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VIDEO POST > The Recap

VIDEO POST rilancia r/place, progetto collaborativo ed esperimento sociale ospitato nel 2017 (e po nel 2022-23) su Reddit, community 2005.

L’esperimento consisteva in una tela online che gli utenti registrati potevano modificare cambiando il colore di un singolo pixel con un altro da una tavolozza di 16 colori. Dopo il posizionamento di ogni pixel, un timer impediva all’utente di inserire altri pixel per un periodo di tempo variabile da 5 a 20 minuti. Il video riprende l’esperimento nel 2023, quando la piattaforma è stata interrotta. Questo breve video documenta il posizionamento di 160 milioni di piastrelle posizionate da 10,4 milioni di persone in sole 83 ore.

r/place

 

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VIDEOCITTÀ Awards 2024

Da diversi anni a Roma, Il festival VIDEOCITTÀ, ideato da Francesco Rutelli e diretto da Francesco Dobrovich,  si pone come osservatorio audiovisivo, includendo anche nomi della musica elettronica, talk sui new media e installazioni immersive. Ponendosi tra cultura e intrattenimento da qualche anno questo grande evento è ospitato nel suggestivo spazio di archeologia industriale del Gazometro di Roma.

Ora, chiusa a settembre l’edizione 2025 che ha presentato il lavoro di oltre 500, ha proseguito il 14 dicembre, con l’assegnazione del Videocittà Awards, al Palazzo dei Congressi di Roma, con la conduzione del giornalista e critico d’arte Nicolas Ballario e della content creator Momoka Banana.

Federica Di Pietrantonio (categoria: video arte), l’artista multimediale e fisico Riccardo Giovinetto (categoria: AV Performance),la content creator Margherita Paiano (categoria: Creator), gli studi new media Onda Studio (categoria: Immersive Experience), e Machine Zero (categoria:Next). Margherita Landi ha ottenuto la menzione speciale.

In una sala gremita, la cerimonia è stata accompagnata dalla performance live audiovisiva “SHIRO” dei Nonotak, duo fondato nel 2011 dall’artista visiva Noemi Schipfer e dall’artista del suono e della luce Takami Nakamoto, gioco di sovrapposizioni di ombre, luci e musica techno attraverso quattro schermi semi-trasparenti e i corpi degli artisti.

All’interno del foyer dell’arte è stato possibile fare esperienza di ODE corporis, la prima esperienza in VR del Teatro dell’Opera di Roma, ideata e curata da Anna Lea Antolini con Giuliano Danieli per la regia di Guido Geminiani. Prodotto dal Teatro dell’ Opera di Roma in collaborazione con Videocittà, si tratta di un viaggio attraverso il corpo, negli spazi noti e meno noti, accessibili e inaccessibili del Teatro Costanzi e del suo laboratorio scenografico, i Cerchi. La serata si è conclusa con il DJ set di Efee

I videocittà Awards sono organizzati da Videocittà, il festival ideato da Francesco Rutelli con la direzione creativa di Francesco Dobrovich, in coproduzione con EUR SpA nell’ambito della rassegna EURCULTURE 2024/25, e grazie allo sponsor partner Ploom.

I premi di questa edizione sono stati consegnati da: Lorenza Lei, Responsabile Cinema Regione Lazio, Silvia Scozzese, Vicesindaco e Assessore al Bilancio Roma Capitale, Dardust, pianista, compositore e produttore, Laura Negrini, Direttrice IED Roma.

Videocittà Awards, 2024

 immagini: (cover 1)  Nonotak (2) Vincitori Premio Videocittà (3) ODE corporis, esperienza in VR 360° (4) Videocittà Awards Cerimony

 

 

 

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Fotonica 2024

Con installazioni, performance audio-video live, musica elettronica, video mapping, workshop, residenze artistiche e simposi, Fotonica si divide tra l’Accademia d’Ungheria a Roma e il quartiere Alessandrino in una location avveniristica di ultima generazione: il Chromosphere Dome, un’enorme cupola, solitamente utilizzata in campo astronomico e in particolare nei planetari, che avvolge il pubblico con suoni e immagini da ogni direzione, garantendogli una reale quanto rara esperienza immersiva a 360 gradi.

Fiore all’occhiello di FOTONICA i live audio video di otto artisti di fama internazionale aprono e chiudono il Festival: Lydia Yakonowsky (Canada), VJ Spetto (Brasile), Ployz (Germania) Monocolor (Austria), Damiano Simoncini | Levi & Cristina Angeloro (Italia) Kati Katona (Ungheria), Milian Mori (Svizzera), Touchy Toy Collective (Italia) Konx-om-Pax (Uk).

Dal 13 al 21 dicembre, tutti i giorni dalle 11 alle 17, nel Chromosphere Dome si susseguiranno le opere video dedicate a bambini e bambine. Dalle 17 in poi, l’esterno della cupola ospita i video mapping di artisti come DeRe dal Michigan e i lavori finali delle residenze artistiche e dei workshop per adulti e bambini a cura di Naba, FLxER e Fusolab, mentre all’interno della cupola, parallelamente, saranno proiettate le opere video di artisti internazionali: dal Giappone Yuri Urano e Manami Sakamoto, dalla Cina Te-Hsing Lu e Calvin Sin, dalla Polonia Ari Dykier, dalla Germania Sergey Prokofyev, dalla Grecia e dal Regno Unito Uncharted limbo Collective, e infine dalla Francia Milkorova, Sandrine Deumier, François Vautier, Flore e Sébastien Labrunie.

Fotonica ha inaugurato venerdì 13 dicembre all’Accademia d’Ungheria in Roma con Modulator V3, installazione del celebre artista ungherese Dávid Ariel Szauder, ispirata all’iconico “Light Prop for an Electric Stage” (1930) della figura di spicco della Bauhaus László Moholy-Nagy.

L’opera concepita da László Moholy-Nagy e progettata dall’architetto István Sebők era originariamente intesa come un “dispositivo sperimentale per la pittura della luce”. Attingendo al prototipo originale Szauder ha creato una performance interattiva arricchita da un’esperienza uditiva che risponde all’ambiente di luci e ombre creato dal movimento della scultura.

Il Festival ha proseguito, e prosegue ancora, tra Accademia di Ungheria e il Chromosphere Dome fino al 21 dicembre, 2024 con eventi di live performance, incontri e workshop. Consultate qui il sito per il calendario aggiornato degli eventi e per i biglietti.

Fotonica Festival, Accademia di Ungheria e Chromosphere Dome (quartiere Alessandrino), Roma, 13.12 – 21.12.2024
Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2024 – 2025”, realizzato in collaborazione con SIAE e con il sostegno della Comunità Europea – Creative Europe. FOTONICA è prodotto da Flyer srl, che nel 2004 ha dato vita a LPM Live Performers Meeting, il più grande evento del settore, giunto alla sua venticinquesima edizione. Il Festival fa parte del network AVnode, una rete internazionale con oltre 60 membri che promuovono più di 200 progetti tra festival, meeting e workshop.
immagini: (cover 1) MONOCOLOR, Entangled Structures (2) Kati Katona, Continuum (3) Touchy Toy Collective

 

 

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Haacke alla Schirn Kunsthalle

Dall’8 novembre 2024 al 9 febbraio 2025, la Schirn Kunsthalle di Francoforte dedica una retrospettiva all’artista tedesco-americano Hans Haacke, con una rassegna di opere a dal 1959 a oggi, tracciandone il suo indirizzo politico.

In diverse occasioni, i suoi controversi contributi artistici ai dibattiti in corso sono stati censurati dalle mostre. Artisticamente, ha perseguito una varietà di strategie, impegnandosi precocemente nei campi dell’ecologia e delle scienze naturali, attingendo agli approcci del gruppo ZERO, del Minimalismo, dell’Arte Concettuale, dell’arte pubblica e della poster art, tra gli altri. In qualità di pioniere della Critica Istituzionale nell’ambito dell’Arte Concettuale, le sue opere esaminano ordini o sistemi e li presentano in modo comparativo. L’artista stesso descrive il mondo come un super-sistema con innumerevoli sottosistemi, ognuno dei quali è più o meno influenzato dagli altri. Il pensiero sistemico, la critica istituzionale e la democrazia sono i temi principali che attraversano l’opera di Haacke. Alla Schirn sono in mostra i primi lavori iconici degli anni Sessanta, i suoi influenti sistemi in tempo reale, i pezzi che invitano alla partecipazione del pubblico e le ampie installazioni (storiche) politiche. Con circa settanta dipinti, fotografie, oggetti, installazioni, azioni, manifesti e un film, la mostra illustra come Haacke sia diventato uno degli artisti politici più importanti e influenti del mondo per le generazioni successive.

 

Per questa retrospettiva completa, lo Schirn è riuscito a riunire a Francoforte importanti opere dell’artista provenienti da collezioni pubbliche e private internazionali, tra cui: Museum Abteiberg, Mönchengladbach; Art Gallery of Ontario, Toronto; FRAC Bourgogne Dijon Collection; Generali Foundation Collection at the Museum der Moderne, Salzburg; Hamburger Bahnhof Nationalgalerie der Gegenwart, Berlino; LACMA, Los Angeles; Museum Ludwig, Colonia; MACBA, Barcellona; Lila and Gilbert Silverman Collection, Detroit; TATE London e Whitney Museum of American Art, New York.

Sebastian Baden, direttore della Schirn Kunsthalle di Francoforte, osserva che: “Hans Haacke è una leggenda dell’arte concettuale politica. Con questa retrospettiva presentiamo un artista il cui lavoro ha avuto una grande influenza sull’arte contemporanea. I suoi temi principali dell’ecologia, della critica istituzionale e della democrazia sono anche i temi centrali del presente. La pratica critica di Haacke deve essere resa accessibile e comunicata a un vasto pubblico internazionale. L’artista si preoccupa sempre di coinvolgere gli spettatori, invitandoli a impegnarsi in un dibattito critico e sensibilizzandoli alla diversità e alla libertà di opinione. Il potenziale democratico del suo lavoro di opposizione è particolarmente rilevante oggi, in un momento in cui le democrazie di tutto il mondo sono a rischio”.

Ingrid Pfeiffer, curatrice della mostra, osserva inoltre: “Osservare in particolare i primi lavori di Hans Haacke offre spunti di riflessione su un’opera che a prima vista può sembrare eterogenea. Egli utilizza questioni sistemiche per combinare materiali e tecniche diverse come la fotografia, gli oggetti, le azioni o le installazioni. I parallelismi strutturali percorrono come un filo d’oro la sua opera. In vari periodi, ha collegato sistemi fisici, biologici e sociali per rivelare strutture e cicli. Il lavoro di Haacke è sempre rigorosamente politico, ma anche poetico e umoristico. Questa sua schiettezza lo ha portato a essere disinvitato più volte dalle mostre. Ha sempre difeso le sue convinzioni, in particolare la difesa dei principi democratici”.

Nella sua rotonda accessibile al pubblico, la Schirn presenta l’iconico Gift Horse (2014) di Hans Haacke, che l’artista ha realizzato per Trafalgar Square a Londra nell’ambito del Fourth Plinth, una delle più prestigiose commissioni di arte pubblica al mondo. Come una sorta di “contro-monumento” alla rappresentazione imperiale del potere da parte delle statue di questa piazza, la scultura in bronzo di Haacke, alta 4,5 metri, mostra uno scheletro di cavallo basato su uno studio tratto dal libro di George Stubbs The Anatomy of the Horse. Il ticker della Borsa di Francoforte è trasmesso in diretta tramite un display elettronico su un anello nella parte anteriore dell’osso della coscia dello scheletro. Gift Horse di Haacke può essere letto come un commento su una società che per secoli è stata definita da antagonismi di classe e soggetta ai dettami dei mercati.

Il percorso espositivo inizia con importanti opere fisiche, biologiche ed ecologiche a partire dagli anni Sessanta. I primi progetti di Haacke sono stati influenzati dall’amicizia con Otto Piene e dal contatto con il gruppo ZERO di Düsseldorf. In questo periodo partecipò a numerose mostre pionieristiche sull’Arte Cinetica, l’Op Art, l’Arte Concettuale e la Land Art. Sebbene il lavoro di Haacke si sovrapponga a molti movimenti innovativi degli anni Sessanta, egli non sente di appartenere veramente a nessuno di essi. Non era interessato a materiali o stili specifici, ma alle connessioni fondamentali tra sistemi fisici, biologici e sociali. Tra le prime opere esposte allo Schirn figurano il dipinto Ce n’est pas la voie lactée (1960) e i rilievi di Haacke con lamine di specchio realizzati a partire dal 1961.

Quest’ultimo testimoniava già un interesse per le interazioni con lo spettatore, che sarebbero diventate sempre più importanti. Anche la prima opera fotografica di Haacke, Photographic Notes, documenta 2 (1959), ritrae il comportamento dei visitatori negli spazi espositivi. Altre opere, alcune delle quali di natura partecipativa, mostrano processi fisici, come Column with Two Immiscible Liquids (1965) o Large Water Level (1964-65). In mostra anche una serie in cui Haacke ha esplorato i vari stati fisici dell’acqua. Una delle opere simbolo dell’artista è il Large Condensation Cube (1963-67), un cubo di vetro acrilico che racchiude una piccola quantità d’acqua. Haacke ha anche chiamato questi cubi “scatole meteorologiche” e in seguito ha fatto analogie tra il clima meteorologico e quello politico.

Questo collegamento di sistemi diversi è caratteristico del metodo di Haacke. Il passaggio dall’oggetto (o scultura) al processo è evidente anche nella sua pratica artistica. Altri “allestimenti sperimentali” all’interno del museo mostrano il ciclo dell’acqua (Circulation, 1969) attraverso l’evaporazione, la condensazione, la cristallizzazione, la liquefazione, altri movimenti d’aria (Blue Sail, 1964-65) o processi di crescita (Grass Grows, 1969).

L’artista è tornato costantemente su questioni sistemiche ed ecologiche. La sua fotografia Monument to Beach Pollution (1970) è una delle prime opere d’arte ecologiche. Con il Trittico delle acque di scarico di Krefeld (1972) e l’Impianto di depurazione delle acque del Reno (1972), Haacke ha commentato in modo diretto e incisivo l’inquinamento del fiume Reno. Anche i suoi “sistemi in tempo reale” sono una caratteristica distintiva della sua opera. L’azione Chickens Hatching (1969) vede schiudersi pulcini in L’azione Chickens Hatching (1969) vede schiudersi pulcini in tempo reale nello spazio espositivo, dimostrando i processi di nascita e crescita in una struttura scatolare minimalista. Ant Co-op (1969) documenta la regolarità delle gallerie scavate dalle formiche come sistema biologico e sociale. Il ritratto d’artista documentario Hans Haacke: Self-Portrait of a German Artist in New York (1969) offre approfondimenti sui suoi metodi artistici e mostra anche molte delle prime opere processuali in azione.

Una delle aree di interesse della mostra è l’approccio sociologico e politico che alla fine è diventato la sua firma. A partire dal 1969, Haacke ha iniziato ad analizzare e visualizzare i sistemi sociali al fine di suscitare dibattiti sociopolitici nel contesto artistico. Questa forma di arte concettuale è fondamentalmente una presa di coscienza delle condizioni sociali, economiche e istituzionali in cui l’arte viene prodotta, esposta, venduta e ricevuta. Nel 1971, Shapolsky et al. Manhattan Real Estate Holdings, a Real-Time Social System, as of May 1, 1971 ha scatenato uno scandalo politico-culturale e proteste artistiche contro la censura. Utilizzando fotografie, tabelle e planimetrie di 142 proprietà nel Lower East Side e nel quartiere di Harlem a Manhattan, Haacke ha esposto la dubbia concentrazione di proprietà immobiliari e le relative pratiche del gruppo Shapolsky.

Quest’opera portò il direttore del Guggenheim Museum, Thomas Messer, a cancellare la mostra personale di Haacke poco prima della sua inaugurazione. Anche Manet-PROJEKT ’74 (1974), presentato da Haacke per la mostra di anniversario del Wallraf Richartz Museum di Colonia, ha provocato un altro atto di censura istituzionale. Haacke propose di esporre il Grappolo di asparagi (1880) di Édouard Manet, proveniente dalla collezione del museo, insieme ai risultati delle sue ricerche sulla provenienza dell’opera. I pannelli informativi contengono dettagliate informazioni personali, biografiche, professionali e finanziarie sui precedenti proprietari, nonché informazioni sul loro coinvolgimento nel nazionalsocialismo. La Schirn presenta anche altre due opere che esaminano criticamente gli intrecci tra mecenatismo artistico e attività economica: Der Pralinenmeister (Il maestro del cioccolato) (1981), sulle connessioni tra le decisioni culturali e fiscali dell’influente collezionista e produttore di Colonia Peter Ludwig, e Buhrlesque (1985) sul collezionista d’arte, mecenate e produttore di armi svizzero Dr. Dietrich Bührle.

La mostra presenta anche opere partecipative, come l’installazione MoMA Poll (1970) in cui Haacke ha posto ai visitatori del Museum of Modern Art di New York domande sulle loro convinzioni politiche. Durante la mostra alla Schirn sarà condotto anche un nuovo sondaggio tra i visitatori. In Photoelectric Viewer-Controlled Coordinate System (1968), i movimenti dei visitatori attraverso la stanza attivano proiettori a infrarossi e sensori fotoelettrici che attivano in modo diverso ventotto lampadine.

In numerose opere Haacke ha sostenuto i processi democratici, l’attivazione dell’opinione pubblica e un approccio antifascista pluralista. Alcuni dei suoi progetti riguardano la rappresentazione dei media: News (1969) trasporta il ticker di un’agenzia di stampa nello spazio espositivo; nello Schirn vengono trasmessi i servizi di alcuni media di Francoforte, come la Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Frankfurter Rundschau e Hessenschau.de. Photo Opportunity (After the Storm / Walker Evans) (1992) offre una prospettiva comparativa sul reportage fotografico. La Schirn presenta anche il lavoro di Haacke sulla critica del potere per Documenta 7. L’installazione Oil Painting: Homage to Marcel Broodthaers (1982) consiste in un ritratto dell’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan realizzato dallo stesso Haacke, esposto di fronte a una fotografia di grande formato di una grande manifestazione di oppositori alla sua politica e allo spiegamento di armi nucleari. Anche l’impegno di lunga data di Haacke nei confronti della politica della storia e del post-nazismo è presente nella mostra. Nel 1993 ha rappresentato il Padiglione tedesco alla Biennale di Venezia, per il quale ha ricevuto il Leone d’oro insieme a Nam June Paik.

Il suo sensazionale contributo GERMANIA presenta un campo di detriti di lastre di marmo all’interno della sala, che era stata ristrutturata nel 1939 sotto il nazionalsocialismo. Haacke ha sviluppato l’opera di grandi dimensioni DER BEVÖLKERUNG (TO THE POPULATION) (2000) come installazione permanente per uno dei due cortili interni dell’edificio del Reichstag tedesco a Berlino. La decisione di affidare l’incarico ad Haacke è stata oggetto di intensi dibattiti pubblici nel Bundestag. Le lettere illuminate installate sul pavimento si riferiscono all’iscrizione “DEM DEUTSCHEN VOLKE” (Al popolo tedesco) sul frontone dell’edificio del Reichstag. Ogni membro del Bundestag è stato invitato a contribuire con 50 chilogrammi di terra del proprio collegio elettorale; i semi inseriti nel terreno sono cresciuti in una varietà di vegetazione vivente, che oggi incornicia le lettere. Il progetto di poster di Haacke We (All) Are the People, creato per documenta 14 (2017) a Kassel e Atene e da allora esposto più volte, può essere letto come una reazione all’aumento del sentimento anti-migranti degli ultimi decenni. L’opera, basata su manifesti testuali, ripete lo slogan omonimo nelle dodici lingue diverse dei principali gruppi di migranti in ogni Paese.

(dal comunicato stampa)

Hans Haacke. Retrospective, Schirn, 08.11 – 05.02.2024
La mostra “Hans Haacke: Retrospettiva” è finanziata dalla Kulturstiftung des Bundes (Fondazione culturale federale tedesca). Finanziata dalla Beauftragte der Bundesregierung für Kultur und Medien (Commissario del governo federale per la cultura e i media). Con il sostegno aggiuntivo di fiber to the people GmbH.

immagini: (cover 1) Hans Haacke: Retrospective, exhibition view, © Schirn Kunsthalle Frankfurt 2024, Photo: Norbert Miguletz (2) Hans Haacke: Retrospective, exhibition view, © Schirn Kunsthalle Frankfurt 2024 (3) Hans Haacke, Large Condensation Cube, 1963–67, Acrylic glass, distilled water, 76.2 x 76.2 x 76.2 cm, MACBA Collection, MACBA Foundation, Gift of National Comitee and Board of Trustees Whitney Museum of American Art, © Hans Haacke / VG Bild-Kunst, Bonn 2024, Photo: Hans Haacke (4) Hans Haacke, News, 1969, Teletype machine, paper, wire service, variable dimensions, Edition 2/3, Courtesy the artist and Paula Cooper Gallery, New York, © Hans Haacke / VG Bild-Kunst, Bonn 2024, Photo: Ellen Wilson (5-6) Hans Haacke: Retrospective, exhibition view, © Schirn Kunsthalle Frankfurt 2024, Photo: Norbert Miguletz

 

 

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FRAME > Spiral of Time

FRAME cattura un fermo immagine del progetto online Spiral of Time del compositore e ricercatore olandese Edwin van der Heide, esplorazione della relazione tra suono, spazio e tempo, in questo caso riferito al paesaggio attorno al museo MACBA di Barcellona. I suoni del circondario, catturati per un minuto ogni ora nell’arco di tre anni sono organizzati in un archivio sonoro da fruire online con la possibilità di diverse letture temporali che ne fanno emergere i diversi patterns.

Edwin van der Heide, Spiral of Time, 2024, MACBA, Barcellona

 

 

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VIDEO POST > Round About Four Dimensions

VIDEO POST rilancia la documentazione della scultura Round About Four Dimensions di Julius von Bismark e Benjamin Maus, proiezione di una rotazione quadrimensionale,  un “ipercubo”, un “quadruplo cubo” o un “tesseratto”, spesso citato nelle teorie matematiche e fisiche per illustrare concetti che vanno oltre le tre dimensioni spaziali.

Julius von Bismark e Benjamin Maus, Round About Four Dimensions, 2023
Il progetto è stato commissionato da Arts at CERN per la mostra Exploring the Unknown al CERN Science Gateway, il nuovo centro didattico del CERN.

 

 

 

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FRAME > Pluma

FRAME cattura Pluma di Giacomo Lepri, installazione sonora che rileva il tatto attraverso le piume e genera suoni attraverso una sintesi audio neurale.

Giacomo Lepri, Pluma, 2024, immagine via
Concept, design & sound: Giacomo Lepri | CNC fabrication: Halldór Úlfarsson | Audio neural synthesis: Victor Shepardson | Sviluppato presso Intelligent Instruments Lab come parte del progetto EU ERC INTENT.

 

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VIDEO POST > What does A.I. think about me?

VIDEO POST rilancia What Does AI Thinks About Me?, video saggio relativo all’installazione realizzata da mots per indagare comportamento e pregiudizi dell’intelligenza artificiale mentre osserva gli esseri umani. L’installazione è stata recentemente esposta al Sónar+D, piattaforma per la collaborazione, la sperimentazione e l’esplorazione delle ultime tendenze della cultura digitale, collegata al Sonar, uno dei festival più popolari che ogni anno si svolge a Barcellona coinvolgendo vari luoghi della città.

mots, What Does AI Thinks About Me?, video essay related to the installation ‘AI & Me’
 film di mots | Produzione: mots, Zauberberg Productions | Camera: Octavian Mot, Daniela Nedovescu, Imran Latif, Michal Cajzer | L’installazione AI & Me’ è stata presentata al  Sónar+D  nel giugno 2024

 

 

 

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Alfredo Pirri a Città Sant’Angelo

Dal 21 giugno al 10 agosto 2024, il Museolaboratorio d’Arte Contemporanea di Città Sant’Angelo (Pe) presenta Alfredo Pirri. Luogo Pensiero Luce, progetto realizzato con il sostegno del PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’opera site-specific realizzata dall’artista dal titolo “Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo” sarà inaugurata al pubblico venerdì 21 giugno, alle ore 18, entrando a far parte della collezione del museo, e sarà visitabile da giovedì a sabato dalle 17 alle 21, e la domenica su appuntamento dalle 11 alle 14.

Il titolo dell’opera è preso in prestito da alcuni versi del brano musicale del gruppo Radiodervish, La rosa di Turi, dedicato alla prigionia di Antonio Gramsci a Turi, dove scrisse i celebri quaderni dal carcere. Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo fa parte di una serie di lavori che rimandano al tema della prigionia e del desiderio di fuga. L’opera tridimensionale è concepita per essere visitata solo parzialmente dal visitatore e collocata all’interno di una delle stanze del museo come un piccolo ambiente di forma parallelepipeda composto da pareti e superfici specchianti. Le pareti in metacrilato sono colorate dall’artista in fase di produzione e impastate con piume conciate di oche già macellate per l’alimentazione. Con i riflessi di luce naturale proveniente dalle finestre il museo è pervaso da un’illuminazione del tutto nuova.

Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo nasce dallo stretto rapporto di Alfredo Pirri con una lunga storia di trasformazione del Museolaboratorio. Dapprima come Convento delle Clarisse, poi campo d’internamento e manifattura tabacchi, nel 1996 si getta il primo seme per la realizzazione del Museolaboratorio con una mostra dal titolo Nuovo Luogo per L’Arte in cui partecipa, tra gli artisti, Alfredo Pirri. L’opera si ispira alle connessioni con il luogo, il paesaggio da cui si affaccia il museo e la sua storia, come sottolinea il direttore, Enzo De Leonibus: “E tutto entra da questo affaccio, come non pensare allora a questo rapporto con la natura, la luce ed il pensiero. L’opera proposta nel progetto di Alfredo Pirri Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo ha questo tipo di invito e credo che sia una scelta anch’essa conseguente al senso di questo luogo.

(dal comunicato stampa)

immagini: (cover 1) Alfredo Pirri, «Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo», particolare, 2024, courtesy Museolaboratorio, foto Giorgio Benni (2-3) Alfredo Pirri, «Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo», 2024, courtesy Museolaboratorio, foto Giorgio Benni.

Alfredo Pirri. Luogo Pensiero Luce, Museolaboratorio d’Arte Contemporanea di Città Sant’Angelo (Pe), 21.06 – 10.08.2024
Il progetto è sostenuto dal PAC 2022-2023
Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Alfredo Pirri (Cosenza, 1957) vive e lavora a Roma. La sua pratica artistica incontra diverse discipline: la pittura e la scultura, l’architettura e l’installazione. Le sue prime mostre personali risalgono agli anni Ottanta. Nel 1988 espone alla Biennale di Venezia, mentre nel 1999 è tra i protagonisti della collettiva Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art, curata da Achille Bonito Oliva presso il MoMA PS1 di New York. Nel 2023 riceve la Laurea Honoris Causa in Progettazione Architettonica, dall’Università degli Studi di Roma Tre. Collabora spesso con architetti per la realizzazione di progetti multidisciplinari, in cui arte e architettura dialogano in modo armonico. Negli ultimi anni ha partecipato alla realizzazione di grandi opere pubbliche tra cui il restauro di edifici storici come il teatro Kursaal di Bari e il teatro del Maggio Fiorentino di Firenze. Predomina da sempre nel suo lavoro l’attenzione per lo spazio, un interesse che definisce “politico”: inteso come tentativo di mostrare, qualcosa di necessario alla sopravvivenza stessa, una sorta di battaglia a favore dell’esistenza. Ogni sua opera diventa un luogo spaziale, emozionale e temporale, dove l’osservatore ha la possibilità di entrare per immergersi in esperienze cromatiche che lo destabilizzano e lo disorientano: i suoi sono dei veri e propri ambienti di luce.
Il Museolaboratorio nasce nel 1998, per volontà dell’Amministrazione Comunale di Città Sant’Angelo e si trova all’interno del complesso “ex Manifattura Tabacchi” a Città Sant’Angelo, in Abruzzo. Nel 2001, con la nuova direzione dell’artista Enzo De Leonibus, il museo persegue l’intento di mantenere sempre aperto lo spazio preesistente, come laboratorio di sperimentazione e di ricerca, utili a tutte le possibili espressioni dell’arte visiva contemporanea, “Il Museolaboratorio è un luogo di incontro e di lavoro per gli artisti, prima che un luogo espositivo, e desidera creare un importante clima di relazione determinante per la vita e per la progettualità del Museo che diventa così un luogo di riferimento per l’arte contemporanea, una sorta di terra di nessuno necessaria per modulare e realizzare progetti ed ossessioni”. Dal 2002 il Museo ha avviato un’attività continuativa, realizzando così ciò che era stato auspicato sin dalla sua nascita, avvenuta con spirito lungimirante ed un mix di passione culturale e di scelte politiche che sono riuscite, nel corso degli anni, a trasformare questa avventura nel punto di riferimento e nel luogo consolidato in cui si persegue la finalità di tracciare nuovi percorsi, di delineare nuovi orizzonti, di indicare nuove mete, di costruire l’identità del patrimonio culturale ed artistico per il mondo dell’arte contemporanea, specie per gli artisti, gli operatori culturali ed il pubblico privilegiato.

 

 

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Cuba introspettiva

Al Museo nazionale di Matera presso l’Ex Ospedale di San Rocco è in corso la mostra Cuba introspettiva. Esperienze performative di videoarte, ideata e curata da Giacomo Zaza e dell’artista Luis Gómez Armenteros.

Il progetto si muove tra contesti che s’intrecciano e s’incontrano: lo spazio pubblico e quello privato, la strada e l’intimità, la sfera socio-culturale e i percorsi immaginari. Evidenzia l’andamento diversificato delle pratiche artistiche cubane, slegandole da qualsiasi etichettatura. Pone in risalto la produzione di nuovi significati mediante esperienze video performative.

Il percorso espositivo si articola attraverso le esperienze di videoarte di dodici artisti cubani, protagonisti della ricerca contemporanea dentro e fuori l’isola: Juan Carlos Alom, Analía Amaya, María Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Luis Gómez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Glenda León, Sandra Ramos, Grethell Rasúa e Lázaro Saavedra.

«L’ampio sguardo rivolto alla ricerca artistica da Cuba, con particolare attenzione ai protagonisti di una sperimentazione visiva tra le più interessanti dell’area caraibica – sottolinea Annamaria Mauro, direttore del Museo nazionale di Matera – conferma l’apertura del Museo al mondo contemporaneo internazionale. Il complesso monumentale dell’Ex Ospedale di San Rocco continua a essere un laboratorio di perlustrazione della creatività odierna, capace di offrire immaginari condivisi ed esperienze provenienti da diversi ambiti culturali».

«Negli artisti in mostra – spiega il curatore Giacomo Zaza – prevale una visione riflessiva, intrisa di tratti ironici e paradossali, scabri e inquieti, come avviene in certa letteratura cubana, da Virgilio Piñera a Pedro Juan Gutiérrez. Una visione accompagnata dall’interiorizzazione e dal vaglio della storia (con le sue derive), nonché uno scenario ricco di attitudini sincretistiche. La pratica video cubana porta con sé una marcata spinta performativa. Gli artisti scelti per Matera si muovono tra valori fondativi dell’esperienza (la solidarietà, la libertà dell’individuo) e la ricerca di una dimensione poetica e di uno spazio sensibile, presso corteggiando il mondo magico».

(dal comunicato stampa)

Cuba Introspettiva. Esperienze performative di videoarte, a cura di Giacomo Zaza e l’artista Luis Gómez Armenteros
Ex Ospedale di San Rocco (Piazza San Giovanni, Matera), 22.03 – 30.06.2024
Artisti:Juan Carlos Alom, Analía Amaya, María Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Luis Gómez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Glenda León, Sandra Ramos, Grethell Rasúa and Lázaro Saavedra

immagini: (cover 1) Lazaro Saavedra, «El sindrome de la sospecha», 2004 (2) Sandra Ramos, «Aquarium», 2013 (3) Javier Castro, «El beso de la patria», 2011 (4) Luis Gomez, «Armenteros Coartada Be there», 2012 (5) Juan Carlos, «Alom Habana Solo», 2000

 

 

 

 

 

 

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The New Atlas of Digital Art

Per il quinto anno consecutivo, il MEET Digital Culture Center di Milano riflette sugli scenari della creatività digitale con professionisti e artisti di spicco internazionale. L’obiettivo è quello di mettere in luce il potenziale delle sperimentazioni creative immersive come possibile driver di innovazione culturale, sociale, economica.

Come le realtà parallele create dal digitale possono convivere con le realtà in essere? Oltre le frontiere della Realtà Virtuale, proveremo ad immergerci in un’immersività sempre più diffusa e pervasiva, che crea commistioni sottili tra reale e virtuale: dall’Augmented Reality all’Extended Reality e Mixed Rality, incluse le potenzialità creative dell’Intelligenza Artificiale.

L’Atlas aprirà una serie di riflessioni per inquadrare il tema da tutte le sue sfaccettature e condividere con esperti, professionisti e con il pubblico, opportunità e futuri possibili.

La mappa disegnerà confini e frontiere delle esperienze immersive, i linguaggi e le correnti espressive che stanno disegnando nuovi modi per fare cultura, i luoghi e i protagonisti dell’immersività, i format e le modalità di coinvolgimento del pubblico con incontri  eventi.

The New Atlas of Digital Art | Immersive Realities, MEET Digital Culture Center, Milano, 20-21.06.2024
Consultate qui il sito per il programma aggiornato degli eventi e registratevi (gratuitamente) qui su Evenbrite.

 

 

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SHELTER ISLAND

SHELTER ISLAND è la mostra che si snoda tra gli spazi della Marina Bastianello Gallery di Mestre e Venezia e quelli istituzionali di M9 – Museo del’900 e del Distretto M9. Il progetto, che prevede la collaborazione intergenerazionale di due artisti – Fernando Garbellotto (Portogruaro, 1955) e Luca Pozzi (Milano, 1983), nasce dall’urgenza di viaggiare nello spazio e nel tempo dei linguaggi ibridando ricerca artistica e scientifica attraverso il format inedito della Meta-Conferenza in un periodo storico particolarmente sensibile ai temi della pace. La Mostra riconnette idealmente il pubblico ad un evento accaduto nel 1947 sull’omonima isola nei pressi di New York che vide riuniti tra i più celebri e visionari fisici teorici dell’epoca – nomi del calibro di Richard Feynman, John Archibald Wheeler, Edward Teller, David Bohm, John von Neumann, Hans Bethe, J. Robert Oppenheimer e Freeman Dyson – per discutere i problemi fondamentali della meccanica quantistica agli albori dell’invenzione della bomba atomica. Il Summit, ricordato dalla storia come il leggendario vertice di Shelter Island per l’appunto, fu il primo dopo la risoluzione della seconda guerra mondiale e diede il via a quell’atteggiamento di condivisione della conoscenza scientifica su cui poggiano ancora i delicati equilibri globali odierni.

In un presente post-pandemico caratterizzato da tensioni geopolitiche di carattere energetico, ideologico, economico e religioso, il progetto prende vita dalla rigenerazione di una rete relazionale incentrata sull’importanza della collaborazione e del dialogo come modus operandi e condizione Sine Qua Non.

Attraverso le opere di Garbellotto e Pozzi si è chiamati a prendere parte attiva al Summit del ‘47 che, tele-trasportato nel 2024 e convertito nella forma e nella sostanza, diventa installazione cross-disciplinare a più voci, tra cui spiccano quelle di Carlo Rovelli, Roger Penrose, Shoini Ghose, Raymond Laflamme, Katie Mack, Hildign Neilson, Savas Dimopoulos, Pedro Vieira e Neil Turok, che, con il loro contributo, ne ri-attualizzano i presupposti in chiave eco-sistemica.

Partendo da queste premesse la Meta-Conferenza avviene su una cometa digitale di 4 Km di diametro, all’interno di una GAME ENGINE in Virtual Reality chiamata “Rosetta Mission 2024”, opera di Luca Pozzi, la quale, accogliendo una PLAYLIST di PODCAST realizzata dal Perimeter Institute di Waterloo in Ontario, la ripropone simultaneamente non solo al pubblico in presenza al Museo del Novecento sotto forma di installazione visiva, ma anche sul Megaschermo digitale della Hybrid Tower di Mestre e sui monitor satellite del Distretto dell’M9, andando a costruire una rete delocalizzata di piattaforme di accesso ai contenuti prodotti per un pubblico più vasto e non specialistico.

Rete che include, nelle sue maglie, le due sedi della Galleria Marina Bastianello dove troviamo invece rispettivamente a Venezia una grande installazione a parete di Fernando Garbellotto, ispirata alle teorie di Benoit Mandelbrot ed incentrata proprio sul concetto di Frattale “La Rete come idea del mondo”, mentre Luca Pozzi occupa la galleria di Mestre con un ambiente interattivo composto da dispositivi magnetici a parete, sculture ingegnerizzate con rivelatori di particelle dell’INFN e una postazione di Realtà Virtuale per accedere ai contenuti della “Rosetta Mission 2024” da remoto.

(dal comunicato stampa)

Shelter Island, Marina Bastianello Gallery (e altre sedi), Venezia Mestre, 22.05.2022 – 24.08.2024

immagini: (cover 1) Luca Pozzi, «Rosetta Mission», 2024, fermo immagine da VR Game Engine in 4K, 2024. Neil Turok / Sulla semplicità della natura, estratto da Conversazioni sul perimetro  (2) Fernando Garbellotto, «Rete Frattale», 2024. (3) Luca Pozzi, «Rosetta Mission 2024» , VR station, tappeto stampato da collage digitale, Oculus Quest, motore di gioco unity. Photo credits: lucapozzi & marinabastianellogallery  (4) Fernando Garbellotto, «Rete Frattale», 2024 (detail).

 

 

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FRAME > Light line

FRAME cattura Light line di Jenny Holzer per il Guggenheim Museum di New York, installazione che trasforma l’edificio in una serie di scrolling texts dalle sue serie iconiche, come “Truisms” e “Inflammatory Essays”. Il lavoro monumentale è anticamera della retrospettiva che nel museo newyorkese presenta una retrospettiva di suoi lavori dagli anni ’70 ad oggi.

Jenny Holzer: Light Line, Guggenheim Museum, New York,
La mostra è organizzata da Lauren Hinkson, Associate Curator for Collections. Conservazione  dell’installazione realizzata per il Solomon R. Guggenheim Museum è condotta da Lena Stringari, Deputy Director, da Andrew W. Mellon, Chief Conservator, e Agathe Jarczyk, Associate Time-Based Media Conservator.

Jenny Holzer: Light Line

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VIDEO POST > Synchronic

VIDEO POST rilancia Synchronic, installazione cinetica di Jin Lee, gioco di linee che si muovono sulla base di un piano preciso di velocità e direzione per creare un ‘caos armonioso’ dove i modelli non si influenzano a vicenda.

(…) La convergenza è solo un’illusione e ogni azione è solo l’evidenza dell’individualità.
La combinazione e l’intersezione di queste linee, che non sono causalmente collegate, risuonano e appaiono a seconda della prospettiva (del pubblico). E il significato inizia a nascere dagli eventi visivi collegati per caso
Jin Lee, 2024

Jin Lee, Synchronic, 2024

 

 

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Critical Fashion al Museo MACRO

Arshake segnala la serie di incontri su arte e moda che si svolgerà dal 5 al 7 giugno presso il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, a cura di Dobrila Denegri, con ospiti da tutto il mondo tra i più importanti curatori, designer, artisti, accademici e ricercatori nel campo della moda sperimentale.

Si parte da Linda Loppa, una delle voci più influenti nel campo della fashion education, si continua con Iris Ruisch e José Teunissen la cui attività curatoriale si è distinta attraverso l’unica biennale di moda sostenibile e inclusiva, appena inaugurata ad Arnheim. Si arriva a Yuima Nakazato, uno tra i più innovativi fashion designers del momento; per finire con teorici e fashion curators di nuova generazione come Jeppe Ugelvig e Matteo Augello. Questi sono solo alcuni dei nomi di punta di questo palinsesto che riunisce alcune delle voci più interessanti del momento.

Che cos’è la “moda critica”? Come si possono definire le sperimentazioni e le interazioni che mettono assieme moda, arte e altre discipline creative? Spesso sono stati usati diversi aggettivi come moda critica, indisciplinata, anomala; termini come “moda in senso espanso” o “transfashional”, che volevano indicare diverse relazioni concettuali e materiali che collegano la moda con diversi campi di ricerca e conoscenza.

Con questa inedita serie di conversazioni, incontri e conferenze che coinvolgono un eterogeneo gruppo di figure di spicco che, in qualità di curatori, stilisti, artisti, ricercatori o accademici si sono occupati dei fenomeni di “critical fashion”, si vuole aprire un dibattito sul futuro della moda partendo da diverse prospettive. La prima è quella che coinvolge le istituzioni educative che stanno trasformando gli approcci didattici per poter formare i creativi in grado di trasformare l’industria della moda e renderla più inclusiva, sostenibile e soprattutto più incentrata sulla figura del designer.

La seconda è quella che fornisce un approfondimento sulle esperienze curatoriali e artistiche basate sull’intersezione tra il sistema dell’arte e quello della moda.

E infine quella che si interroga sulle possibilità di maggiore interazione tra il mondo accademico, il mondo dell’arte e l’industria della moda per assicurare la maggiore visibilità, articolazione critica e una più ampia affermazione di pratiche creative che si relazionano con la moda e si definiscono “critical fashion”.

Attraverso il titolo Critical fashion: Come insegnarla? Perché comprarla?  questa serie di incontri mira ad affrontare controversie e paradossi legati a una pratica chiamata “moda critica” e al suo rapporto con le logiche di produzione e del consumo della moda. Le pratiche sperimentali, orientate verso la ricerca producono contenuti, significati e indagano le modalità alternative di concepire, creare e produrre moda. Eppure rimangono quasi sempre ai margini o al di fuori del sistema moda. A volte vengono esposti nei musei e nelle gallerie d’arte, a volte in altri ambiti “indipendenti”, e principalmente all’interno di contesti accademici ed educativi, ma non trovano quasi mai sostegno sistemico all’interno del mondo dell’arte. Quelli indipendenti sono comunque precari e i contesti educativi stanno diventando sempre più corporativi, quindi anche in quelle situazioni il sostegno è limitato.

Da dove si può partire per ripensare questi squilibri e dare più enfasi alle pratiche sperimentali, concettuali e capaci di produrre contenuti critici che mirano a dare alla moda una maggiore rilevanza culturale oltre a quella commerciale?
Questi sono i punti di partenza per tre giorni di conversazioni, dibattiti e presentazioni, per la prima volta organizzati a Roma, in un contesto museale, con una numerosa partecipazione di speakers internazionali di alto livello.

(dal comunicato stampa)

CRITICAL FASHION. Come insegnarla? Perché comprarla?, a cura di Dobrila Denegri 5 – 7 giugno 2024, MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Auditorium, Via Nizza 138, 00198 Roma (gli incontri si terranno in inglese. Ingresso gratuito)
Il programma è realizzato in collaborazione con il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma e promosso da Azienda Speciale Palaexpo e Assessorato alla Cultura di Roma Capitale. In collaborazione con il Dipartimento di Studi sulla Moda, Università La Sapienza, Roma, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Dipartimento di Moda, Roma; Università della California, Santa Cruz e Facoltà di Design, Università di Tecnologia, Bydgoszcz, Polonia. Con il sostegno di: Ministero Federale per le Arti, la Cultura, la Funzione Pubblica e lo Sport della Repubblica d’Austria e il Forum Austriaco di Cultura Roma; Ambasciata del Belgio, Rappresentazione Generale delle Fiandre; Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi; Ambasciata di Svezia e Swedish Institute; Ambasciata Reale Norvegese a Roma; Accademia di Danimarca a Roma; Accademia Tedesca Roma Villa Massimo; e Istituto Polacco di Roma.

immagine cover: “Excuse My Dust Extended”, 2017, Christina Dörfler in Zusammenarbeit mit Mirjam Papouschek. © Mirjam Papouschek, 2019. Models: Luise Böcker, Lola Fuchs, image via

Programma (gli incontri si svolgono in inglese):
5 – 7 Giugno 2024
15:00 – 15:30 Introduzione di Dobrila Denegri e presentazione del convegno
Auditorium
15:30 – 16:30 Sessione 1: La moda critica: come insegnarla?
Auditorium
  • Linda Loppa, curatrice, opinion leader
  • Clemens Thornquist, Capo del dipartimento, Fashion Design, The Swedish School of Textiles, Università di Borås
  • Moderatore: Dobrila Denegri
17.00 – 18.00 Sessione 2: L’attivismo della moda e le sue piattaforme
Auditorium
  • Iris Ruisch, direttrice della State of Fashion
  • José Teunissen, direttrice dell’AMFI – Amsterdam Fashion Institute dell’Università di Scienze Applicate
  • Moderatore: Dobrila Denegri
18:30 – 19:00 Sessione 3: Presentazione degli interventi espositivi
Foyer
  • Unsettled Matter, Manora Auersperg in collaborazione con Natascha Unkart, Vienna
  • Excuse My Dust Series, Christina Dörfler, Vienna
19:00 – 20:00
Sala Cinema
  • Prima proiezione a Roma del video Duel di Anna-Sophie Berger, Vienna
 6 giugno 2024
12.00 – 13.00 Sessione 4 (solo su invito)Brainstorming e conversazioni sul futuro dell’educazione di moda
Tetto dell’Auditorium
  • Romana Andò, professore associato, “Sociologia della Comunicazione e della Moda” e di “Teoria e Analisi del Pubblico” alla Sapienza Università di Roma
  • Ivana Conte, Direttore, ILA – International Luxury Academy, Roma/Londra
  • Christina Dörfler, docente, Kunst-Mode-Design, Herbststrasse, Scuola Superiore Federale della Moda, Vienna
  • Linda Loppa, curatrice, opinion leader e advisor, Polimoda, Firenze
  • Diego Manfreda, Course Leader del Triennio in Fashion Design del Campus di Roma di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
  • Szymon Owsiański, docente, Dipartimento di Design, Facoltà di Design, Università di Tecnologia, Bydgoszcz
  • Karisia Paponi, docente, Dipartimento Moda, Accademia di Belle Arti, Catanzaro
  • Clemens Thornquist, Capo del dipartimento, Fashion Design, The Swedish School of Textiles, Università di Borås
  • José Teunissen, Director, AMFI – Amsterdam Fashion Institute dell’Università di Scienze Applicate
15:00 – 15:30 Introduzione di Luca Lo Pinto, direttore del MACRO, e presentazione delle mostre e dei programmi legati alla moda allestiti nel Museo
Auditorium
15.30 – 17:00 Sessione 5: Critical fashion e curatela. 1/2
Auditorium
  • Conferenza + Q&A: Matthew Linde, curatore, ricercatore e scrittore
  • Anna Sophie Berger in conversazione con Matthew Linde e Luca Lo Pinto
17:30-19:00 Sessione 5: Critical fashion e curatela. 2/2
Auditorium
  • Conferenza + Q&A: Jeppe Ugelvig, curatore, storico di moda e critico culturale
  • Tenant of Culture in conversazione con Dobrila Denegri e Jeppe Ugelvig
 19:00-19:30 Presentazione del nuovo numero di VISCOSE Magazine
Auditorium
7 giugno 2024
15:00 – 16:00 Sessione online 6: Sostenere la moda sperimentale: perché e come?
Auditorium
Yuima Nakazato, stilista e fondatore del Fashion Frontier Program, Tokyo
in conversazione con Dobrila Denegri, Linda Loppa, Arisa Kamada e Yoshihiro Oshima del programma Fashion Frontiers gestito dall’atelier Yuima Nakazato
16:15 – 17:00 Sessione 7: Nuove piattaforme di ricerca sulla moda
Auditorium
Elise By Olsen, direttrice della Biblioteca Internazionale di Ricerca sulla Moda, Oslo
17.30 – 18.30 Sessione 8: Insegnare la moda sperimentale
Auditorium
Presentazione della pubblicazione Radical Fashion Exercises: A Workbook of Modes and Methods e discussione
  • Laura Gardner, docente School of Fashion and Textiles, RMIT University di Melbourne
  • Daphne Mohajer va Pesaran, docente, School of Fashion and Textiles della RMIT University di Melbourne
  • Capo del dipartimento, Fashion Design, The Swedish School of Textiles, Università di Borås
  • Jeppe Ugelvig, curatore, storico di moda e critico culturale
  • Alessandra Vaccari, professoressa IUAV, Venezia
 19.00 – 20.00 Sessione 9: Come fare la storia: vanità e piacere nella ricerca sulla moda
Auditorium
Performative lecture: Dr. Matteo Augello, teorico della moda

 

 

 

 

 

 

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MetaPan. Masterclass nel Metaverso

Tempo fa, il PAN – Palazzo delle Arti a Napoli, aveva annunciato la sua riapertura e indirizzo di programma con la sua struttura complementare nel Metaverso, il Metapan, e attraverso le progettualità di quattro artisti che rappresentano le diverse direzioni progettuali della programmazione futura, Bianco-Valente, Aureia Harvey, Chiara Passa, Quayola. Le installazioni virtuali sono accompagnate ora da una serie di lezioni per un ciclo di Masterclass aperte al pubblico (online) in corso di svolgimento da aprile a luglio 2024 con sei lezioni indirizzate a giovani laureati di diversi atenei italiani e di diversa formazione e con la partecipazione di alcuni tra i più importanti docenti ed esperti di arte e new media di rilievo nazionale ed internazionale – Francesco Spampinato, Professore di Storia dell’arte contemporanea, Università Alma Master Studiorum di Bologna; Andrea Pinotti, Professore di Estetica, Università Statale di Milano; Ruggero Eugeni, Professore di Semiotica dei media, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Elisabetta Modena, Ricercatrice in Storia dell’arte contemporanea, Università di Pavia.

 

Dopo aver incontrato Vincenzo Trione e Maria Grazia Mattei il 30 aprile e Francesco Spampinato il 9 maggio, il 23 maggio, ad incontrare studenti e pubblico saranno gli artisti invitati ad inaugurare lo spazio virtuale con le loro installazioni e approcci creativi, Bianco-Valente, Aureia Harvey, Chiara Passa, Quayola.

23 maggio, 2024. Sala virtuale del MetaPan. Incontro con Bianco-Valente, Aureia Harvey, Chiara Passa, Quayola: Link d’accesso al MetaPan
Prossimi appuntamenti:
4 giugno (17.30-19.00). Incontro con Andrea Pinotti, Università Statale di Milano: Teleimmagini. VR, AE e AI nello spazio pubblico e museale
17 giugno (17.30-19.00). Incontro con Ruggero Eugeni, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano: Breve ma veridica genealogia delle estensioni della realtà 
4 luglio (17.30-19.00) Elisabetta Modena, Università degli Studi di Pavia. Ambienti immersivi. Dal Futurismo alla Virtual Art
Il METAPAN è un progetto digitale – finanziato dalla Città Metropolitana di Napoli e promosso dal Comune di Napoli in partnership con MEET Digital Culture Center, il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale di Milano, riconosciuto nel 2023 come museo da Regione Lombardia – è curato da Maria Grazia Mattei, Fondatrice e Presidente di MEET e Valentino Catricalà, curatore d’arte contemporanea, con la supervisione tecnica dell’architetto Giuliano Bora, che ha realizzato lo spazio all’interno della piattaforma immersiva tridimensionale Spatial.io. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del programma Napoli Contemporanea, curato da Vincenzo Trione, consigliere del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per l’arte contemporanea e le attività museali.

 

 

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VIDEO POST > Be My Guest!

VIDEO POST rilancia Be My Guest! di Anna Pompermaier e Cenk Güzelis, un cena in mixed reality con AI, ospite e co-creatore del menù per rievocare antichi rituali nella vita di tutti i giorni, installazione al crocevia tra arte, architettura e ricerca.

Anna Pompermaier e Cenk Güzelis, Be My Guest!, 2023, video documentazione della performance con Realtà Aumentata
Be My Guest! è stato sviluppato come parte della residenza per artisti European Media Art Platform (EMAP)  presso iMAL. Leggi di più

 

 

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FRAME > THE ORDER OF THINGS

FRAME cattura Ball Track Venus Italica, opera di Wim Delvoye per rilanciare la mostra “The Order of Things” di cui è parte al Musée D’Art et D’Histoire, riflessione dell’artista sulla relazione con l’arte e con gli oggetti.

Wim Delvoye, Ball Track Venus Italica, 2023 Bronze patiné ; H. 173 cm © Studio Wim Delvoye, immagine via
parte della mostra The Order of Things, Musée D’Art et D’Histoire, Ginevra, 26.01 – 16.06.2024

 

 

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The 1st de-Machine Storytelling Contest

Arshake è lieta di segnalare “The 1st de-Machine Storytelling Contest” di Enrico Bisenzi, lanciato il 19 marzo sul suo blog che, anche, ci piace rilanciare all’attenzione per interesse e originalità de testi e del suo ideatore, fra i primi in Italia ad occuparsi di INCLUSIVE DESIGN e il primo ad aver teorizzato l’esigenza di uno strumento di helpdesk per l’accessibilità del digitale.

Si tratta di “una proposta di scrittura per comunicare senza essere comprensibili dalle AI generative come Chat-GPT o Gemini. Un gesto provocatorio e irriverente che invita alla riflessione su un’evidente speculazione a senso unico che vede gli umani alimentare le ‘intelligenze’ artificiali degradandosi culturalmente e senza ricevere molto in cambio, se non una sensazione di comodità e piacere rispetto ad una serie di incombenze da realizzare; un rapporto, quindi, squisitamente ‘tossico’ e che andrebbe necessariamente riequilibrato (da un punto di vista economico in primis).

Un esperimento portato a buon fine (EVVIVA!) che ha prodotto uno stile di scrittura, grazie ad un codice interpretativo molto semplice e ad una formattazione differenziata, per farsi capire da un interlocutore umano ma non da un’intelligenza artificiale. La messa in relazione concettuale della prima e della seconda riga, una punteggiatura che funziona grosso modo come se fosse un testo unico ma anche a righe alternate (meglio distinguere il racconto da marcatori di paragrafi veri e propri ove la punteggiatura non è distintiva e il codice interpretativo non è esplicitato per favorire lettura e interpretazione da parte di eventuali screen-reader), alcuni concetti volutamente contraddittori fra i due distinti racconti scritti vicini tra loro come nelle due ultime righe, sono altri accorgimenti volutamente realizzati per creare ‘allucinazioni’ algoritmiche.

Continua a leggere qui per saperne di più e per partecipare…

 

 

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PARMA 360

In un’epoca di grande prosperità per le civiltà occidentali, ma al tempo stesso di recente instabilità, l’umanità del futuro dovrà affrontare nuove problematiche legate al cambiamento climatico, al mutamento dell’habitat, alla gestione delle risorse. Yuval Noah Harari, uno dei più grandi intellettuali, filosofi e divulgatori contemporanei, nel suo saggio “HOMO DEUS. Breve storia del futuro” ha preannunciato alcune delle sfide che daranno forma all’umanità XXI secolo, dalla robotica alla biotecnologia, dalla ingegneria genetica all’Intelligenza Artificiale.

Cinque grandi mostre di pittura, scultura, illustrazione, arte digitale e nuovi media sono allestite in dialogo con chiese e palazzi storici della città di Parma, in un percorso diffuso sul territorio che ha come obiettivo quello di valorizzare il patrimonio storico-artistico della città e di proporre al pubblico inedite visioni e prospettive della creatività contemporanea.

Promosso dalle associazioni culturali 360° Creativity Events ed Art Company, PARMA 360 Festival ha ricevuto il patrocinio e il contributo del Comune di Parma, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna ed è sostenuto da un’ampia rete di partner pubblici e privati.

Il piano nobile di Palazzo Pigorini, edificio settecentesco affrescato con scene mitologiche da Francesco Scaramuzza, ospita la mostra “Survival” di Piero Gilardi (Torino 1942-2023), in omaggio al Maestro dell’Arte Povera – recentemente scomparso – ecologista ante-litteram e tra gli autori italiani più influenti del secondo dopoguerra a livello internazionale. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Canali, racconta il percorso di Gilardi a partire dal suo complesso rapporto con la Natura, soggetto del suo lavoro, e con la Tecnologia, che ne ha condizionato tecniche e modelli di fruizione. Dal 1965 Piero Gilardi inizia a realizzare i “Tappeti-natura” con l’intento di stimolare nella società futura la percezione sensoriale dell’ambiente naturale, riproposto attraverso “dispositivi domestici” artificiali. Opere d’arte che rappresentano in modo realistico e meticoloso sezioni tridimensionali di suolo e paesaggio a grandezza naturale (piante di fico, palmeti, girasoli, cavoli, zucche, pesche…), intagliate nel poliuretano espanso e dipinte con pigmenti sintetici, sino al limite dell’iperrealismo. Sono sculture dipinte che non vanno contemplate passivamente, bensì devono interagire sensorialmente con il corpo del fruitore, per accoglierlo ed essere toccate, udite, percorse, esperienziate.

Il concetto di “interattività” attraversa tutta la mostra ed è accentuato in alcune opere più recenti come “Scoglio bretone” (2001), “Panthoswall” (2003) e “La Tempesta perfetta” (2017) che rientrano nel percorso di ricerca che, a partire dagli anni Ottanta, porta l’artista a utilizzare la tecnologia per consentire allo spettatore di partecipare attivamente interagendo con l’oggetto artistico, al fine di mobilitare una risposta nei confronti della difesa dell’ambiente e della sopravvivenza del Pianeta.

La mostra ci restituisce la figura di Piero Gilardi non solamente quale artista e ricercatore, ma anche nelle vesti di animatore culturale di un “attivismo militante creativo”, a beneficio di una condivisione esperienziale che ha come obiettivo l’impegno sociale e la lotta biopolitica. “In retrospettiva, la precoce consapevolezza di Gilardi per le dinamiche interattive, ma contraddittorie, fra modernità ed ecologia, come istanze preponderanti nelle trasformazioni culturali e quotidiane dell’umanità, si è rivelata molto lungimirante”, ha affermato Hou Hanru in occasione della mostra al MAXXI di Roma.

La mostra riunisce una ventina di opere dell’artista, anche di grandi dimensioni, e si avvale di prestiti da parte della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, della Galleria Giraldi di Livorno, della Galleria Enrico Astuni di Bologna e di collezionisti privati.

Al secondo piano di Palazzo Pigorini si sviluppa la prima sezione della mostra collettiva “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale”, a cura di Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi e Davide Sarchioni, la prima mostra collettiva di artisti italiani sulla Intelligenza Artificiale. Il titolo del progetto “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale” si ricollega al famoso saggio di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, pubblicato nel 1936, in cui il filosofo tedesco sosteneva come, all’inizio del XX secolo, l’invenzione e l’utilizzo di nuove tecniche, quali il cinema e la fotografia, stesse radicalmente cambiando le modalità di produzione e di ricezione artistica. Allo stesso modo, negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale ha visto una rapida ascesa – Intelligenza Artificiale è stata designata parola dell’anno 2023 dal Collins Dictionary –, e oggi sempre più artisti si sono confrontati e usano questa tecnologia per creare opere d’arte e progetti artistici collaborativi verso nuovi linguaggi estetici. In mostra: video, progetti immersivi, artwork digitali ma anche opere fisiche: dal mosaico all’installazione, dalla scultura alla fotografia – tutte opere frutto della creatività artistica di un pool di 20 artisti che hanno incluso nella loro ricerca e produzione l’uso dell’AI.

La mostra intende indagare diverse modalità di utilizzo dell’IA da parte di una ventina di artisti pionieri del digitale o AI artists di nuova generazione. Temi come la natura, la botanica, l’ambiente, ma anche l’uomo, l’umanità, le comunità, le città, i monumenti, le macchine, i sogni, le mitologie sono plasmati e/o trasformati attraverso l’impiego delle GAN, degli algoritmi e delle AI Generative, tra arte elettronica, glitch art, realtà aumentata, realtà virtuale e altre forme espressive dell’era digitale.

In mostra sono esposte le opere di: Antonio Barbieri, Domenico Barra, Davide Maria Coltro, Andrea Crespi, Giuliana Cunéaz, Debora Hirsch, Nick Landucci, Giuseppe Lo Schiavo, Manuel Macadamia, Vincenzo Marsiglia, Mauro Martino, Angelo Demitri Morandini, Max Papeschi con Michele Ronchetti, Chiara Passa, Giuseppe Ragazzini, Martin Romeo, Svccy.

Il progetto dedicato all’AI si completa con una seconda sezione espositiva, allestita presso il Torrione Visconteo, torre medievale sita in via dei Farnese, di fronte alla Pilotta, che presenta le video-installazioni site-specific ed immersive degli artisti Luca Pozzi, Kamilia Kard e Lino Strangis.

Durante lo svolgimento della mostra sarà presentato il libro-catalogo dedicato al progetto, edito da Jaca Book, che riunisce i saggi dei curatori Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi, Davide Sarchioni, un contributo inedito di Piero Gilardi e l’apparato critico e iconografico dedicato ai venti artisti in mostra. L’esposizione avrà il suo twin digitale nel Metaverso su Spatial grazie alla collaborazione con Dario Buratti che ha realizzato un nuovo spazio con architetture futuristiche che accoglieranno le opere degli artisti nella loro versione digital.

Emanuele Giannelli, uno dei più celebri scultori contemporanei, è il protagonista della mostra Humanoid, a cura di Camilla Mineo, alla Chiesa sconsacrata di San Ludovico con quaranta opere di grandi dimensioni e presente in città con l’iconica Mr. Arbitrium, opera monumentale di oltre 5 metri che sorregge la Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello gotico della Città di Parma, riaperta dopo 200 anni di storia travagliata, situata a pochi passi dal Duomo e Battistero. Al centro del lavoro dello scultore – diplomato all’Accademia di Carrara e da Roma approdato con il suo laboratorio a Pietrasanta, in Versilia – c’è l’Uomo, indagato nel suo essere contemporaneamente primitivo e futuristico, umano e non umano, in bilico fra uno stato primigenio (l’ironica Monkey Tribù) e un futuro incerto e globalizzato. In mostra è esposta una selezione di opere degli ultimi anni, realizzate prevalentemente in resina e ceramica: gruppi scultorei composti da singole figure o da gruppi di umani che dialogano strettamente fra loro, creando un universo dall’estetica futuristica impregnato di atmosfere filmiche e letterarie. Nei lavori di Giannelli i corpi sono modellati come fossero entità ibride, dotate di protesi tecnologiche: occhiali da saldatore, binocoli e visori (Korf) proiettano l’Uomo in un mondo virtuale che lo allontana dalla realtà, un universo in cui il progresso tecnologico, l’intelligenza artificiale, le nuove tecnologie hanno rivoluzionato e messo in crisi i più fondanti concetti identitari.

Giannelli sembra proiettarci in scenari apocalittici e fantascientifici raccontandoci di un’umanità alienata e omologata, dotata di numeri seriali sul petto: eserciti ieratici e silenziosi, come nell’opera Mr. Kirbiati, o come invece nei Sospesi, sculture in cui l’artista rappresenta lo sforzo fisico del corpo umano che cerca di opporsi alla forza di gravità, figure fluttuanti in una dimensione sospesa, alla ricerca di un equilibrio.

Le opere di Giannelli sorprendono e incuriosiscono e spingono a una riflessione profonda sul momento storico che stiamo vivendo, sul rapporto dell’uomo con la tecnologia, sull’incapacità che abbiamo di comunicare fra di noi in un mondo ultra connesso (Stati di allerta) e sul ruolo che l’essere umano avrà nel futuro del mondo, sulle scelte che compirà per sé stesso e, soprattutto, per il pianeta che lo ospita.

The Space Between presso il Laboratorio aperto del Complesso di San Paolo, vede esposti i lavori di quattro grandi illustratori contemporanei che da tempo hanno affermato il loro nome ed il loro lavoro in ambiti nazionali ed internazionali e che per la prima volta dialogano tra loro. La mostra, a cura di Federico Cano Correa di Galleria Caracol, espone i lavori più recenti di Emiliano Ponzi, Bianca Bagnarelli, Antonio Pronostico e Manfredi Ciminale. In un mondo in cui è sempre più difficile riconoscere la mano dell’umano rispetto ad un’AI, il ruolo dell’illustratore diventa quello di un narratore silenzioso, un artigiano del disegno che ci suggerisce di fermarci e di soffermarci per qualche secondo su di un’immagine, scovarne il senso profondo e farla (in qualche modo) nostra.

Ponzi è uno degli autori italiani contemporanei più affermati a livello internazionale e, lavorando in tecnica digitale, porta avanti uno stile concettuale assolutamente riconoscibile ed unico, dove la prospettiva, il punto di fuga e i colori donano ai soggetti che illustra un dinamismo ed un movimento quasi cinematografico. In mostra sono esposte illustrazioni editoriali realizzate per clienti come The New Yorker, Feltrinelli ed Einaudi, alcune tavole tratte dal libro commissionatogli dal MoMa di New York su Massimo Vignelli “The Great New York Subway Map”.

Bianca Bagnarelli è uno dei grandi talenti emergenti dell’illustrazione e del fumetto italiano. Il suo è uno stile che risente molto dell’influenza del fumetto americano contemporaneo, complice una sua grande abilità compositiva unita ad una sensibilità artistica elevata, Bagnarelli è arrivata in poco tempo ad essere una delle firme più richieste da riviste come The New York Times e The NewYorker per la quale ha recentemente realizzato la famigerata copertina “Deadline”. Antonio Pronostico, autore già di tre libri per Coconino Press, è una delle matite più interessanti ed originali degli ultimi anni. Anche lui divide il suo lavoro tra illustrazione e fumetto e utilizza la tecnica della matita e dell’acrilico, rimanendo fedele ad un approccio più analogico. Infine nel lavoro di Manfredi Ciminale possiamo riconoscere influenze provenienti da diverse epoche storiche e da diversi stili, in mostra ci sarà la sua serie dedicata alle nuvole, che fa parte di un progetto personale che porta avanti da diverso tempo. Ciminale è un artista che pone la questione ambientale al primo posto, emblematica l’immagine esposta che vede l’Empire State Building di New York un istante prima di essere sommerso da un’onda gigante.

L’ottava edizione di PARMA 360 Festival si completa con una serie di talk, incontri e workshop con gli autori protagonisti delle mostre e alcuni relatori, critici d’arte, curatori, giornalisti, operatori culturali in dialogo con loro.

Come ogni anno, il Festival si allarga alla città intera attraverso un CIRCUITO OFF, organizzato grazie al contributo dell’Assessorato alla Rigenerazione Urbana e Attività economiche, per far rivivere in modo nuovo gli spazi della città, promuovere la cultura artistica presente nel territorio e coinvolgere attivamente tutta la cittadinanza attraverso un percorso ramificato nel centro storico di Parma. All’appello sono chiamati una cinquantina di spazi creativi della città, tra negozi, ristoranti, librerie, studi d’artista ed esercizi vari. Quest’anno il CIRCUITO OFF di Parma 360, sbarca in Galleria Polidoro e Galleria Bassa dei Magnani proponendo un’ampia offerta culturale che ha l’obiettivo di rianimare, rivitalizzare e riqualificare lo spazio delle Gallerie attraverso il presidio della zona, il decoro, la cura e la realizzazione di attività artistiche e creative articolate in un ricco calendario di eventi in collaborazione con i commercianti e una rete di partner come il Gruppo Giovani Imprenditori di Ascom e Bia Garden Store.

PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, che vede la direzione artistica e la curatela di Chiara Canali, Camilla Mineo e di Silvano Orlandini come Direttore di produzione, è organizzato dalle associazioni 360° Creativity Events ed Art Company, con il contributo del Comune di Parma, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, e un’ampia rete di partner pubblici e privati, tra cui Gruppo Zatti, BPER, Euplip, Studio Livatino, Athena – professionisti e consulenti associati, Fiere di Parma – Cibus 2024, ARA 1965 S.p.A, Termoblok, Colser, Ascom, Villani vini e liquori, Starhotels Du Parc.

(dal comunicato stampa)

PARMA 360 Festival, 06.04 – 19.05.2024, Parma, sedi varie

 

 

 

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VIDEO POST > EXPOSOMES SINGULIERS

VIDEO POST rilancia Singular Exposomes: Revealing the Invisible di Nicolas Michel, installazione generativa che ruota attorno all’exposome, concetto che misura i fattori non genetici che hanno un impatto sulla salute dell’uomo.

Nicolas Michel (Sound by: Valentin Fayaud), Singular Exposomes: Revealing the Invisible, 2024
Il progetto è stato realizzato a seguito di una residenza artistica organizzata in collaborazione tra Le Cube Garges e il Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica (CNRS) e finanziata dall’Agenzia Nazionale della Ricerca (ANR)

 

EXPOSOMES SINGULIERS // CNRS

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Premio Lydia per la giovane arte.

La Fondazione Il Lazzaretto a Milano sostiene la ricerca artistica attraverso il Premio Lydia all’Arte Contemporanea aperto ad artiste under 35, a cura di Claudia D’Alonzo. Giunto alla sua settima edizione, il premio prosegue la partnership culturale con PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, tra le più autorevoli istituzioni pubbliche in Italia dedicate all’arte contemporanea, e con il suo curatore Diego Sileo. Il Premio Lydia 2024 si apre con una open call, le candidature possono essere inviate dal 23 aprile fino alla scadenza, fissata alle ore 12.00 del 24 maggio.

L’esito sarà definito da una giuria di esperti formata da Silvia Costa, regista e performer, Francesco D’Abbraccio, editore e artista, Claudia D’Alonzo, docente e curatrice, Chiara Nuzzi, curatrice e manager editoriale Fondazione ICA Milano, Diego Sileo, curatore PAC. L’artista avrà a disposizione un grant complessivo di 5000 euro per sviluppare la sua ricerca che culminerà con una restituzione pubblica realizzata in collaborazione con PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel corso del 2025.

La Fondazione Il Lazzaretto è impegnata dal 2014 nell’ideazione di progetti culturali partecipati all’insegna della sperimentazione tra arti visive, letteratura, fotografia, performing arts, e le loro rispettive contaminazioni. Ogni anno sono attivati progetti originali, firmati dal team creativo del Lazzaretto o da professionisti esterni coinvolti ad hoc e sviluppati in sinergia con la Fondazione attraverso residenze, laboratori e workshop. Il risultato dei singoli progetti viene presentato al pubblico ogni anno nel mese di novembre all’interno del Il Festival della Peste!.

Il Premio Lydia all’arte contemporanea, attivo dal 2018 è parte di questa ricerca. Quest’anno per la prima volta anche questo premio segue un filone tematico: Sensing Beyond Human. Come ogni edizione, con il contributo di Fondazione Lydia Silvestri, l’iniziativa è dedicata alla memoria dell’artista Lydia Silvestri, allieva di Marino Marini, scultrice che ha portato la sua ricerca ed esperienza anche di docente in tutto il mondo insegnando a Bath Academy of Art in Inghilterra negli anni 1953–54 e 1963–64, a New York, nel 1960, ad Hong Kong nel 1961, e all’Accademia di Brera a Milano dove si è formata, negli anni ‘80.

Vai al Bando del Premio Lydia 2024

immagini: (cover 1) Fondazione Lydia Silvestri, archivio e spazi, ph Silvia Gottardi (2) Rachele Maistrello, «The Silent World», installazione sonora, Premio Lydia 2022, PAC Milano 2023, Ph Claudia Capelli, Courtesy PAC (3) Fondazione Lydia Silvestri, archivio e spazi, ph Silvia Gottardi

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Call for submissions > Share Prize XVI

Deadline: 9 giugno 2024 

Quando: 28 ottobre – 3 novembre, 2024 (Contemporary Art Week)

Dove: Torino, Share Festival

Link website

L’Associazione The Sharing annuncia la XVI edizione di Share Prize, il concorso dedicato all’arte contemporanea declinata alle tecnologie e alle scienze. Le opere candidate al premio dovranno seguire il tema: ‘ALL-NATURAL’, curato dal direttore artistico di Share Festival Bruce Sterling e della curatrice Jasmina Tešanović.

La Giuria Internazionale del concorso assegnerà un premio di euro 2.500,00* all’opera (edita o inedita) che meglio rappresenta la sperimentazione tra arti e nuove tecnologie.

I candidati al premio (short list di 6 concorrenti) saranno invitati a partecipare alla XVIII edizione di Share Festival. Le sei nomination dei candidati al premio saranno annunciate a Luglio 2024 sul sito web: www.toshareproject.it

Il vincitore sarà annunciato durante l’Opening di Share Festival in programma a Torino
dal 28 ottobre al 3 Novembre 2024, durante la Torino Contemporary Art Week.

Link bando

 

 

 

 

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Auto Wing

FRAME cattura un lavoro della serie “Auto Wing” di Hanna Antonsson, collisione tra animali e veicoli motorizzati, tutti materiali trovati lungo le strade della sua nativa Göteborg. Le ali degli uccelli probabilmente uccisi dalle auto, riprendono i loro battito attraverso l’impulso di un motore.

Hanna Antonsson, Auto Wing II, Ali di gabbiano tassidermico, pneumatico d’auto, metallo, 2021, immagine via

 

 

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EXPOSED Torino Foto Festival

Dal 2 maggio al 2 giugno 2024 Torino ospita la prima edizione di EXPOSED Torino Foto Festival, il nuovo Festival Internazionale di Fotografia di Torino. Rifacendosi a uno degli argomenti centrali nella tradizione fotografica italiana, per il 2024 il Festival è dedicato al tema New Landscapes – Nuovi Paesaggi, e propone una riflessione sull’evoluzione odierna del medium fotografico e delle principali sfide e innovazioni del mondo dell’immagine, attraverso un cartellone di mostre temporanee, incontri, talk ed eventi nelle sedi delle principali istituzioni culturali torinesi.

“Vogliamo concentrarci su un approccio innovativo e inclusivo per attrarre un pubblico eterogeneo, sia locale che internazionale, attraverso un programma diversificato che comprende diversi approcci alla fotografia: da quella classica a quella contemporanea, cross-media, installativa e performativa. La collaborazione e la collettività sono aspetti chiave – sostiene Menno Liauw – e sottolineano la natura multidisciplinare e caleidoscopica di EXPOSED. Visioni, approcci, idee e progetti diversi rendono il festival e di conseguenza la città di Torino un punto d’incontro inclusivo e aperto al mondo.”

“Presentiamo progetti che spesso sono il risultato di una ricerca a lungo termine sugli sviluppi sociali delle comunità. Progetti che vanno oltre l’estetica, ma avviano dialoghi, sensibilizzano e ispirano cambiamenti sociali. Attraverso la lente di diversi artisti, ci proponiamo di mostrare l’impatto che l’arte può avere sulla nostra percezione del mondo, dalle comunità locali alle questioni globali.” – Sottolinea Salvatore Vitale.

Il programma della prima edizione di EXPOSED propone più di 20 mostre temporanee, una committenza artistica, due giorni di talk, una piattaforma didattica, un salone di editoria indipendente, incontri, screening, letture portfolio e altri eventi, tutti realizzati grazie al coinvolgimento nella progettazione e produzione delle principali istituzioni torinesi, delle realtà indipendenti e di attori della scena artistica cittadina e internazionale.

Dal 2 maggio al 2 giugno il programma è composto da mostre prodotte da EXPOSED o nate dalla collaborazione con le realtà partner: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea; Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema; Cripta747; Ex Galoppatoio della Cavallerizza Reale – Paratissima; Fondazione Merz; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Fondazione Torino Musei con GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica; Gallerie d’Italia – Torino; Mucho Mas!; Museo Regionale di Scienze Naturali; OGR Torino; Palazzo Birago, sede della Camera di Commercio di Torino; Palazzo Carignano – Direzione regionale Musei Piemonte; Pista 500 di Pinacoteca Agnelli; Polo del ‘900; Villa della Regina – Direzione regionale Musei Piemonte; Witty Books.

Al Binario 2 delle OGR Torino viene ospitata A View from Above, la mostra collettiva co-prodotta da EXPOSED e OGR Torino che, adottando la prospettiva verticale come punto di osservazione principale del paesaggio, esplora il modo in cui il nostro sguardo su ciò che ci circonda è mediato dall’obiettivo fotografico e come questo rapporto sia cambiato negli ultimi decenni, influenzando di conseguenza il modo in cui controlliamo, progettiamo e modelliamo l’ambiente in cui viviamo.

Al Polo del ‘900, invece, Mónica de Miranda, la vincitrice della prima edizione di EXPOSED Grant for Contemporary Photography 2023, sarà protagonista di una mostra inedita intitolata As if the world had no West. L’esposizione riflette sulla modalità di creazione di nuovi paesaggi, investigando ecologie nascoste, ma metafisicamente presenti, nel contesto geografico dell’Angola, al fine di decostruire la comprensione occidentale dei meccanismi di costruzione della memoria, della storia e della conoscenza del territorio.

A Palazzo Birago, sede istituzionale della Camera di commercio di Torino, la mostra Tender Loving Care di Kalina Pulit – progetto in stretto dialogo con la proiezione del cortometraggio omonimo realizzato dall’autrice stessa, che verrà proiettato nelle sale del Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema – riflette sul concetto di appartenenza, sul dualismo tra sfera privata e pubblica, in un’epoca in cui questo confine è sempre più sottile.

Al centro dei progetti ospitati da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ci sono i nuovi trend della fotografia italiana e mondiale: il giovane artista sudcoreano Dongkyun Vak con la mostra Heatwave realizzata in collaborazione con Vontobel Art Collection, esplora la tensione tra uomo, natura e tecnologia nell’Antropocene; sempre negli spazi di via Delle Rosine, viene presentato un progetto in collaborazione con Chora Media e Lavazza include lavori inediti di Arianna Arcara, Antonio Ottomanelli e Roselena Ramistella sul paesaggio delle minoranze linguistiche in Italia.

Queer Icons, progetto del Fotogalleriet di Oslo, comprende una mostra all’Ex Galoppatoio della Cavallerizza Reale – Paratissima, e un ampio public program che celebra, attraverso la rappresentazione delle storie di vita raccolte dal fotografo Fin Serck-Hanssen e dagli autori Bjørn Hatterud e Caroline Ugelstad Elnæs, la storica cultura underground queer norvegese a 50 anni dalla depenalizzazione del reato di omosessualità, il fascino della vita vissuta al di fuori della norma attraverso richieste democratiche, feste e attivismo.

Alle Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo la designer e ricercatrice olandese Simone C. Niquille presenta Beauty and The Beep, un cortometraggio realizzato con strumenti innovativi e incentrato sulla co-esistenza tra persone, dati e processi tecnologici derivanti dalla visione computerizzata incorporata nei robot domestici. Ispirandosi agli oggetti quotidiani incantati della popolare fiaba La Bella e la Bestia, l’artista mette in scena una storia che ha come protagonista una sedia umanizzata e i tentativi che questa mette in atto – in maniera ironica e grottesca – nel tentativo di sedersi.

SCREENINGS include la proiezione al Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema dei lavori di Kalina Pulit, Michele Sibiloni e del collettivo Wild Alchemy Lab. Tender Loving Care di Kalina Pulit è un film sulla connessione e sulle relazioni in senso letterale e metaforico; il mediometraggio Grasshopper Republic, di Michele Sibiloni e Daniel McCabe, esamina la relazione strana, bella e pericolosa tra uomo e natura; Wild Alchemy Lab presenta cortometraggi e opere d’arte in realtà aumentata provenienti dagli archivi della rivista del collettivo.

La fotografa e architetta americana Erin O’Keefe porta al Museo Regionale di Scienze Naturali il progetto Non fiction, che esplora la natura della percezione dello spazio fisico generata dagli strumenti ottici utilizzati per fare fotografia e l’inevitabile disallineamento formale generato dalla macchina fotografica che trasforma i volumi e lo spazio tridimensionale in immagini bidimensionali. Alle Cucine storiche di Palazzo Carignano, Lebohang Kganye presenta A Burden Consumed in SIps. Attraverso un video l’artista ripercorre la spedizione in Camerun della pittrice e fotografa tedesca Marie Pauline Thorbecke, realizzata tra il 1911 e il 1913, per conto della Società Coloniale Tedesca. A Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica viene presentata State of Emergency – Harakati za Mau Mau kwa Haki, Usawa na Ardhi Yetu, progetto documentaristico di finzione realizzato dal fotografo Max Pinckers in collaborazione con i veterani Mau Mau e i reduci della guerra keniota, nel tentativo di ricostruire e colmare i vuoti storici relativi al racconto ufficiale del periodo coloniale. La Villa della Regina ospita True Colors di Mathieu Asselin, progetto che mette in discussione la narrativa ecologica perpetrata dall’industria contemporanea. Ispirato al caso Dieselgate del 2014, ovvero la vicenda relativa all’azienda automobilistica Volkswagen e le testimonianze di utilizzo di software tesi ad aggirare i test relativi all’inquinamento dell’aria su determinati modelli di auto, True Colors riconnette ambiente e industria in maniera sostenibile, riciclando scarti di produzione per realizzare le stampe delle immagini. Il programma di EXPOSED continua con le mostre realizzate in coproduzione e collaborazione con istituzioni e spazi indipendenti torinesi.

Prende vita nella cornice di EXPOSED Expanded, il grande progetto di rilettura in tre capitoli della Collezione fotografica della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, che unirà in un unico percorso coerente tre prestigiose sedi istituzionali: Castello di Rivoli, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e OGR Torino.

Expanded With al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, a cura di Marcella Beccaria, presenta opere nelle quali il medium fotografico è il punto di partenza per indagare diversi tipi di relazione con il paesaggio, con opere di pionieri della Land Art, dell’Arte Povera e della Body Art.

In Expanded Without (2 maggio – 31 luglio 2024) ospitata nel Binario 1 delle OGR Torino, l’attenzione si focalizza invece su opere prodotte off-camera, ovvero nelle quali l’immagine è generata senza ricorrere al mezzo fotografico tradizionale: le opere presentate sono installazioni, autentici campi esperienziali, all’interno dei quali l’osservatore diventa parte del processo di costruzione dell’immagine.

Infine, Expanded – I Paesaggi dell’Arte alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, a cura di Elena Volpato, ripercorre la storia italiana della fotografia in relazione al tema del paesaggio: dalle prime documentazioni ottocentesche delle architetture e degli spazi fisici fino agli scatti odierni di Armin Linke.

Sempre al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, la mostra Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo riunisce per la prima volta un importante corpus di fotografie dell’artista, tra cui molti inediti, restituendo uno straordinario racconto dal quale emerge la vitalità artistica di Torino e del suo territorio.

Alla Fondazione Merz viene presentata la video installazione Chimera (2022) di Lena Kuzmich, artista non-binary che crea nuove visioni assemblando filmati diversi tra loro, ambientate in un mondo virtuale e ludico utilizzando vari software di editing. Esaminando l’ecologia queer e la vita non binaria all’interno della natura, l’artista si interroga sulle modalità che definiscono l’essere umano come specie. Il lavoro si inserisce all’interno della mostra Sacro è, in cui i linguaggi di una giovane generazione di artisti e artiste (Tiphaine Calmettes, Matilde Cassani, Giuseppe Di Liberto, Quỳnh Lâm, Lena Kuzmich, Tommy Malekoff, Lorenzo Montinaro, GianMarco Porru) suggeriscono una riflessione sul concetto di “sacro” rintracciato e approfondito nella sua dimensione quotidiana, ponendo l’accento sulla meraviglia dell’esistere e sulla poesia che si cela nella vita di ogni giorno.

Durante la settimana inaugurale, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta tre contenuti: la performance Je Vous Aime, nell’ambito della prima personale di Diana Anselmo, artista e performer sordo, progetto esito di una ricerca sviluppata in archivi fotografici e documentali nelle città di Torino e Parigi, proponendo un dialogo tra video e documenti fotografici. La collettiva When We Were Old. Opere dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo include una selezione di opere fotografiche di importanti artisti e artiste internazionali include nella prestigiosa raccolta della fondazione torinese: Anna Gaskell, Larry Johnson, Sherrie Levine, Tracey Moffat, Collier Schorr, Wolfgang Tillmans. Il nucleo di lavori condivide una riflessione sulla giovinezza come spazio di autonomia e di esperienza legittima, sfuggendo alla retorica dei “giovani” proiettati solo nel futuro. What the Owl Knows di The Otolith Group è una videoinstallazione dedicata alla pittrice e scrittrice Lynette Yiadom-Boakye. Il 18 maggio, infine, inaugura a Guarene la mostra conclusiva della 18° edizione del Young Curators Residency Programme Torino.

Il MAO Museo d’Arte Orientale ospita lo screening di due recenti film di Shahidul Alam, fotoreporter, scrittore e attivista del Bangladesh, nonché curatore dimissionario della Biennale di Fotografia Contemporanea di Mannheim in Germania. Alam è anche protagonista di un incontro pubblico sul tema della censura in fotografia in programma per l’11 maggio, appuntamento che lo vede discutere insieme all’artista e attivista senegalese Yasmine Eid-Sabbagh.

In occasione di EXPOSED, Pinacoteca Agnelli presenta “Untitled” (1991), di Felix Gonzalez-Torres: un’immagine iconica dell’artista cubano è affissa sul billboard della Pista 500, sul tetto del Lingotto, nucleo di partenza di un intervento urbano che si espande in città occupando sei cartelloni pubblicitari. L’opera ritorna a Torino dopo essere stata esposta nel 2000 al Castello di Rivoli: un invito a riflettere su com’è cambiata la nostra percezione della città e su come i suoi spazi possono aprirsi alla condivisione di molteplici prospettive ed esperienze.

Le collaborazioni includono anche il ruolo attivo di numerosi spazi indipendenti (ad accesso gratuito). Cripta747 ospita lo screening Cosmic Radiation dell’artista Graeme Arnfield mentre Across the Ocean, nello spazio di Mucho Mas!, è l’installazione con cui l’artista vietnamita Hiền Hoàng ricorre al riso per affrontare il tema della politica tedesca sull’immigrazione e sulla relativa discriminazione; Fabio Barile porta da Witty Books Works for a Cosmic Feeling una raccolta di opere fotografiche che impiegano gli strumenti della scienza e della filosofia per esplorare quello che Romain Rolland, in una lettera del 1927 a Sigmund Freud, ha chiamato “sentimento oceanico”, cioè la sensazione di essere un tutt’uno con l’universo.

Il calendario curato dalla direzione artistica include, inoltre, una serie di incontri, attività didattiche ed eventi partecipativi, oltre a simposi per i professionisti della fotografia contemporanea, un programma vivace e dinamico, pensato da EXPOSED per coinvolgere sia il pubblico di addetti ai lavori che quello degli appassionati, integrando vecchi e nuovi linguaggi.

Il 3 e 4 maggio dalle 10 alle 20 alla Cavallerizza Reale – Paratissima, alla Pinacoteca Albertina, alle Gallerie d’Italia – Torino e al Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema, si svolge il talk program a cura della Direzione Artistica: due giorni di incontri che riflettono sulla fotografia e sul mondo dell’immagine contemporanea. Partendo dal titolo di questa prima edizione di EXPOSED New Landscapes – Nuovi Paesaggi, le conversazioni approfondiranno in particolare quattro aree tematiche: Etica e politica della rappresentazione; Nuovi paesaggi: intelligenza artificiale, tecnologia e immagini; Diffusione e industria fotografica; Artist Talks: In Transition.

Protagonisti dei talk sono i curatori, gli artisti coinvolti nel Festival e figure di riferimento del mondo della fotografia, moderati da giornalisti, photoeditor e professionisti, sia a livello locale che internazionale, capaci di restituire da diverse prospettive il ruolo e l’impatto sempre crescente della fotografia nel mondo. Inoltre, all’interno dell’hub culturale della città di Torino Off Topic, Fotomuseum Winterthur presenta l’evento CHEATED BY AN IMAGE con musica dal vivo che esplora le modalità in cui veniamo sedotti, affascinati e imbrogliati dalla fotografia digitale e online. Durante la serata, molteplici testimonianze personali sveleranno i diversi modi in cui veniamo ingannati dalle immagini: dalle foto di profilo delle app di dating ai fake di guerra in Ucraina, dalle seduzioni delle piattaforme di commercio online al doomscrolling infinito su TikTok. CHEATED BY AN IMAGE è parte del progetto di ricerca in corso [PERMANENT BETA] THE LURE OF THE IMAGE di Fotomuseum Winterthur, che è accessibile sulla piattaforma online www.permanentbeta.network e culminerà in una mostra collettiva nel 2025. Il 3 e il 4 maggio a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia viene ospitata EXPOSED PHOTOMATCH, in collaborazione con Fotofestiwal Lodz.

Il progetto propone due giorni di eventi di networking e presentazioni pubbliche per artisti che vengono selezionati attraverso open call comunicata sui canali EXPOSED, dando così nuova vita alla formula tradizionale delle revisioni di portfolio. L’idea si basa su un modello democratico e inclusivo, gratuito, in cui esperti e artisti hanno lo stesso spazio per condividere e proporre le proprie esperienze, il proprio lavoro e motivazioni.

E ancora, grazie alla collaborazione tra EXPOSED e SPRINT, la prossima edizione dell’art book fair dedicata all’editoria indipendente e ai libri d’artista si svolgerà all’interno del Binario 3 delle OGR Torino dal 2 al 5 maggio 2024, accogliendo per l’occasione una selezione di 20 publishers locali e internazionali, con alcune delle ricerche contemporanee più all’avanguardia del settore.

Nell’ambito di TORINO FUTURA, progetto coordinato dagli Assessorati alle Politiche Culturali e alle Politiche Educative e Giovanili che mette a sistema e potenzia le attività delle principali manifestazioni cittadine rivolte alle giovani generazioni, EXPOSED avvia una collaborazione con IED Torino nell’elaborazione di Pop-up Photo Studio, un progetto che invita il pubblico a diventare protagonista di un’azione collettiva per raccontare attraverso il mezzo fotografico i volti dei partecipanti alla prima edizione di EXPOSED. In occasione dell’inaugurazione, giovani studenti del Corso di Fotografia e delle scuole superiori accoglieranno chi vorrà farsi ritrarre in una sala di posa en plein air aperta a tutti, allestita presso una delle location del festival.

La collaborazione di EXPOSED con il Dipartimento Educativo di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia per il programma di formazione e produzione FUTURI PROSSIMI, curato da JEST per Fluxlab, prevede gli incontri one-to-one tra 6 curatori coinvolti in EXPOSED e i 12 artisti under 30 che partecipano al programma. A loro volta, questi giovani artisti si faranno tutor per la realizzazione di una sessione di laboratori insieme alle studentesse e studenti di una classe della scuola IIS Bodoni Paravia.

Durante i giorni di EXPOSED, inoltre, l’offerta fotografica presente in città sarà molto ampia e di altissimo livello. Si rinnova l’appuntamento con THE PHAIR (3-5 maggio 2024), fiera annuale dedicata alla fotografia giunta ormai alla sua quinta edizione, che quest’anno avrà luogo nella Sala Fucine delle OGR Torino, coinvolgendo oltre 50 gallerie europee.

Il palinsesto dell’offerta culturale cittadina include inoltre mostre dedicate a grandi maestri della fotografia come Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra, presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, e Luigi Ghirri. Rosso Ferrari al Museo dell’Automobile, esposizione che ripercorre il lavoro dedicato allo storico marchio di automobili da uno dei principali autori italiani mai esistiti, argomento che sarà approfondito in un talk il 16 maggio.

Alle Gallerie d’Italia – Torino: Cristina Mittermeier. La grande saggezza, prima retrospettiva in Europa dedicata alla fotografa, biologa marina e attivista e Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976 che espone un nucleo di fotografie dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo sui “fuori scena” del Festival, ripercorrendo gli anni in cui era ospitato al Casinò di Sanremo.

In occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, il MAO Museo d’Arte Orientale presenta Tradu/izioni d’Eurasia Reload, riallestimento della mostra che racconta, attraverso una rinnovata selezione di ceramiche, tessuti, metalli e manoscritti, l’affascinante viaggio dell’arte, della cultura, delle tradizioni dall’estremo Oriente al Mediterraneo.

L’esposizione LIBERTY. Torino Capitale a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica racconta attraverso un centinaio di opere il fondamentale ruolo di Torino nell’affermarsi del Liberty.

Al PAV Parco Arte Vivente sarà possibile visitare Car Crash. Piero Gilardi e l’arte povera, che indaga la produzione di Piero Gilardi (Torino, 1942-2023) nel corso degli anni Sessanta.

Alla Pinacoteca Agnelli, oltre all’opera di Félix González-Torres, saranno installate due nuove opere sulla Pista 500 degli artisti Rirkrit Tiravanija e Finnegan Shannon. Negli spazi espositivi interni, oltre alla Collezione Permanente, proseguono le mostre Form Form SuperForm e Lucy McKenzie e Antonio Canova. Vulcanizzato.

Il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e Unione Industriali Torino, in occasione di Torino Capitale della Cultura d’Impresa 2024, presentano Paesaggi industriali. Un viaggio nelle trasformazioni urbane di Torino, racconto per immagini di Mauro Vallinotto, che illustra la complessità delle trasformazioni che, nell’ultimo mezzo secolo, hanno interessato Torino e i maggiori comuni della città metropolitana.

Fondazione Mamre propone un racconto inedito sull’Iran: IRAN. PAESAGGI UMANI E URBANI Fotografie è un progetto in collaborazione con Claudio Silighini, fotografo e fotoreporter impegnato su tematiche sociali e paesi con conflitti interni.

L’Associazione Barriera presenta la mostra No Gatekeepers For My Heart di Franko B, artista radicato nelle istanze punk e queer sin dagli anni ‘90, la cui pratica abbraccia performance, fotografia, scultura, installazione e azione nello spazio pubblico.

Gli spazi espositivi di Ersel ospitano la mostra GUIDO IO – Itinerari fotografici di una collezione. Cento fotografie dalla raccolta di Guido Bertero, una tra le maggiori collezioni di fotografia italiana del dopoguerra.

La fotografia sarà protagonista anche negli spazi rinnovati di Flashback Habitat con tre mostre personali del progetto Insurrezioni. Fotografie di una protesta. Tre storie di attivismo, tra giornalismo e fotografia.

Lo spazio indipendente Quartz Studio ospiterà una mostra personale del fotografo tedesco Ingar Krauss che include dei lavori inediti sul tema del paesaggio italiano.

Paratissima presenta la terza edizione di Liquida Photofestival dal 2 al 5 maggio negli spazi della Cavallerizza, per analizzare lo stato dell’immagine contemporanea.

JEST insieme ad ARTECO presentano Altra versione dello stesso paesaggio, un progetto realizzato da Arianna Arcara, ed esito di un periodo di residenza nel territorio della Val di Susa, con fulcro la Pinacoteca G.A. Levis, volto a ospitare fotografi e artisti con l’intento di attivare nuove narrazioni a partire dal corposo patrimonio di opere pittoriche del paesaggista Giuseppe Augusto Levis. In occasione di EXPOSED molte altre saranno le attività rivolte alla cittadinanza, con lo scopo di attivare una mobilitazione partecipata e trasversale: a partire dal premio per il migliore scatto sulle Luci che hanno illuminato i quartieri durante le feste natalizie (che verrà assegnato dal Sindaco nei giorni del festival), fino ad arrivare ad appuntamenti di avvicinamento alla seconda edizione. L’elenco, in costante aggiornamento, è incluso nella comunicazione generale di EXPOSED.

(dal comunicato stampa)

EXPOSED Torino Foto Festival. TORINO.FOTO.FESTIVAL,Turin, sedi varie, 2 maggio – 2 giugno 2024

immagini: (cover 1) RT-Bosch EDC17C46_M_Board, (2) Tabita Rezaire, «Satellite Devotion», 2019. Installation view, arebyte Gallery, London. Image: Christopher MacHinnes. Courtesy the artist  (3) Dan Graham, «Asilo per bambini / Children’s Day Care», 1997 – 2000 © Property of Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, loaned to Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (4) Roselena Ramistella dalla serie «Brezi» (2024 – in corso) © l’artista, (5)Teresita Fernàndez, «Cascata /Waterfal»l, 2000 © Property of Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in prestito al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (6) Remo Salvadori, «L’osservatore non l’oggetto osservato/ The observer not the object observed», 1981-2003 © Proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in prestito alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (7) Laura Cinti,« AI in the Sky», 2024 © C-LAB (8) The Phantom Menace, Graeme Arnfield (9) 008_040_040_04, Blanc Glacier – RENAULT (10) Hiwa K, View from Above, 2017, Courtesy Kow, Berlin e l’artista (11) Felix Gonzalez-Torres, «Untitle» (1991) ©Estate Felix Gonzalez-Torres, courtesy Felix Gonzalez-Torres Foundation (12) Arianna Arcara, dalla serie Té, Tèins, Ten, Tén, Tens (2024 – in corso) © l’artista

 

 

 

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Travellers Mirror Cities a Venezia

Il 17 aprile il MoCA di Shanghai, in collaborazione con Venice International University in Italia, presenta una grande mostra collettiva: “TRAVELLERS MIRROR CITIES”, titolo che richiama le tematiche della 60° Biennale di Venezia “Stranieri ovunque”. La mostra è visitabile fino al 18 maggio nelle sale espositive de La Venice International University, centro internazionale di formazione avanzata e ricerca, spazio dedicato agli scambi internazionali di saperi presso l’isola di San Servolo a Venezia.

La mostra, curata da Miriam Sun, direttrice esecutiva del MoCA di Shanghai, e da Giuliana Benassi, curatrice italiana, presenta alcune delle voci più interessanti del panorama dell’arte contemporanea cinese e italiana, tra cui Qiu Anxiong, Josè Angelino, Shi Chengdong, Rä di Martino, Guo Fei, H.H. Lim, Matteo Nasini, Oliviero Rainaldi, Gabriele Silli, Fu Tong, Jin Wang, Yang Yongliang.

Le città, in quanto spazi geografici, sociali e culturali, racchiudono numerose stratificazioni di valori che non sono immediatamente visibili. “TRAVELLERS MIRROR CITIES” si propone di costruire in modo ingegnoso un percorso artistico concettuale su “La città del viaggiatore – un’immagine spirituale speculare di sé e dello straniero”, tessendo una narrazione dinamica su due piani, uno evidente e l’altro nascosto. Da un punto di vista formale, scegliendo di presentare in maniera non lineare opere d’arte di artisti cinesi e italiani che lavorano con diversi linguaggi artistici, la mostra invita “chi la percorre” a continuare a porre domande alla città, ridestando la loro attenzione attraverso i singoli elementi del percorso espositivo e guidandoli a cercare il riflesso di se stessi nello specchio delle varie soluzioni fornite dalla città. Lo scopo della mostra, quindi, non è solo quello di far trovare ai viaggiatori le risposte agli enigmi visivi della città, ma anche di delineare la loro capacità di autorispecchiamento e di incoraggiare una più profonda contemplazione delle relazioni interpersonali. L’intera mostra vuole restituire quella “rete simbiotica” dell’oggi, tessuta dagli artisti contemporanei che, seppur provenienti da Cina e Italia, sembrano uniti da un unico filo: quello dell’essere umano al cospetto del mondo.I differenti e multidisciplinari linguaggi degli artisti in mostra testimoniano, tra l’altro, le nuove scoperte della scienza e della tecnologia nell’era dei contenuti generati Intelligenza Artificiale (IA), i nuovi concetti di sostenibilità le strutture filosofiche alla base delle pratiche di installazione e l’estetica tradizionale orientale. Attraverso molteplici mezzi di comunicazione e narrazioni uniche, la mostra cerca di collegare la Cina con il mondo, la tradizione con la contemporaneità, rimodellando lo sfondo mutevole della storia, riempiendo l’ultimo frammento dell’immagine intellettuale della città e cercando la chiave per collegare le relazioni umane in base alle loro identità.

L’anno 2024 ha un significato particolare per la Cina e l’Italia, in quanto segna il 700° anniversario della scomparsa di Marco Polo. Con la mostra “TRAVELLERS MIRROR CITIES”, l’intento del MoCA di Shanghai non è solo di riecheggiare lo spirito del tema della 60a Biennale di Venezia “Stranieri ovunque”, ma anche di introdurre una nuova prospettiva per approfondire la comprensione reciproca dell’arte, della cultura e dell’estetica tra i popoli di Cina e Italia, promuovendo ulteriormente l’amicizia e la conoscenza tra le due nazioni. La mostra all’Università Internazionale di Venezia è il debutto del progetto espositivo itinerante “TRAVELLERS MIRROR CITIES”, che nel prossimo futuro si sposterà a New York, negli Stati Uniti.

(dal comunicato stampa)

TRAVELLERS MIRROR CITIES, curated by Miriam Sun, executive director of MoCA Shanghai, and Italian art curator Giuliana Benassi,  Venice International University (VIU), Isola di San Servolo, 19.04 – 18.05.2024
Artisti: Qiu Anxiong, Josè Angelino, Shi Chengdong, Rä di Martino, Guo Fei, H.H. Lim, Matteo Nasini, Oliviero Rainaldi, Gabriele Silli, Fu Tong, Jin Wang, Yang Yongliang.
17-20 aprile, 2024 (19.30 – 11-30) Guo Fei e il compositore Jin Wang saranno impegnati in una performance audio-visiva live nella cornice della chiesa adiacente all’Università Internazionale di Venezia. 

immagini: (1) Fu Tong, «Flowing Bodies», 2023. Audio-Video Installation (2) Guo Fei, «endlessREDDAL» (3) Josè Angelino, «Mosquitos», 2017, Campi elettromagnetici, micro magneti, bicchieri, frequenze di risonanza di Schumann, riproduttore/amplificatore audio, dimensioni variabili, Courtesy l’Artista e Galleria Alessandra Bonomo Roma, ph Adriano Mura

 

 

 

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Cuba Introspettiva a Matera

Il Museo nazionale di Matera, presso l’Ex Ospedale di San Rocco, ospita la mostra Cuba introspettiva. Esperienze performative di videoarte, ideata e curata da Giacomo Zaza.

Il progetto si muove tra contesti che s’intrecciano e s’incontrano: lo spazio pubblico e quello privato, la strada e l’intimità, la sfera socio-culturale e i percorsi immaginari. Evidenzia l’andamento diversificato delle pratiche artistiche cubane, slegandole da qualsiasi etichettatura. Pone in risalto la produzione di nuovi significati mediante esperienze video performative.

Il percorso espositivo si articola attraverso le esperienze di videoarte di dodici artisti cubani, protagonisti della ricerca contemporanea dentro e fuori l’isola: Juan Carlos Alom, Analía Amaya, María Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Luis Gómez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Glenda León, Sandra Ramos, Grethell Rasúa e Lázaro Saavedra.

«L’ampio sguardo rivolto alla ricerca artistica da Cuba, con particolare attenzione ai protagonisti di una sperimentazione visiva tra le più interessanti dell’area caraibica – sottolinea Annamaria Mauro, direttore del Museo nazionale di Matera – conferma l’apertura del Museo al mondo contemporaneo internazionale. Il complesso monumentale dell’Ex Ospedale di San Rocco continua a essere un laboratorio di perlustrazione della creatività odierna, capace di offrire immaginari condivisi ed esperienze provenienti da diversi ambiti culturali».

«Negli artisti in mostra – spiega il curatore Giacomo Zaza – prevale una visione riflessiva, intrisa di tratti ironici e paradossali, scabri e inquieti, come avviene in certa letteratura cubana, da Virgilio Piñera a Pedro Juan Gutiérrez. Una visione accompagnata dall’interiorizzazione e dal vaglio della storia (con le sue derive), nonché uno scenario ricco di attitudini sincretistiche. La pratica video cubana porta con sé una marcata spinta performativa. Gli artisti scelti per Matera si muovono tra valori fondativi dell’esperienza (la solidarietà, la libertà dell’individuo) e la ricerca di una dimensione poetica e di uno spazio sensibile, presso corteggiando il mondo magico».

(dal comunicato stampa)

Cuba introspettiva. Esperienze performative di videoarte, a cura di Giacomo Zaza, Ex Ospedale di San Rocco 22.03 –  30.06.2024.  

immagini: (cover 1) Sandra Ramos, «Aquarium», 2013 (2) Lazaro Saavedra, «El sindrome de la sospecha», 2004 (3) Juan Carlos Alom, «Habana Solo», 2000 (4) Analia Amaya, «Concierto», 2006 (5) Javier Castro, «El beso de la patria», 2011

 

 

 

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FRAME > Solastalgia

FRAME cattura Solastalgia di Bea Fremderman, immagine del mondo in cui tutto è perduto, gli abiti appesi ad asciugare destinati a scomparire sotto i germogli di chia.

Bea Fremderman, Solastalgia, 2016, immagine via

 

 

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VIDEO POST > Long String Instrument

VIDEO POST rilancia la documentazione di una performance di Ellen Fullman con il suo Long String Instrument dove decine di corde metalliche altamente tese, lunghe fino a trenta metri, vengono sfiorate con dita rivestite di colofonia per produrre un coro di toni minimi, simili a quelli di un organo.

Ellen Fullman with Theresa Wong, Long String Instrument, 1981-ongoing, Video by Jason Heller 

 

 

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Simposio “Dibattiti sull’intelligenza artificiale”

Nelle giornate del 10 e dell’11 aprile la Rhode Island School of Design (RISD) ospita una conferenza di eccezionale importanza: “Debates in AI”, simposio che approfondisce le molteplici dimensioni dell’intelligenza artificiale (AI) e il suo profondo impatto sulle discipline creative. Questo evento di due giorni svelerà le intricate intersezioni tra arte, design, tecnologia e cultura.

La programmazione prenderà il via l’11 aprile presso la Fleet Library dalle 17.45 alle 19.30 con una conversazione serale tra Kate Crawford (ricercatrice, compositrice, produttrice, accademica e autrice di Atlas of AI) e Ben Davis (critico d’arte nazionale, ArtNet News).

Il 12 aprile, presso il Metcalf Auditorium del Chace Center del RISD, si terrà un simposio della durata di un’intera giornata, con discussioni dalle 9.00 alle 18.00. Tra i partecipanti figurano personalità di spicco come Taeyoon Choi (fondatrice della School for Poetic Computation), Molly Crabapple (artista), Stephanie Dinkins (artista, educatrice), Cory Doctorow (autore di Chokepoint Capitalism e The Internet Con), Elisa Giardina Papa (artista), Brian Merchant (editorialista tecnologico e autore di Blood in the Machine), Trevor Paglen (artista), Christiane Paul (curatrice di arte digitale, Whitney Museum of American Art), Jon Rafman (artista), Dorothy R. Santos (scrittrice, artista, educatrice), Eric Telfort (direttore del dipartimento di Illustrazione del RISD) e Clement Valla (professore associato di Experimental & Foundation Studies, coordinatore della facoltà di Computazione, Tecnologia e Cultura).

“Questo evento è incentrato sul porre domande”, osserva il membro della facoltà Marisa Mazria Katz, produttrice esecutiva del simposio. “Quali sono le questioni etiche in gioco nell’addestramento e nell’uso dei modelli di IA? Come potremmo reimmaginare il copyright e riaffermare il potere collettivo del lavoro creativo? E cosa sono un artista e una formazione artistica nell’era dell’IA?”. Il professor Daniel Lefcourt, co-curatore dell’evento, aggiunge: “Data la rapidità dei recenti sviluppi dell’IA e il profondo impatto che può avere sull’istruzione – e sulla società nel suo complesso – questo è un momento critico per tenere queste conversazioni. Siamo lieti di convocare questi importanti dialoghi al RISD”.

“Mentre le istituzioni e gli esperti di una moltitudine di discipline continuano a indagare sull’intelligenza artificiale, sono lieto che il RISD si stia impegnando in modo così diretto e attivo in questioni che daranno forma agli anni a venire”, osserva il Rettore del RISD Touba Ghadessi. “Dall’esame del significato della paternità umana, sia dal punto di vista creativo che legale, alla dimostrazione della necessità e dell’uso attuale dell’intelligenza artificiale come strumento di progettazione, so che le conversazioni organizzate e guidate dai nostri lungimiranti docenti avranno un impatto duraturo al RISD e oltre”.

Il pubblico è invitato a partecipare a questo evento intellettualmente stimolante che riunisce visionari, leader di pensiero e professionisti all’avanguardia nel dialogo tra AI e discipline creative.

Il sostegno a “Debates in AI” è fornito dalle divisioni di Architettura e Design, Belle Arti, Studi Sperimentali e Fondazioni e Arti Liberali, oltre che dal Centro per la Complessità, dalla Biblioteca Fleet del RISD, dal Centro per le Arti e il Linguaggio e dal Fondo RISD 2050. Il simposio è prodotto dal membro di facoltà Marisa Mazria Katz e co-curato dal professor Daniel Lefcourt, Katz e dal membro di facoltà Marco Roso (cofondatore di DIS.ART).

Debates in AI, Fleet Library and Metcalf Auditorium del Chace Center at The Rhode Island School of Design e online livestreaming via zoom, 11-12.04
L’evento è gratuito ma è necessaria la registrazione. Per registrarsi di persona o via Zoom e per conoscere le biografie dei relatori e ulteriori informazioni, visitare qui il sito.

 

 

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FRAME > Sino-french Science Park Church

FRAME cattura Sino-french Science Park Church realizzata da Shanghai Dachuan Architects a Chengdu, progetto che rompe tutte le convenzioni di materiali, strutture e modalità di costruzione e poggia letteralmente sull’intreccio del telaio in acciaio bianco con luci e ombre naturali. La chiesa ed il parco scientifico, tecnologico, agricolo sorge a suggello delle relazioni diplomatiche tra Francia e Cina.

Shanghai Dachuan Architects, Sino-french Science Park Church, 2019, immagine via, ph. Archexist

 

 

 

 

 

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VIDEO POST > Fields

VIDEO POST rilancia la documentazione di Fields, progetto di Tobias Gremmler realizzato nell’ambito della Biennale di Danza (Venezia) diretta da Wayne McGregor, dove danzatori virtuali sono proiettati su schermi di garza, per muoversi in un danza eterea dettata dalle forze di gravità, la meccanica celeste e le turbolenze dell’aria in una dinamica che ricorda il sistema muscolare di uno studio anatomico.

Tobias Gremmler, Fields, Biennale di Danza, Venezia 2022

 

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MUSAE. Future Foodscapes

MUSAE, un progetto volto a definire un modello innovativo per l’integrazione della collaborazione artistica nei Digital Innovation Hubs europei attraverso una metodologia Design Futures Art-driven (DFA), annuncia una mostra di due giorni “Future Foodscapes” che si terrà il 9-10 aprile presso l’edificio storico dell’Università di Barcellona per presentare opere d’arte basate sugli scenari futuri sul tema del “cibo come medicina” sviluppati dagli artisti del progetto MUSAE.

Le opere d’arte sono nate dal progetto MUSAE, sostenuto da Horizon Europe attraverso S+T+ARTS e portato avanti da una rete di università, centri di ricerca tecnologica e aziende tecnologiche con l’obiettivo di definire un modello innovativo di Design Futures Art-driven (DFA) per integrare la collaborazione artistica negli European Digital Innovation Hubs (E-DIHs). L’obiettivo di MUSAE è quello di sperimentare un nuovo modello di collaborazione, chiamato MUSAE Factory, basato sull’innovazione guidata dall’arte e sui futuri del design per guidare le imprese tecnologiche nell’immaginare nuove soluzioni per migliorare la sostenibilità della catena del valore alimentare a diversi livelli.

La mostra prenderà il via martedì 9 aprile alle 18.00 nella splendida sala dell’edificio storico dell’Università di Barcellona. Ogni artista presenterà il proprio lavoro, offrendo approfondimenti sui propri processi creativi e sulle proprie ispirazioni. Seguirà un cocktail per favorire il networking e la discussione tra i partecipanti.

Il 14 marzo MUSAE ha lanciato il secondo bando aperto per la selezione di undici teams, composti da un artista e una PMI, che parteciperanno a un programma di residenza della durata di dieci mesi e creeranno concetti e prototipi orientati al futuro di TRL 5. Almeno un team (artista e PMI) sarà selezionato in modo specifico da uno dei Paesi in via di sviluppo.

I candidati dovranno scegliere uno dei dodici scenari futuri creati nell’ambito del primo programma di residenza MUSAE S+T+ARTS. Gli scenari futuri fungono da contesto di esplorazione per i team che desiderano lavorare e sviluppare concetti e prototipi. Gli scenari futuri coprono un’ampia gamma di argomenti nell’area del “cibo come medicina”. Tutti gli scenari possono essere esplorati in modo più dettagliato sul sito web di MUSAE. I team di artisti e PMI devono candidarsi con una proposta che descriva l’opportunità dello scenario indicato nel brief, su cui vorrebbero lavorare e sviluppare durante il programma di residenza adottando il metodo Design Futures Art-driven.

La residenza durerà dieci mesi in modalità ibrida, con viaggi programmati nelle sedi dei diversi partner in Europa. Nella prima fase i team lavoreranno alla generazione di concetti e nella seconda alla costruzione di prototipi. I team saranno supportati dalle competenze del consorzio in materia di arte e design (Politecnico di Milano, Gluon, Università di Barcellona), nutrizione (University College di Dublino) e tecnologie di robotica, IA e wearables (Ab.Acus, PAL Robotics, Università di Barcellona, Università di Manchester, Università di Belgrado). Al termine del programma di residenza, sarà organizzata una mostra pubblica a Bruxelles, in Belgio, per esporre i prototipi sviluppati a un vasto pubblico. Ogni team può richiedere un contributo di 80.000 euro, che deve includere tutti i costi correlati.

Future Foodscapes, Università di  Barcelona, 09-10.04.2024
Artisti: Baum & Leahy | Chloe Rutzerveld | Eleonora Ortolani | Frederik De Wilde | Irena Djukanovic | Katarina Andjelkovic | Lisa Mandemaker | Maciej Chmara | Nonhuman Nonsense | Peter Andersen | Sanja Sikoparija | The Center for Genomic Gastronomy
Open Call: Applicare qui for (fino al 14 maggio, 2024): Per informazioni scrivere: progettieuropei@made-cc.eu (soggetto dell’email:  [MUSAE2OC]. 
MUSAE è un progetto del Politecnico di Milano, Ab.Acus (Italia), Universitat de Barcelona (Spagna), MADE Competence Center 4.0 (Italia), PAL Robotics (Spagna), Gluon (Belgio), University College Dublin (Irlanda), The University of Manchester (Inghilterra), University of Belgrade – School of Electrical Engineering (ETF) (Serbia).

 

 

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FRAME > Borrando la Frontera

FRAME cattura Borrando la Frontera, ‘scultura sociale’ di Ana Teresa Fernández che in un mattino di giugno del 2011, complici una grande scala e una pistola a spruzzo, ha ‘cancellato’ le barre della frontiera tra Messico e USA con un pallido blu polvere.

Ana Teresa Fernández, Borrando la Frontera, 2011, immagine via

 

 

 

 

 

 

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Maria Lai al MUSMA di Matera

Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa…Le mappe astrali rispondevano all’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza… Sono un invito al viaggio.
Maria Lai

Il MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea di Matera continua ad ampliare la propria collezione accogliendo nuove donazioni. Durante il 2024 il museo presenterà a rotazione opere già in collezione facendole dialogare con nuove opere , sia permanenti che temporanee, progettate appositamente per gli spazi del museo. L’allestimento vuole rendere più leggibile il linguaggio della scultura contemporanea ed evidenziare i legami e le relazioni tra gli artisti. Grazie alla proficua relazione con l’Istituto di Conservazione e Restauro sede di Matera che contribuisce alla conservazione e il restauro di molte opere della collezione, attraverso alcuni casi studio ha aperto nuove possibilità di dibattito nell’ambito del restauro del contemporaneo.

Il primo appuntamento è stato il 16 marzo con “Cartogramma”, la nuova installazione permanente di Crisa in dialogo con le tre opere dell’artista sarda Maria Lai, già presenti nella collezione  del Museo.

Le opere sono: Cuore mio 2002, La torre, 1971-2002 e Sa domu de su dolu, 2002. La torre attesta la grande capacità di Maria di ricreare la realtà; di riscrivere la memoria di un oggetto offrendo ad esso un’altra dimensione. L’opera è costituita dall’assemblaggio di due gruppi di infissi lignei sovrapposti, dipinti di bianco e nero, trame, nodi di spago dipinto. Tale descrizione evidenzia che la parte inferiore dell’opera, la parte bianca, è in realtà il Telaio campestre del 1971 che Maria ripensa e riutilizza, per realizzare l’opera che commemora l’attentato terroristico del 11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York e che data al 2002. Cuore mio e Sa domu de su dolu, ci raccontano un’altra Maria, colei che trasforma in opere le parole scritte nei racconti di Cambosu, suo professore, il quale insegna a Maria il ritmo e il respiro delle parole mute. I fili, i pani, le tre opere della piccola capretta ansiosa di precipizi entreranno in dialogo, con l’opera del cagliaritano muralista Crisa che, nel 2019, in occasione del centenario della nascita dell’artista, su commissione dei familiari, ha realizzato sulla facciata dello studio di Maria a Cadeddu un intervento grafico.

Nella sala del MUSMA nasceranno nuove “GEOGRAFIE” proprio come faceva Maria che diceva riguardo le stesse: Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa…Le mappe astrali rispondevano all’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza…Sono un invito al viaggio.

L’opera che Crisa (nome d’arte di Federico Carta) realizzerà per il MUSMA, CARTOGRAMMA, questo il suo titolo, sarà un invito ad andare oltre: “Una geografia immaginaria composta da sezioni o frammenti di mondo che racconteranno un territorio con il suo paesaggio e il suo cambiamento urbanistico e lo spopolamento.

La sua chiave di lettura accompagna Matera a specchiarsi in questa visione. Al dipinto si sovrapporranno degli inserti scultorei in ceramica, dipinti e incisi; veri e propri focus sulla memoria dell’umanità. Un reperto di memorie che sono venute a definirci, tali concetti sono I flussi migratori, i cambiamenti, gli assestamenti e lo spostamento.” Nelle porzioni della sua geografia, i Sassi, fermi e stabili, sono i guardiani del tempo storico di questo scenario, le canne al vento simbolo di libertà che crescono spontanee nelle zone di periferia. l fili connettono gli esseri umani al paesaggio. Crisa come un sismografo capta con sensibilità il terreno e cerca di tracciare il mondo.

Maria Lai (1919-2013), personalità di spicco della scena artistica contemporanea, continua a far parlare di lei con mostre e approfondimenti che arrivano cospicui soprattutto post mortem.  Non c’è dubbio che la vasta ricchezza di suggestioni poetiche della sua opera (scultura, pittura, disegno, chine, acquerelli, collages, telai, libri cuciti, interventi ambientali, azioni teatrali), sempre audaci ed attuali, inciti l’artista di oggi alla consapevolezza profonda del suo ruolo attivo nella produzione culturale, sia come intellettuale sia come artefice.

(dal comunicato stampa)

Cartogramma. Crisa dialoga con Maria Lai, MUSMA,  Matera 16.03 – 31.04.2024

immagini: (cover 1) Cartogramma, MUSA, Matera, panoramica d’installazione (2) Maria Lai, «La Torre», 1971 – 2002 – telaio, cm 271 x 183  (3-4) Crisa, Cartogramma, dettaglio, ph. Luca Centola (5)  Maria Lai, «Sa domo de su dolo», 2002, terracotta, cm 35 x 40 x 40 Donazione Maria Lai, Cardedu, NU

 

 

 

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(S)HE DEVIL 13 a Roma

(S)HE DEVIL, la tredicesima edizione della rassegna SHE DEVIL, inaugura allo Studio Stefania Miscetti domani, 19 marzo,  e prosegue fino al 24 maggio 2024. L’iniziativa propone in via eccezionale una selezione di opere prodotte esclusivamente da video-artisti e accomunate dalla capacità di fornire spunti di riflessione e suggestioni sul patriarcato, inteso come sistema relazionale di potere e dominazione.

Il discorso polifonico sviluppato da Stefania Miscetti e dal collettivo curatoriale nasce nella seconda metà del 2022, quando la discussione sul patriarcato non era ancora così ricorrente nel dibattito pubblico in Italia. Prende origine dalle notizie e dalle immagini che ci sono giunte dalle proteste iraniane, ed in particolar modo dalla dimensione condivisa e collettiva che hanno assunto, per poi interrogarsi sulle possibili pratiche di autocoscienza maschile e le conseguenti prese di posizione e responsabilità, soprattutto in tema di violenza, agìta e subita.

Citando Francesca Pasini, che a sua volta fa riferimento al concetto di “fratrie” di Lia Cigarini, ora che stiamo facendo esperienza del «crollo dell’ordine simbolico patriarcale» gli uomini «dovrebbero indagare la propria differenza e da lì andare a confronto con l’altra da sé. Questa è l’opera nuova per correggere “il presente disordine” e non spetta solo alle donne». In tal senso, nonostante la diversità della narrazione che per la prima volta si attua attraverso lo sguardo maschile, SHE DEVIL ribadisce la sua coerenza concettuale attraverso tematiche e scelte curatoriali, inevitabilmente ed intrinsecamente connesse alle ricadute del sistema patriarcale in ambito femminile. In questo modo, attraverso il medium video si mettono in luce ed in questione i molteplici aspetti strutturali, sociali, politici, economici della mascolinità egemonica, intesa come costrutto storico e culturale ma anche come insieme di pratiche che hanno permesso la perpetrazione di coercizione e sopraffazione.
Come da tradizione, l’edizione di quest’anno trova il suo spirito guida nella ricerca di un artista di fama internazionale, quest’anno l’artista Alfredo Jaar, che in qualità di “Good Father” dell’edizione presenta l’opera video del 1996 A Short Film on Monstrosity.

Inoltre, a coronamento delle due edizioni fuori “canone” della rassegna – oltre a quella corrente, la dodicesima, dedicata alla fluidità – sarà prodotta una pubblicazione edita da CURA., estensione del libro realizzato dalla stessa casa editrice e presentato al MAXXI nel 2019. Il volume sarà presentato nella primavera 2024 presso lo spazio Basement di Roma.

(dal comunicato stampa)

 (S)HE DEVIL 13, Studio Stefania Miscetti, Roma, 20.03 – 24.05.2024
SHE DEVIL nasce nel 2006 da un’idea di Stefania Miscetti, coinvolgendo artiste e curatrici sia italiane sia internazionali, dalle più giovani alle più affermate. Le varie opere e le differenti prospettive critiche convivono all’interno di un discorso a più voci, in cui emergono le molteplicità dei mondi e delle visioni femminili.
SHE DEVIL, nome di un’eroina della Marvel e titolo del famoso film del 1989 di Susan Seidelman, allude in modo giocoso allo spirito diabolico e bizzarro con cui l’esperienza artistica indaga e attraversa il quotidiano. I video si focalizzano su una ricerca al femminile e mettono a diretto confronto i diversi percorsi di indagine. Scopo dell’iniziativa è di sollecitare, a volte con ironia, a volte con realismo, la coscienza collettiva su temi come l’identità femminile, il corpo come luogo di rappresentazione e significato, l’esperienza personale che assurge a dimensione universale anche quando è l’intimità delle artiste ad essere portata in primo piano.
Dopo le prime due edizioni, del 2006 e del 2007, che vedevano coinvolte rispettivamente quattro e sei curatrici (ed altrettante artiste), dal 2009, con la terza edizione, Stefania Miscetti decide di coinvolgere un maggior numero di curatori. Il successo dell’iniziativa è in quell’anno confermato dall’edizione speciale internazionale tenutasi al Museo d’Arte Contemporanea MNAC di Bucarest. Nel 2010, invece, dopo la quarta edizione del progetto, SHE DEVIL partecipa alla mostra La Follia dell’arte durante il Festival di Ravello. Nel 2011 la quinta edizione del progetto viene presentata al Museo d’Arte Contemporanea MACRO Roma. Nel 2014 è stata realizzata la sesta edizione, confermando un’attenzione costante da parte delle più importanti testate di informazione.
Nel 2015 oltre alla settima edizione, si sono tenute la prima e la seconda tappa di SHE DEVIL on tour, a Terni presso la sede espositiva di Palazzo Primavera, e a Belfast (UK) negli spazi della Golden Thread Gallery. Nel 2016 si sono svolte l’ottava edizione e SHE DEVIL. Leipziger Edition: Home, alla Galerie KUB. Nel 2017 SHE DEVIL on tour approda in Lituania, presso la Galleria Nazionale d’Arte di Vilnius e presso la sede della galleria si svolge la nona edizione. Nel 2018, oltre alla decima edizione, sono state presentate selezioni della rassegna presso l’Istituto Nazionale della Grafica di Roma e presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. Nel 2019 oltre a SHE DEVIL 11 viene presentato il catalogo che racconta le undici edizioni di SHE DEVIL, pubblicato da CURA. edizioni. Nel 2021 si è tenuta presso la videogallery del MAXXI la dodicesima edizione S_HE DEVIL, e nel 2022 presso lo Studio. Nel 2023, nel contesto della quarta edizione della biennale internazionale d’arte contemporanea BIENALSUR, un’edizione speciale di SHE DEVIL si è tenuta al MUNTREF Museo de Artes Visuales di Buenos Aires, dove insieme a un’inedita selezione Argentina sono stati presentati oltre cinquanta video provenienti dalle passate edizioni.

 

 

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VIDEO POST > Windy Field

VIDEO POST cattura il post Instagram di Chen Yi per rilanciare Windy Field, installazione meccanica di LuxuryLogico, collettivo fondato nel 2010 da Chen Yi, Lin Kun-ying, Chang Keng-hau e Chang Geng-hwa e dalle loro diverse formazioni e prospettive.

LuxuryLogico, Windy Field, 2021 – 23
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Shu Lea Cheang. Premio LG Guggenheim 2024

Il Museo Solomon R. Guggenheim e LG destina a Shu Lea Cheang il Premio LG Guggenheim 2024. La pioniera della Net art, la cui pratica interdisciplinare si estende per oltre trent’anni, è la seconda premiata nell’ambito della LG Guggenheim Art and Technology Initiative, collaborazione quinquennale tra l’istituzione Newyorkese e LG, innovatore tecnologico e leader globale nei settori dell’elettronica di consumo, dei prodotti chimici e dei componenti automobilistici, per sostenere e promuovere gli artisti che lavorano all’intersezione tra arte e tecnologia.
“Shu Lea Cheang è stata una delle prime a riconoscere il potenziale liberatorio del regno digitale. Celebriamo le sue audaci esplorazioni dei corpi, e dei loro desideri, nei nostri mondi digitali e analogici, e siamo entusiasti, insieme a LG, di riconoscere il suo necessario lavoro”, affermano la vice direttrice Naomi Beckwith, e Jennifer e David Stockman, Chief Curator del Guggenheim.

Dagli anni Novanta si è occupata di tecnologie emergenti (spesso fin dalla loro nascita) come strumento, come tema ed in innumerevoli forme, sviluppando una notevole comprensione della loro complessità e del loro ruolo nel plasmare la società. L’uso del codice, dei motori di gioco, del design del software, delle strategie di hacking e di mezzi tradizionali come installazioni, film e performance nei suoi progetti multiformi riflette il suo approccio unico al fare arte, fuori da ogni categoria prestabilita.
Oltre al suo lavoro pionieristico nella Net art, ha avuto una visione anticipata delle valute alternative e delle organizzazioni decentralizzate con Garlic=Rich Air (2002-), ha indagato le società gamificate con Bowling Alley (1995), ha sondato le biotecnologie in Locker Baby Project (2001-2012) e ha esplorato la loro natura mutevole in Mycelium Network Society (2017-).
Il suo lavoro è profondamente radicato nei suoi interessi per la fantascienza, l’estetica queer e la costruzione di comunità. Le sue esplorazioni delle strutture sociali nelle società in rete hanno fatto progredire la comprensione della circolazione delle informazioni e dei modi in cui le persone comunicano. Ha utilizzato strumenti di comunicazione analogici in Those Fluttering Objects of Desire (199293), sensori di movimento e sistemi di gestione dei dati in BabyPlay (2001), per sviluppare un approccio tecnologico alternativo basato sulla produzione condivisa. È anche un’affermata regista e ha prodotto e diretto quattro lungometraggi: Fresh Kill (1994), I.K.U. (2000), Fluidø (2017) e UKI (2023). L’installazione di Cheang, Utter (2023), è un esempio di come negli ultimi anni abbia rivolto la sua attenzione alle implicazioni sociali dell’apprendimento automatico.
“L’opera di Shu Lea Cheang è stata eccezionale tra le candidature di spicco. Le sue opere dinamiche presentano un’energia prorompente, palette di colori ipnotici e installazioni altamente complesse, giocose ed esteticamente piacevoli. In esse, l’artista rende la porosità tra il dominio fisico e quello digitale, offrendo al pubblico amalgami stimolanti con cui confrontarsi.

Traendo ispirazione dalla letteratura e dai film di fantascienza e dai videogiochi, i progetti e le sperimentazioni di Cheang nel campo dell’arte e della tecnologia presentano un’affascinante panoramica delle tecnologie avanzate. L’artista offre continuamente nuove chiavi di lettura dei cambiamenti tecnologici e dei loro effetti sulle nostre società e la sua vasta produzione è, e rimarrà, molto influente per generazioni. Siamo onorati di sostenere la sua pratica innovativa attraverso questo prestigioso premio”.
Cheang riceverà un onorario non vincolato di 100.000 dollari per celebrare i suoi risultati innovativi in questo campo. La giuria di quest’anno era composta da Eungie Joo, Curatore e Responsabile dell’Arte Contemporanea del San Francisco Museum of Modern Art; Koyo Kouoh, Direttore Esecutivo e Curatore Capo dello Zeitz Museum of Contemporary Art, Città del Capo; Noam Segal, Curatore Associato LG Electronics, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Carolyn Christov-Bakargiev, Direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino; e Stephanie Dinkins, artista e destinataria inaugurale del Premio LG Guggenheim.

LG Guggenheim Prize 2024. Shu Lea Cheang
Shu Lea Cheang, sarà festeggiata il 2 aprile in occasione del 2024 YCC Party sponsorizzato da LG Display. Altri tre artisti saranno premiati fino al 2027.
Un programma pubblico nel Peter B. Lewis Theater il 2 maggio sarà l’occasione per ascoltare direttamente l’artista che parlerà della sua pratica creativa e dei nuovi lavori in fase di sviluppo.
Shu Lea Cheang è un’artista e regista americana, taiwanese e francese. Celebrata come pioniera della Net art con Brandon (1998-99), la prima web art commissionata dal Museo Solomon R. Guggenheim di New York, Cheang ha rappresentato Taiwan con 3x3x6, un’installazione a tecnica mista alla Biennale di Venezia del 2019: May You Live In Interesting Times. I suoi lungometraggi sono stati proiettati alla LAS Art Foundation di Berlino, al Centre Pompidou di Parigi, al Museum of Modern Art di New York, all’Institute for Contemporary Art di Londra e in molte altre sedi. Ha esposto in molte istituzioni sperimentali e affermate, tra cui Walker Art Center, Minneapolis; Whitney Museum of American Art, New York; Centre de Cultura Contemporània de Barcelona; Tai Kwun, Hong Kong; Museion Bolzano, Italia; Singapore Art Museum; Hammer Museum, Los Angeles; Onassis Cultural Centre, Atene; Museo Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; Palais de Tokyo, Parigi; FACT Center, Liverpool. Ha partecipato a mostre internazionali come la Whitney Biennial for American Art (1993, 1995); la Johannesburg Biennial (1997); Documenta 14 (2017); la Gwangju Biennial (2018); la Taipei Biennial (2018); la Performa Biennial (2019); la Biennale di Venezia (2003, 2019, 2024). Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Whitney Museum of American Art di New York, del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, del NTT InterCommunication Center di Tokyo, del Walker Art Center di Minneapolis, della Fondazione KADIST, della Fondazione Museion, del Centre Pompidou di Parigi e del Museum of Modern Art di New York.

immagini (cover 1) Shu Lea Cheang, «UKI», 2023, still, digital color video, with sound, 80’ (2) Shu Lea Cheang, «Baby Love» (from «Locker Baby Project»), 2005. Networked media installation, dimensions variable. Installation view: «Baby Love», Palais de Tokyo, Paris, December 8, 2005–January 8, 2006. Photo: Florian Kleinefenn (3) Shu Lea Cheang, «Uttering», 2023. Digital color video, silent, 36 min., 26′ (4) Shu Lea Cheang with Dondon Hounwn, «Hagay Dreaming», 2023, performed at Taipei Backstage Pool, Taiwan, October 28–29, 2023. Documentary photograph. Photo: Hsun Lang Lin

 

 

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