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Quayola a Videcittà 2025

In occasione dell’ottava edizione di Videocittà, il festival dell’audiovisivo e della cultura digitale che si tiene a Roma dal 2018, Quayola (Roma, 1982) ha presentato in anteprima SOLAR, un’installazione site-specific concepita per l’iconica struttura del Gazometro.  

L’opera sfrutta la struttura ferrea del monumento industriale — articolata in pieni e vuoti — per offrire una doppia modalità di visione, sia dall’interno che dall’esterno.

L’installazione propone un’effimera rappresentazione del sole attraverso una coreografia di luci calde e fredde che, accompagnata da una traccia audio alternante momenti distesi e trilli serrati, amplifica la percezione del suo moto apparente e delle diverse fasi della giornata. Lo spettacolo di Solar  inizia con una densa effusione di fumo artificiale che inonda l’intero spazio per intensificare gli effetti della luce e creare un’atmosfera rarefatta, quasi cosmica, in cui il pubblico è immerso fisicamente. 

Le proiezioni luminose derivano da un braccio robotico – elemento ricorrente nei lavori dell’artista – collocato al centro dell’installazione, e da altri faretti motorizzati ancorati al perimetro circolare della struttura. Il Gazometro, infatti, funge da scheletro dell’installazione e da superficie di proiezione; i fari che colpiscono il reticolo metallico riflettono immagini stroboscopiche di astri luminosi che circondano la stella madre del sistema solare.

SOLAR si inserisce nel percorso di ricerca di Quayola che da tempo osserva e rielabora la natura attraverso l’impiego di nuove tecnologie. Con una durata di circa dieci minuti, l’installazione condensa un’esperienza immersiva che intreccia luce, suono e il genere paesaggistico. 

Dopo la prima romana, l’opera prosegue in un tour internazionale, portando con sé la visione di un Sole sintetico capace di reinterpretare il rapporto tra natura, tecnologia e monumentalità urbana.

Davide Quayola, SOLAR, Videocittà 2025
Presentata in prima mondiale dal 3 al 6 luglio 2025, SOLAR inaugurerà un tour internazionale che proseguirà
ad agosto a Toronto. SOLAR è un’installazione site-specific di Quayola, realizzata da Eni, curata da Videocittà in collaborazione con The Bentway Toronto, con la produzione esecutiva di Eventi Italiani.
immagini (tutte): Quayola, «SOLAR», Videocittà 2025, Roma

 

 

 

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FRAME > Light line

FRAME cattura Light line di Jenny Holzer per il Guggenheim Museum di New York, installazione che trasforma l’edificio in una serie di scrolling texts dalle sue serie iconiche, come “Truisms” e “Inflammatory Essays”. Il lavoro monumentale è anticamera della retrospettiva che nel museo newyorkese presenta una retrospettiva di suoi lavori dagli anni ’70 ad oggi.

Jenny Holzer: Light Line, Guggenheim Museum, New York,
La mostra è organizzata da Lauren Hinkson, Associate Curator for Collections. Conservazione  dell’installazione realizzata per il Solomon R. Guggenheim Museum è condotta da Lena Stringari, Deputy Director, da Andrew W. Mellon, Chief Conservator, e Agathe Jarczyk, Associate Time-Based Media Conservator.

Jenny Holzer: Light Line

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SeTaccio il Vento

A Pescara Agnese Purgatorio porta le parole, in forma sonora quanto segnica: suoni e grafemi di terre lontane che hanno il profumo del vento adriatico.

Da sabato 27 aprile l’opera permanente “Il Vento porta via Velo” è entrata a far parte della collezione di opere site-specific dello Spazio Matta di Pescara, esito della terza delle residenze d’artista curate da Marcella Russo, ideatrice e curatrice della sezione Matta Arte Contemporanea.

Il lavoro che Purgatorio ha presentato a Pescara è fatto di tre momenti- filmico, performativo e installativo- e restituiscono il risultato della residenza “SeTaccio il Vento”. Non è un caso che il nome scelto faccia eco ai versi della poetessa iraniana Forugh Farrokhzad, voce del dissenso femminile che con la sua poesia sfidò la tradizione islamica: da anni la ricerca della Purgatorio è incentrata sulla parola e attenziona gli ultimi.

Setacciare la sabbia e tacere il vento, per portare alla luce qualcosa. Il primo momento della restituzione è un video che intreccia audio e immagini prodotti dall’artista, quasi residui dell’estate adriatica. Ad invocare il silenzio il gesto arpocratico di un bimbo, il cui dito alla bocca allude, forse, al carattere complesso della poesia, che gioca tra parole e silenzi, pause.

I versi e la voce di Forugh Farrokhzad, registrata nel 1963, ritornano nella performance del chitarrista Bob Cillo: note blues su voce e testo di Forough Farrokhazad. E il risultato è una melodia di una voce passata che rivive e racconta dell’urgenza di un cambio di rotta. “Ho detto […]vorrei accelerare la mia fuga dalla tempesta di vento e dalla bufera. […]Ricordo che tutta la mia vita è vento. Sono diventata il pellicano del deserto.”

Il neon a luce verde si accende all’imbrunire dopo le note della chitarra e la melodica voce orientale: l’installazione permanente “Il vento porta via il Velo” è un neon soffiato a mano e scritto in farsi, libera citazione di un verso di Abbas Kiarostami, ispiratore della rivoluzione verde iraniana.

E allora, il collegamento in video durante la presentazione del filmatocon Shady Alizadeh, attivista del movimento “Donna, vita, libertà” è momento per ricordare di “non disabituarci ai diritti di umanità”, diritti generali non categorizzabili.

L’inaugurazione della nuova opera e la restituzione del lavoro della Purgatorio è, infine, occasione di dibattito sulle residenze d’arte: un talk moderato da Miriam Di Francesco che ha visto discutere insieme, oltre alla curatrice Marcella Russo e all’artista Agnese Purgatorio, Andrea Croce, fondatore di Unpae, Giovanni Gaggia, fondatore di Casa Sponge e Lucia Giardino, fondatrice di GuilmiArtProject.

E allora perché nasce una residenza? Per tornare a vivere ma anche a leggere i luoghi natii, spesso periferici, con occhi diversi. Residenze fatte di momenti di negoziazione ma anche di forte sinergia con i territori, perché la residenza d’arte è anche azione politica e azione di mediazione dei linguaggi contemporanei.

A Pescara Agnese Purgatorio porta le parole, in forma sonora quanto segnica: suoni e grafemi di terre lontane che hanno il profumo del vento adriatico.

immagini: (tutte) Agnese Purgatorio, «Il vento porta via il velo», 2024, neon soffiato a mano, Matta Arte Contemporanea

Agnese Purgatorio, Il Vento porta via Velo, 2024
Da sabato 27 aprile l’opera permanente Il Vento porta via Velo è entrata a far parte della collezione di opere site-specific dello Spazio Matta di Pescara, esito della terza delle residenze d’artista curate da Marcella Russo, ideatrice e curatrice della sezione Matta Arte Contemporanea.
Lo Spazio Matta, centro per le arti contemporanee, nasce nel 2011 come progetto di rigenerazione urbana nell’area dell’ex Mattatoio di Pescara. Il progetto di residenze di cui è parte la produzione de ll Vento porta via Velo di Agnese Purgatorio è a cura di Marcella Russo. Anima e corpo del progetto è l’associazione culturale Artisti per il Matta, che mette in rete enti culturali, artisti e curatori impegnati da anni nella produzione e nella promozione dello spettacolo dal vivo (danza, teatro, performance, musica) e delle arti visive (video arte, cinema e architettura). Obiettivo e desiderio comune è quello di creare “un distretto artistico” che promuova il valore della cultura come “bene diffuso”. La sfida risiede nel portare “la bellezza in periferia”, ovvero offrire una proposta artistica di qualità che mette al centro “il valore dell’esperienza dello spettatore”. L’approccio scelto, è il lavoro in rete: da un lato vengono inclusi artisti e operatori culturali della città e della Regione nelle attività dello Spazio, dall’altro viene coinvolta la comunità cittadina come fruitore attivo della cultura.

 

 

 

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