imagine Europe, cofinanziato dall’Unione Europea. Maggiori informazioni su questo bando sono disponibili qui.

 

 

 

 

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Open call – V&A East

V&A East offre una importante opportunità: il Design Trust Fellowship, programma della durata di un anno che assegna a un professionista creativo un finanziamento per svolgere attività di ricerca presso il V&A East Storehouse, lavoro sul campo a Hong Kong, nella Greater Bay Area e in Cina, ove opportuno, e per realizzare una nuova opera creativa, che sarà esposta al V&A East per una stagione di sei mesi.

La prima edizione della V&A East Design Trust Fellowship avrà inizio nell’autunno del 2025 e culminerà con un’opera commissionata che sarà esposta dall’autunno del 2026 alla primavera del 2027.

Ai professionisti viene chiesto di rispondere al tema “Le storie dei vestiti”, con una ricerca incentrata su Hong Kong, la Greater Bay Area e la Cina.

Siamo interessati a progetti radicati nella ricerca oggettuale che esplorino il significato dei vestiti, interrogandosi su ciò che il nostro abbigliamento rivela di noi, dal complesso e intricato rapporto che abbiamo con il nostro corpo al modo in cui il loro design, la loro produzione e il loro smaltimento plasmano il nostro mondo.

Ispirati dalla metodologia di Saidiya Hartman nell’approccio agli archivi, siamo interessati a come “le contro-narrazioni che recuperano il terreno ribelle delle vite umane” possano essere trovate attraverso il lavoro sul campo all’interno e all’esterno del museo.

Basato sulla ricerca, il risultato creativo finale potrà essere realizzato con qualsiasi mezzo, ma i professionisti sono invitati a considerare l’idoneità del loro progetto per un’installazione di sei mesi in un edificio pubblico. Si prega di notare che i costi di produzione del lavoro sono inclusi nella borsa di studio.

Il candidato prescelto riceverà 275.000 HKD per finanziare il proprio tempo, le spese di viaggio, l’alloggio e i costi di produzione di un nuovo lavoro da installare al V&A East. I borsisti possono risiedere in qualsiasi parte del mondo, ma ci aspettiamo che almeno tre settimane di ricerca si svolgano presso il V&A East Storehouse.

Il bando è aperto dal 3 luglio fino alla mezzanotte di venerdì 22 agosto 2025. I candidati sono pregati di inviare in inglese: un piano di ricerca e una proposta concettuale per una nuova opera da esporre al V&A East (non più di 500 parole e fino a cinque immagini); un budget di come intendono allocare i 275.000 HKD; e un CV (non più di 500 parole).

Le candidature saranno esaminate collettivamente dai membri del team V&A East e del team Design Trust. Il team potrà selezionare un piccolo gruppo di candidati e procedere a dei colloqui. I finalisti saranno selezionati entro settembre.

Si prega di inviare le candidature entro venerdì 22 agosto 2025 all’indirizzo designtrustfellowship@vam.ac.uk.

Calendario della borsa di studio

Settembre 2025: nomina del borsista / ottobre-dicembre 2025: fase di ricerca / gennaio-marzo 2026: sviluppo del concept / aprile-settembre 2026: produzione e installazione del nuovo lavoro / ottobre 2026-marzo 2027: esposizione dell’opera commissionata.

Maggiori informazioni su V&A East

V&A East comprende due nuovi siti gemelli nel Queen Elizabeth Olympic Park di Londra. Il V&A East Storehouse offre un accesso completo alla collezione del V&A. Entra dietro le quinte e segui il tuo percorso attraverso il mondo dell’arte, del design, dello spettacolo, della moda e molto altro ancora. Con gallerie, mostre ed eventi che mettono in luce le persone, le idee e la creatività che stanno plasmando la cultura globale in questo momento, il V&A East Museum è il luogo ideale per incontrare persone, trovare ispirazione e nuove idee. Apertura nella zona est di Londra nella primavera del 2026.

Maggiori informazioni su Design Trust

Design Trust è stata fondata nel 2014 da Hong Kong Ambassadors of Design, un ente di beneficenza registrato a Hong Kong dal 2007, come piattaforma di finanziamento e comunità. Design Trust sostiene progetti creativi che sviluppano competenze, iniziative di ricerca e contenuti relativi a Hong Kong e alla Greater Bay Area. Operando in una molteplicità di discipline del design, dalla grafica, ai media, all’architettura, all’ambiente costruito, Design Trust mira ad accelerare attivamente la ricerca creativa, il design e lo sviluppo di progetti significativi che promuovono il ruolo positivo del design.

Design Trust Fellowship 2025

 

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FRAME > Inner, Outer, Other

FRAME cattura Inner, Outer, Other di Sebastian Kite installazione di luce, suono, specchi, aqua e aria che trasforma l’atrio centrale della Sparkasse di Hildesheim (Germania) in un’esperienza ultraterrena.

Sebastian Kite, Inner, Outer, Other, 2020, EVI Lichtungen, Hildesheim, Germany, immagine via
Commissioning body: EVI Lichtungen 2020 | Patron: Sparkasse, Germany  | Curators: Alice Hinrichs, Klaus Wilheim | Photography: Sebastian Kite

 

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VIDEO POST > Lost in binary Translation 2.0

VIDEO POST rilancia Lost in binary Translation 2.0 di Lukas Truniger, installazione che esplora i limiti della percezione delle macchine nel mentre della rilevazione algoritmica della realtà attraverso una webcam in tempo reale.

Questo lavoro riflette gli spettatori su uno schermo LED frammentato, esplorando il ciclo di feedback tra la nostra complessa realtà e la sua rappresentazione digitale semplificata. Il display osserva e analizza in tempo reale, rivelando i limiti della percezione delle macchine (Lukas Truniger via sito – tradotto dall’ inglese)

Lukas Truniger, Lost in binary Translation 2.0, 2025
Custom LED screens, aluminum extrusions, cabling, webcam, 5V power supplies, Raspberry Pi, software

 

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Ars Electronica 2025

Torna a settembre Ars Electronica, festival dal 1979 dedicato all’intreccio tra arte, tecnologia e società, che esplora lo status quo del nostro tempo, oggi un’epoca piena di contraddizioni e incertezze e quest’anno dedicato al tema del Panico e delle sue conseguenze politiche. 

Panico, sì o no? Non dovremmo essere già da tempo in uno stato di panico assoluto? Perché non lo siamo? Sembrano esserci innumerevoli motivi per farsi prendere dal panico. O è solo allarmismo? Quanto può durare la speranza e cosa succederà dopo?

Quando non riusciamo più a capire il mondo che ci circonda, quando le cose cambiano più velocemente di quanto riusciamo a comprenderle, noi esseri umani tendiamo apparentemente a diventare irrazionali, prestando più attenzione al volume di una voce che al suo contenuto, e preferendo credere che ciò che vogliamo sentire sia la verità. Ci ritroviamo nella caverna di Platone, adorando gli interpreti delle ombre.

Niente sembra più inquietante del cambiamento, eppure niente è più urgente del cambiamento. Ma siamo sempre meno capaci di concordare su cosa o chi debba cambiare e su come farlo….

e cosa intendiamo quando parliamo di cambiamenti radicali?

Venite, radunatevi, gente

Ovunque voi siate

E ammettete che le acque

Intorno a voi sono cresciute

E accettate che presto

Sarete bagnati fino alle ossa

Se il vostro tempo vi è caro

E fareste meglio a cominciare a nuotare

O affonderete come un sasso

Perché i tempi stanno cambiando

Quando Bob Dylan scrisse queste righe nel 1963, così attuali ai nostri giorni, non da ultimo in considerazione del fatto che il livello delle acque sta letteralmente salendo, il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti aveva raggiunto il suo apice: la Marcia su Washington e il discorso di Martin Luther King “I have a dream” di Martin Luther King sono diventati iconici nella storia – ed era chiaro a tutti di quale tipo di sconvolgimento si parlasse: nuovi inizi, progresso, libertà, codificati come ideali del mondo occidentale, sembravano così irresistibilmente convincenti e inarrestabili che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che prevalessero a livello globale.

 

Era anche il momento in cui gli Stati Uniti erano finalmente riusciti a posizionarsi come potenza egemonica globale: militarmente, economicamente e forse soprattutto culturalmente, l’“American Way of Life” prevaleva nel mondo libero. A livello politico, il “Ich bin ein Berliner” (Io sono un berlinese) di John F. Kennedy, pronunciato pochi mesi prima del suo assassinio, divenne il simbolo leggendario di una concezione egemonica di un sovrano protettivo che non soggioga, ma motiva la fedeltà volontaria attraverso i vantaggi e le promesse del suo stile di vita. Almeno così veniva interpretato, poiché altrove non si facevano scrupoli a ricorrere alla forza militare e alla deterrenza nucleare come strumenti di potere. (La guerra del Vietnam, durata vent’anni, dal 1955 al 1975, non fu combattuta per conquistare il Paese, ma piuttosto per affermare la propria leadership).

Mancava solo il crollo dell’URSS dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 e l’accordo sembrava concluso. Tuttavia, si era trascurato il fatto che le interdipendenze e le dipendenze economiche derivanti dalla globalizzazione e dalla liberalizzazione dei mercati, insieme all’infrastruttura digitale globale, avrebbero portato anche a un decentramento delle strutture di potere. Non una dissoluzione, ma una frammentazione in cui il potere non è più esercitato esclusivamente attraverso il controllo diretto o strutture gerarchiche, ma dipende sempre più dalla costruzione di consensi e dal bilanciamento degli interessi.

Nel conseguente interregno egemonico, non solo si sono posizionati gli attori geopolitici emergenti, in particolare la Cina, ma si è anche assistito a un massiccio spostamento verso le società tecnologiche che, con le loro sfere di potere feudali, eludono la regolamentazione statale in molti settori. Sebbene gli Stati Uniti rimangano il sistema nervoso centrale dei mercati finanziari globali, questo simbolo di potere ha anche subito segni visibili di erosione a causa delle dinamiche della globalizzazione e, più recentemente, dell’ascesa delle criptovalute.

Il panico non nasce dalla semplice paura del pericolo, ma dalla consapevolezza della sua inevitabilità, dalla sensazione di essere esposti ad esso senza alcuna possibilità di fuga o controllo.

In questo contesto, il ricorso irrazionale (perché non basato su fatti e strategie realistiche) a ideologie fasciste oligarchiche, come quello che vediamo attualmente negli Stati Uniti, può certamente essere visto come una reazione di panico di una potenza globale che deve affrontare il fatto di aver perso, o di stare per perdere, la propria egemonia. La frustrazione per il “declino americano” è quindi una delle motivazioni più forti alla base della narrativa MAGA. Cercare di spiegare l’ampio sostegno solo con l’insoddisfazione per i prezzi elevati delle uova è riduttivo e trascura la psicologia più profonda che sta dietro.

Il comportamento aggressivo e irregolare di Trump, dei suoi seguaci e dei suoi agitatori – questi castelli in aria di rabbia e presunzione – nella loro forza e tenacia recano chiari tratti di una ribellione finale, un rifiuto provocatorio della realtà. Sappiamo quanto siano pericolosi e distruttivi questi sintomi di agonia, non solo da molti esempi storici, ma anche dall’attuale restaurazione bellicosa di Vladimir Putin e dall’ampio consenso di cui godono le sue politiche in Russia.

Lo stesso si può dire del nuovo estremismo di destra in Europa, dove l’unica novità è la sua preoccupante espansione e la noiosa insensibilità con cui affrontiamo questi eccessi.

In un mondo senza precedenti, interconnesso e senza confini digitali, le persone cercano improvvisamente di nuovo confini e limiti territoriali; i problemi dei flussi migratori sono solo una parte della ragione di questo fenomeno. L’improvviso risveglio dell’interesse per la proprietà della terra e il territorio fisico, che si riflette nella retorica di coloro che lasciano l’UE e nelle fantasie di Trump di annettere la Groenlandia e il Canada, è una reazione alla perdita di controllo che si prova nelle alleanze internazionali e globali. Chi non riesce ad affermarsi nell’ampio spazio della negoziazione e della costruzione del consenso preferisce tornare al tavolo piccolo e batterci i pugni.

Cosa dovremmo temere.

Si sta diffondendo un clima di paura, che va dal rifiuto vago all’odio profondo, diretto contro tutto ciò che sa di cambiamento.

Contro l’immigrazione, contro gli attivisti per il clima, contro la diversità, contro le persone transgender, contro la consapevolezza che il mondo è molto più complesso di quanto vorremmo che fosse. Il buon senso viene dichiarato superiore alla scienza e alla conoscenza, e la verità non è più definita come la concordanza di un’affermazione con il suo oggetto, ma piuttosto come il minimo comune denominatore delle affermazioni che corrispondono più da vicino a ciò che desideriamo piuttosto che a ciò che sta realmente accadendo. 

Indipendentemente dal fatto che il 2024 sia stato l’anno più caldo mai registrato, indipendentemente dal fatto che la vaccinazione contro il coronavirus abbia salvato innumerevoli persone da malattie gravi, dal COVID a lungo termine e persino dalla morte… ecc. ecc.

Questa erosione della verità, guidata dagli algoritmi dei social media orientati al profitto, è seguita dall’erosione della fiducia, forse l’elemento più importante per la coesione di una società.

Ciò che sta trasformando la paura in panico, ancora più dell’imprevedibilità e dell’incoscienza dell’amministrazione Trump, è il disorientamento emergente ora che Trump ha rinunciato alla lealtà e alla solidarietà – pietre miliari dell’ordine egemonico dalla fine della seconda guerra mondiale 80 anni fa – all’interno dell’intero mondo libero (compresi gli Stati Uniti). Un disorientamento a seguito del quale l’Europa si sta ora impegnando, a una velocità vertiginosa, in un’economia di guerra e si sta armando con armi che saranno in gran parte inutili nella battaglia davvero decisiva dei prossimi decenni: la lotta contro gli effetti del cambiamento climatico.

Quando la paura non può più essere attribuita a pericoli e rischi specifici, si trasforma in panico; viene rilasciato l’ormone dello stress, l’adrenalina, il battito cardiaco accelera, più sangue viene pompato nelle vene e i muscoli si irrigidiscono.

Reagiamo in modo sconsiderato o concentriamo le nostre forze?

La paura ci rende piccoli e scoraggiati. Come possiamo mantenere e rafforzare il nostro slancio per il futuro?

Come evitare di rimanere bloccati nella paura dell’incertezza e dimenticare che solo attraverso il cambiamento costante possiamo andare avanti? Insistendo sullo status quo, ci priviamo del potere dell’immaginazione e del coraggio di vedere il futuro come una prospettiva realizzabile che dobbiamo plasmare.

Ed è proprio questo il compito dell’opera artistica e del suo impatto in questo periodo di profondi sconvolgimenti.

Ars Electronica 2025. Panico si, panico no?, 03-07.09.2025, Linz, Austria

immagini: (cover 1) Ars Electronica (2) Deep Space 8K – Ars Electronica Center, Photo- Ars Electronica _ Magdalena Sick-Leitner (3) Neural Latency / Elena Pedroche-Sánchez (ES) artist, Pablo Galindo Serrano (ES) artist, Rosa Blanca Anguita (ES) engineer; Inspiring scientist- Jorge Tirado Caballero (ES) neurosurgeon and researcher, Photo- Miguel Mendonza-Malpartida (4) Prix Ars Electronica Award Ceremony, Photo- tom mesic (5) ars_electronica2 (6) Dystopia Land _ Etsuko Ichihara (JP), Civic Creative Base Tokyo [CCBT] (JP), Photo- Ayami Kawashima (7) Bacteria cloud of clouds _ Natalia Rivera (CO), Photo- Natalia Rivera (8) Organism + Excitable Chaos, Navid Navab, Garnet Willis, Photo- vog.photo

 

 

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FRAME > Δ [Delta]

FRAME cattura Δ [Delta] di Miha Godec, installazione sonora interattiva che utilizza la bio-sonificazione per avvicinare emotivamente le persone a processi naturali altrimenti impercepibili.

Miha Godec, Δ [Delta], 2023
Il progetto è stato presentato nell’ambito della mostra collettiva, konSekvence ≡ Fragmenti možnega ekosistema
Cukrarna, Ljubljana, Slovenia

Δ [Delta]

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Identità oltre confine

Per festeggiare i 25 anni della sua Collezione d’arte contemporanea – che raccoglie opere di tutto rilievo dell’arte italiana dagli anni Cinquanta ad oggi – la Farnesina promuove una grande mostra itinerante per l’Europa. 

Il progetto espositivo Identità oltre confine, a cura di Benedetta Carpi De Resmini, esplora il rapporto tra essere umano e natura, indagando i concetti di identità, conflitto e coesistenza in un contesto segnato da crisi ambientali, globalizzazione e trasformazioni sociali. Promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, si articola in tre mostre realizzate in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura di Berlino, Vilnius e La Valletta.

Identità oltre confine racchiude molti degli elementi essenziali della diplomazia culturale: la circuitazione in luoghi importanti dello scenario internazionale, il valore delle sinergie con i partner del comparto culturale, la promozione all’estero di artisti italiani anche emergenti, che si concretizza grazie alla rete diplomatico-culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale” commenta Marco Maria Cerbo, Capo dell’Unità per il coordinamento degli Istituti italiani di cultura. 

La scelta curatoriale si concentra sulle artiste presenti nella Collezione Farnesina. La curatrice spiega: “Le opere presenti in mostra non sono state selezionate in base al genere, bensì individuate a seguito di un’analisi approfondita della Collezione Farnesina, condotta nel quadro della tematica che avevo scelto di affrontare inizialmente. Da tale analisi è emerso come questi argomenti siano affrontati prevalentemente da artiste donne. Il focus nasce dalla consapevolezza del legame profondo e simbolico che storicamente unisce le donne alla natura. Tradizionalmente associate alla fertilità, alla cura e alla Madre Terra, le donne offrono una prospettiva sensibile e critica sui temi della sostenibilità, della crisi ecologica e dell’identità.”

Le opere selezionate riflettono quindi non solo la relazione tra essere umano e ambiente, ma anche la posizione della donna nel discorso contemporaneo su rigenerazione, ecologia e giustizia sociale. In un momento di una crescente urgenza planetaria, Identità oltre confine propone l’arte come strumento di consapevolezza e cambiamento. 

Le opere in mostra offrono prospettive molteplici: da visioni intime e personali del rapporto con la natura, a potenti critiche delle politiche estrattive e delle dinamiche di potere globali. In questo dialogo tra arte, natura e società, si apre la possibilità di una nuova narrazione, fondata non più sul dominio, ma su una coesistenza armoniosa e rispettosa dei cicli vitali del pianeta. 

Il percorso espositivo riflette il rapporto dell’essere umano con l’“altrove”, spesso percepito come ignoto o minaccioso. La mostra diventa così anche un momento di riflessione sull’evoluzione della Collezione Farnesina, valorizzando il contributo di artiste di diverse generazioni, con un focus sulle voci emergenti. Il dialogo intergenerazionale che ne scaturisce arricchisce la riflessione culturale, offrendo nuove chiavi di lettura per interpretare le grandi trasformazioni del nostro tempo.

Il progetto si articola in tre sezioni tematiche:

  1. Geografie del distacco

Esplora come la globalizzazione abbia trasformato il senso di identità e il legame con la natura, generando crisi di appartenenza e distacco dall’ambiente. Le opere offrono visioni alternative di identità in trasformazione tra radici e adattamenti globali.


  1. Ecologie instabili

Analizza le connessioni tra crisi ambientali e disuguaglianze sociali, ponendo l’accento sulle conseguenze della globalizzazione, dei conflitti geopolitici e delle nuove forme di protesta.


  1. Radici di resistenza

Affronta il tema della natura come luogo di resistenza e rinascita per l’identità femminile. Le opere denunciano la mercificazione della natura e del corpo femminile, in un confronto con la cultura patriarcale.


Al di fuori del percorso espositivo, sarà esposta l’opera Fibonacci (1975) di Mario Merz, recentemente acquisita nella Collezione Farnesina. La sequenza di Fibonacci, metafora della crescita naturale, rappresenta l’intersezione tra ordine matematico e processi organici, diventando simbolo di un sapere che supera i confini identitari per abbracciare una prospettiva universale e interculturale.

(dal comunicato stampa)

“Identità oltre confine”, a cura di Benedetta Carpi De Resmini a celebrazione dei 25 anni della Collezione Farnesina, mostra itinerante (Berlino, Vilnius, Malta), giugno 2025 – giugno 2026
Il progetto prevede tre mostre internazionali, ospitate presso gli Istituti Italiani di Cultura in tre capitali europee:
Berlino – Istituto Italiano di Cultura
19 giugno – 21 luglio 2025
Berlino, simbolo dell’Europa Centrale, è crocevia di riconciliazione e innovazione culturale, e contesto ideale per riflettere sulle trasformazioni identitarie post-globalizzazione.

  • Vilnius – Istituto Italiano di Cultura
19 settembre – 26 ottobre 2025
Capitale della Lituania e laboratorio per il dialogo tra memoria storica e nuove identità culturali, Vilnius rappresenta l’Europa dell’Est in mutamento.
  • La Valletta (Malta) – Istituto Italiano di Cultura
giugno 2026
Rappresenta l’Europa del Sud, punto nevralgico delle questioni ambientali e migratorie. Luogo di forte impronta mediterranea, la città stimola riflessioni urgenti su cultura e crisi ecologica.
Le artiste presenti in mostra: Carla Accardi, Letizia Battaglia, Elena Bellantoni, Tomaso Binga, Silvia Camporesi, Gea Casolaro, Sarah Ciracì, Martina della Valle, Loredana Di Lillo, Paola Gandolfi, Silvia Giambrone, Ketty La Rocca, Maria Lai, Elena Mazzi, Rä di Martino, Elisa Montessori, Laura Pugno, Agnese Purgatorio, Marta Roberti, Marinella Senatore.

immagini: (cover 1) Identità senza confine, Poster (2 ) Elena Bellantoni, «The Fox and The Wolf Struggle for Power», 2014. Video e 6 fotografie cm. 58 x 16 cm © Elena Bellantoni. Courtesy dell’artista. Collezione Farnesina, Roma (3) Silvia Camporesi, «Le tre chiese (Quando comincia l’acqua, #2, #3, #7)», 2011. Stampa inkjet. 3 elementi, 63 x 73 cm ciascuna © Silvia Camporesi. Courtesy l’artista. Collezione Farnesina, Roma (4) Martina della Valle, «Under the sun of Onomichi», 2011. Stampa fotografica su alluminio 66 x 100 cm  © Martina Della Valle Courtesy l’artista. Collezione Farnesina, Roma (5)  Sarah Ciracì, «Trebbiatori Celesti», 2001. Stampa fotografica 56 x 80 cm, Courtesy l’artista. Collezione Farnesina, Roma (6) Tomaso Binga, «AlphaSymbol», 2021. Stampa digitale 100 x 100 cm. Foto ©Giorgio Benni. Courtesy Archivio Tomaso Binga. Collezione Farnesina, Roma (7) Agnese Purgatorio, «Nella clandestinità», 2014. Collage digitale, 79,5 x 113 cm © Agnese Purgatorio. Courtesy l’artista. Collezione Farnesina, Roma

 

 

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Stills of PEACE

Presentata a Pescara in anteprima per la stampa e i partner, il programma della Edizione XII della storica Rassegna Internazionale di Arte e Cultura contemporanea Stills of PEACE, promossa dalla Fondazione Aria. Dal 5 luglio al 7 settembre Stills of PEACE, in collaborazione con i Comuni di Atri e Pescara, promuove un dialogo fra Italia e Colombia, grazie al linguaggio dell’arte contemporanea. Dopo i saluti di benvenuto del Presidente La Rocca, il neo Presidente della Fondazione Aria, l’imprenditore Giulio Caso, ha confermato la volontà di conoscere e valorizzare l’insieme di tradizioni di un Paese ricco di influenze indigene e coloniali, geograficamente molto distante da noi, ma fortemente in accordo rispetto a valori essenziali quali famiglia, casa e amicizia. La pluralità di popoli che abita la Colombia costituisce un esempio significativo di complessità, in una condivisione e coesistenza sociale e antropologica.

Quest’anno abbiamo scelto di rivolgere lo sguardo alla Colombia, Paese simbolo mondiale di biodiversità, per indagare un tema urgente e universale: il Futuro – ha dichiarato la Direttrice Artistica e Head of Curator di Stills of Peace, Giovanna Dello Iacono. Global Future è un manifesto che sancisce il diritto di tutti di pensare con rinnovata fiducia al proprio avvenire e si lega idealmente allo slogan Paz con la Naturaleza (Pace con la Natura), coniato in occasione della XVI Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP16), ospitata proprio a Cali in Colombia, cuore di una delle regioni più ricche di biodiversità al mondo.

I curatori hanno poi introdotto il lavoro svolto per ciascuna delle quattro mostre previste in questa Edizione, che sarà inaugurata con una tre giorni di eventi fra Atri e Pescara: la ‘Ma.Co. / Maratona del Contemporaneo’, in programma dal 5 al 7 luglio.

Le Cisterne e le Sale di Palazzo Acquaviva di Atri ospiteranno la mostra “Global Future” curata da Giovanna Dello Iacono e Maria Letizia Paiato, con protagonisti Lorenzo Aceto, Aycoobo, Chiara Calore, Rudy Cremonini, Federica Giulianini, Pietro Moretti, Matteo Montani, Mariangela Levita, Luz Lizarazo, Giovanni Paolo Randazzo Mora, Alejandro Sánchez Suárez, María Alejandra Torres, artisti di generazioni diverse ma con una grande spiritualità, che si rapportano attraverso il mezzo pittorico per arrivare alle persone.

Sempre nelle Cisterne Romane di Palazzo Acquaviva, la mostra “Generazione dalla luce” di Juan Eugenio Ochoa, il duo Mozzarella Light (Giulia Ciappi – Marco Frassinelli), Paolo Scirpa, Natalia Triviño Lozano, curata da Marta Michelacci e Antonio Zimarino, che sottolinea quanto sia la luce a definire la struttura architettonica della sede espositiva, in cui si distribuisce in modo particolare e articolato, scoprendo angoli strutturali sempre diversi. Gli artisti lavorano proprio su questo binomio spazio/luce, con sensibilità diverse dell’elemento luminoso che permette di cambiare prospettiva nella percezione.

A Pescara invece la mostra “Forgotten People” della fotografa Luz Elena Castro, ospitata presso lo spazio zerozerosullivellodelmare, e curata da Paolo Dell’Elce, che la racconta come un percorso di conoscenza e incontro dell’umano che forse incontriamo meno, la rappresentazione di un individuo debole, che cerca un riscatto per la propria necessità di esistere e di trovare una sua dignità.

YAG/Garage ospita poi la collettiva Stills of Peace for Young con le opere di Daniele Di Girolamo McManu Espinosa, Martina Marini Misterioso e Lalula Vivenzi Carrasco, curata da Cecilia Buccioni, Giovanna Dello Iacono e Maria Letizia Paiato. Le ricerche dei quattro giovani protagonisti sono legate al tema della Rassegna attraverso soggetti politici, sociali e introspettivi, resi attraverso linguaggi concettuali.

Il Cortile di Palazzo Acquaviva di Atri ospiterà la consueta rassegna cinematografica Cine Colombia a cura di P. Federico Ibargüen Ruiz, con 6 appuntamenti dal 7 luglio al 1 settembre con proiezioni in lingua originale sottotitolate in italiano. Altra novità del 2025, Stills Story, un ciclo di 4 incontri dedicate alla letteratura colombiana contemporanea a cura di Giuliana De Petris, che si terranno nello stesso Cortile il 7 luglio alle 18.30 mentre il 17 luglio, il 28 agosto e il 4 settembre alle 21.

Quest’anno Stills of Peace riflette la sua pluralità molteplice anche nell’immagine-manifesto, concepita ad hoc dall’artista, designer e direttore creativo, Stefano Chiassai: cuori, farfalle, fiori e simboli cartografici si intrecciano con i riferimenti testuali, frammenti visivi che evocano la biodiversità, l’incontro tra mondi, l’estetica quotidiana come gesto politico. Il manifesto diventa così sia rappresentazione visiva, sia azione simbolica: un richiamo collettivo a “fermarsi per osservare”, “immaginare per costruire”, “incontrarsi per trasformare”.

(dal comunicato stampa)

Stills of Peace and Everyday Life, direzione artistica a cura di Giovanna dello Iacono,  Atri-Te, Pescara, 05.07 – 07.09.2025
Anche per l’edizione 2025, il progetto gode del Patrocinio dell’Ambasciata della Colombia in Italia, dell’Alto Patrocinio della Regione Abruzzo, del Consiglio Regionale, dei Comuni di Atri e Pescara, dell’Instituto Cervantes di Roma, del Centro per il Libro e la Lettura (CEPELL), della Società Dante Alighieri e dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila.

 

immagini: (cover-1) Luz Lizarazo, «Mi cuerpo dice la verdad (My Body Speaks the Truth)», 2023 (presentato nell’ambito della mostra «Global Future», photo credit Niko Jacob (2) Paolo Scirpa, Espansione e traslazione, 1984, photo credit Archivio Paolo Scirpa, presentato  nella mostra «Per una generazione della luce» (3) Luz Elena Castro, «Desalojos en Guayaquil, Medellin», photo credit Luz Elena Castro, presentato nell’ambito della mostra «Forgotten People» (4) Lalula Vivenzi, «Woman Power | Maria Lai», 2025, photo credit © Marianne Sin-Pfaltzer, Archivio Ilisso, presentato nell’ambito della mostra «Stills of Peace for young».

Programma

MA.CO. / Marathon of the Contemporary, July 5, 6 p.m. / Atri (TE)
Courtyard of Palazzo Acquaviva – Opening of Stills of Peace
Cisterns and Halls of Palazzo Acquaviva – Opening of the exhibitions Global FUTURE, curated by Giovanna Dello Iacono and Maria Letizia Paiato, and Generation from the Light, curated by Marta Michelacci and Anton Giulio Zimarino
July 6, 6 p.m. / Pescara, s.l.m. 00 – zerozerosullivellodelmare – Opening of the exhibition Forgotten People, curated by Paolo Dell’Elce
YAG/Garage – Opening of Stills of Peace for Young, curated by Cecilia Buccioni, Giovanna Dello Iacono, and Maria Letizia Paiato
July 7, 6 p.m. / Atri (TE), Courtyard of Palazzo Acquaviva / Atri (TE)
6:00 PM – First event of Stills Story, curated by Giuliana De Petris – A conversation with writer Alberto Bile Spadaccini and presentation of the book In Colombia with Gabriel García Márquez. Without Gravity and the book “The Risks of the Body” of María Ospina Pizano, edited by Edicola Ediciones.
9:00 PM – First event of Cine Colombia, curated by Fr. Federico Ibargüen Ruiz – Screening of the short film La Sixtina (2022) by Juan Camilo Fonnegra and the feature film Cuando las Aguas se Juntan (2023) by Margarita Martínez

 

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Tamara Repetto riceve il Premio Casati

Per la quarta edizione del Premio Casati, è stata selezionata Tamara Repetto (Genova, 1973), artista dalla sensibilità raffinata e dal percorso poliedrico, che spazia tra installazioni olfattive, scultura e design, indagando il rapporto tra materia, sensi e rapporto uomo-natura. La sua opera, Undici, si nutre di questa interazione, traendo ispirazione dall’antico pomander, scrigno segreto di fragranze, custodito nei secoli da corti e aristocrazie per proteggere il corpo e lo spirito con essenze preziose quali l’ambra grigia e il muschio.

Il tappo dell’ampolla, vero fulcro estetico e concettuale dell’opera, richiama la delicata struttura della morille, evocativo termine francese per la spugnola, un frutto della terra dalla forma sinuosa e arcaica, simbolo di rinascita e trasformazione. Questa morfologia, riprodotta in bronzo giallo lucente richiama le cromie dorate delle olive mature, mentre la sua superficie traforata lascia trapelare l’essenza contenuta, in un gioco sensoriale che stimola vista, tatto e olfatto.

L’olio, elemento primordiale e sacro, dialoga con il tappo profumato, dando vita a un’esperienza sinestetica in cui arte, natura e fragranza si intrecciano in un unicum raffinato e visionario.

A impreziosire ulteriormente questa creazione, la fragranza n.11 Casati percepibile all’interno del tappo con un accordo dolce e boisè, un inebriante connubio che celebra il nettare sacro. Questo profumo si fa evocativo del numero 11, simbolo esoterico, legato all’energia creativa, all’intuizione, alla sensibilità, portale per la realizzazione dei desideri, nonché data di nascita dell’artista.

Grazie alla poetica di Tamara Repetto, questa nuova Ampolla d’Artista Casati diviene non solo custode di un’eccellenza sensoriale, ma un’opera che incarna il concetto stesso di alchimia sensoriale, dove estetica, materia e simbolismo si fondono in una creazione destinata a lasciare un segno nella memoria e nell’immaginario.

(dal comunicato stampa)

Premio Casati 2025. Tamara Repetto, Undici, 2025 
La Maison Casati, in collaborazione con GDA – Associazione Italiana per l’Arte, rinnova la propria vocazione mecenatesca, elevando l’arte contemporanea italiana attraverso il sostegno a talenti che plasmano la materia e danno vita alla forma. Un impegno che affonda le sue radici nella tradizione del collezionismo rinascimentale, quando le grandi casate nobiliari facevano dell’arte un vessillo identitario, una celebrazione della bellezza e dell’ingegno umano.
Il cuore pulsante di questa iniziativa si colloca nella Tenuta Casati, un locus amoenus immerso tra ulivi secolari, sospeso tra la terra e il mare, dove la luce si rifrange sulle fronde argentee e il tempo sembra arrestarsi. Qui, in un contesto carico di suggestione e memoria, ogni anno il concorso frutto della sinergia tra l’Associazione, la Maison Casati e partner selezionati – svela una nuova Ampolla d’Artista, un simbolo di creatività e innovazione che si affianca all’olio EVO della Tenuta, esaltandone l’eccellenza.

immagini: (cover-1) Tamara Repetto, ritratto (2-4) Tamara Repetto, «Numero Undici», 2025 per il Premio Casati, courtesy l’artista (3) Tamara Repetto, «Numero Undici», 2025 per il Premio Castati, bozzetto, courtesy l’Artista

 

 

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Videocittà 2025

Dal 3 al 6 luglio, negli spazi del Gazometro, torna per la sua VIII edizione Videocittà, il Festival della Visione e della Cultura Digitale, ideato da Francesco Rutelli e la direzione creativa di Francesco Dobrovich. 

Per l’opening di giovedì 3 luglio, in scena l’anteprima italiana di Onirica () live dei fuse*, che tornano al festival dopo l’installazione site specific luna somnium del 2022. In questa occasione, presentano una performance che esplora la percezione del corpo nel regno dei sogni, generata in tempo reale tramite l’interazione tra performer e intelligenza artificiale.

Con un giorno in più di programmazione rispetto alle edizioni precedenti, l’area di archeologia industriale più estesa d’Europa, il Gazometro di Roma, diventa ancora una volta un polo di innovazione culturale e si prepara ad accogliere quattro giorni di maestose installazioni, videoarte, video mapping, esperienze immersive, music audiovisual shows, talk e AV experiences, guardando già ai linguaggi di domani.

Videocittà è un osservatorio aperto che promuove l’eccellenza dell’audiovisivo e della comunicazione digitale, dando visibilità alle forme più avanzate di produzione e creatività. Dal 2018, il festival ha ampliato la sua portata internazionale, accogliendo oltre 550 artisti, tra cui Premi Oscar e vincitori del Leone d’Oro e d’Argento alla Biennale di Venezia. Videocittà è anche un laboratorio per talenti emergenti, molti dei quali, partendo da prime italiane, hanno raggiunto una fama internazionale. L’edizione 2025 celebra l’800° anniversario del Cantico delle Creature di San Francesco e si concentra sul Sole come simbolo di vita, luce, energia. Un tema che si riflette nel lavoro degli artisti coinvolti che esplorano il rapporto tra sostenibilità, ambiente e innovazione digitale.

Con oltre 22.000 presenze nel 2024 e un aumento del 150% nelle vendite dei biglietti nelle ultime edizioni, l’edizione 2025 ha già registrato il sold out dei full pass early bird. L’evento accoglierà un pubblico sempre più vasto, senza limiti d’età.

Con Eni come Main Partner, il sostegno di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e con il supporto della Regione Lazio e la media partnership di Rai, l’edizione 2025 conclude la quadrilogia sul rapporto tra uomo e natura, dopo l’elemento lunare (2022), la Terra (2023) e la Galassia (2024).

L’attrazione di principale del Festival sarà, come di consueto, la grande installazione site specific che avvolgerà il Gazometro G4. Per l’edizione 2025, l’intervento sul monumento simbolo della Roma Contemporanea avrà come titolo Solar e sarà affidata all’artista romano, di fama internazionale, Quayola. Con Solar, il Gazometro si accende di una luce nuova e potente, celebrando il Sole come fonte primaria di vita, energia e trasformazione. Realizzata da Eni, curata da Videocittà in collaborazione con The Bentway Toronto, con la produzione esecutiva di Eventi Italiani, Solar è ispirata al fenomeno ottico dei raggi crepuscolari, e riproduce un ciclo infinito di albe e tramonti digitali: la luce diventa materia viva, scolpisce il buio e modella lo spazio.

Eni, anche quest’anno, aprirà dunque le porte del Complesso del Gazometro Ostiense, sede del Distretto di Innovazione Tecnologica ROAD e della Scuola di Impresa Joule. La lunga collaborazione con Videocittà si fonda sulla condivisione dei valori e temi proposti dalla manifestazione, che rispecchiano la strategia dell’Azienda. All’interno di questa location, l’innovazione e la cultura diventano quindi una narrazione congiunta tra Eni e il festival. Ed è proprio questa condivisione che consente ad Eni, attraverso Solar, di raccontare come energie diverse diventino un’energia unica in un processo di trasformazione continua: le sue società, infatti, lavorano insieme per creare un ecosistema integrato di soluzioni complementari, con l’obiettivo di generare un impatto positivo e duraturo e ridisegnare il futuro dell’energia. 

Tra le novità, quest’anno i visitatori potranno scegliere una fascia oraria per visitare l’installazione con l’obbligo di presentarsi 15 minuti prima. I biglietti Plus e Plus Backstage offrono accesso illimitato e salta fila. (Per dettagli su biglietti e abbonamenti su Videocittà.com)

I MUSIC AUDIO VISUAL SHOWS, curati da Michele Lotti, coinvolgono artisti il cui linguaggio è strettamente legato all’audiovisivo: un’alternanza di ospiti affermati e nuove promesse internazionali e nazionali, confermano anche nel 2025 la visione innovativa di Videocittà.

(dal comunicato stampa)

Vedi il programma completo e aggiornato sul sito di Videocittà. Festival della Visione e della Cultura Digitale, Gazometro, 3-6 luglio, 2025, Roma. Clicca qui per info e biglietti
Crediti: Francesco Rutelli (Presidente); Walter Ventura (Amministratore Delegato); Francesca Medolago Albani (Consigliere di Amministrazione); Francesco Dobrovich (Direttore Creativo); Fabio Iorfida (Direttore Amministrativo); Giulia Funari (Organizzazione Generale); Vincenzo Donnamaria (Consulente Strategico); Elena Giacomin (Relazioni Istituzionali); Lucia Leoni (Segreteria di Presidenza); Guido Pietro Airoldi (International Development and Partnerships); Michele Lotti (Curatore); Anna Lea Antolini (Curatrice); Damiana Leoni (Curatrice Videoarte); Rä di Martino (Curatrice Videoarte); Cristina Spinelli (Head of Marketing); Elena Seno (Communication Manager); Marine Leriche (Art Director) Arch. Filippo Mattia Dobrovich (Design Manager); Daniele Davino (Direzione Tecnica); Enrico Ceccarelli (Responsabile Tecnico) Arch. Antonia Caramanica (Progettazione Tecnico-amministrativa); Francesca Sulis (Hospitality); Maria Sarracino (Legal). 

immagini: (cover -1), Videcittà, Gazometro, Roma (2) Fuse (3) Quayola (4) Touchy Toy

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FRAME > Ex.A.R.U.

FRAME cattura Exo Auxiliary Respiratory Unit (Ex.A.R.U.) di Dorotea Dolinšek, installazione che riflette sulla sopravvivenza umana in ambienti dove l’aria è scarsa o irrespirabile, favorendo una relazione di interdipendenza tra esseri umani e piante.

Dorotea Dolinšek, Exo Auxiliary Respiratory Unit (Ex.A.R.U.), 2023
Prodotto da: Kersnikova Institute – Kapelica Gallery nell’ambito della piattaforma konS ≡ Platform for Contemporary Inestigative Art | Curatore: Jurij Krpan | Produttori: Sandra Sajovic, Simon Gmajner | Soluzioni tecniche (sviluppo dell’interfaccia, sistema sensoriale e programmazione): ::vtol:: (Dmitry Morozov) | Supporto tecnico: Jure Sajovic, Valter Udovičić, Jan Lavrič, Vuk Emiliano Valecic , Albin Bobnar | Design tessile: Uroš Topić | Ringraziamenti: Barbara Sušnik | Schizzo e allestimento: Rompom d.o.o.
La ricerca e lo sviluppo sono stati realizzati nell’ambito della piattaforma konS ≡ Platform for Contemporary Investigative Art e cofinanziati dalla Repubblica di Slovenia e dal Fondo europeo di sviluppo regionale dell’Unione europea.

 

 

 

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VIDEO POST > Trampoline Color Exercise

VIDEO POST rilancia Trampoline Color Exercise di Yuge Zhou, installazione a Time Square su 95 schermi costruita da immagini estratte e manipolate da filmati d’archivio delle Olimpiadi, meditazione dall’alto sulla forma umana e sulla ricerca atletica della perfezione, e riferimento sottile al clima geopolitico in continua evoluzione.

Yuge Zhou,Trampoline Color Exercise, 2025
Il progetto è trasmesso su oltre 95 schermi a Times Square ogni sera nel mese di giugno 2025 nell’ambito del programma Midnight Moment. Co-presented with Artnet, Trampoline Color Exercise marks the fourth iteration of an ongoing partnership between Artnet and Times Square Arts that celebrates digital art in the heart of New York City.Video di Tatyana Tenenbaum.

 

 

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Volcanic Attitude 2025

Dal 24 al 28 giugno 2025, prende vita la quarta edizione di Volcanic Attitude, festival di cultura contemporanea, arte e scienza che ospita artistə e scienziatə in un programma di ricerca, esplorazioni, conferenze e performance tra Napoli e le Isole Eolie. Il Festival itinerante curato e diretto da Helga Franza, Susanna Ravelli e Giulia Restifo, rinnoverà il percorso da Napoli a Vulcano, comprendendo per la prima volta anche l’isola di Stromboli.

Un viaggio attraverso quei luoghi e territori dove la materia si trasforma, l’energia si sprigiona e forze invisibili plasmano la realtà. Dalla leggerezza porosa della pomice alla densità specchiante dell’ossidiana, fino ai cicli di espansione e contrazione della crosta terrestre e le teorie cosmologiche sulla pulsazione dell’universo, il paesaggio vulcanico permette infatti di mettere in relazione le ricerche di artisti e esperti provenienti da varie discipline scientifiche.

Il festival intende così riflettere sulle forze invisibili che governano la materia: il calore che si espande, la pressione che comprime, l’energia che trasforma e genera nuovi equilibri. Il magma che pulsa nelle viscere del pianeta, tramite i vulcani, attraversa la crosta terrestre e si intreccia con le nostre idee, intuizioni e visioni. Volcanic Attitude 2025 invita in questo modo a percepire la trasformazione per sintonizzarsi con le frequenze della Terra e lasciarsi attraversare dall’energia magmatica del cambiamento.

L’edizione 2025 si apre il 24 giugno nel centro della città di Napoli, con  la visita al Real Museo Mineralogico a cura delle direttrice tecnica del museo Carmela Petti, per poi raggiungere a piedi la sede di CASA (Centro delle Arti della Scena e dell’Audiovisivo) e assistere alla proiezione del film Shaken Grounds Shifting Skies, del collettivo artistico Shaken Grounds e al talk di Valerio Acocella, Vulcanologo di UniRoma3. Segue poi l’imbarco verso le Eolie a bordo del traghetto Laurana su cui sarà possibile assistere all’installazione Inviolability of Female Body, Gran Pavese dell’artista Margherita Morgantin e allo screening del film Stromboli (1992) di Roman Signer e Stefan Rohner.

Il 25 all’alba vede la performance di Roman Signer Aktion mit Stiefel – Action with Boots sull’isola di Stromboli. L’arrivo a Vulcano è previsto in mattinata, mentre la sera avviene il talk MagneticaMagmatica con le artiste Federica Di Carlo e Margherita Morgantin, insieme al vulcanologo Francesco Sortino.

La giornata del 26 sarà scandita la mattina dalla performance Aktion mit Pfanne – Action with Pan di Roman Signer e dal talk Rocks, Stones and Sea inhabits nel pomeriggio con gli artisti Francesco Cavaliere e Luca Trevisani, assieme al naturalista Pietro Lo Cascio. Seguono poi le performance Subaquea Sleep di Francesco Cavaliere e l’azione Fender Bender di Luca Trevisani.

La mattina del 27 comprende la visita al centro INGV, ente patrocinatore del festival, con il vulcanologo Francesco Sortino e il talk Wandering Volcanoes, con gli artisti e artista Rachele Maestrello, Luca Trevisani e Alessandro Manfrin. Il pomeriggio verrà attivata la meditazione Anemoscopio (variabili 3, sul vulcano) di Margherita Morgantin e la performance Heat and Solitude tra l’artista Federica Di Carlo e il vulcanologo Francesco Sortino.

Il festival si chiude con la serata Volcanic dancing il 27, con festeggiamenti e danze sulla spiaggia e con il coffe table la mattina del 28 assieme ad artistə, scienziatə e partecipanti al festival.

(dal comunicato stampa)

 Volcanic Attitude 2025, Vesuvio – Stromboli – Vulcano, 24 – 18.06.2025
Volcanic Attitude 2025 è organizzato e curato da Helga Franza, Susanna Ravelli, Giulia Restifo. E’ realizzato da Fondazione Arthur Cravan, Centro Itard Lombardia e That’s Contemporary. Volcanic Attitude è realizzato grazie al sostegno di Regione Siciliana Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo e Pro Helvetia. Main sponsor Siremar – Caronte & Tourist. Partner: Les Sables Noirs Hotel & Spa. Sponsor: Therasia Resort. Con il patrocinio del Comune di Lipari e dell’INGV.  Tra i partner culturali e territoriali che cooperano alla realizzazione del Festival: il Museo Mineralogico e CASA Centro delle Arti della Scena e dell’Audiovisivo a Napoli, Il Malandrino a Stromboli, Nesos Trecking&Natura, Hotel I Mari del Sud, Hotel Garden e  Hotel Orsa Maggiore a Vulcano. 

immagini (cover 1) Volcanic Attitude, Festival di Arte Contemporanea, Poster (2) Federica Di Carlo, «Heat & Solitude», 2025

 

 

 

 

 

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FRAME > Rubber Pencil Devil

FRAME cattura Rubber Pencil Devil, la serie finale di cinquantasette video installata all’interno di una casa luminosa costruita con luci al neon colorate, ispirata al tempo trascorso da Da Corte a disegnare in una tavola calda durante la scuola d’arte.  Le immagini di Da Corte sono abbinate alle parole del video di Bob Dylan “Subterranean Homesick Blues” del 1965 e l’artista si chiede: “Cinquant’anni dopo, forse questo è un momento simile, che ha bisogno di una conversazione empatica e forse se uso le parole [di Dylan] e le abbino alle mie immagini, potrei dare un senso all’America”. (via)

Alex Da Corte, Rubber Pencil Devil, 2018, immagine via
realizzato per la 57a mostra internazionale Carnegie, organizzata da Ingrid Schaffner, ottobre 2018

 

 

 

 

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Carlo Zanni alla Banquet Gallery

“Mi sentivo diviso, schizofrenico. La guerra, ciò che
stava accadendo in America, la brutalità del mondo.
Che tipo di uomo sono, seduto a casa, a leggere
riviste, andando su tutte le furie per qualsiasi
cosa—e poi andare in studio a sfumare un rosso su
un blu.”
(Philip Guston, circa 1968)

 Banquet Gallery a Milano ospita DAN, personale di Carlo Zanni con opere recenti ed inedite, che includono dipinti, sculture e una performance digitale su Internet, tutte incentrate sulle intersezioni tra consumismo, ansia, emoji e identità, sullo sfondo di una guerra perpetua.

La serie Check-Out Paintings esplora il limbo psicologico dell’esperienza d’acquisto, catturando le emozioni fugaci e compulsive che l’eCommerce genera come forma di interazione con il mondo. Questi dipinti astratti evocano una riflessione contemplativa sull’ansia, il desiderio e la consapevolezza delle nostre azioni mentre prenotiamo, mettiamo like, scorriamo, spediamo, zoomiamo o restituiamo un oggetto. I Check-Out Paintings mettono in relazione la cultura digitale con una pratica artistica tradizionale, richiamandosi alle esplorazioni del tempo di On Kawara e alla sensibilità minimalista di Agnes Martin. Con una palette di colori delicati e l’inclusione di elementi visivi come emoji ed emoticon giapponesi utilizzati come clickbait, questi dipinti invitano lo spettatore a un’esperienza più intima, rivelando, infine, contenuti inaspettati.

Al piano inferiore, in un ambiente poco illuminato, è esposta per la prima volta la serie DAN: sculture in MDF incise al laser con i loghi di Amazon distorti e storpiati. Alterazioni generate dall’utilizzo di una versione preliminare ed imperfetta di DALL-E, un software di Intelligenza Artificiale per la generazione di immagini basate su input testuali – ora integrato in ChatGPT.

DAN è l’acronimo di “Do Anything Now”, un comando che un tempo permetteva agli utenti di hackerare ChatGPT, aggirando le sue protezioni etiche e morali. Queste sculture minimaliste, in penombra, invitano gli spettatori a impegnarsi in un processo simbolico di unboxing e di autoriflessione. Man mano che la vista si adatta alla scarsa illuminazione, delle forme nascoste iniziano gradualmente ad emergere.

A completamento della mostra è la performance online My Shameful Sweet Spot Between Distress and Hilarity, un’opera digitale, live e in continua evoluzione che esplora il fragile equilibrio tra bellezza, umorismo e assurdità delle nostre vite. Mediante un bot che interroga un sito web di moda con le ultime notizie di Al Jazeera, l’opera trasforma la cultura del consumo in una meditazione dinamica sui desideri e le vulnerabilità umane. Ciò richiama il concetto di Slavoj Žižek di “Unknown Knowns” (Cose Conosciute Sconosciute) – quelle credenze, valori e ideologie che esistono al di sotto della nostra consapevolezza e hanno un impatto determinante sul modo in cui percepiamo il mondo e agiamo in esso.

Le opere in mostra fondono tecnologia, commento sociale e tecniche tradizionali in uno stato liminale che evoca una sensazione di instabilità e trasformazione continua; elementi tipici della ricerca dell’artista.

(dal comunicato stampa)

Carlo Zanni. DAN, Banquet Gallery, Milano, 12.12.2024 – 01.03.2025
Carlo Zanni (La Spezia, 1975) è un artista concettuale la cui ricerca, sin dagli esordi, trova esiti coerenti mediante l’utilizzo di pratiche molto distanti, come la pittura e l’arte digitale. È stato pioniere nell’uso di dati di terze parti prelevati da Internet e da oltre vent’anni esplora lo spazio pubblico del web con opere effimere che combinano una forte sensibilità sociale con un’attenzione particolare alla privacy, all’identità e all’individuo.
Come pittore, focalizza la sua attenzione su un nuovo tipo di “paesaggio politico condiviso” emerso con Internet, che continua a trasformare le dinamiche umane. In un’epoca in cui le piattaforme di eCommerce dominano le nostre vite, Zanni rielabora questi ambienti familiari come vettori per sollevare questioni sociali e politiche urgenti. Zanni ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo, tra cui: National Taiwan Museum of Fine Arts, Taiwan; Arts Santa Mònica, Barcellona; Hammer Museum, Los Angeles; Marsèlleria, Milano; Tent, Rotterdam; MAXXI, Roma; MoMA PS1, New York; Borusan Center, Istanbul; PERFORMA 09, New York e ICA, Londra. È autore del libro “Art in the Age of the Cloud” in ristampa presso Magütt Publishing, e di recente è stato invitato a presentare la sua ricerca alla 10ª edizione di “Talking Galleries” a Barcellona. Il suo lavoro appare in più di 50 libri e cataloghi, oltre che in centinaia di articoli e interviste online. La sua prima monografia è in uscita per Printer Fault Press nel 2025.
immagini: (tutte) Carlo Zanni. DAN, Banquet Gallery, Milano

 

 

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FRAME > ARC 2000

FRAME cattura Arc 2000 di Simon Beck, una di una sua serie di trasformazioni di paesaggi innevati e sabbiosi  in opere geometriche monumentali, combinazione di precisione matematica e natura, realizzati camminando lungo i laghi ghiacciati della Savoia.

 Simon Beck, Arc 2000, immagine via

 

 

 

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VIDEO POST > The Recap

VIDEO POST rilancia r/place, progetto collaborativo ed esperimento sociale ospitato nel 2017 (e poi nel 2022-23) su Reddit, community nata nel 2005.

L’esperimento consisteva in una tela online che gli utenti registrati potevano modificare cambiando il colore di un singolo pixel con un altro da una tavolozza di 16 colori. Dopo il posizionamento di ogni pixel, un timer impediva all’utente di inserire altri pixel per un periodo di tempo variabile da 5 a 20 minuti. Il video riprende l’esperimento nel 2023, quando la piattaforma è stata interrotta. Questo breve video documenta il posizionamento di 160 milioni di piastrelle posizionate da 10,4 milioni di persone in sole 83 ore.

r/place

 

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VIDEOCITTÀ Awards 2024

Da diversi anni a Roma, Il festival VIDEOCITTÀ, ideato da Francesco Rutelli e diretto da Francesco Dobrovich,  si pone come osservatorio audiovisivo, includendo anche nomi della musica elettronica, talk sui new media e installazioni immersive. Ponendosi tra cultura e intrattenimento da qualche anno questo grande evento è ospitato nel suggestivo spazio di archeologia industriale del Gazometro di Roma.

Ora, chiusa a settembre l’edizione 2024 che ha presentato il lavoro di oltre 500 artisti, Videocittà ha proseguito il 14 dicembre con l’assegnazione del Videocittà Awards, al Palazzo dei Congressi di Roma, con la conduzione del giornalista e critico d’arte Nicolas Ballario e della content creator Momoka Banana.

Federica Di Pietrantonio (categoria: video arte), l’artista multimediale e fisico Riccardo Giovinetto (categoria: AV Performance),la content creator Margherita Paiano (categoria: Creator), gli studi new media Onda Studio (categoria: Immersive Experience), e Machine Zero (categoria:Next). Margherita Landi ha ottenuto la menzione speciale.

In una sala gremita, la cerimonia è stata accompagnata dalla performance live audiovisiva “SHIRO” dei Nonotak, duo fondato nel 2011 dall’artista visiva Noemi Schipfer e dall’artista del suono e della luce Takami Nakamoto, gioco di sovrapposizioni di ombre, luci e musica techno attraverso quattro schermi semi-trasparenti e i corpi degli artisti.

All’interno del foyer dell’arte è stato possibile fare esperienza di ODE corporis, la prima esperienza in VR del Teatro dell’Opera di Roma, ideata e curata da Anna Lea Antolini con Giuliano Danieli per la regia di Guido Geminiani. Prodotto dal Teatro dell’ Opera di Roma in collaborazione con Videocittà, si tratta di un viaggio attraverso il corpo, negli spazi noti e meno noti, accessibili e inaccessibili del Teatro Costanzi e del suo laboratorio scenografico, i Cerchi. La serata si è conclusa con il DJ set di Efee

I videocittà Awards sono organizzati da Videocittà, il festival ideato da Francesco Rutelli con la direzione creativa di Francesco Dobrovich, in coproduzione con EUR SpA nell’ambito della rassegna EURCULTURE 2024/25, e grazie allo sponsor partner Ploom.

I premi di questa edizione sono stati consegnati da: Lorenza Lei, Responsabile Cinema Regione Lazio, Silvia Scozzese, Vicesindaco e Assessore al Bilancio Roma Capitale, Dardust, pianista, compositore e produttore, Laura Negrini, Direttrice IED Roma.

Videocittà Awards, 2024

 immagini: (cover 1)  Nonotak (2) Vincitori Premio Videocittà (3) ODE corporis, esperienza in VR 360° (4) Videocittà Awards Cerimony

 

 

 

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Fotonica 2024

Con installazioni, performance audio-video live, musica elettronica, video mapping, workshop, residenze artistiche e simposi, Fotonica si divide tra l’Accademia d’Ungheria a Roma e il quartiere Alessandrino in una location avveniristica di ultima generazione: il Chromosphere Dome, un’enorme cupola, solitamente utilizzata in campo astronomico e in particolare nei planetari, che avvolge il pubblico con suoni e immagini da ogni direzione, garantendogli una reale quanto rara esperienza immersiva a 360 gradi.

Fiore all’occhiello di FOTONICA i live audio video di otto artisti di fama internazionale aprono e chiudono il Festival: Lydia Yakonowsky (Canada), VJ Spetto (Brasile), Ployz (Germania) Monocolor (Austria), Damiano Simoncini | Levi & Cristina Angeloro (Italia) Kati Katona (Ungheria), Milian Mori (Svizzera), Touchy Toy Collective (Italia) Konx-om-Pax (Uk).

Dal 13 al 21 dicembre, tutti i giorni dalle 11 alle 17, nel Chromosphere Dome si susseguiranno le opere video dedicate a bambini e bambine. Dalle 17 in poi, l’esterno della cupola ospita i video mapping di artisti come DeRe dal Michigan e i lavori finali delle residenze artistiche e dei workshop per adulti e bambini a cura di Naba, FLxER e Fusolab, mentre all’interno della cupola, parallelamente, saranno proiettate le opere video di artisti internazionali: dal Giappone Yuri Urano e Manami Sakamoto, dalla Cina Te-Hsing Lu e Calvin Sin, dalla Polonia Ari Dykier, dalla Germania Sergey Prokofyev, dalla Grecia e dal Regno Unito Uncharted limbo Collective, e infine dalla Francia Milkorova, Sandrine Deumier, François Vautier, Flore e Sébastien Labrunie.

Fotonica ha inaugurato venerdì 13 dicembre all’Accademia d’Ungheria in Roma con Modulator V3, installazione del celebre artista ungherese Dávid Ariel Szauder, ispirata all’iconico “Light Prop for an Electric Stage” (1930) della figura di spicco della Bauhaus László Moholy-Nagy.

L’opera concepita da László Moholy-Nagy e progettata dall’architetto István Sebők era originariamente intesa come un “dispositivo sperimentale per la pittura della luce”. Attingendo al prototipo originale Szauder ha creato una performance interattiva arricchita da un’esperienza uditiva che risponde all’ambiente di luci e ombre creato dal movimento della scultura.

Il Festival ha proseguito, e prosegue ancora, tra Accademia di Ungheria e il Chromosphere Dome fino al 21 dicembre, 2024 con eventi di live performance, incontri e workshop. Consultate qui il sito per il calendario aggiornato degli eventi e per i biglietti.

Fotonica Festival, Accademia di Ungheria e Chromosphere Dome (quartiere Alessandrino), Roma, 13.12 – 21.12.2024
Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2024 – 2025”, realizzato in collaborazione con SIAE e con il sostegno della Comunità Europea – Creative Europe. FOTONICA è prodotto da Flyer srl, che nel 2004 ha dato vita a LPM Live Performers Meeting, il più grande evento del settore, giunto alla sua venticinquesima edizione. Il Festival fa parte del network AVnode, una rete internazionale con oltre 60 membri che promuovono più di 200 progetti tra festival, meeting e workshop.
immagini: (cover 1) MONOCOLOR, Entangled Structures (2) Kati Katona, Continuum (3) Touchy Toy Collective

 

 

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Haacke alla Schirn Kunsthalle

Dall’8 novembre 2024 al 9 febbraio 2025, la Schirn Kunsthalle di Francoforte dedica una retrospettiva all’artista tedesco-americano Hans Haacke, con una rassegna di opere a dal 1959 a oggi, tracciandone il suo indirizzo politico.

In diverse occasioni, i suoi controversi contributi artistici ai dibattiti in corso sono stati censurati dalle mostre. Artisticamente, ha perseguito una varietà di strategie, impegnandosi precocemente nei campi dell’ecologia e delle scienze naturali, attingendo agli approcci del gruppo ZERO, del Minimalismo, dell’Arte Concettuale, dell’arte pubblica e della poster art, tra gli altri. In qualità di pioniere della Critica Istituzionale nell’ambito dell’Arte Concettuale, le sue opere esaminano ordini o sistemi e li presentano in modo comparativo. L’artista stesso descrive il mondo come un super-sistema con innumerevoli sottosistemi, ognuno dei quali è più o meno influenzato dagli altri. Il pensiero sistemico, la critica istituzionale e la democrazia sono i temi principali che attraversano l’opera di Haacke. Alla Schirn sono in mostra i primi lavori iconici degli anni Sessanta, i suoi influenti sistemi in tempo reale, i pezzi che invitano alla partecipazione del pubblico e le ampie installazioni (storiche) politiche. Con circa settanta dipinti, fotografie, oggetti, installazioni, azioni, manifesti e un film, la mostra illustra come Haacke sia diventato uno degli artisti politici più importanti e influenti del mondo per le generazioni successive.

 

Per questa retrospettiva completa, lo Schirn è riuscito a riunire a Francoforte importanti opere dell’artista provenienti da collezioni pubbliche e private internazionali, tra cui: Museum Abteiberg, Mönchengladbach; Art Gallery of Ontario, Toronto; FRAC Bourgogne Dijon Collection; Generali Foundation Collection at the Museum der Moderne, Salzburg; Hamburger Bahnhof Nationalgalerie der Gegenwart, Berlino; LACMA, Los Angeles; Museum Ludwig, Colonia; MACBA, Barcellona; Lila and Gilbert Silverman Collection, Detroit; TATE London e Whitney Museum of American Art, New York.

Sebastian Baden, direttore della Schirn Kunsthalle di Francoforte, osserva che: “Hans Haacke è una leggenda dell’arte concettuale politica. Con questa retrospettiva presentiamo un artista il cui lavoro ha avuto una grande influenza sull’arte contemporanea. I suoi temi principali dell’ecologia, della critica istituzionale e della democrazia sono anche i temi centrali del presente. La pratica critica di Haacke deve essere resa accessibile e comunicata a un vasto pubblico internazionale. L’artista si preoccupa sempre di coinvolgere gli spettatori, invitandoli a impegnarsi in un dibattito critico e sensibilizzandoli alla diversità e alla libertà di opinione. Il potenziale democratico del suo lavoro di opposizione è particolarmente rilevante oggi, in un momento in cui le democrazie di tutto il mondo sono a rischio”.

Ingrid Pfeiffer, curatrice della mostra, osserva inoltre: “Osservare in particolare i primi lavori di Hans Haacke offre spunti di riflessione su un’opera che a prima vista può sembrare eterogenea. Egli utilizza questioni sistemiche per combinare materiali e tecniche diverse come la fotografia, gli oggetti, le azioni o le installazioni. I parallelismi strutturali percorrono come un filo d’oro la sua opera. In vari periodi, ha collegato sistemi fisici, biologici e sociali per rivelare strutture e cicli. Il lavoro di Haacke è sempre rigorosamente politico, ma anche poetico e umoristico. Questa sua schiettezza lo ha portato a essere disinvitato più volte dalle mostre. Ha sempre difeso le sue convinzioni, in particolare la difesa dei principi democratici”.

Nella sua rotonda accessibile al pubblico, la Schirn presenta l’iconico Gift Horse (2014) di Hans Haacke, che l’artista ha realizzato per Trafalgar Square a Londra nell’ambito del Fourth Plinth, una delle più prestigiose commissioni di arte pubblica al mondo. Come una sorta di “contro-monumento” alla rappresentazione imperiale del potere da parte delle statue di questa piazza, la scultura in bronzo di Haacke, alta 4,5 metri, mostra uno scheletro di cavallo basato su uno studio tratto dal libro di George Stubbs The Anatomy of the Horse. Il ticker della Borsa di Francoforte è trasmesso in diretta tramite un display elettronico su un anello nella parte anteriore dell’osso della coscia dello scheletro. Gift Horse di Haacke può essere letto come un commento su una società che per secoli è stata definita da antagonismi di classe e soggetta ai dettami dei mercati.

Il percorso espositivo inizia con importanti opere fisiche, biologiche ed ecologiche a partire dagli anni Sessanta. I primi progetti di Haacke sono stati influenzati dall’amicizia con Otto Piene e dal contatto con il gruppo ZERO di Düsseldorf. In questo periodo partecipò a numerose mostre pionieristiche sull’Arte Cinetica, l’Op Art, l’Arte Concettuale e la Land Art. Sebbene il lavoro di Haacke si sovrapponga a molti movimenti innovativi degli anni Sessanta, egli non sente di appartenere veramente a nessuno di essi. Non era interessato a materiali o stili specifici, ma alle connessioni fondamentali tra sistemi fisici, biologici e sociali. Tra le prime opere esposte allo Schirn figurano il dipinto Ce n’est pas la voie lactée (1960) e i rilievi di Haacke con lamine di specchio realizzati a partire dal 1961.

Quest’ultimo testimoniava già un interesse per le interazioni con lo spettatore, che sarebbero diventate sempre più importanti. Anche la prima opera fotografica di Haacke, Photographic Notes, documenta 2 (1959), ritrae il comportamento dei visitatori negli spazi espositivi. Altre opere, alcune delle quali di natura partecipativa, mostrano processi fisici, come Column with Two Immiscible Liquids (1965) o Large Water Level (1964-65). In mostra anche una serie in cui Haacke ha esplorato i vari stati fisici dell’acqua. Una delle opere simbolo dell’artista è il Large Condensation Cube (1963-67), un cubo di vetro acrilico che racchiude una piccola quantità d’acqua. Haacke ha anche chiamato questi cubi “scatole meteorologiche” e in seguito ha fatto analogie tra il clima meteorologico e quello politico.

Questo collegamento di sistemi diversi è caratteristico del metodo di Haacke. Il passaggio dall’oggetto (o scultura) al processo è evidente anche nella sua pratica artistica. Altri “allestimenti sperimentali” all’interno del museo mostrano il ciclo dell’acqua (Circulation, 1969) attraverso l’evaporazione, la condensazione, la cristallizzazione, la liquefazione, altri movimenti d’aria (Blue Sail, 1964-65) o processi di crescita (Grass Grows, 1969).

L’artista è tornato costantemente su questioni sistemiche ed ecologiche. La sua fotografia Monument to Beach Pollution (1970) è una delle prime opere d’arte ecologiche. Con il Trittico delle acque di scarico di Krefeld (1972) e l’Impianto di depurazione delle acque del Reno (1972), Haacke ha commentato in modo diretto e incisivo l’inquinamento del fiume Reno. Anche i suoi “sistemi in tempo reale” sono una caratteristica distintiva della sua opera. L’azione Chickens Hatching (1969) vede schiudersi pulcini in L’azione Chickens Hatching (1969) vede schiudersi pulcini in tempo reale nello spazio espositivo, dimostrando i processi di nascita e crescita in una struttura scatolare minimalista. Ant Co-op (1969) documenta la regolarità delle gallerie scavate dalle formiche come sistema biologico e sociale. Il ritratto d’artista documentario Hans Haacke: Self-Portrait of a German Artist in New York (1969) offre approfondimenti sui suoi metodi artistici e mostra anche molte delle prime opere processuali in azione.

Una delle aree di interesse della mostra è l’approccio sociologico e politico che alla fine è diventato la sua firma. A partire dal 1969, Haacke ha iniziato ad analizzare e visualizzare i sistemi sociali al fine di suscitare dibattiti sociopolitici nel contesto artistico. Questa forma di arte concettuale è fondamentalmente una presa di coscienza delle condizioni sociali, economiche e istituzionali in cui l’arte viene prodotta, esposta, venduta e ricevuta. Nel 1971, Shapolsky et al. Manhattan Real Estate Holdings, a Real-Time Social System, as of May 1, 1971 ha scatenato uno scandalo politico-culturale e proteste artistiche contro la censura. Utilizzando fotografie, tabelle e planimetrie di 142 proprietà nel Lower East Side e nel quartiere di Harlem a Manhattan, Haacke ha esposto la dubbia concentrazione di proprietà immobiliari e le relative pratiche del gruppo Shapolsky.

Quest’opera portò il direttore del Guggenheim Museum, Thomas Messer, a cancellare la mostra personale di Haacke poco prima della sua inaugurazione. Anche Manet-PROJEKT ’74 (1974), presentato da Haacke per la mostra di anniversario del Wallraf Richartz Museum di Colonia, ha provocato un altro atto di censura istituzionale. Haacke propose di esporre il Grappolo di asparagi (1880) di Édouard Manet, proveniente dalla collezione del museo, insieme ai risultati delle sue ricerche sulla provenienza dell’opera. I pannelli informativi contengono dettagliate informazioni personali, biografiche, professionali e finanziarie sui precedenti proprietari, nonché informazioni sul loro coinvolgimento nel nazionalsocialismo. La Schirn presenta anche altre due opere che esaminano criticamente gli intrecci tra mecenatismo artistico e attività economica: Der Pralinenmeister (Il maestro del cioccolato) (1981), sulle connessioni tra le decisioni culturali e fiscali dell’influente collezionista e produttore di Colonia Peter Ludwig, e Buhrlesque (1985) sul collezionista d’arte, mecenate e produttore di armi svizzero Dr. Dietrich Bührle.

La mostra presenta anche opere partecipative, come l’installazione MoMA Poll (1970) in cui Haacke ha posto ai visitatori del Museum of Modern Art di New York domande sulle loro convinzioni politiche. Durante la mostra alla Schirn sarà condotto anche un nuovo sondaggio tra i visitatori. In Photoelectric Viewer-Controlled Coordinate System (1968), i movimenti dei visitatori attraverso la stanza attivano proiettori a infrarossi e sensori fotoelettrici che attivano in modo diverso ventotto lampadine.

In numerose opere Haacke ha sostenuto i processi democratici, l’attivazione dell’opinione pubblica e un approccio antifascista pluralista. Alcuni dei suoi progetti riguardano la rappresentazione dei media: News (1969) trasporta il ticker di un’agenzia di stampa nello spazio espositivo; nello Schirn vengono trasmessi i servizi di alcuni media di Francoforte, come la Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Frankfurter Rundschau e Hessenschau.de. Photo Opportunity (After the Storm / Walker Evans) (1992) offre una prospettiva comparativa sul reportage fotografico. La Schirn presenta anche il lavoro di Haacke sulla critica del potere per Documenta 7. L’installazione Oil Painting: Homage to Marcel Broodthaers (1982) consiste in un ritratto dell’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan realizzato dallo stesso Haacke, esposto di fronte a una fotografia di grande formato di una grande manifestazione di oppositori alla sua politica e allo spiegamento di armi nucleari. Anche l’impegno di lunga data di Haacke nei confronti della politica della storia e del post-nazismo è presente nella mostra. Nel 1993 ha rappresentato il Padiglione tedesco alla Biennale di Venezia, per il quale ha ricevuto il Leone d’oro insieme a Nam June Paik.

Il suo sensazionale contributo GERMANIA presenta un campo di detriti di lastre di marmo all’interno della sala, che era stata ristrutturata nel 1939 sotto il nazionalsocialismo. Haacke ha sviluppato l’opera di grandi dimensioni DER BEVÖLKERUNG (TO THE POPULATION) (2000) come installazione permanente per uno dei due cortili interni dell’edificio del Reichstag tedesco a Berlino. La decisione di affidare l’incarico ad Haacke è stata oggetto di intensi dibattiti pubblici nel Bundestag. Le lettere illuminate installate sul pavimento si riferiscono all’iscrizione “DEM DEUTSCHEN VOLKE” (Al popolo tedesco) sul frontone dell’edificio del Reichstag. Ogni membro del Bundestag è stato invitato a contribuire con 50 chilogrammi di terra del proprio collegio elettorale; i semi inseriti nel terreno sono cresciuti in una varietà di vegetazione vivente, che oggi incornicia le lettere. Il progetto di poster di Haacke We (All) Are the People, creato per documenta 14 (2017) a Kassel e Atene e da allora esposto più volte, può essere letto come una reazione all’aumento del sentimento anti-migranti degli ultimi decenni. L’opera, basata su manifesti testuali, ripete lo slogan omonimo nelle dodici lingue diverse dei principali gruppi di migranti in ogni Paese.

(dal comunicato stampa)

Hans Haacke. Retrospective, Schirn, 08.11 – 05.02.2024
La mostra “Hans Haacke: Retrospettiva” è finanziata dalla Kulturstiftung des Bundes (Fondazione culturale federale tedesca). Finanziata dalla Beauftragte der Bundesregierung für Kultur und Medien (Commissario del governo federale per la cultura e i media). Con il sostegno aggiuntivo di fiber to the people GmbH.

immagini: (cover 1) Hans Haacke: Retrospective, exhibition view, © Schirn Kunsthalle Frankfurt 2024, Photo: Norbert Miguletz (2) Hans Haacke: Retrospective, exhibition view, © Schirn Kunsthalle Frankfurt 2024 (3) Hans Haacke, Large Condensation Cube, 1963–67, Acrylic glass, distilled water, 76.2 x 76.2 x 76.2 cm, MACBA Collection, MACBA Foundation, Gift of National Comitee and Board of Trustees Whitney Museum of American Art, © Hans Haacke / VG Bild-Kunst, Bonn 2024, Photo: Hans Haacke (4) Hans Haacke, News, 1969, Teletype machine, paper, wire service, variable dimensions, Edition 2/3, Courtesy the artist and Paula Cooper Gallery, New York, © Hans Haacke / VG Bild-Kunst, Bonn 2024, Photo: Ellen Wilson (5-6) Hans Haacke: Retrospective, exhibition view, © Schirn Kunsthalle Frankfurt 2024, Photo: Norbert Miguletz

 

 

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FRAME > Spiral of Time

FRAME cattura un fermo immagine del progetto online Spiral of Time del compositore e ricercatore olandese Edwin van der Heide, esplorazione della relazione tra suono, spazio e tempo, in questo caso riferito al paesaggio attorno al museo MACBA di Barcellona. I suoni del circondario, catturati per un minuto ogni ora nell’arco di tre anni sono organizzati in un archivio sonoro da fruire online con la possibilità di diverse letture temporali che ne fanno emergere i diversi patterns.

Edwin van der Heide, Spiral of Time, 2024, MACBA, Barcellona

 

 

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VIDEO POST > Round About Four Dimensions

VIDEO POST rilancia la documentazione della scultura Round About Four Dimensions di Julius von Bismark e Benjamin Maus, proiezione di una rotazione quadrimensionale,  un “ipercubo”, un “quadruplo cubo” o un “tesseratto”, spesso citato nelle teorie matematiche e fisiche per illustrare concetti che vanno oltre le tre dimensioni spaziali.

Julius von Bismark e Benjamin Maus, Round About Four Dimensions, 2023
Il progetto è stato commissionato da Arts at CERN per la mostra Exploring the Unknown al CERN Science Gateway, il nuovo centro didattico del CERN.

 

 

 

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FRAME > Pluma

FRAME cattura Pluma di Giacomo Lepri, installazione sonora che rileva il tatto attraverso le piume e genera suoni attraverso una sintesi audio neurale.

Giacomo Lepri, Pluma, 2024, immagine via
Concept, design & sound: Giacomo Lepri | CNC fabrication: Halldór Úlfarsson | Audio neural synthesis: Victor Shepardson | Sviluppato presso Intelligent Instruments Lab come parte del progetto EU ERC INTENT.

 

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VIDEO POST > What does A.I. think about me?

VIDEO POST rilancia What Does AI Thinks About Me?, video saggio relativo all’installazione realizzata da mots per indagare comportamento e pregiudizi dell’intelligenza artificiale mentre osserva gli esseri umani. L’installazione è stata recentemente esposta al Sónar+D, piattaforma per la collaborazione, la sperimentazione e l’esplorazione delle ultime tendenze della cultura digitale, collegata al Sonar, uno dei festival più popolari che ogni anno si svolge a Barcellona coinvolgendo vari luoghi della città.

mots, What Does AI Thinks About Me?, video essay related to the installation ‘AI & Me’
 film di mots | Produzione: mots, Zauberberg Productions | Camera: Octavian Mot, Daniela Nedovescu, Imran Latif, Michal Cajzer | L’installazione AI & Me’ è stata presentata al  Sónar+D  nel giugno 2024

 

 

 

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Alfredo Pirri a Città Sant’Angelo

Dal 21 giugno al 10 agosto 2024, il Museolaboratorio d’Arte Contemporanea di Città Sant’Angelo (Pe) presenta Alfredo Pirri. Luogo Pensiero Luce, progetto realizzato con il sostegno del PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’opera site-specific realizzata dall’artista dal titolo “Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo” sarà inaugurata al pubblico venerdì 21 giugno, alle ore 18, entrando a far parte della collezione del museo, e sarà visitabile da giovedì a sabato dalle 17 alle 21, e la domenica su appuntamento dalle 11 alle 14.

Il titolo dell’opera è preso in prestito da alcuni versi del brano musicale del gruppo Radiodervish, La rosa di Turi, dedicato alla prigionia di Antonio Gramsci a Turi, dove scrisse i celebri quaderni dal carcere. Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo fa parte di una serie di lavori che rimandano al tema della prigionia e del desiderio di fuga. L’opera tridimensionale è concepita per essere visitata solo parzialmente dal visitatore e collocata all’interno di una delle stanze del museo come un piccolo ambiente di forma parallelepipeda composto da pareti e superfici specchianti. Le pareti in metacrilato sono colorate dall’artista in fase di produzione e impastate con piume conciate di oche già macellate per l’alimentazione. Con i riflessi di luce naturale proveniente dalle finestre il museo è pervaso da un’illuminazione del tutto nuova.

Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo nasce dallo stretto rapporto di Alfredo Pirri con una lunga storia di trasformazione del Museolaboratorio. Dapprima come Convento delle Clarisse, poi campo d’internamento e manifattura tabacchi, nel 1996 si getta il primo seme per la realizzazione del Museolaboratorio con una mostra dal titolo Nuovo Luogo per L’Arte in cui partecipa, tra gli artisti, Alfredo Pirri. L’opera si ispira alle connessioni con il luogo, il paesaggio da cui si affaccia il museo e la sua storia, come sottolinea il direttore, Enzo De Leonibus: “E tutto entra da questo affaccio, come non pensare allora a questo rapporto con la natura, la luce ed il pensiero. L’opera proposta nel progetto di Alfredo Pirri Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo ha questo tipo di invito e credo che sia una scelta anch’essa conseguente al senso di questo luogo.

(dal comunicato stampa)

immagini: (cover 1) Alfredo Pirri, «Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo», particolare, 2024, courtesy Museolaboratorio, foto Giorgio Benni (2-3) Alfredo Pirri, «Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo», 2024, courtesy Museolaboratorio, foto Giorgio Benni.

Alfredo Pirri. Luogo Pensiero Luce, Museolaboratorio d’Arte Contemporanea di Città Sant’Angelo (Pe), 21.06 – 10.08.2024
Il progetto è sostenuto dal PAC 2022-2023
Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Alfredo Pirri (Cosenza, 1957) vive e lavora a Roma. La sua pratica artistica incontra diverse discipline: la pittura e la scultura, l’architettura e l’installazione. Le sue prime mostre personali risalgono agli anni Ottanta. Nel 1988 espone alla Biennale di Venezia, mentre nel 1999 è tra i protagonisti della collettiva Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art, curata da Achille Bonito Oliva presso il MoMA PS1 di New York. Nel 2023 riceve la Laurea Honoris Causa in Progettazione Architettonica, dall’Università degli Studi di Roma Tre. Collabora spesso con architetti per la realizzazione di progetti multidisciplinari, in cui arte e architettura dialogano in modo armonico. Negli ultimi anni ha partecipato alla realizzazione di grandi opere pubbliche tra cui il restauro di edifici storici come il teatro Kursaal di Bari e il teatro del Maggio Fiorentino di Firenze. Predomina da sempre nel suo lavoro l’attenzione per lo spazio, un interesse che definisce “politico”: inteso come tentativo di mostrare, qualcosa di necessario alla sopravvivenza stessa, una sorta di battaglia a favore dell’esistenza. Ogni sua opera diventa un luogo spaziale, emozionale e temporale, dove l’osservatore ha la possibilità di entrare per immergersi in esperienze cromatiche che lo destabilizzano e lo disorientano: i suoi sono dei veri e propri ambienti di luce.
Il Museolaboratorio nasce nel 1998, per volontà dell’Amministrazione Comunale di Città Sant’Angelo e si trova all’interno del complesso “ex Manifattura Tabacchi” a Città Sant’Angelo, in Abruzzo. Nel 2001, con la nuova direzione dell’artista Enzo De Leonibus, il museo persegue l’intento di mantenere sempre aperto lo spazio preesistente, come laboratorio di sperimentazione e di ricerca, utili a tutte le possibili espressioni dell’arte visiva contemporanea, “Il Museolaboratorio è un luogo di incontro e di lavoro per gli artisti, prima che un luogo espositivo, e desidera creare un importante clima di relazione determinante per la vita e per la progettualità del Museo che diventa così un luogo di riferimento per l’arte contemporanea, una sorta di terra di nessuno necessaria per modulare e realizzare progetti ed ossessioni”. Dal 2002 il Museo ha avviato un’attività continuativa, realizzando così ciò che era stato auspicato sin dalla sua nascita, avvenuta con spirito lungimirante ed un mix di passione culturale e di scelte politiche che sono riuscite, nel corso degli anni, a trasformare questa avventura nel punto di riferimento e nel luogo consolidato in cui si persegue la finalità di tracciare nuovi percorsi, di delineare nuovi orizzonti, di indicare nuove mete, di costruire l’identità del patrimonio culturale ed artistico per il mondo dell’arte contemporanea, specie per gli artisti, gli operatori culturali ed il pubblico privilegiato.

 

 

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Cuba introspettiva

Al Museo nazionale di Matera presso l’Ex Ospedale di San Rocco è in corso la mostra Cuba introspettiva. Esperienze performative di videoarte, ideata e curata da Giacomo Zaza e dell’artista Luis Gómez Armenteros.

Il progetto si muove tra contesti che s’intrecciano e s’incontrano: lo spazio pubblico e quello privato, la strada e l’intimità, la sfera socio-culturale e i percorsi immaginari. Evidenzia l’andamento diversificato delle pratiche artistiche cubane, slegandole da qualsiasi etichettatura. Pone in risalto la produzione di nuovi significati mediante esperienze video performative.

Il percorso espositivo si articola attraverso le esperienze di videoarte di dodici artisti cubani, protagonisti della ricerca contemporanea dentro e fuori l’isola: Juan Carlos Alom, Analía Amaya, María Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Luis Gómez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Glenda León, Sandra Ramos, Grethell Rasúa e Lázaro Saavedra.

«L’ampio sguardo rivolto alla ricerca artistica da Cuba, con particolare attenzione ai protagonisti di una sperimentazione visiva tra le più interessanti dell’area caraibica – sottolinea Annamaria Mauro, direttore del Museo nazionale di Matera – conferma l’apertura del Museo al mondo contemporaneo internazionale. Il complesso monumentale dell’Ex Ospedale di San Rocco continua a essere un laboratorio di perlustrazione della creatività odierna, capace di offrire immaginari condivisi ed esperienze provenienti da diversi ambiti culturali».

«Negli artisti in mostra – spiega il curatore Giacomo Zaza – prevale una visione riflessiva, intrisa di tratti ironici e paradossali, scabri e inquieti, come avviene in certa letteratura cubana, da Virgilio Piñera a Pedro Juan Gutiérrez. Una visione accompagnata dall’interiorizzazione e dal vaglio della storia (con le sue derive), nonché uno scenario ricco di attitudini sincretistiche. La pratica video cubana porta con sé una marcata spinta performativa. Gli artisti scelti per Matera si muovono tra valori fondativi dell’esperienza (la solidarietà, la libertà dell’individuo) e la ricerca di una dimensione poetica e di uno spazio sensibile, presso corteggiando il mondo magico».

(dal comunicato stampa)

Cuba Introspettiva. Esperienze performative di videoarte, a cura di Giacomo Zaza e l’artista Luis Gómez Armenteros
Ex Ospedale di San Rocco (Piazza San Giovanni, Matera), 22.03 – 30.06.2024
Artisti:Juan Carlos Alom, Analía Amaya, María Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Luis Gómez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Glenda León, Sandra Ramos, Grethell Rasúa and Lázaro Saavedra

immagini: (cover 1) Lazaro Saavedra, «El sindrome de la sospecha», 2004 (2) Sandra Ramos, «Aquarium», 2013 (3) Javier Castro, «El beso de la patria», 2011 (4) Luis Gomez, «Armenteros Coartada Be there», 2012 (5) Juan Carlos, «Alom Habana Solo», 2000

 

 

 

 

 

 

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