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MArteLive Connect a Roma

Par : Arshake
13 octobre 2025 à 16:49

Arshake segnala il festival MarteLive, quest’anno con un’edizione speciale dal titolo MArteLive Connect, che il 14 e 15 ottobre si muove su 10 palchi tra il Lanificio (Via di Pietralata, 159A), cuore pulsante del Festival, l’Atelier Montez (Via di Pietralata, 147/A-B) e il MONK (Via Giuseppe Mirri, 35) di Roma dove si esibiranno artisti da tutta Europa, come Inghilterra, Australia e anche Iran. Così il festival festeggia i suoi primi 25 anni, in attesa della Biennale MArteLive 2026.

Cuore pulsante del festival, lo storico Concorso MArteLive diretto da Nadia Di Mastropietro rappresenta da sempre il più grande motore di scoperta e valorizzazione di nuovi talenti in Italia. Nato per offrire una vetrina a giovani artisti emergenti, negli anni ha dato spazio a migliaia di creativi che hanno potuto esibirsi accanto a nomi affermati della scena nazionale e internazionale. La formula multidisciplinare – che abbraccia 16 diverse categorie artistiche tra musica, teatro, danza, circo, arti visive, cinema, moda, letteratura e molto altro – trasforma ogni edizione in un laboratorio di sperimentazione e contaminazione, offrendo ai vincitori l’opportunità di accedere a percorsi professionali, residenze e network di collaborazioni. Con oltre 25 anni di storia, il concorso si conferma come un punto di riferimento unico nel panorama culturale europeo, capace di coniugare ricerca, innovazione e crescita artistica.

MarteLive è pensato quindi come evento e come progetto culturale che, oltre alla scoperta di giovani talenti accanto ad artisti affermati, opera anche sulla rete urbana e su un’idea di connessione tra persone nell’ottica di “irrompere, connettere e trasformare”. Quest’anno allo spazio del Lanificio si aggiungono anche Atelerier Montez e Monk.

«MArteLive Connect non celebra il passato: lo piega e lo trasforma, generando un presente che si apre al futuro…» – spiega lo storico ideatore e direttore artistico del MArteLive Giuseppe Casa – …«perché mai più nella storia quegli artisti si incontreranno negli stessi spazi, sugli stessi palchi, creeranno le stesse alchimie, sotto le stesse luci: quello che accade a MArteLive Connect è qui ed ora, è irripetibile, uno scenario composto e vivo che trascina oltre le convenzioni culturali e sociali».

Lo sguardo al futuro è affidato invece ai vincitori e finalisti della Biennale MArteLive 2024: Rusty Brass (Musica), Marta Bulgherini (Teatro), Collettivo Neo (Danza), Noemi Agosta (Moda), Chiara Mastrangelo (Scultura), Angela Norelli (Cinema), Jacqueline Lentini (Fotografia), Giovanni Mariani (Illustrazione), Flaminia Colella (Letteratura) e Claudio Dinicoli (Circo). Giovani talenti che rappresentano la nuova linfa creativa e confermano la vocazione del festival a essere un luogo di visibilità e crescita per i giovani emergenti.

Il programma, come sempre, è multidisciplinare: musica e DJ set, teatro e letteratura, danza, arti visive, fotografia, videoarte, grafica, pittura, cinema, moda e artigianato, fumetto, circo contemporaneo, street art e installazioni site specific.

MarteLive, Lanificio (Via di Pietralata, 159A), cuore pulsante del Festival, l’Atelier Montez (Via di Pietralata, 147/A-B) e il MONK (Via Giuseppe Mirri, 35), Roma, 14-14.10.2025.
Il progetto, ideato e curato da Giuseppe Casa, è promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura ed è vincitore dell’Avviso Pubblico “Roma Creativa 365. Cultura tutto l’anno”, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura. Dal 2022, il progetto MArteLive Europe è stato co-finanziato dalla Commissione Europea attraverso il Programma Europa Creativa.
Prevendite del 14 ottobre
Prevendite 15 ottobre
PROGRAMMA
Martedì 14 ottobre: LANIFICIO 159 – ore 20.00
Neoprimitivi, MEMORIALS, Fujiya & Miyagi, Cecco e Cipo, Davide Cocozza (pittura), Collettivo Ada (teatro)
Vincitori MArteLive 2024: Flaminia Colella, Claudio Dinicoli, Angela Morelli, William Rochira, Noemi Agosta
Chiara Mastrangelo, Jaqueline Lentini, Giovanni Mariani, Ludovica Cirillo
ATELIER MONTEZ – ore 20.00
The Silent Beat, Damon ArabSolgar (Mombao), Antonio Raia, Laura Agnusdei, Plaid, IKE, Francesco Santalucia
 Mercoledì 15 ottobre: LANIFICIO 159 – ore 20.00
Orange Combutta, Fitness Forever, Frenetik, Pellegrino
Vincitori MArteLive 2024: Rusty Brass, Marta Bulgherini, Collettivo Neo, Angela Morelli, William Rochira, Noemi Agosta, Chiara Mastrangelo, Jaqueline Lentini, Giovanni Mariani, Ludovica Cirillo
ATELIER MONTEZ – ore 20.00
Daniele Timpano, Francesco Santalucia, Concerto al buio con Valerio Vigliar, Angelo Trabace
The Delay in the Universal Loop, Kety Fusco
MONK
Hugo Race & Gianni Maroccolo, Jaqueline Lentini, Giovanni Mariani, Ludovica Cirillo

immagini: (COVER 1) Collettivo ADA, Mirage (2) Chiara Mastrangelo, vincitrice, scultura Inefficient self-portrait, scultura, dettaglio (3) Fujiya&Miyagi, ph.Olly Hearsay-hires (4) Marta Bulgherini, vincitrice nella sezione teatro

 

 

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FLESH AR(T) ATTACK al Mattatoio di Roma

Par : Arshake
11 octobre 2025 à 09:48
Abbiamo incontrato Chiara Passa, pioniera delle arti multimediali con base a Roma e le abbiamo chiesto di raccontarci di FLESH AR(T) ATTACK, evento performativo di realtà aumentata, presentato nell’ambito ULTRA REF, sezione del Romaeuropa Festival realizzato in collaborazione con gli studenti del triennio di Arti Multimediali e Tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Venticinque progetti in realtà aumentata hanno orchestrato una mappatura dei particolari spazi dell’ex Mattatoio di Roma, affascinante spazio di archeologia industriale, ora destinato ad essere integrato in uno dei più ambiziosi progetti di riqualificazione urbana con la creazione di un polo di ricerca e produzione artistica, progetto che gode già della presenza di diverse realtà dedicate alla cultura, tra queste gli spazi adiacenti dell’Accademia di Roma, dell’Università di Architettura Roma Tre, e della storica scuola di musica popolare di Testaccio, e ormai anche tutte quelle attività che negli ultimi anni il Romaeuropa Festival ha portato nel suo configurarsi come polo di aggregazione della città e in un contesto internazionale. Per chi ha avuto esperienza del progetto, partecipare a FLESH AR(T) ATTACK ha significato attraversare questo grande spazio in una camminata tra presente e passato, fermando l’attenzione sulla magia di questa particolare porzione di area urbana, sulla sua storia e sull’energia che è in grado di sprigionare. A Chiara Passa abbiamo chiesto cosa ha significato lavorare nella specificità del luogo e in un progetto corale e inter-generazionale.  

Arshake: FLESH AR(T) ATTACK è un evento performativo? Puoi spiegarci con che modalità e come si struttura all’interno dello spazio (pubblico) e come ponte tra Festival e Accademia di Belle Arti?

Chiara Passa: Il progetto è articolato come un tour guidato attraverso 25 hotspot AR, ciascuno dei quali attiva un’interazione tra spazio fisico e contenuto digitale. Le installazioni aumentate non si limitano a decorare l’ambiente, ma lo rimodellano concettualmente, trasformando l’intera area in un centro d’arte immersivo e reattivo.

I lavori di FLESH AR(T) ATTACK sovrascrivono la memoria storica dell’ex Mattatoio con una nuova narrativa artistica digitale, ridefinendo il rapporto tra spazio, corpo e tecnologia. La carne – evocata nel titolo -diventa metafora di presenza, vulnerabilità e trasformazione, mentre la realtà aumentata si fa strumento di resistenza poetica e riflessione critica. In questo contesto, l’AR non è solo medium, ma linguaggio artistico che interroga il reale e ne espande i confini.

Attraverso smartphone e tablet, i visitatori sono invitati a esplorare una costellazione di opere multimediali che vanno dalla scultura digitale alla narrazione spaziale, fino alla critica post-umana. Ogni intervento in realtà aumentata è il risultato di un lavoro corale. Gli studenti hanno agito in direzioni diverse ma sempre complementari, perché legati dal tema della trasformazione poetica e critica dello spazio dell’ex Mattatoio. 

Il tema centrale delle opere AR è la metamorfosi del corpo architettonico e sociale, dove la carne – evocata nel titolo – diventa metafora di presenza, memoria e resistenza.

Alcuni hanno indagato l’idea di archivio, realizzando video tridimensionali che stratificano ricordi e immaginazione.  Altri, hanno lavorato direttamente sull’architettura del luogo, trasformandola in superficie sensibile e reattiva. Altri ancora (me compresa proponendo uno degli Object Oriented Stones, i sassi interattivi orientati agli oggetti) hanno generato sculture post-organiche, forme astratte che sembrano emergere dal sottosuolo di quell’archeologia post-industriale, come linfa visiva che nutre nuove visioni.

Cosa hai portato in questa occasione della tua esperienza con la Widget Art Gallery, nata nel 2008 come galleria digitale tascabile dove hai collaborato con artisti giovani e affermati?

Sicuramente l’esperienza curatoriale di spazi liminali e tascabili, ovvero ambienti non convenzionali che sfidano le logiche espositive tradizionali e invitano a ripensare il rapporto tra opera, contesto e fruizione è stata una base importante per questo lavoro. Con la Widget Art Gallery ho imparato a costruire narrazioni che si adattano a formati mobili, effimeri, decentralizzati, e questa sensibilità ha influenzato anche la progettazione di FLESH AR(T) ATTACK.
Per questo progetto ho portato con me una pratica curatoriale già sperimentata nella Widget che valorizza la coesistenza tra artisti emergenti e affermati, promuovendo un dialogo orizzontale e generativo. Lavorando con gli studenti, ho cercato di trasmettere l’importanza di concepire lo spazio espositivo come un organismo vivo, un dispositivo artistico e critico capace di accogliere visioni plurali e di attivare il pubblico in modo diretto. In questo senso, FLESH AR(T) ATTACK è stato anche un’estensione concettuale della Widget Art Gallery: un ambiente aumentato e situato, dove l’arte si manifesta in forma fluida, accessibile e radicalmente contestuale.

Cosa ha significato per te lavorare con gli studenti ad un progetto artistico corale? 

Il progetto nasce come esito dell’esame finale di Realtà Virtuale e Aumentata, un momento culminante del percorso formativo in cui gli studenti sono chiamati a confrontarsi con la progettazione e la realizzazione di opere digitali site-specific

Alla fine del semestre, abbiamo esplorato lo spazio dell’ex Mattatoio, discutendone insieme affinché ciascuno potesse scegliere un’area su cui lavorare. Ogni studente ha poi immaginato un intervento in realtà aumentata, reso accessibile tramite le matrici AR.

FLESH AR(T) ATTACK è anche un manifesto pedagogico: un esempio concreto di come la didattica possa generare pratiche artistiche contemporanee, valorizzando il lavoro degli studenti e promuovendo una visione collettiva e trasformativa dell’arte digitale.

Quale e’ stata la risposta del pubblico? 

La risposta del pubblico all’evento FLESH AR(T) ATTACK è stata estremamente positiva e calorosa, con un forte coinvolgimento e un sincero apprezzamento per l’esperienza immersiva e collettiva. Abbiamo accolto un pubblico variegato: anziani curiosi di scoprire le opere, famiglie con bambini, e naturalmente anche professionisti e appassionati del mondo dell’arte. Questo mix ha confermato l’efficacia della realtà aumentata come linguaggio artistico e pedagogico inclusivo. È importante ricordare che gli artisti creano opere principalmente per il pubblico, e non c’è soddisfazione più grande di vederlo partecipe, sorpreso, attento, ed emotivamente coinvolto. 

FLESH AR(T) ATTACK, 23-28.09.2025, ex Mattatoio, luoghi vari, 23-28 settembre 2025
Concepito da Chiara Passa come collaborazione tra Accademia di Belle Arti (Arti Multimediali, coordinamento Maria Cristina Reggio) e Romaeuropa Festival, nell’ambito della rassegna Ultra REF.
Con Chiara Passa, hanno esposto gli studenti del suo corso triennale di Arti Multimediali e Tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma: Annamaria De Paris, Anton Tkalenko, Aurora Tittarelli, Caterina Pitrola, Chiara Stella Landi, Davide Solarino, Enea Tomassi, Federica Santoro, Francesca De Rosa, Giovanni Pio Appoloni, John Javier Zuniga Perez, Katharina Faller, Lanyi Zhang, Laura Molino, Lidia De Nuzzo, Martina Panico, Mirko De Paolis, Olimpia Paldi, Pietro Guerrini, Sophia Rossetto, Tiziano Orlandi, Wei Jia Deng, Yueqi Tu, Yuting Hu, Zihang Fu

immagini: (cover 1) mappa (2) FLESH AR(T) ATTACK, Mattatoio di Roma, 23-28.09.2025, foto: Monkeys VideoLab (3-4) FLESH AR(T) ATTACK, Mattatoio di Roma, 23-28.09.2025, foto: Federica De Pari 

 

 

 

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Flammenwerfer al Ref 2025

7 octobre 2025 à 16:43

Tra le proposte più potenti del Romaeuropa Festival 2025 spicca Flammenwerfer, spettacolo nato dalla collaborazione fra la compagnia danese Hotel Pro Forma, Blixa Bargeld e l’ensemble vocale femminile IKI. Si è di fronte ad un ibrido, sperimentale e soprattutto multimediale “music theatre” che non si limita a intrecciare linguaggi, ma li spinge a collidere, dissolversi e ricomporsi in una forma ibrida dove il suono diventa visione e la visione si fa materia acustica. Al centro del lavoro c’è la figura del pittore svedese Carl Fredrik Hill (1849-1911), artista visionario segnato dalla schizofrenia, che negli anni del ritiro forzato, a seguito del suo disagio sociale e relazionale,  produsse centinaia di schizzi e disegni, mappe di un mondo interiore in bilico tra genio e delirio. Lo spettacolo non racconta la sua biografia in modo lineare, ma la evoca attraverso i suoi molteplici e stratificati lavori, stati percettivi, attraversamenti sensoriali, squilibri che chiamano in causa direttamente il pubblico.

Blixa Bargeld, che firma parte della musica e dei testi, porta in scena la sua voce come materia performativa estrema: dalle inflessioni sussurrate fino al grido, il suo registro e la sua presenza mutante diventano corpo sonoro che agisce più del corpo fisico. «C’è un brano composto solo di urla», ha dichiarato in un’intervista a Lucrezia Ercolani, «un pezzo crudele che scuote le ossicine dell’orecchio» (Blixa Bargeld: Sono un poeta, non chiamatemi profeta, «Il Manifesto», 26.09.2025). Incursioni sceniche talvolta disturbanti, talvolta disorientanti, che squarciano i confini della percezione e dell’identificazione emotiva.
È in questa sospensione tra parola e rumore che si innesta il coro femminile di IKI, capace di costruire paesaggi vocali stratificati, dal canto corale alla frammentazione, dalle armonie sospese alle dissonanze. La loro presenza moltiplica la voce, la disperde e la ricompone, restituendo la sensazione di una mente attraversata da echi e presenze multiple.

La presenza sonora che generano culla in un letto di parole strazianti, che restituiscono la rottura fra la rappresentazione, la forma, ed il contenuto. Sono voci pienamente umane, pienamente in grado di creare scenografie emotive e riflessive. 
Accanto alla scrittura musicale di Bargeld, nello spettacolo emergono i brani di Nils Frahm, selezionati per la loro dimensione atmosferica, sospesa tra pianoforte, elettronica e droni.
La sua musica si intreccia con testi e voci in una partitura che privilegia la ripetizione, la tensione ipnotica, i salti improvvisi di intensità. Nuovamente il risultato è un paesaggio sonoro che non accompagna l’azione scenica, ma la determina: non c’è recitazione in senso classico, perché qui la musica è la drammaturgia, e la drammaturgia è la musica totale.
La parte visiva, affidata a Magnus Pind per il video, Henrik Vibskov per i costumi e Jesper Kongshaug per le luci, trasforma la scena in un campo di interferenze. Le proiezioni dei disegni di Hill invadono lo spazio e i corpi, i costumi diventano superfici luminose, vive,riflettenti, e rigonfie, anche loro con una storia intima, privata e parallela.

La luce crea apparizioni e sparizioni come un’entità che modella la materia e riscrive la dimensione di spazi e corpi. In questo dispositivo la scena non è uno sfondo: è uno schermo vivo, instabile, in cui immagine, visione e segni si fondono e si plasmano a vicenda. La forza di Flammenwerfer è proprio nel modo in cui audio e multimedialità non restano linguaggi paralleli ma si intrecciano fino a perdere i propri confini. Talvolta suono e immagine procedono all’unisono, molte altre volte si disallineano deliberatamente, creando cortocircuiti sensoriali che producono spaesamento. Nei momenti di silenzio il vuoto acustico si riempie di immagine, nei blackout visivi è il suono a dominare, e in entrambi i casi lo spettatore si trova immerso in uno spazio percettivo instabile. Più che uno spettacolo, Flammenwerfer è un’esperienza che chiede di essere abitata. L’arte visiva di Hill, le sonorità di Bargeld e Frahm, le voci di IKI e l’impianto scenico di Hotel Pro Forma si fondono in un unico organismo, un congegno che non racconta ma mette in condizione di percepire. È un teatro che non cerca il conforto della narrazione, ma l’impatto fisico dell’immagine e del suono, un luogo in cui il pubblico diventa parte attiva del delirio poetico messo in scena.

Flammenwerfer, collaborazione tra Hotel Pro Forma, Blixa Bargeld e l’ensemble vocale femminile IKI
Romaeuropa Festival – Teatro Argentina, 26-28.09.2025

immagini: (cover 1 -2-4) Flammenwerfer, Teatro Argentina, Romaeuropa Festival, foto: Emma Larsson (3) Blixa Bargeld, Flammenwerfer, Teatro Argentina, Romaeuropa Festival, Roma, foto: Emma Larsson

 

 

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Spazi di Resistenza al Mattatoio di Roma

1 octobre 2025 à 21:36

La mostra in corso al Mattatoio di Roma, Spazi di Resistenza, da un’idea di Ivana Della Portella (Vicepresidente di Azienda Speciale Palaexpo) con la cura di Benedetta Carpi De Resmini, si inserisce nel contesto delle commemorazioni per il trentesimo anniversario della fine della guerra in Bosnia-Erzegovina, dell’assedio di Sarajevo (14 dicembre 1995) e del genocidio di Srebrenica (11 luglio 1995).

Le opere in mostra portano tracce sensibili di memorie che accomunano le esperienze di guerra, e che in questo particolare conflitto negli anni ’90 è accompagnato anche dalle ferite di una situazione che è stata resa possibile all’interno dell’Europa.

“L’esposizione”, afferma la curatrice ”, “non si limita a una rilettura storica di quei conflitti, ma si propone come una riflessione ampia e profondamente attuale sul presente post-bellico. Intrecciando arte e memoria, Spazi di Resistenza si configura come un percorso poetico e politico che attraversa il trauma e la guarigione, tramite le pratiche artistiche di sei artiste provenienti da contesti culturali, geografici e generazionali differenti: Simona Barzaghi, Gea Casolaro, Romina De Novellis, Šejla Kamerić, Smirna Kulenović e Mila Panić”.

E dalle opere, realizzate in una varietà di forme espressive, tra video, fotografia, installazione e performance, traspare chiaramente una ferita non ancora rimarginata. La resistenza è proprio quella che nasce dalla necessità e dalla volontà di rimarginare questo trauma. La forza di questa resistenza è proporzionale all’intensità del trauma che ciascuna artista ha vissuto.

E quando il trauma è ancora vivo, la forza arriva con particolare intensità. Si percorre la mostra accolti da uno spazio caratterizzato da idilliache immagini di erba dell’opera di Gea Casolaro, una vista pacifica dove le parole aprono una finestra su ciò che questo paesaggio nasconde, campi minati lasciati dalla guerra. Questa la geografia emotiva di Sarajevo che vive nel profilo teso di un paesaggio, si definisce nella tensione tra pace e guerra e Gea Casolaro la restituisce con delicata discrezione e in proporzione alla sua esperienza di residenza nel 1998.

Questo paesaggio accoglie in un luogo dove le esperienze di alcune artiste sono ancora ferite aperte che bruciano ancora, la pellicola mediatica si apre su contenuti scottanti ed emotivamente coinvolgenti.  A bruciare letteralmente è il campo agricolo nel video Burning Field di Mila Panić, gesto arcaico di purificazione e di trasformazione, una rinascita che può avvenire solo attraverso un rituale catartico.

Proseguiamo il percorso e tra le opere delle artiste italiane, ci accompagna  il lavoro Simona Barzaghi, che nelle regioni bosniache ha trascorro, e tuttora trascorre, diversi mesi ogni anno. In Waterline e ZastaWem, i confini geografici della Bosnia sono attraversati in linee affettive tessute attraverso racconti e testimonianze di decine di co-autori. Il lavoro è il risultato di lunghi viaggi in Bosnia, a piedi, in barca lungo il fiume Drina o con mezzi di fortuna, per esplorare i territori del limite per arrivare ad un’ opera corale in fieri, forma di resistenza dove “ogni gesto di cucitura è anche un gesto politico che ridefinisce la condizioni dell’appartenenza, apre spazi di soggettivazione al di fuori delle identità imposte, al di la del genere, della nazione, della storia ufficiale”, così bene lo descrivono le parole di  Benedetta Carpi De Resmini.

Lasciamo che l’accenno a questi lavori funzioni da ingresso verbale alla mostra e lasciamo ai visitatori percorrere gli altri lavori che a questi si susseguono nel lungo e suggestivo spazio del Mattatoio, con l’approccio antropologico di Romina De Novellis, quello politico dell’artista bosniaca Šejla Kamerić che riposiziona la forza sovversiva nel potere del corpo e quello di guarigione collettiva di Smirna Kulenović  che riconduce all’impiego di elementi organici come custodi attivi delle ferite della storia.

Arriviamo alla fine del percorso. La tensione che in apertura di mostra emergeva dal pacifico paesaggio di Gea Casolaro, un ingresso apparentemente morbido, ritorna nella terra vera e propria nei lavori di Smirna Kulenović. Non c’è bisogno di commentare la forza che nasce letteralmente dalle bellissime carte di SILENCE OF THE EARTH, quando si scopre che sono state realizzate con piante nate sopra le fosse comuni, mescolate con acqua e pietre locali.

In  Down to Earth della stessa artista, dove ascolto, tatto e olfatto, sono impegnati in prima linea in un gioco emotivo che incanala l’ascolto di canti Bosniaci intonati da donne anziane in una forma installativa che costringe i visitatori ad entrare in contatto con la terra e ad assumere una posizione intima e di raccoglimento che dona all’ascolto un’intensità senza eguali, restituzione ‘viva’ della tensione tra bellezza e trauma, tra fragilità e forza.

Spazi di Resistenza, a cura di Benedetta Carpi De Resmini, Mattatoio, Roma, 11.09 – 12.10.2025
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e da Azienda Speciale Palaexpo, è stata realizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Latitudo Art Project.
Evento speciale – 3 ottobre 2025
Il 3 ottobre 2025, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza e nell’ambito della mostra Spazi di Resistenza, si terrà l’evento speciale “Linee di Memoria e Resistenza”. Il programma prevede la proiezione del documentario di Ado Hasanović, seguita dalla performance Below the Line dell’artista Simona Barzaghi, in un dialogo tra cinema e arti performative dedicato ai temi della memoria e della resistenza. Il catalogo della mostra (Edizioni Kappabit), con testi di Manuela Gandini, delle artiste e della curatrice Benedetta Carpi De Resmini, offre uno sguardo sul progetto, accompagnato da immagini che raccontano storie di resistenza e trasformazione.

immagini: (cover 1) Gea Casolaro, «L’erba di Sarajevo #2», 1998 – 2025. 60 stampe Lambda. 46,66 x 70 cm © Gea Casolaro. Courtesy l’artista (2) Simona Barzaghi, «Waterline», 2024. installazione, cornice vernice rossa, fotografie su dibond, diesgni-collage, video. 250 x 750 cm © Simona Barzaghi Courtesy l’artista (3-4) Installation view Spazi di Resistenza. Mattatoio di Roma, Padiglione 9B. Courtesy Latitudo Art Projects © Monkeys Video Lab (5) Smirna Kulenović, «SILENCE OF THE LAND», 2024. Disegno naturale, a base vegetale, carta con semi. 6 elementi: 2 elementi 160 x 100 cm ciascuno – 2 elementi 140 x 80 cm ciascuno – 2 elementi 80 x 140 cm ciascuno. Foto © Samuël Berthet. Courtesy l’artista (6) Installation view Spazi di Resistenza. Mattatoio di Roma, Padiglione 9B. Dettaglio «Down to Earth», 2025. Smirna Kulenović. Courtesy l’artista e Latitudo Art Projects ©  Monkeys Video Lab

 

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ULTRA REF al Mattatoio di Roma

Par : Arshake
22 septembre 2025 à 16:10

Giovedi 18 settembre, negli spazi del Mattatoio la Pelanda il Romaeuropa Festival ha anticipato la programmazione dell’ ULTRA REF, festival nel festival, che il 20 settembre ha inaugurato con i concerti di Lyra Pramuk e Isabelle Lewis.

Spazio di sperimentazione, incontro e festa, sono definizioni che leggiamo nel comunicato e che ben sintetizzano lo spirito che attraversa questa sezione e l’incredibile varietà di eventi, tra musica, danza, teatro, arti visive e culture digitali, “ piattaforma che supera i confini tra generi e forme espressive, unendo danza, teatro, musica e arti visive in un territorio in continua trasformazione”.

Diverse sono le rassegne che ruotano attorno ad Ultra Ref: “Dancing Days”, dedicata alla danza e alla coreografia, “Anni Luce”, mappatura del futuro del teatro italiano con una costellazione di artisti e artiste emergenti, percorsi inediti e sguardi che accendono il presente, ULTRA CLUB, dedicato alle nuove sonorità elettroniche e pop, REF Kids & Family, proposte per i più piccoli (in realtà sempre più interessanti per tutte le età), Design Talks, nuovo spazio di confronto dedicato al graphic design contemporaneo. Si aggiungono altre iniziative come esperienze in realtà virtuale, progetti che indagano il rapporto tra intelligenza artificiale e creatività e focus internazionali come quello sulla scena lituana, tra musica, danza e nuova drammaturgia.

Il festival nel festival, come tutto il Romaeuropa Festival, è un incredibile modello di ispirazione per come questo evento si muove nel territorio, locale e internazionale, tra una varietà di istituzioni, non in ultimo le accademie. Vedi per esempio la collaborazione con la Rufa che ha partecipato al Raster Prize, con la cura di Caterina Tomeo, che, per il 23 settembre ha in programma il debutto al Romaeuropa Festival di Ireen Amnes & Merlin Ettore, Amit Dagim, Maarja Nuut, Léa Paintandre, Camilla Pisani, tra i vincitori della raster.call soundtrack europe 20-25, selezionati da una prestigiosa giuria internazionale.

Lo stesso giorno, il 23 settembre dalle 17.00 alle 1900, inaugura un nuovo risvolto della collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma con FLESH AR(T) ATTACK, un evento performativo in realtà aumentata ideato dall’artista multimediale Chiara Passa che scandisce l’intero spazio del Mattatoio e della Pelanda, con opere in realtà aumentata realizzate da 25 studenti del corso di Arti Multimediali e Tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma.  Il pubblico del Romaeuropa Festival potrà esplorare attraverso tour guidati questo luogo di archeologia industriale,  proiettato al futuro, destinato a diventare una città delle arti. REFrame Pascolo Abusivo, collettivo di studenti e studentesse RUFA, ripercorre invece la storia del Festival che quest’anno compie 40 anni in un viaggio tra passato e futuro utilizzando narrazione e memoria di ChatGPT. Il  Collettivo Noise in partnership con NABA – Nuova Accademia delle Belle Arti– esplora il concetto di rumore come metafora di disturbo, imprevisto e margine.

Le collaborazioni proseguono in una fitta trama di intrecci tra istituzioni e realtà no-profit, come nel caso di MY DEAR AI, I AM LOST IN THE SUPERMARKET *___* che vede di nuovo protagonista l’Accademia di Belle Arti di Roma con l’Accademia di Belle Arti di Brera, nell’ambito di del progetto EAR – Enacting Artistic Research, frutto della collaborazione con Re:humanism, che da diversi anni collabora con il Romaeuropa Festival e che quest’anno presenta Improbable Excess di Jess Tucker e Orynthia di Valerie Tameu, vincitori del Digitalive Prize. In questa occasione e contesto, Mara Oscar Cassiani & Guido Segni incontrano un gruppo di ricercatori e artisti per sperimentare l’uso dell’intelligenza artificiale nella pratica artistica. 

 Il team creerà un’installazione/azione temporanea in cui intelligenze organiche e artificiali convivranno interrogando gli usi (e gli abusi) dell’AI al fine di contrastare lo stesso smarrimento che un prodotto così vario sfaccettato e problematico può causare, proprio come quando ci troviamo di fronte ad una enorme varietà di prodotti ad un supermarket “e ci chiediamo se siamo consumatori o consumati”.   

Il territorio locale e globale è sempre stato centrale nelle corde del festival, così come lo è lo spazio del Mattatoio pensato come punto nodale nel “rapporto con artisti, istituzioni e mondo”, così lo ha descritto Fabrizio Grifasi ad introduzione della conferenza stampa di questa speciale sezione del festival nel festival.

Questo, senza trascurare l’interesse per le tematiche attuali che si allontanano dalla fisicità dei territori. Così dall’indagine del rapporto tra tecnologia, narrazione e spazio urbano del progetto Urban Experience del pioniere di performing media Carlo Infante per riscoprire la città come palcoscenico interattivo attraverso esperienze partecipative (8 ottobre), si arriva alla ‘realtà sintetica’ esplorata nella lecture performativa dell’etnografa, scrittrice, performer e curatrice Donatella Della Ratta, realizzata in collaborazione con il filmaker sperimentale Alessandro Turchioe, indagine sulla ‘violenza speculativa’ delle immagini sintetiche, realtà che esistono solo nei domini del possibile. Tra i territori che il Ref non trascura di raggiungere sono anche quelli visibili attraverso potenzialità percettive altre da quelle ottiche, come quelle offerte dall’estensione di Speaking Cables [EXPANDED] di Agnese Banti dove la voce si trasforma in segno, spazio e relazione, attraverso suoni, silenzi e dialoghi, quest’anno realizzato la comunità di persone cieche e ipovedenti.

E con la celebrazione dei quarant’anni del festival quest’anno la rassegna rende omaggio a Luciano Berio con l’installazione Tempo Reale e la performance Berio a colori (3 ottobre, 2025) restituzione della complessità dell’universo artistico del compositore.

Questi sono solo alcuni degli eventi che invitiamo a visitare sul sito e attraverso il comunicato stampa, per poi tornare con una varietà di approfondimenti.

ULTRA REF, Romaeuropa Festival, 20.09-04.11.2025

FLESH AR(T) ATTACK, 23-28.09.2025, 23-28.09, ex Mattatoio, luoghi vari, 17.00 – 19.00

concepito da Chiara Passa come collaborazione tra Accademia di Belle Arti (Arti Multimediali, coordinamento Maria Cristina Reggio) e Romaeuropa Festival, Con Chiara Passa, espongono in FLESH AR(T) ATTACK gli studenti del suo corso triennale di Arti Multimediali e Tecnologiche dell’Accademia di Belle Arti di Roma: Annamaria De Paris, Anton Tkalenko, Aurora Tittarelli, Caterina Pitrola, Chiara Stella Landi, Davide Solarino, Enea Tomassi, Federica Santoro, Francesca De Rosa, Giovanni Pio Appoloni, John Javier Zuniga Perez, Katharina Faller, Lanyi Zhang, Laura Molino, Lidia De Nuzzo, Martina Panico, Mirko De Paolis, Olimpia Paldi, Pietro Guerrini, Sophia Rossetto, Tiziano Orlandi, Wei Jia Deng, Yueqi Tu, Yuting Hu, Zihang F
REFrame, esperienze in VR, realizzato da Pascolo abusivo  (collettivo costituito dalle studentesse e dagli studenti del corso di laurea magistrale in “Multimedia Arts and Design”, Rufa), Pelanda in VR, 23 – 27.09.2025, 18.00 – 23.15
MY DEAR AI, I AM LOST IN THE SUPERMARKET *___*, Mara Oscar Cassiani e Guido Segni, in collaborazione con RE:Humanism, nell’ambito del progetto EAR – Enacting Artistic Research che partecipa all’edizione 2025 della Notte europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici (link) con una serie di eventi aperti al pubblico, curati dai diversi Work Packages e dedicati alle interazioni tra ricerca artistica e scientifica. Con la partecipazione di Giovanni Bernocco, Agnese Cuomo, Lidia De Nuzzo, Giovanni Locastro, Federico Paganelli, Aurora Tittarelli, Manuela Violi In collaborazione con Re:Humanism e Romaeuropa Festival (Ultra REF)
Ultra Club, sezione curata da Matteo Antonaci, Giulia Di Giovanni e Federica Patti, 23-27.09.2025
Design Talks, progetto a cura di Stefano Cipolla e Studio Mistaker con il coordinamento di David Aprea
Arte e Cultura Lituana in Italia a REF2025, in collaborazione con l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, date varie
BAMBU, ideato da Roberto Castello, date varie
DANCING DAYS, Francesca Manica, in collaborazione con la rete europea Aerowaves e con DNAppunti Coreografici, progetto a sostegno dei coreografi under 35
Anni Luce, a cura di Maura Teofili
REF Kids & Family, la sezione a cura di Stefania Lo Giudice, 28.09 – 16.11.2025

ULTRA REF, Romaeuropa Festival, 20.09-04.11.2025

immagini: (cover 1)Agnese Banti, “Speaking-Cables”, foto Monia-Pavoni (2) Enea Tomassi in FLESH AR(T) ATTACK (evento performativo di Chiara Passa con gli studenti di ABARoma, Ref 2025 (3) Donatella Della Ratta, “ Ask Me for Those Unborn Promises that May Seem Unlikely to Happen in the Natural #4”, 2025 (4) Luciano Berio, installazione sonora

 

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Quayola a Videcittà 2025

16 juillet 2025 à 19:25

In occasione dell’ottava edizione di Videocittà, il festival dell’audiovisivo e della cultura digitale che si tiene a Roma dal 2018, Quayola (Roma, 1982) ha presentato in anteprima SOLAR, un’installazione site-specific concepita per l’iconica struttura del Gazometro.  

L’opera sfrutta la struttura ferrea del monumento industriale — articolata in pieni e vuoti — per offrire una doppia modalità di visione, sia dall’interno che dall’esterno.

L’installazione propone un’effimera rappresentazione del sole attraverso una coreografia di luci calde e fredde che, accompagnata da una traccia audio alternante momenti distesi e trilli serrati, amplifica la percezione del suo moto apparente e delle diverse fasi della giornata. Lo spettacolo di Solar  inizia con una densa effusione di fumo artificiale che inonda l’intero spazio per intensificare gli effetti della luce e creare un’atmosfera rarefatta, quasi cosmica, in cui il pubblico è immerso fisicamente. 

Le proiezioni luminose derivano da un braccio robotico – elemento ricorrente nei lavori dell’artista – collocato al centro dell’installazione, e da altri faretti motorizzati ancorati al perimetro circolare della struttura. Il Gazometro, infatti, funge da scheletro dell’installazione e da superficie di proiezione; i fari che colpiscono il reticolo metallico riflettono immagini stroboscopiche di astri luminosi che circondano la stella madre del sistema solare.

SOLAR si inserisce nel percorso di ricerca di Quayola che da tempo osserva e rielabora la natura attraverso l’impiego di nuove tecnologie. Con una durata di circa dieci minuti, l’installazione condensa un’esperienza immersiva che intreccia luce, suono e il genere paesaggistico. 

Dopo la prima romana, l’opera prosegue in un tour internazionale, portando con sé la visione di un Sole sintetico capace di reinterpretare il rapporto tra natura, tecnologia e monumentalità urbana.

Davide Quayola, SOLAR, Videocittà 2025
Presentata in prima mondiale dal 3 al 6 luglio 2025, SOLAR inaugurerà un tour internazionale che proseguirà
ad agosto a Toronto. SOLAR è un’installazione site-specific di Quayola, realizzata da Eni, curata da Videocittà in collaborazione con The Bentway Toronto, con la produzione esecutiva di Eventi Italiani.
immagini (tutte): Quayola, «SOLAR», Videocittà 2025, Roma

 

 

 

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Opportunities: Collaborative Theatre Making MA/MFA at Rose Bruford College (London, UK) Deadline – Rolling

Opportunity: Collaborative Theatre Making MA/MFA at Rose Bruford College (London, UK) Where: Rose Bruford College – London, UK When: Fall 2025 Deadline: Rolling Online Application: Yes. See below for details. Fee to Participate or Apply: There are no application or audition fees. Description Of Opportunity: Collaborative Theatre Making MA/MFA Collaborative Theatre Making (CTM) empowers you […]

Open Call For Screendance: Corposensibile 2025

13 janvier 2025 à 08:25
Open Call For Screendance: Corposensibile

Corposensibile is a research and selection program for screendance, that explore the synergical collaboration between performative movement and cinematic expression, promoting films and short films focused on movement-based storytelling. Where: Drupa Centre, Treviso, Italy When: June 21, 2025 Deadline for applications: April 30, 2025 Corposensibile – Research Program of Screendance Cinema is an artistic research […]

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Audition Notice Balletto di Roma

4 janvier 2025 à 20:06
Audition Notice Balletto di Roma

Balletto di Roma holds auditions for male and female dancers with excellent classical and contemporary technique. Where: Rome, Italy When: 16 February 2025 Deadline for applications: 6 February 2025 Balletto di Roma holds auditions for male and female dancers with excellent classical and contemporary technique for covering main roles from the Company’s repertoire. Only candidates who have sent the following information by 7 February 2025 will be admitted to […]

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FRAME > Seeders and Leechers

Par : Arshake
16 décembre 2024 à 15:37

FRAME cattura Seeders and Leechers di Janne Schimmel, scultura ed ecosistema dove componenti tecnologici coesistono con forme scultoree che imitano forme viventi e che sembrano in procinto di trasformarsi.

Janne Schimmel, Seeders and Leechers, 2023, immagine via

 

 

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Artists Making Books: Pages of Refuge

5 décembre 2024 à 17:35

La mostra Artists Making Books: Pages of Refuge all’American Academy di Roma è un vero e proprio nel mondo del libro d’artista, ambito di produzione e di sperimentazione che ha accompagnato i lavori di moltissimi artisti, dalle avanguardie del primo novecento del XX secolo in poi. Il libro d’artista ha rappresentato uno spazio di libertà, con la possibilità di utilizzare materiali, caratteri tipografici, formati fuori dai canoni tradizionali.

I lavori selezionati in mostra, molte delle opere provenienti dalle collezioni Consolandi e Aldobrandini che hanno collaborato al progetto, questo aspetto lo mettono ben in evidenza. Compresi in mostra sono lavori di artisti impegnati in ogni genere di formato e scala, da pittori, ad artisti concettuali, a film-makers. Ciascun libro è un modo diverso di conquistare uno spazio di libertà e di sperimentazione in una incredibile varietà di approcci.

“Guardando alle relazioni tra le avanguardie e la contemporaneità” leggiamo nel comunicato, “la mostra vuole evidenziare come il libro sia stato, e continui a essere, un oggetto di sperimentazione, un modo per resistere ai vincoli del mercato e creare, in definitiva, uno spazio di libertà in cui rifugiarsi. La selezione esposta traccia una possibile storia di come approcci radicali al libro abbiano portato ad adottare diverse soluzioni grafiche che sovvertono, inventano, rovesciano e celebrano le lettere, le parole, i testi e le forme di una pubblicazione”.

Libri di artisti delle prime avanguardie, come Natalia Goncharova, Tristan Tzara, Fortunato Depero, Marcel Duchamp, a quelli legati alla Pop Art Andy Warhol, Keith Haring, all’arte concettuale, come John Baldessari, avviano un percorso che arriva fino alle produzioni più recenti, alcune esposte nella bellissima cornice della libreria Barbara Goldsmith Rare Book Room, accessibile al pubblico unicamente in questa occasione.

Alcune delle produzioni in mostra appartengono infatti ad artisti che nel corso degli anni sono stati invitati in residenza, come Jenny Holzer, Kara Walker, Irma Boom, William Kentridge, Arturo Herrera. Presenti anche i lavori dei borsisti vincitori del Rome Prize come Eugene Berman (1959), Ana Mendieta (1984), Tony Cokes (2022), Rochelle Feinstein (2017), e Italian Fellows come Nico Vascellari (2008), Luca Vitone (2009), Marco Raparelli (2011) e Rä Di Martino (2018).

Il libro d’artista esce dai canoni tradizionali e diventa territorio prezioso di sperimentazione ed espressione, per le potenzialità dello spazio, della materia, della tipografia, e della possibilità di spingere tutto questo fuori dai propri confini, non in ultimo quelli che chiudono il libro in un involucro prezioso e poco accessibile. Il libro d’artista è un oggetto che i suoi autori hanno abitato, sovvertito, sperimentato, lo hanno reso accessibile. Non ha confini di genere. Basti pensare che la collezione di libri d’artista della Franklin Furnace, fondata da Martha Wilson nel 1976 a New York e poi donata al Museo MoMA nel 1993, era inclusa in una programmazione, per missione, indirizzata a lavori time-based, accanto a performance art e progetti site-specific.

La mostra ‘condensa tempi ed epoche differenti in un percorso che tiene fede al sottotitolo della mostra Pages of Refugee’ , così visualizza molto lucidamente gli obiettivi auspicati e raggiunti della mostra Asia Benedetti nel suo bellissimo e dettagliato articolo pubblicato sulla Rivista “Engramma” (Ottobre 2024). “La pagina”, prosegue Asia Benedetti, ”soprattutto nelle avanguardie storiche, diventa spazio alternativo in cui è possibile liberare la parola dall’egemonia del linguaggio verbale istituzionalizzato e invertire i significati prestabiliti. La sinergia tra testo, immagini, formato e materiale esprime una creatività a tutto tondo che si trasmette dalla copertina alla struttura interna”.

Le copertine, le pagine, le azioni (quelle depositate nel libro inteso come documento) e le collaborazioni, sono i raggruppamenti espositivi e concettuali che articolano, più che suddividere, la mostra che gode di una certa continuità anche nel percorso delle varie stanze che la ospitano.

Il viaggio nel mondo dei libri d’artista si apre con Twentysix Gasoline Stations di Ed Rusha, dono dell’artista all’American Academy nel 2001. Raccolta di immagini di stazioni di servizio appartenenti al paesaggio della Route 66 in California e un formato tutto sommato non troppo anti-convenzionale, questo modello di libro d’artista ha rappresentato un nuovo paradigma del libro: “visivo economico e portatile”, come ben spiega uno dei testi che accompagnano il visitatore in mostra e che ne curano un aspetto non così marginale, quello di accompagnare il visitatore per mano in questo viaggio. D’altro canto, per quanto la produzione di libri d’artista sia stata incredibilmente prolifica durante le prime avanguardie, ha preso piede ed è stata riconosciuta come genere a sé stante alla fine degli anni sessanta, inizio settanta.

Il libro, questo oggetto così piccolo agile e soprattutto accessibile, racconta momenti salienti dei suoi autori, del loro ruolo all’interno del contesto storico-artistico delle loro rispettive epoche.

La mostra ha il dichiarato intento di mettere a fuoco la contaminazione culturale tra Italia e Stati Uniti, in particolare di quella favorita attraverso l’American Academy a Roma. La accuratissima selezione dei lavori, tuttavia, non manca di offrire un panorama d’insieme piuttosto esaustivo attraverso artisti significativi e lavori rappresentativi di momenti chiave nell’ambito di ciascun percorso e del suo posizionamento nelle geografie creative del momento da dove si diramano le direzioni future, forti del privilegio di uno sguardo retrospettivo.

Artists Making Books: Pages of Refuge, a cura di Ilaria Puri Purini, Andrew Heiskell Arts Director e Sebastian Hierl, Drue Heinz Librarian, con Lexi Eberspacher, Programs Associate for the Arts e Johanne Affricot, Curator-at-Large dell’American Academy in Rome, fino al 07.12.2024 (apertura Venerdi – Sabato. 16.00 – 19.00). L’exhibition design è affidato allo studio di architettura Supervoid (Benjamin Gallegos Gabilondo, Marco Provinciali e Anna Livia Friel).
Artisti: Vincenzo Agnetti, Micol Assaël, Josef Albers, Giovanni Anselmo, Stefano Arienti, Fabio Barile, Balthus, Elisabetta Benassi, Eugene Berman (Resident 1957), Irma Blank, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, Irma Boom (2018), André Breton, Alberto Burri, Alexander Calder, Canemorto, Chiara Camoni, Giuseppe Capogrossi, Maurizio Catellan, Alessandro Cicoria, Francesco Clemente, Tony Cokes (Fellow 2023), Gianluca Concialdi, Matthew Connors (Fellow 2025), Enzo Cucchi, Hanne Darboven, Giorgio de Chirico, Willem De Kooning, Michela De Mattei, Kimmah Dennis (Fellow 2025), Fortunato Depero, Rä Di Martino (Italian Fellow 2018), Marcel Duchamp, Nona Faustine (Fellow 2025), Rochelle Feinstein (Fellow 2018), Leonor Fini, Lucio Fontana, Allen Frame (Fellow 2018), Mario Gooden (Resident 2024), Natalia Goncharova, Keith Haring, Ann Hamilton (Resident 2017), Arturo Herrera (Resident 2024), Jenny Holzer (Resident 2004), ILIAZD, Emilio Isgrò, Isaac Julien (Resident 2016), Vassily Kandinsky, Alex Katz (Resident 1984), On Kawara, Ellsworth Kelly, William Kentridge (Resident 2011, 2016), Kiki Kogelnik, Jannis Kounellis, Maria Lai, Fernand Léger, Sol LeWitt, El Lissitzky, George Maciunas, Jackson Mac Low, Kazimir Malevich, Piero Manzoni, Franz Marc, Filippo Tommaso Marinetti, Henri Matisse, Mel Chin (Resident 2024), Julie Mehretu (Resident 2020), Ana Mendieta (Fellow 1984), Mario Merz, Sabrina Mezzaqui, Joan Mirò, Nelson Morpugo, Bruno Munari, Wangechi Mutu (Resident 2019), Francis Offman, Luigi Ontani, Giuseppe Penone, Gordon Powell (Fellow 1988), Pablo Picasso, Man Ray, Marco Raparelli (Italian Fellow 2011), Aleksandr Rodchenko, Olga Rozanova, Ed Ruscha, Kay Sage, Alberto Savinio, Kurt Schwitters, Dread Scott (Fellow 2024), Dorothea Tanning, Tricia Treacy (Fellow 2018), Richard Tuttle, Cy Twombly, Tristan Tzara, Grazia Varisco, Nico Vascellari (Italian Fellow 2008), Elihu Vedder, Luca Vitone (Italian Fellow 2009), Kara Walker (Resident 2016), Andy Warhol, Laurence Weiner, Francesca Woodman, Xu Bing (Resident 2024), La Monte Young.

Immagini: Artists Making Books: Pages of Refuge, American Academy, Roma, panoramica di mostra (2) Artists Making Books: Pages of Refuge, American Academy, Roma, panoramica di mostra, Barbara Goldsmith Rare Book Room (3) William Kentridge  , Portage, 2000 , Courtesy Collezione Privata, Ph. Alessandro Lui (4-5)  Artists Making Books: Pages of Refuge, American Academy, Roma, panoramica di mostra (6) Artists Making Books: Pages of Refuge, American Academy, Roma, panoramica di mostra, Barbara Goldsmith Rare Book Room, dettaglio

 

 

 

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Open Call Prisma 14

9 décembre 2024 à 22:41
Open Call, Prisma 14

Now accepting submissions for the 14th edition of PRISMA–International Contemporary Dance Festival of Panama (hereafter, PRISMA), to be held in Panama City October 11th – October 19th, 2025. Where: Panama When: October 11 – 19, 2025 Deadline for applications: December 31st, 2024 Interested companies, dance groups and independent choreographers should send their proposals (video submissions) by December 31st, 2024 […]

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FRAME > Pluma

Par : Arshake
1 juillet 2024 à 10:48

FRAME cattura Pluma di Giacomo Lepri, installazione sonora che rileva il tatto attraverso le piume e genera suoni attraverso una sintesi audio neurale.

Giacomo Lepri, Pluma, 2024, immagine via
Concept, design & sound: Giacomo Lepri | CNC fabrication: Halldór Úlfarsson | Audio neural synthesis: Victor Shepardson | Sviluppato presso Intelligent Instruments Lab come parte del progetto EU ERC INTENT.

 

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Critical Fashion al Museo MACRO

Par : Arshake
28 mai 2024 à 22:53

Arshake segnala la serie di incontri su arte e moda che si svolgerà dal 5 al 7 giugno presso il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, a cura di Dobrila Denegri, con ospiti da tutto il mondo tra i più importanti curatori, designer, artisti, accademici e ricercatori nel campo della moda sperimentale.

Si parte da Linda Loppa, una delle voci più influenti nel campo della fashion education, si continua con Iris Ruisch e José Teunissen la cui attività curatoriale si è distinta attraverso l’unica biennale di moda sostenibile e inclusiva, appena inaugurata ad Arnheim. Si arriva a Yuima Nakazato, uno tra i più innovativi fashion designers del momento; per finire con teorici e fashion curators di nuova generazione come Jeppe Ugelvig e Matteo Augello. Questi sono solo alcuni dei nomi di punta di questo palinsesto che riunisce alcune delle voci più interessanti del momento.

Che cos’è la “moda critica”? Come si possono definire le sperimentazioni e le interazioni che mettono assieme moda, arte e altre discipline creative? Spesso sono stati usati diversi aggettivi come moda critica, indisciplinata, anomala; termini come “moda in senso espanso” o “transfashional”, che volevano indicare diverse relazioni concettuali e materiali che collegano la moda con diversi campi di ricerca e conoscenza.

Con questa inedita serie di conversazioni, incontri e conferenze che coinvolgono un eterogeneo gruppo di figure di spicco che, in qualità di curatori, stilisti, artisti, ricercatori o accademici si sono occupati dei fenomeni di “critical fashion”, si vuole aprire un dibattito sul futuro della moda partendo da diverse prospettive. La prima è quella che coinvolge le istituzioni educative che stanno trasformando gli approcci didattici per poter formare i creativi in grado di trasformare l’industria della moda e renderla più inclusiva, sostenibile e soprattutto più incentrata sulla figura del designer.

La seconda è quella che fornisce un approfondimento sulle esperienze curatoriali e artistiche basate sull’intersezione tra il sistema dell’arte e quello della moda.

E infine quella che si interroga sulle possibilità di maggiore interazione tra il mondo accademico, il mondo dell’arte e l’industria della moda per assicurare la maggiore visibilità, articolazione critica e una più ampia affermazione di pratiche creative che si relazionano con la moda e si definiscono “critical fashion”.

Attraverso il titolo Critical fashion: Come insegnarla? Perché comprarla?  questa serie di incontri mira ad affrontare controversie e paradossi legati a una pratica chiamata “moda critica” e al suo rapporto con le logiche di produzione e del consumo della moda. Le pratiche sperimentali, orientate verso la ricerca producono contenuti, significati e indagano le modalità alternative di concepire, creare e produrre moda. Eppure rimangono quasi sempre ai margini o al di fuori del sistema moda. A volte vengono esposti nei musei e nelle gallerie d’arte, a volte in altri ambiti “indipendenti”, e principalmente all’interno di contesti accademici ed educativi, ma non trovano quasi mai sostegno sistemico all’interno del mondo dell’arte. Quelli indipendenti sono comunque precari e i contesti educativi stanno diventando sempre più corporativi, quindi anche in quelle situazioni il sostegno è limitato.

Da dove si può partire per ripensare questi squilibri e dare più enfasi alle pratiche sperimentali, concettuali e capaci di produrre contenuti critici che mirano a dare alla moda una maggiore rilevanza culturale oltre a quella commerciale?
Questi sono i punti di partenza per tre giorni di conversazioni, dibattiti e presentazioni, per la prima volta organizzati a Roma, in un contesto museale, con una numerosa partecipazione di speakers internazionali di alto livello.

(dal comunicato stampa)

CRITICAL FASHION. Come insegnarla? Perché comprarla?, a cura di Dobrila Denegri 5 – 7 giugno 2024, MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Auditorium, Via Nizza 138, 00198 Roma (gli incontri si terranno in inglese. Ingresso gratuito)
Il programma è realizzato in collaborazione con il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma e promosso da Azienda Speciale Palaexpo e Assessorato alla Cultura di Roma Capitale. In collaborazione con il Dipartimento di Studi sulla Moda, Università La Sapienza, Roma, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Dipartimento di Moda, Roma; Università della California, Santa Cruz e Facoltà di Design, Università di Tecnologia, Bydgoszcz, Polonia. Con il sostegno di: Ministero Federale per le Arti, la Cultura, la Funzione Pubblica e lo Sport della Repubblica d’Austria e il Forum Austriaco di Cultura Roma; Ambasciata del Belgio, Rappresentazione Generale delle Fiandre; Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi; Ambasciata di Svezia e Swedish Institute; Ambasciata Reale Norvegese a Roma; Accademia di Danimarca a Roma; Accademia Tedesca Roma Villa Massimo; e Istituto Polacco di Roma.

immagine cover: “Excuse My Dust Extended”, 2017, Christina Dörfler in Zusammenarbeit mit Mirjam Papouschek. © Mirjam Papouschek, 2019. Models: Luise Böcker, Lola Fuchs, image via

Programma (gli incontri si svolgono in inglese):
5 – 7 Giugno 2024
15:00 – 15:30 Introduzione di Dobrila Denegri e presentazione del convegno
Auditorium
15:30 – 16:30 Sessione 1: La moda critica: come insegnarla?
Auditorium
  • Linda Loppa, curatrice, opinion leader
  • Clemens Thornquist, Capo del dipartimento, Fashion Design, The Swedish School of Textiles, Università di Borås
  • Moderatore: Dobrila Denegri
17.00 – 18.00 Sessione 2: L’attivismo della moda e le sue piattaforme
Auditorium
  • Iris Ruisch, direttrice della State of Fashion
  • José Teunissen, direttrice dell’AMFI – Amsterdam Fashion Institute dell’Università di Scienze Applicate
  • Moderatore: Dobrila Denegri
18:30 – 19:00 Sessione 3: Presentazione degli interventi espositivi
Foyer
  • Unsettled Matter, Manora Auersperg in collaborazione con Natascha Unkart, Vienna
  • Excuse My Dust Series, Christina Dörfler, Vienna
19:00 – 20:00
Sala Cinema
  • Prima proiezione a Roma del video Duel di Anna-Sophie Berger, Vienna
 6 giugno 2024
12.00 – 13.00 Sessione 4 (solo su invito)Brainstorming e conversazioni sul futuro dell’educazione di moda
Tetto dell’Auditorium
  • Romana Andò, professore associato, “Sociologia della Comunicazione e della Moda” e di “Teoria e Analisi del Pubblico” alla Sapienza Università di Roma
  • Ivana Conte, Direttore, ILA – International Luxury Academy, Roma/Londra
  • Christina Dörfler, docente, Kunst-Mode-Design, Herbststrasse, Scuola Superiore Federale della Moda, Vienna
  • Linda Loppa, curatrice, opinion leader e advisor, Polimoda, Firenze
  • Diego Manfreda, Course Leader del Triennio in Fashion Design del Campus di Roma di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
  • Szymon Owsiański, docente, Dipartimento di Design, Facoltà di Design, Università di Tecnologia, Bydgoszcz
  • Karisia Paponi, docente, Dipartimento Moda, Accademia di Belle Arti, Catanzaro
  • Clemens Thornquist, Capo del dipartimento, Fashion Design, The Swedish School of Textiles, Università di Borås
  • José Teunissen, Director, AMFI – Amsterdam Fashion Institute dell’Università di Scienze Applicate
15:00 – 15:30 Introduzione di Luca Lo Pinto, direttore del MACRO, e presentazione delle mostre e dei programmi legati alla moda allestiti nel Museo
Auditorium
15.30 – 17:00 Sessione 5: Critical fashion e curatela. 1/2
Auditorium
  • Conferenza + Q&A: Matthew Linde, curatore, ricercatore e scrittore
  • Anna Sophie Berger in conversazione con Matthew Linde e Luca Lo Pinto
17:30-19:00 Sessione 5: Critical fashion e curatela. 2/2
Auditorium
  • Conferenza + Q&A: Jeppe Ugelvig, curatore, storico di moda e critico culturale
  • Tenant of Culture in conversazione con Dobrila Denegri e Jeppe Ugelvig
 19:00-19:30 Presentazione del nuovo numero di VISCOSE Magazine
Auditorium
7 giugno 2024
15:00 – 16:00 Sessione online 6: Sostenere la moda sperimentale: perché e come?
Auditorium
Yuima Nakazato, stilista e fondatore del Fashion Frontier Program, Tokyo
in conversazione con Dobrila Denegri, Linda Loppa, Arisa Kamada e Yoshihiro Oshima del programma Fashion Frontiers gestito dall’atelier Yuima Nakazato
16:15 – 17:00 Sessione 7: Nuove piattaforme di ricerca sulla moda
Auditorium
Elise By Olsen, direttrice della Biblioteca Internazionale di Ricerca sulla Moda, Oslo
17.30 – 18.30 Sessione 8: Insegnare la moda sperimentale
Auditorium
Presentazione della pubblicazione Radical Fashion Exercises: A Workbook of Modes and Methods e discussione
  • Laura Gardner, docente School of Fashion and Textiles, RMIT University di Melbourne
  • Daphne Mohajer va Pesaran, docente, School of Fashion and Textiles della RMIT University di Melbourne
  • Capo del dipartimento, Fashion Design, The Swedish School of Textiles, Università di Borås
  • Jeppe Ugelvig, curatore, storico di moda e critico culturale
  • Alessandra Vaccari, professoressa IUAV, Venezia
 19.00 – 20.00 Sessione 9: Come fare la storia: vanità e piacere nella ricerca sulla moda
Auditorium
Performative lecture: Dr. Matteo Augello, teorico della moda

 

 

 

 

 

 

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PARMA 360

Par : Arshake
8 mai 2024 à 11:34

In un’epoca di grande prosperità per le civiltà occidentali, ma al tempo stesso di recente instabilità, l’umanità del futuro dovrà affrontare nuove problematiche legate al cambiamento climatico, al mutamento dell’habitat, alla gestione delle risorse. Yuval Noah Harari, uno dei più grandi intellettuali, filosofi e divulgatori contemporanei, nel suo saggio “HOMO DEUS. Breve storia del futuro” ha preannunciato alcune delle sfide che daranno forma all’umanità XXI secolo, dalla robotica alla biotecnologia, dalla ingegneria genetica all’Intelligenza Artificiale.

Cinque grandi mostre di pittura, scultura, illustrazione, arte digitale e nuovi media sono allestite in dialogo con chiese e palazzi storici della città di Parma, in un percorso diffuso sul territorio che ha come obiettivo quello di valorizzare il patrimonio storico-artistico della città e di proporre al pubblico inedite visioni e prospettive della creatività contemporanea.

Promosso dalle associazioni culturali 360° Creativity Events ed Art Company, PARMA 360 Festival ha ricevuto il patrocinio e il contributo del Comune di Parma, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna ed è sostenuto da un’ampia rete di partner pubblici e privati.

Il piano nobile di Palazzo Pigorini, edificio settecentesco affrescato con scene mitologiche da Francesco Scaramuzza, ospita la mostra “Survival” di Piero Gilardi (Torino 1942-2023), in omaggio al Maestro dell’Arte Povera – recentemente scomparso – ecologista ante-litteram e tra gli autori italiani più influenti del secondo dopoguerra a livello internazionale. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Canali, racconta il percorso di Gilardi a partire dal suo complesso rapporto con la Natura, soggetto del suo lavoro, e con la Tecnologia, che ne ha condizionato tecniche e modelli di fruizione. Dal 1965 Piero Gilardi inizia a realizzare i “Tappeti-natura” con l’intento di stimolare nella società futura la percezione sensoriale dell’ambiente naturale, riproposto attraverso “dispositivi domestici” artificiali. Opere d’arte che rappresentano in modo realistico e meticoloso sezioni tridimensionali di suolo e paesaggio a grandezza naturale (piante di fico, palmeti, girasoli, cavoli, zucche, pesche…), intagliate nel poliuretano espanso e dipinte con pigmenti sintetici, sino al limite dell’iperrealismo. Sono sculture dipinte che non vanno contemplate passivamente, bensì devono interagire sensorialmente con il corpo del fruitore, per accoglierlo ed essere toccate, udite, percorse, esperienziate.

Il concetto di “interattività” attraversa tutta la mostra ed è accentuato in alcune opere più recenti come “Scoglio bretone” (2001), “Panthoswall” (2003) e “La Tempesta perfetta” (2017) che rientrano nel percorso di ricerca che, a partire dagli anni Ottanta, porta l’artista a utilizzare la tecnologia per consentire allo spettatore di partecipare attivamente interagendo con l’oggetto artistico, al fine di mobilitare una risposta nei confronti della difesa dell’ambiente e della sopravvivenza del Pianeta.

La mostra ci restituisce la figura di Piero Gilardi non solamente quale artista e ricercatore, ma anche nelle vesti di animatore culturale di un “attivismo militante creativo”, a beneficio di una condivisione esperienziale che ha come obiettivo l’impegno sociale e la lotta biopolitica. “In retrospettiva, la precoce consapevolezza di Gilardi per le dinamiche interattive, ma contraddittorie, fra modernità ed ecologia, come istanze preponderanti nelle trasformazioni culturali e quotidiane dell’umanità, si è rivelata molto lungimirante”, ha affermato Hou Hanru in occasione della mostra al MAXXI di Roma.

La mostra riunisce una ventina di opere dell’artista, anche di grandi dimensioni, e si avvale di prestiti da parte della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, della Galleria Giraldi di Livorno, della Galleria Enrico Astuni di Bologna e di collezionisti privati.

Al secondo piano di Palazzo Pigorini si sviluppa la prima sezione della mostra collettiva “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale”, a cura di Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi e Davide Sarchioni, la prima mostra collettiva di artisti italiani sulla Intelligenza Artificiale. Il titolo del progetto “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale” si ricollega al famoso saggio di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, pubblicato nel 1936, in cui il filosofo tedesco sosteneva come, all’inizio del XX secolo, l’invenzione e l’utilizzo di nuove tecniche, quali il cinema e la fotografia, stesse radicalmente cambiando le modalità di produzione e di ricezione artistica. Allo stesso modo, negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale ha visto una rapida ascesa – Intelligenza Artificiale è stata designata parola dell’anno 2023 dal Collins Dictionary –, e oggi sempre più artisti si sono confrontati e usano questa tecnologia per creare opere d’arte e progetti artistici collaborativi verso nuovi linguaggi estetici. In mostra: video, progetti immersivi, artwork digitali ma anche opere fisiche: dal mosaico all’installazione, dalla scultura alla fotografia – tutte opere frutto della creatività artistica di un pool di 20 artisti che hanno incluso nella loro ricerca e produzione l’uso dell’AI.

La mostra intende indagare diverse modalità di utilizzo dell’IA da parte di una ventina di artisti pionieri del digitale o AI artists di nuova generazione. Temi come la natura, la botanica, l’ambiente, ma anche l’uomo, l’umanità, le comunità, le città, i monumenti, le macchine, i sogni, le mitologie sono plasmati e/o trasformati attraverso l’impiego delle GAN, degli algoritmi e delle AI Generative, tra arte elettronica, glitch art, realtà aumentata, realtà virtuale e altre forme espressive dell’era digitale.

In mostra sono esposte le opere di: Antonio Barbieri, Domenico Barra, Davide Maria Coltro, Andrea Crespi, Giuliana Cunéaz, Debora Hirsch, Nick Landucci, Giuseppe Lo Schiavo, Manuel Macadamia, Vincenzo Marsiglia, Mauro Martino, Angelo Demitri Morandini, Max Papeschi con Michele Ronchetti, Chiara Passa, Giuseppe Ragazzini, Martin Romeo, Svccy.

Il progetto dedicato all’AI si completa con una seconda sezione espositiva, allestita presso il Torrione Visconteo, torre medievale sita in via dei Farnese, di fronte alla Pilotta, che presenta le video-installazioni site-specific ed immersive degli artisti Luca Pozzi, Kamilia Kard e Lino Strangis.

Durante lo svolgimento della mostra sarà presentato il libro-catalogo dedicato al progetto, edito da Jaca Book, che riunisce i saggi dei curatori Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi, Davide Sarchioni, un contributo inedito di Piero Gilardi e l’apparato critico e iconografico dedicato ai venti artisti in mostra. L’esposizione avrà il suo twin digitale nel Metaverso su Spatial grazie alla collaborazione con Dario Buratti che ha realizzato un nuovo spazio con architetture futuristiche che accoglieranno le opere degli artisti nella loro versione digital.

Emanuele Giannelli, uno dei più celebri scultori contemporanei, è il protagonista della mostra Humanoid, a cura di Camilla Mineo, alla Chiesa sconsacrata di San Ludovico con quaranta opere di grandi dimensioni e presente in città con l’iconica Mr. Arbitrium, opera monumentale di oltre 5 metri che sorregge la Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello gotico della Città di Parma, riaperta dopo 200 anni di storia travagliata, situata a pochi passi dal Duomo e Battistero. Al centro del lavoro dello scultore – diplomato all’Accademia di Carrara e da Roma approdato con il suo laboratorio a Pietrasanta, in Versilia – c’è l’Uomo, indagato nel suo essere contemporaneamente primitivo e futuristico, umano e non umano, in bilico fra uno stato primigenio (l’ironica Monkey Tribù) e un futuro incerto e globalizzato. In mostra è esposta una selezione di opere degli ultimi anni, realizzate prevalentemente in resina e ceramica: gruppi scultorei composti da singole figure o da gruppi di umani che dialogano strettamente fra loro, creando un universo dall’estetica futuristica impregnato di atmosfere filmiche e letterarie. Nei lavori di Giannelli i corpi sono modellati come fossero entità ibride, dotate di protesi tecnologiche: occhiali da saldatore, binocoli e visori (Korf) proiettano l’Uomo in un mondo virtuale che lo allontana dalla realtà, un universo in cui il progresso tecnologico, l’intelligenza artificiale, le nuove tecnologie hanno rivoluzionato e messo in crisi i più fondanti concetti identitari.

Giannelli sembra proiettarci in scenari apocalittici e fantascientifici raccontandoci di un’umanità alienata e omologata, dotata di numeri seriali sul petto: eserciti ieratici e silenziosi, come nell’opera Mr. Kirbiati, o come invece nei Sospesi, sculture in cui l’artista rappresenta lo sforzo fisico del corpo umano che cerca di opporsi alla forza di gravità, figure fluttuanti in una dimensione sospesa, alla ricerca di un equilibrio.

Le opere di Giannelli sorprendono e incuriosiscono e spingono a una riflessione profonda sul momento storico che stiamo vivendo, sul rapporto dell’uomo con la tecnologia, sull’incapacità che abbiamo di comunicare fra di noi in un mondo ultra connesso (Stati di allerta) e sul ruolo che l’essere umano avrà nel futuro del mondo, sulle scelte che compirà per sé stesso e, soprattutto, per il pianeta che lo ospita.

The Space Between presso il Laboratorio aperto del Complesso di San Paolo, vede esposti i lavori di quattro grandi illustratori contemporanei che da tempo hanno affermato il loro nome ed il loro lavoro in ambiti nazionali ed internazionali e che per la prima volta dialogano tra loro. La mostra, a cura di Federico Cano Correa di Galleria Caracol, espone i lavori più recenti di Emiliano Ponzi, Bianca Bagnarelli, Antonio Pronostico e Manfredi Ciminale. In un mondo in cui è sempre più difficile riconoscere la mano dell’umano rispetto ad un’AI, il ruolo dell’illustratore diventa quello di un narratore silenzioso, un artigiano del disegno che ci suggerisce di fermarci e di soffermarci per qualche secondo su di un’immagine, scovarne il senso profondo e farla (in qualche modo) nostra.

Ponzi è uno degli autori italiani contemporanei più affermati a livello internazionale e, lavorando in tecnica digitale, porta avanti uno stile concettuale assolutamente riconoscibile ed unico, dove la prospettiva, il punto di fuga e i colori donano ai soggetti che illustra un dinamismo ed un movimento quasi cinematografico. In mostra sono esposte illustrazioni editoriali realizzate per clienti come The New Yorker, Feltrinelli ed Einaudi, alcune tavole tratte dal libro commissionatogli dal MoMa di New York su Massimo Vignelli “The Great New York Subway Map”.

Bianca Bagnarelli è uno dei grandi talenti emergenti dell’illustrazione e del fumetto italiano. Il suo è uno stile che risente molto dell’influenza del fumetto americano contemporaneo, complice una sua grande abilità compositiva unita ad una sensibilità artistica elevata, Bagnarelli è arrivata in poco tempo ad essere una delle firme più richieste da riviste come The New York Times e The NewYorker per la quale ha recentemente realizzato la famigerata copertina “Deadline”. Antonio Pronostico, autore già di tre libri per Coconino Press, è una delle matite più interessanti ed originali degli ultimi anni. Anche lui divide il suo lavoro tra illustrazione e fumetto e utilizza la tecnica della matita e dell’acrilico, rimanendo fedele ad un approccio più analogico. Infine nel lavoro di Manfredi Ciminale possiamo riconoscere influenze provenienti da diverse epoche storiche e da diversi stili, in mostra ci sarà la sua serie dedicata alle nuvole, che fa parte di un progetto personale che porta avanti da diverso tempo. Ciminale è un artista che pone la questione ambientale al primo posto, emblematica l’immagine esposta che vede l’Empire State Building di New York un istante prima di essere sommerso da un’onda gigante.

L’ottava edizione di PARMA 360 Festival si completa con una serie di talk, incontri e workshop con gli autori protagonisti delle mostre e alcuni relatori, critici d’arte, curatori, giornalisti, operatori culturali in dialogo con loro.

Come ogni anno, il Festival si allarga alla città intera attraverso un CIRCUITO OFF, organizzato grazie al contributo dell’Assessorato alla Rigenerazione Urbana e Attività economiche, per far rivivere in modo nuovo gli spazi della città, promuovere la cultura artistica presente nel territorio e coinvolgere attivamente tutta la cittadinanza attraverso un percorso ramificato nel centro storico di Parma. All’appello sono chiamati una cinquantina di spazi creativi della città, tra negozi, ristoranti, librerie, studi d’artista ed esercizi vari. Quest’anno il CIRCUITO OFF di Parma 360, sbarca in Galleria Polidoro e Galleria Bassa dei Magnani proponendo un’ampia offerta culturale che ha l’obiettivo di rianimare, rivitalizzare e riqualificare lo spazio delle Gallerie attraverso il presidio della zona, il decoro, la cura e la realizzazione di attività artistiche e creative articolate in un ricco calendario di eventi in collaborazione con i commercianti e una rete di partner come il Gruppo Giovani Imprenditori di Ascom e Bia Garden Store.

PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, che vede la direzione artistica e la curatela di Chiara Canali, Camilla Mineo e di Silvano Orlandini come Direttore di produzione, è organizzato dalle associazioni 360° Creativity Events ed Art Company, con il contributo del Comune di Parma, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, e un’ampia rete di partner pubblici e privati, tra cui Gruppo Zatti, BPER, Euplip, Studio Livatino, Athena – professionisti e consulenti associati, Fiere di Parma – Cibus 2024, ARA 1965 S.p.A, Termoblok, Colser, Ascom, Villani vini e liquori, Starhotels Du Parc.

(dal comunicato stampa)

PARMA 360 Festival, 06.04 – 19.05.2024, Parma, sedi varie

 

 

 

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