Agnese Banti al Romaeuropa Festival 2025
Scrivere di una performance dopo che è accaduta significa interrogare il tempo della sua assenza. È un gesto inevitabilmente postumo, che non mira a restituire ciò che si è visto o sentito, ma a capire cosa rimane, cosa continua a muoversi sottopelle.
Speaking Cables [EXPANDED] di Agnese Banti, presentato al Romaeuropa Festival 2025, è una di quelle opere che sopravvivono alla propria temporalità, che continuano a risuonare anche quando lo spazio scenico è stato smontato e il suono si è dissolto. Ciò che resta non è una memoria nitida, ma una vibrazione sospesa, un’eco che abita ancora il corpo di chi ha ascoltato.

Entrare nello spazio è significato attraversare una costellazione di cavi, altoparlanti e microfoni: una topografia di linee sonore che, più che disegnare un palcoscenico, tracciava una mappa sensoriale. La voce della performer, frammentata e ricombinata, percorreva i cavi come una corrente elettrica, generando un ambiente acustico in continuo movimento. Non c’era un punto di vista privilegiato, né un fronte scenico da cui osservare: si era immersi in una rete di connessioni, dentro un organismo di suono e tensione. Il corpo di Banti danzava con la tecnologia, mosso da un desiderio di abitarla, di confondersi con essa.
La voce diventava materia plastica, presenza che attraversava e veniva attraversata, sostanza ibrida capace di toccare il limite tra umano e artificiale. A distanza di tempo, è proprio questa immagine a riemergere con forza: la voce che si slega dal corpo, che si distribuisce nello spazio e negli oggetti, fino a perdere i confini della propria origine.
Nel lavoro di Agnese Banti, la voce umana è materia di ricerca autonoma, radicale, ancestrale, sensoriale. È corpo ed energia insieme, vibrazione e linguaggio, memoria e contatto. Banti indaga la voce come soglia tra presenza e sparizione, tra identità e alterità, come luogo in cui l’umano incontra il suo doppio acustico e lo lascia parlare. La voce, per lei, è un territorio poroso in cui le categorie di naturale e artificiale si mescolano: può scomporsi, moltiplicarsi, distorcersi fino a diventare altra, disumana, collettiva. È una forma di pensiero incarnato, un campo di risonanza dove la percezione si espande e la soggettività si disperde. Questa esplorazione radicale del vocale, come gesto, materia, respiro, attraversa l’intera poetica di Banti.
In Speaking Cables, la voce appartiene a una comunità di dispositivi, a un ecosistema sonoro in cui le soggettività si dissolvono e si ricompongono continuamente. Ripensata nel tempo mutante e sospeso della memoria, la performance appare come un esperimento di ascolto radicale, una temporalità circolare, fatta di ritorni e di riverberi. In questo senso, Speaking Cables [EXPANDED] è un’opera che lavora sul residuo e sulla durata, sulla possibilità che l’esperienza artistica non finisca con la sua rappresentazione, ma continui a generare vibrazioni, impulsi e percezioni liberi di muoversi e di ri-prodursi.
Tra i tratti più significativi del progetto, emerge la profonda attenzione di Agnese Banti verso la comunità delle persone ipovedenti e non vedenti, che trova nella versione [EXPANDED] una dimensione effettiva. La performance è stata concepita come esperienza realmente accessibile: attraverso mappe tattili, percorsi guidati e una drammaturgia pensata per il contatto più che per la visione. L’accessibilità non è un dispositivo aggiuntivo, ma uno strumento profondamente necessario ai fini della diffusione del suono e della sua dimensione performativa fra tutti i corpi che ne fanno esperienza, orizzontalmente, senza barriere. Banti trasforma l’idea stessa di fruizione, proponendo un’arte che non esclude, che riconfigura la relazione tra spettatore, spazio e suono. L’ascolto diventa esperienza multisensoriale, campo di incontro tra corpi diversi, luogo in cui la percezione si condivide e si modella.
Questa attenzione alla cura e alla prossimità sensoriale attraversa l’intera poetica dell’artista. Ogni gesto sonoro in Speaking Cables è una forma di relazione: tra voce e materia, tra performer e spettatore, tra dispositivo e spazio. È un lavoro che rifiuta l’idea di tecnologia come superficie neutra, per restituirle invece una dimensione viva, relazionale, affettiva.
I cavi non sono strumenti, ma corpi intermedi, dei veri e propri medium; gli altoparlanti non sono oggetti, ma presenze che respirano insieme alla voce. Tutto è interconnesso, attraversato da correnti invisibili, da onde che costruiscono e disgregano continuamente lo spazio. È un’opera che vive nel tempo della risonanza, nel margine tra presenza e sparizione. Nel suo dissolversi, la performance afferma la possibilità di una persistenza: quella del suono che sopravvive, della voce che continua a parlare attraverso le sue assenze.In un panorama performativo spesso dominato dall’immagine e dalla visibilità, il lavoro di Agnese Banti riporta l’attenzione sull’ascolto, sulla fisicità invisibile del suono, su una forma di percezione che è anche atto politico. Guardata da questa distanza, la sua pratica appare come un invito a rallentare, ad accordare l’udito al tempo della memoria, a lasciare che la voce, nei cavi, continui a vibrare dentro chi ascolta.
Agnese Banti. Speaking Cables [EXPANDED], Romaeuropa Festival 2025, 10-11.10.2025
Di e con: Agnese Banti | Live electronics: Andrea Trona | Design visivo e sonoro, regia, drammaturgia, musica: Agnese Banti | Collaborazione artistica, informatica musicale, direzione tecnica: Andrea Trona | Collaborazione alla drammaturgia, alla regia e all’allestimento: Marta Vitalini | Consulenza tecnica e luci: Antonio Rinaldi | Tecnica luci: Andrea Gallo | Incontri artistici a cura di: FONDO Yan Duyvendak, Camille Louis, Ana Pi | Accessibilità in collaborazione con: Giuseppe Comuniello, Dalila D’Amico, Camilla Guarino
Crediti di Produzione: Progetto sostenuto da: FONDO, network per la creatività emergente (prima edizione, coordinata da Santarcangelo dei Teatri e realizzata con AMAT, Centrale Fies, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fabbrica Europa, I Teatri di Reggio Emilia, L’arboreto – Teatro Dimora | Centro di residenza Emilia Romagna, Operaestate Festival Veneto / CSC Centro per la Scena Contemporanea, Ravenna Teatro, Teatro Pubblico Campano, Teatro Pubblico Pugliese, TSU Teatro Stabile dell’Umbria, Triennale Milano Teatro), ORBITA|Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danzanell’ambito di Creazioni accessibili 2024 e Romaeuropa Festival. Con il supporto di: LAMINARIE nell’ambito delle residenze creative 2025 – DOM la cupola del Pilastro e Grabinski Point. Grazie a Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, Stamperia Braille della Regione Toscana.
immagini: (cover 1): Agnese Banti, “Speaking Cables”, Romaeuropa Festival 2025, foto: Monia Pavoni (2) Agnese Banti, “Speaking Cables”, Romaeuropa Festival 2025, foto: Lorenza Daverio (3) Agnese Banti, “Speaking Cables”, Romaeuropa Festival 2025, foto: Laura Farneti (4-5) Agnese Banti, “Speaking Cables”, Romaeuropa Festival 2025, foto: Lorenza Daverio
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