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VIDEO POST > What does A.I. think about me?

Par : Arshake
29 juin 2024 à 18:42

VIDEO POST rilancia What Does AI Thinks About Me?, video saggio relativo all’installazione realizzata da mots per indagare comportamento e pregiudizi dell’intelligenza artificiale mentre osserva gli esseri umani. L’installazione è stata recentemente esposta al Sónar+D, piattaforma per la collaborazione, la sperimentazione e l’esplorazione delle ultime tendenze della cultura digitale, collegata al Sonar, uno dei festival più popolari che ogni anno si svolge a Barcellona coinvolgendo vari luoghi della città.

mots, What Does AI Thinks About Me?, video essay related to the installation ‘AI & Me’
 film di mots | Produzione: mots, Zauberberg Productions | Camera: Octavian Mot, Daniela Nedovescu, Imran Latif, Michal Cajzer | L’installazione AI & Me’ è stata presentata al  Sónar+D  nel giugno 2024

 

 

 

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The New Atlas of Digital Art

Par : Arshake
18 juin 2024 à 21:55

Per il quinto anno consecutivo, il MEET Digital Culture Center di Milano riflette sugli scenari della creatività digitale con professionisti e artisti di spicco internazionale. L’obiettivo è quello di mettere in luce il potenziale delle sperimentazioni creative immersive come possibile driver di innovazione culturale, sociale, economica.

Come le realtà parallele create dal digitale possono convivere con le realtà in essere? Oltre le frontiere della Realtà Virtuale, proveremo ad immergerci in un’immersività sempre più diffusa e pervasiva, che crea commistioni sottili tra reale e virtuale: dall’Augmented Reality all’Extended Reality e Mixed Rality, incluse le potenzialità creative dell’Intelligenza Artificiale.

L’Atlas aprirà una serie di riflessioni per inquadrare il tema da tutte le sue sfaccettature e condividere con esperti, professionisti e con il pubblico, opportunità e futuri possibili.

La mappa disegnerà confini e frontiere delle esperienze immersive, i linguaggi e le correnti espressive che stanno disegnando nuovi modi per fare cultura, i luoghi e i protagonisti dell’immersività, i format e le modalità di coinvolgimento del pubblico con incontri  eventi.

The New Atlas of Digital Art | Immersive Realities, MEET Digital Culture Center, Milano, 20-21.06.2024
Consultate qui il sito per il programma aggiornato degli eventi e registratevi (gratuitamente) qui su Evenbrite.

 

 

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Harold Cohen: AARON

16 mai 2024 à 12:54

Con una mostra a cura di Christiane Paul, il Whitney Museum of American Art ripercorre l’evoluzione di AARON, il primo programma di intelligenza artificiale sviluppato nei tardi anni ’60 da Harold Cohen per accompagnarlo creativamente nella sua pratica pittorica, adottato a collaboratore per stimolare conoscenza sperimentazione. I lavori sono attentamente selezionati e tracciano in maniera scientifica i momenti chiave di questo dialogo uomo-macchina. L’approccio curatoriale è cronologico e permette di attraversare il passaggio da analogico a digitale, la transizione da astrazione a figurazione, a metà degli anni ’80, e tutto ciò che questi passaggi ha comportato in termini tecnici e concettuali.

Il Whitney Museum è l’unico museo a possedere nella sua collezione versioni del software AARON che tracciano i diversi periodi di sviluppo di questo progetto e permettono quindi di ritracciare le diverse fasi di evoluzione del software e di questo dialogo cresciuto con una certa gradualità.

Harold Cohen ha stabilito con il software un vero e proprio dialogo. Ha iniziato con il fornirgli regole e conoscenze per quello che riguarda i principi base di colore, forma, composizione e dimensione, fondamenti che appartengono alla sua formazione di pittore. Il loro dialogo è cresciuto, con una certa gradualità. Da un primo ragionamento su disegno e colore attraverso delle regole formulate per vie analogiche avviato negli anni ’60 si è arrivati ai primi anni ’70, quando si presenta l’occasione e il giusto contesto per sviluppare il software AARON alla Stanford University’s Artificial Intelligence Lab.

Da questo momento in poi, percorso è proseguito per fasi, ciascuna un tentativo (sempre riuscito, a volte anche troppo) di spingere oltre i limiti dell’intelligenza artificiale. Ad un certo punto, Cohen si rende conto che la macchina è in grado di fare cose che prima non immaginava possibili. Quando impara a colorare i disegni, prima completati a mano dall’artista, arriva ad un momento di crisi. Non è la mancanza di cose da fare, piuttosto l’arenarsi della collaborazione tra uomo e macchina.  “I felt that my dialogue with the program, the very root of our creativity, had been abruptly terminated”, racconta in una conferenza del 2010 all’ Orcas Center.

Ecco perché centrale nella mostra al Whitney è la macchina riportata in vita per fare entrare i visitatori, anche online in streaming sul sito in alcune ore del giorno, nel processo di esecuzione delle opere. Il software “as a central creative force behind the artwork”. Non solo. In mostra anche tutta una serie di ephemera, come quaderni di appunti e disegni personali che fanno parte del momento di progettazione e di riflessione.

Oltre a celebrare un artista riconosciuto come pioniere dell’arte digitale, la mostra entra nel vivo di questo dialogo uomo-macchina, penetra i meccanismi del processo scandendo le tappe, aiuta a riflettere sul nostro rapporto con le moderne tecnologie di intelligenza artificiale con i programmi più recenti come DALL-E, Midjourney e Stable Diffusion.

“Harold Cohen’s AARON has iconic status in digital art history, but the recent rise of AI artmaking tools has made it even more relevant. Cohen’s software provides us with a different perspective on image making with AI,” dice Christiane Paul, Curator of Digital Art at the Whitney. “What makes AARON so remarkable is that Cohen tried to encode the artistic process and sensibility itself, creating an AI with knowledge of the world that tries to represent it in ever-new freehand line drawings and paintings. Watching AARON’s creations drawn live as they were half a century ago will be a unique experience for viewers.”

In questi ultimi anni, in particolare in coincidenza con la crisi pandemica e lo spostamento di interessi economici e culturali online, alcuni termini come arte digitale sono stati particolarmente inflazionati, confusi con strumenti digitali come i certificati NFts, o con progetti di grafica e design. Questo ha significato oscurare buona parte di quelle sperimentazioni che hanno scritto la storia della ricerca in questi ambiti per più di vent’anni.

Queste operazioni che attraverso le mostre facilitano conoscenza e consapevolezza sono particolarmente importanti. In parallelo al Whitney, si è mossa anche la Galleria londinese Gazelli Art House, proponendo, con la mostra “Refractoring (1966-74)”, una selezione molto accurata di lavori di Cohen che hanno tracciato momenti chiave della transizione tra il 1966 e il 1974, momento nodale del suo lavoro ma anche inizio di diffusione delle tecnologie nella società. Tra i lavori, anche Sentinel esposto alla Biennale di Venezia nel 1966, quando è stato invitato a rappresentare il Padiglione Inglese, momento di grande riconoscimento internazionale che non arresta la sua spinta creativa “that arises when the individual starts to question the unquestioned assumptions of his field and to act out of the scenarios that present themselves as a result”.

Alla riflessione pura sul rapporto uomo-macchina le mostre restituiscono parte di questa storia, la rendono comprensibile avvicinando i visitatori al processo nella sua vitalità. Gli incontri, alcuni disponibili online sul sito del Whitney, i documenti prodotti e il catalogo con contributi dei più importanti studiosi che il 9 maggio è stato presentato alla Gazelli Art House, seguiranno la fine delle mostre. Tutto questo ci fa riflettere anche sulla curatela delle mostre, quando tra gli obiettivi c’è anche  quello di garantire che i contenuti siano resi disponibili e accessibili ai visitatori, rispettivamente nella misura di un museo e di una galleria.

Harold Cohen, AARON, a cura di Christiane Paul, Whitney Museum of American Art, fino al 19 maggio 2024

Immagini: (cover 1-2) panoramica d’installazione di Harold Cohen: AARON, Whitney Museum of American Art, New York, 3 febbraio –19 maggio, 2024 (3) Harold Cohen, AARON KCAT, 2001 (4) panoramica d’installazione di Harold Cohen: AARON, Whitney Museum of American Art, New York, 3 febbraio –19 maggio, 2024 (5) Harold Cohen, AARON Gijon, 2001 (6) Panoramica di installazione di Harold Cohen, Refactoring (1966-74), Gazelli Art House, Londra (8 marzo–11 maggio 2024).  Courtesy Gazelli Art House, Londra.

 

 

 

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Simposio “Dibattiti sull’intelligenza artificiale”

Par : Arshake
10 avril 2024 à 09:25

Nelle giornate del 10 e dell’11 aprile la Rhode Island School of Design (RISD) ospita una conferenza di eccezionale importanza: “Debates in AI”, simposio che approfondisce le molteplici dimensioni dell’intelligenza artificiale (AI) e il suo profondo impatto sulle discipline creative. Questo evento di due giorni svelerà le intricate intersezioni tra arte, design, tecnologia e cultura.

La programmazione prenderà il via l’11 aprile presso la Fleet Library dalle 17.45 alle 19.30 con una conversazione serale tra Kate Crawford (ricercatrice, compositrice, produttrice, accademica e autrice di Atlas of AI) e Ben Davis (critico d’arte nazionale, ArtNet News).

Il 12 aprile, presso il Metcalf Auditorium del Chace Center del RISD, si terrà un simposio della durata di un’intera giornata, con discussioni dalle 9.00 alle 18.00. Tra i partecipanti figurano personalità di spicco come Taeyoon Choi (fondatrice della School for Poetic Computation), Molly Crabapple (artista), Stephanie Dinkins (artista, educatrice), Cory Doctorow (autore di Chokepoint Capitalism e The Internet Con), Elisa Giardina Papa (artista), Brian Merchant (editorialista tecnologico e autore di Blood in the Machine), Trevor Paglen (artista), Christiane Paul (curatrice di arte digitale, Whitney Museum of American Art), Jon Rafman (artista), Dorothy R. Santos (scrittrice, artista, educatrice), Eric Telfort (direttore del dipartimento di Illustrazione del RISD) e Clement Valla (professore associato di Experimental & Foundation Studies, coordinatore della facoltà di Computazione, Tecnologia e Cultura).

“Questo evento è incentrato sul porre domande”, osserva il membro della facoltà Marisa Mazria Katz, produttrice esecutiva del simposio. “Quali sono le questioni etiche in gioco nell’addestramento e nell’uso dei modelli di IA? Come potremmo reimmaginare il copyright e riaffermare il potere collettivo del lavoro creativo? E cosa sono un artista e una formazione artistica nell’era dell’IA?”. Il professor Daniel Lefcourt, co-curatore dell’evento, aggiunge: “Data la rapidità dei recenti sviluppi dell’IA e il profondo impatto che può avere sull’istruzione – e sulla società nel suo complesso – questo è un momento critico per tenere queste conversazioni. Siamo lieti di convocare questi importanti dialoghi al RISD”.

“Mentre le istituzioni e gli esperti di una moltitudine di discipline continuano a indagare sull’intelligenza artificiale, sono lieto che il RISD si stia impegnando in modo così diretto e attivo in questioni che daranno forma agli anni a venire”, osserva il Rettore del RISD Touba Ghadessi. “Dall’esame del significato della paternità umana, sia dal punto di vista creativo che legale, alla dimostrazione della necessità e dell’uso attuale dell’intelligenza artificiale come strumento di progettazione, so che le conversazioni organizzate e guidate dai nostri lungimiranti docenti avranno un impatto duraturo al RISD e oltre”.

Il pubblico è invitato a partecipare a questo evento intellettualmente stimolante che riunisce visionari, leader di pensiero e professionisti all’avanguardia nel dialogo tra AI e discipline creative.

Il sostegno a “Debates in AI” è fornito dalle divisioni di Architettura e Design, Belle Arti, Studi Sperimentali e Fondazioni e Arti Liberali, oltre che dal Centro per la Complessità, dalla Biblioteca Fleet del RISD, dal Centro per le Arti e il Linguaggio e dal Fondo RISD 2050. Il simposio è prodotto dal membro di facoltà Marisa Mazria Katz e co-curato dal professor Daniel Lefcourt, Katz e dal membro di facoltà Marco Roso (cofondatore di DIS.ART).

Debates in AI, Fleet Library and Metcalf Auditorium del Chace Center at The Rhode Island School of Design e online livestreaming via zoom, 11-12.04
L’evento è gratuito ma è necessaria la registrazione. Per registrarsi di persona o via Zoom e per conoscere le biografie dei relatori e ulteriori informazioni, visitare qui il sito.

 

 

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