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Hier — 8 mai 2024Arshake Calls

PARMA 360

Par : Arshake
8 mai 2024 à 11:34

In un’epoca di grande prosperità per le civiltà occidentali, ma al tempo stesso di recente instabilità, l’umanità del futuro dovrà affrontare nuove problematiche legate al cambiamento climatico, al mutamento dell’habitat, alla gestione delle risorse. Yuval Noah Harari, uno dei più grandi intellettuali, filosofi e divulgatori contemporanei, nel suo saggio “HOMO DEUS. Breve storia del futuro” ha preannunciato alcune delle sfide che daranno forma all’umanità XXI secolo, dalla robotica alla biotecnologia, dalla ingegneria genetica all’Intelligenza Artificiale.

Attraverso le opere di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei, le mostre del festival indagheranno tematiche legate al superamento della dimensione antropocentrica dell’uomo in favore di una visione tecno-umanistica (o trans-umanista) e datocentrica. L’Homo Sapiens, così come lo conosciamo ora, ha ormai esaurito il suo percorso storico e, sostituito dall’Homo Deus, dovrà mettere queste nuove tecnologie al servizio del progresso scientifico per la sopravvivenza biologica e spirituale dell’uomo.

Cinque grandi mostre di pittura, scultura, illustrazione, arte digitale e nuovi media sono allestite in dialogo con chiese e palazzi storici della città di Parma, in un percorso diffuso sul territorio che ha come obiettivo quello di valorizzare il patrimonio storico-artistico della città e di proporre al pubblico inedite visioni e prospettive della creatività contemporanea.

Promosso dalle associazioni culturali 360° Creativity Events ed Art Company, PARMA 360 Festival ha ricevuto il patrocinio e il contributo del Comune di Parma, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna ed è sostenuto da un’ampia rete di partner pubblici e privati.

Il piano nobile di Palazzo Pigorini, edificio settecentesco affrescato con scene mitologiche da Francesco Scaramuzza, ospita la mostra “Survival” di Piero Gilardi (Torino 1942-2023), in omaggio al Maestro dell’Arte Povera – recentemente scomparso – ecologista ante-litteram e tra gli autori italiani più influenti del secondo dopoguerra a livello internazionale. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Canali, racconta il percorso di Gilardi a partire dal suo complesso rapporto con la Natura, soggetto del suo lavoro, e con la Tecnologia, che ne ha condizionato tecniche e modelli di fruizione. Dal 1965 Piero Gilardi inizia a realizzare i “Tappeti-natura” con l’intento di stimolare nella società futura la percezione sensoriale dell’ambiente naturale, riproposto attraverso “dispositivi domestici” artificiali. Opere d’arte che rappresentano in modo realistico e meticoloso sezioni tridimensionali di suolo e paesaggio a grandezza naturale (piante di fico, palmeti, girasoli, cavoli, zucche, pesche…), intagliate nel poliuretano espanso e dipinte con pigmenti sintetici, sino al limite dell’iperrealismo. Sono sculture dipinte che non vanno contemplate passivamente, bensì devono interagire sensorialmente con il corpo del fruitore, per accoglierlo ed essere toccate, udite, percorse, esperienziate.

Il concetto di “interattività” attraversa tutta la mostra ed è accentuato in alcune opere più recenti come “Scoglio bretone” (2001), “Panthoswall” (2003) e “La Tempesta perfetta” (2017) che rientrano nel percorso di ricerca che, a partire dagli anni Ottanta, porta l’artista a utilizzare la tecnologia per consentire allo spettatore di partecipare attivamente interagendo con l’oggetto artistico, al fine di mobilitare una risposta nei confronti della difesa dell’ambiente e della sopravvivenza del Pianeta.

La mostra ci restituisce la figura di Piero Gilardi non solamente quale artista e ricercatore, ma anche nelle vesti di animatore culturale di un “attivismo militante creativo”, a beneficio di una condivisione esperienziale che ha come obiettivo l’impegno sociale e la lotta biopolitica. “In retrospettiva, la precoce consapevolezza di Gilardi per le dinamiche interattive, ma contraddittorie, fra modernità ed ecologia, come istanze preponderanti nelle trasformazioni culturali e quotidiane dell’umanità, si è rivelata molto lungimirante”, ha affermato Hou Hanru in occasione della mostra al MAXXI di Roma.

La mostra riunisce una ventina di opere dell’artista, anche di grandi dimensioni, e si avvale di prestiti da parte della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, della Galleria Giraldi di Livorno, della Galleria Enrico Astuni di Bologna e di collezionisti privati.

Al secondo piano di Palazzo Pigorini si sviluppa la prima sezione della mostra collettiva “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale”, a cura di Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi e Davide Sarchioni, la prima mostra collettiva di artisti italiani sulla Intelligenza Artificiale. Il titolo del progetto “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale” si ricollega al famoso saggio di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, pubblicato nel 1936, in cui il filosofo tedesco sosteneva come, all’inizio del XX secolo, l’invenzione e l’utilizzo di nuove tecniche, quali il cinema e la fotografia, stesse radicalmente cambiando le modalità di produzione e di ricezione artistica. Allo stesso modo, negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale ha visto una rapida ascesa – Intelligenza Artificiale è stata designata parola dell’anno 2023 dal Collins Dictionary –, e oggi sempre più artisti si sono confrontati e usano questa tecnologia per creare opere d’arte e progetti artistici collaborativi verso nuovi linguaggi estetici. In mostra: video, progetti immersivi, artwork digitali ma anche opere fisiche: dal mosaico all’installazione, dalla scultura alla fotografia – tutte opere frutto della creatività artistica di un pool di 20 artisti che hanno incluso nella loro ricerca e produzione l’uso dell’AI.

La mostra intende indagare diverse modalità di utilizzo dell’IA da parte di una ventina di artisti pionieri del digitale o AI artists di nuova generazione. Temi come la natura, la botanica, l’ambiente, ma anche l’uomo, l’umanità, le comunità, le città, i monumenti, le macchine, i sogni, le mitologie sono plasmati e/o trasformati attraverso l’impiego delle GAN, degli algoritmi e delle AI Generative, tra arte elettronica, glitch art, realtà aumentata, realtà virtuale e altre forme espressive dell’era digitale.

In mostra sono esposte le opere di: Antonio Barbieri, Domenico Barra, Davide Maria Coltro, Andrea Crespi, Giuliana Cunéaz, Debora Hirsch, Nick Landucci, Giuseppe Lo Schiavo, Manuel Macadamia, Vincenzo Marsiglia, Mauro Martino, Angelo Demitri Morandini, Max Papeschi con Michele Ronchetti, Chiara Passa, Giuseppe Ragazzini, Martin Romeo, Svccy.

Il progetto dedicato all’AI si completa con una seconda sezione espositiva, allestita presso il Torrione Visconteo, torre medievale sita in via dei Farnese, di fronte alla Pilotta, che presenta le video-installazioni site-specific ed immersive degli artisti Luca Pozzi, Kamilia Kard e Lino Strangis.

Durante lo svolgimento della mostra sarà presentato il libro-catalogo dedicato al progetto, edito da Jaca Book, che riunisce i saggi dei curatori Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi, Davide Sarchioni, un contributo inedito di Piero Gilardi e l’apparato critico e iconografico dedicato ai venti artisti in mostra. L’esposizione avrà il suo twin digitale nel Metaverso su Spatial grazie alla collaborazione con Dario Buratti che ha realizzato un nuovo spazio con architetture futuristiche che accoglieranno le opere degli artisti nella loro versione digital.

Emanuele Giannelli, uno dei più celebri scultori contemporanei, è il protagonista della mostra Humanoid, a cura di Camilla Mineo, alla Chiesa sconsacrata di San Ludovico con quaranta opere di grandi dimensioni e presente in città con l’iconica Mr. Arbitrium, opera monumentale di oltre 5 metri che sorregge la Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello gotico della Città di Parma, riaperta dopo 200 anni di storia travagliata, situata a pochi passi dal Duomo e Battistero. Al centro del lavoro dello scultore – diplomato all’Accademia di Carrara e da Roma approdato con il suo laboratorio a Pietrasanta, in Versilia – c’è l’Uomo, indagato nel suo essere contemporaneamente primitivo e futuristico, umano e non umano, in bilico fra uno stato primigenio (l’ironica Monkey Tribù) e un futuro incerto e globalizzato. In mostra è esposta una selezione di opere degli ultimi anni, realizzate prevalentemente in resina e ceramica: gruppi scultorei composti da singole figure o da gruppi di umani che dialogano strettamente fra loro, creando un universo dall’estetica futuristica impregnato di atmosfere filmiche e letterarie. Nei lavori di Giannelli i corpi sono modellati come fossero entità ibride, dotate di protesi tecnologiche: occhiali da saldatore, binocoli e visori (Korf) proiettano l’Uomo in un mondo virtuale che lo allontana dalla realtà, un universo in cui il progresso tecnologico, l’intelligenza artificiale, le nuove tecnologie hanno rivoluzionato e messo in crisi i più fondanti concetti identitari.

Giannelli sembra proiettarci in scenari apocalittici e fantascientifici raccontandoci di un’umanità alienata e omologata, dotata di numeri seriali sul petto: eserciti ieratici e silenziosi, come nell’opera Mr. Kirbiati, o come invece nei Sospesi, sculture in cui l’artista rappresenta lo sforzo fisico del corpo umano che cerca di opporsi alla forza di gravità, figure fluttuanti in una dimensione sospesa, alla ricerca di un equilibrio.

Le opere di Giannelli sorprendono e incuriosiscono e spingono a una riflessione profonda sul momento storico che stiamo vivendo, sul rapporto dell’uomo con la tecnologia, sull’incapacità che abbiamo di comunicare fra di noi in un mondo ultra connesso (Stati di allerta) e sul ruolo che l’essere umano avrà nel futuro del mondo, sulle scelte che compirà per sé stesso e, soprattutto, per il pianeta che lo ospita.

The Space Between presso il Laboratorio aperto del Complesso di San Paolo, vede esposti i lavori di quattro grandi illustratori contemporanei che da tempo hanno affermato il loro nome ed il loro lavoro in ambiti nazionali ed internazionali e che per la prima volta dialogano tra loro. La mostra, a cura di Federico Cano Correa di Galleria Caracol, espone i lavori più recenti di Emiliano Ponzi, Bianca Bagnarelli, Antonio Pronostico e Manfredi Ciminale. In un mondo in cui è sempre più difficile riconoscere la mano dell’umano rispetto ad un’AI, il ruolo dell’illustratore diventa quello di un narratore silenzioso, un artigiano del disegno che ci suggerisce di fermarci e di soffermarci per qualche secondo su di un’immagine, scovarne il senso profondo e farla (in qualche modo) nostra.

Ponzi è uno degli autori italiani contemporanei più affermati a livello internazionale e, lavorando in tecnica digitale, porta avanti uno stile concettuale assolutamente riconoscibile ed unico, dove la prospettiva, il punto di fuga e i colori donano ai soggetti che illustra un dinamismo ed un movimento quasi cinematografico. In mostra sono esposte illustrazioni editoriali realizzate per clienti come The New Yorker, Feltrinelli ed Einaudi, alcune tavole tratte dal libro commissionatogli dal MoMa di New York su Massimo Vignelli “The Great New York Subway Map”.

Bianca Bagnarelli è uno dei grandi talenti emergenti dell’illustrazione e del fumetto italiano. Il suo è uno stile che risente molto dell’influenza del fumetto americano contemporaneo, complice una sua grande abilità compositiva unita ad una sensibilità artistica elevata, Bagnarelli è arrivata in poco tempo ad essere una delle firme più richieste da riviste come The New York Times e The NewYorker per la quale ha recentemente realizzato la famigerata copertina “Deadline”. Antonio Pronostico, autore già di tre libri per Coconino Press, è una delle matite più interessanti ed originali degli ultimi anni. Anche lui divide il suo lavoro tra illustrazione e fumetto e utilizza la tecnica della matita e dell’acrilico, rimanendo fedele ad un approccio più analogico. Infine nel lavoro di Manfredi Ciminale possiamo riconoscere influenze provenienti da diverse epoche storiche e da diversi stili, in mostra ci sarà la sua serie dedicata alle nuvole, che fa parte di un progetto personale che porta avanti da diverso tempo. Ciminale è un artista che pone la questione ambientale al primo posto, emblematica l’immagine esposta che vede l’Empire State Building di New York un istante prima di essere sommerso da un’onda gigante.

L’ottava edizione di PARMA 360 Festival si completa con una serie di talk, incontri e workshop con gli autori protagonisti delle mostre e alcuni relatori, critici d’arte, curatori, giornalisti, operatori culturali in dialogo con loro.

Come ogni anno, il Festival si allarga alla città intera attraverso un CIRCUITO OFF, organizzato grazie al contributo dell’Assessorato alla Rigenerazione Urbana e Attività economiche, per far rivivere in modo nuovo gli spazi della città, promuovere la cultura artistica presente nel territorio e coinvolgere attivamente tutta la cittadinanza attraverso un percorso ramificato nel centro storico di Parma. All’appello sono chiamati una cinquantina di spazi creativi della città, tra negozi, ristoranti, librerie, studi d’artista ed esercizi vari. Quest’anno il CIRCUITO OFF di Parma 360, sbarca in Galleria Polidoro e Galleria Bassa dei Magnani proponendo un’ampia offerta culturale che ha l’obiettivo di rianimare, rivitalizzare e riqualificare lo spazio delle Gallerie attraverso il presidio della zona, il decoro, la cura e la realizzazione di attività artistiche e creative articolate in un ricco calendario di eventi in collaborazione con i commercianti e una rete di partner come il Gruppo Giovani Imprenditori di Ascom e Bia Garden Store.

PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, che vede la direzione artistica e la curatela di Chiara Canali, Camilla Mineo e di Silvano Orlandini come Direttore di produzione, è organizzato dalle associazioni 360° Creativity Events ed Art Company, con il contributo del Comune di Parma, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, e un’ampia rete di partner pubblici e privati, tra cui Gruppo Zatti, BPER, Euplip, Studio Livatino, Athena – professionisti e consulenti associati, Fiere di Parma – Cibus 2024, ARA 1965 S.p.A, Termoblok, Colser, Ascom, Villani vini e liquori, Starhotels Du Parc.

(dal comunicato stampa)

PARMA 360 Festival, 06.04 – 19.05.2024, Parma, sedi varie

 

 

 

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À partir d’avant-hierArshake Calls

VIDEO POST > EXPOSOMES SINGULIERS

Par : Arshake
4 mai 2024 à 09:43

VIDEO POST rilancia Singular Exposomes: Revealing the Invisible di Nicolas Michel, installazione generativa che ruota attorno all’exposome, concetto che misura i fattori non genetici che hanno un impatto sulla salute dell’uomo.

Nicolas Michel (Sound by: Valentin Fayaud), Singular Exposomes: Revealing the Invisible, 2024
Il progetto è stato realizzato a seguito di una residenza artistica organizzata in collaborazione tra Le Cube Garges e il Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica (CNRS) e finanziata dall’Agenzia Nazionale della Ricerca (ANR)

 

EXPOSOMES SINGULIERS // CNRS

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“Travellers” a Venezia

3 mai 2024 à 09:01

Gli spazi dell’Università Internazionale di Venezia all’isola di San Servolo ospitano, fino al 18 maggio e in concomitanza con la 60a Biennale di Venezia, “Travellers” mostra presentata dal MoCA di Shanghai con la direzione di Miriam Sun, in dialogo e in collaborazione con la curatrice italiana Giuliana Benassi. Artisti e opere sono portati assieme come risultato di un confronto tra cultura cinese e italiana. Lo spazio che li ospita è tutt’altro che pura cornice. È, piuttosto, il cuore pulsante di un progetto fortemente voluto da Miriam Sun che questo dialogo lo ha coltivato per anni, gradualmente e in continuo ascolto dell’altro. L’ Università Internazionale di Venezia è infatti un consorzio di 20 università di tutto il mondo, voluta trent’anni fa da Carlo Azeglio Ciampi come centro dedicato allo studio interdisciplinare, taglio di ricerca soprattutto all’epoca particolarmente all’avanguardia.

“L’intera mostra vuole restituire quella “rete simbiotica” dell’oggi, tessuta dagli artisti contemporanei che, seppur provenienti da Cina e Italia, sembrano uniti da un unico filo: quello dell’essere umano al cospetto del mondo”. Questo l’intento dichiarato nel comunicato stampa. In effetti, attraversando la mostra e parlando con la curatrice, la sensazione è che ogni lavoro si costituisca in un tutt’uno organico, in simbiosi anche con lo spazio. Nella costruzione di questo dialogo inter-culturale, le curatrici hanno incluso lavori che si confrontassero anche con il linguaggio tecnologico e il suo progresso nelle scienze evoluzionistiche.

I lavori più tecnologici sono intrisi di umanità. Fu Tong si muove nel contrasto tra forme fisiche immutabili e coscienza fluida (Flowing Bodies) e nel più delicato momento di umanità come quello delle sette sculture che proiettate a parete, stampate in 3D e ingrandite 100 volte riproducono le lacrime per come queste appaiono nelle diverse fasi della vita (When I think of You).

La vitalità è anche nella materia del lavoro di Josè Angelino che nelle sue opere luminose in vetro realizzate con gas argon e neon riproduce le dinamiche fisiche ed estetiche dell’aurora boreale. Lo stesso potremmo dire dell’opera Mosquitos: una serie di bicchieri di vetro all’interno dei quali dei magneti si agitano come mosche catturate, in risposta alle frequenze della risonanza di Schumann, pulsazione caratteristica che la Terra possiede di 7,83 hertz.  Vitali sono i lavori che fronteggiano le opere di Angelino, la serie “The Moonlight” di Yang Yongliang, dove le culture e il loro mescolarsi emergono nel profilo di paesaggi urbani che nascono dalla sovrapposizione di città come New York, Shanghai, Hong Kong, Parigi, Londra e Tokyo, visibili attraverso un perimetro circolare che rende il visitatore spettatore di un sogno.

La serie “Codice” di H. H. Lim, con le sue scritture incise su un gruppo di sculture che “sembrano piombate nello spazio espositivo da un viaggio temporale”, codici e numeri indecifrabili sospendono le coordinate del viaggio si pongono in dialogo con L’eccezione, opera video di Rä di Martino, dove una statua sembra in procinto di animarsi sulle note di una rielaborazione del love theme di Flashdance.

Il confronto va oltre a quello delle due culture, diventa confronto e incontro tra uomo e natura, come nella serie pittorica “Dialogue in Time and Space” “Summer Fireworks” di Shi Chengdong dove l’acqua è “superficie specchiante del mondo e membrana tra due dimensioni”. L’uomo è presente incarnato nel lavoro artigianale della tessitura come nelle opere di Matteo Nasini dove scultura e arazzo intendono proseguire nelle città invisibili di Italo Calvino. L’incontro è anche con la materia non organica di cui si compone la scultura di Gabriele Silli. Le dita verso l’alto della scultura Hands di Oliviero Rainaldi puntano verso la trascendenza, quella della vita e in particolare del viaggio come esistenza.

C’è dell’altro. Dicevamo che il progetto nasce da una forte passione di Miriam Sun nel dialogo tra cultura italiana e cinese, ma è radicato anche in un forte interesse per il confronto tra uomo e progresso tecnologico, a partire da quello in grado di ‘riscrivere’ la vita attraverso la manipolazione del DNA.

La mostra ha presentato infatti in anteprima la serie di “DNA”, ideata da Michael Levitt, premio Nobel per la Chimica 2013, progetto che si concentra sul profondo impatto dell’editing genetico e dell’IA sul futuro dell’umanità. Prodotta da Miriam Sun con un team di scienziati cinesi di cui fanno parte i professori Luo Zhen e Yin Tengfei, l’artista audiovisivo Guo Fei e il compositore Jin Wang, prende forma in installazioni luminose, performance dal vivo e sculture.

La performance di Guo Fei e il compositore Jin Wang, dove dati genetici, intelligenza artificiale e musica interagiscono all’unisono, si contaminano in tempo reale per restituire un altro aspetto importante celebrato da questo progetto di ricerca: l’incontro tra scienza e religione, più frequente di quanto non si possa immaginare.

Ed è proprio la piccola chiesa all’interno dell’Università dove ogni sera dei giorni inaugurali del progetto le composizioni di Jin Wang e le visualizzazioni di Guo Fei, si sono incontrate in un dialogo performativo improvvisato con organi a canne e sintetizzatori modulari. Note e immagini e ambiente risuonano in tutti gli spazi e celebrano la simbiosi dele opere in un unico corpo pulsante.

La ricorrenza del 700° anniversario della scomparsa di Marco Polo, e l’accostamento del tema con quello della Biennale di Venezia 2024 in corso, sono cornice di un progetto che affonda le radici nella spinta di un incontro prima di tutto umano. Il progetto è destinato a viaggiare a New York e in altre città dove costruirà occasioni di dialogo e confronto sempre nuove.

Travellers, a cura di Miriam Sun e Giuliana Benassi
Università Internazionale di Venezia, San Servolo, Venezia, 19.04 – 16.05.2024

 

immagini(cover 1) Qiu Anxiong – Tian Zhi Xiu Yue-邱岸雄 .photo credits MoCA, Shanghai (2) Fu Tong, «When I think of you-付彤 », ph: MoCA, Shanghai (3) H.H. Lim, «Percorso circolare-林辉华», ph: MoCA, Shanghai (4) Guo Fei&Jin Wang, «DNA-郭飞&金望»,ph: MoCA, Shanghai (5) Yang Yongliang, «The Moonlight», ph: MoCA, Shanghai (6) Guo Fei&Jin Wang, «DNA-郭飞&金望»,ph: MoCA, Shanghai

 

 

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Premio Lydia per la giovane arte.

Par : Arshake
1 mai 2024 à 11:14

La Fondazione Il Lazzaretto a Milano sostiene la ricerca artistica attraverso il Premio Lydia all’Arte Contemporanea aperto ad artiste under 35, a cura di Claudia D’Alonzo. Giunto alla sua settima edizione, il premio prosegue la partnership culturale con PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, tra le più autorevoli istituzioni pubbliche in Italia dedicate all’arte contemporanea, e con il suo curatore Diego Sileo. Il Premio Lydia 2024 si apre con una open call, le candidature possono essere inviate dal 23 aprile fino alla scadenza, fissata alle ore 12.00 del 24 maggio.

L’esito sarà definito da una giuria di esperti formata da Silvia Costa, regista e performer, Francesco D’Abbraccio, editore e artista, Claudia D’Alonzo, docente e curatrice, Chiara Nuzzi, curatrice e manager editoriale Fondazione ICA Milano, Diego Sileo, curatore PAC. L’artista avrà a disposizione un grant complessivo di 5000 euro per sviluppare la sua ricerca che culminerà con una restituzione pubblica realizzata in collaborazione con PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel corso del 2025.

La Fondazione Il Lazzaretto è impegnata dal 2014 nell’ideazione di progetti culturali partecipati all’insegna della sperimentazione tra arti visive, letteratura, fotografia, performing arts, e le loro rispettive contaminazioni. Ogni anno sono attivati progetti originali, firmati dal team creativo del Lazzaretto o da professionisti esterni coinvolti ad hoc e sviluppati in sinergia con la Fondazione attraverso residenze, laboratori e workshop. Il risultato dei singoli progetti viene presentato al pubblico ogni anno nel mese di novembre all’interno del Il Festival della Peste!.

Il Premio Lydia all’arte contemporanea, attivo dal 2018 è parte di questa ricerca. Quest’anno per la prima volta anche questo premio segue un filone tematico: Sensing Beyond Human. Come ogni edizione, con il contributo di Fondazione Lydia Silvestri, l’iniziativa è dedicata alla memoria dell’artista Lydia Silvestri, allieva di Marino Marini, scultrice che ha portato la sua ricerca ed esperienza anche di docente in tutto il mondo insegnando a Bath Academy of Art in Inghilterra negli anni 1953–54 e 1963–64, a New York, nel 1960, ad Hong Kong nel 1961, e all’Accademia di Brera a Milano dove si è formata, negli anni ‘80.

Vai al Bando del Premio Lydia 2024

immagini: (cover 1) Fondazione Lydia Silvestri, archivio e spazi, ph Silvia Gottardi (2) Rachele Maistrello, «The Silent World», installazione sonora, Premio Lydia 2022, PAC Milano 2023, Ph Claudia Capelli, Courtesy PAC (3) Fondazione Lydia Silvestri, archivio e spazi, ph Silvia Gottardi

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Call for submissions > Share Prize XVI

Par : Arshake
29 avril 2024 à 19:24

Deadline: 9 giugno 2024 

Quando: 28 ottobre – 3 novembre, 2024 (Contemporary Art Week)

Dove: Torino, Share Festival

Link website

L’Associazione The Sharing annuncia la XVI edizione di Share Prize, il concorso dedicato all’arte contemporanea declinata alle tecnologie e alle scienze. Le opere candidate al premio dovranno seguire il tema: ‘ALL-NATURAL’, curato dal direttore artistico di Share Festival Bruce Sterling e della curatrice Jasmina Tešanović.

La Giuria Internazionale del concorso assegnerà un premio di euro 2.500,00* all’opera (edita o inedita) che meglio rappresenta la sperimentazione tra arti e nuove tecnologie.

I candidati al premio (short list di 6 concorrenti) saranno invitati a partecipare alla XVIII edizione di Share Festival. Le sei nomination dei candidati al premio saranno annunciate a Luglio 2024 sul sito web: www.toshareproject.it

Il vincitore sarà annunciato durante l’Opening di Share Festival in programma a Torino
dal 28 ottobre al 3 Novembre 2024, durante la Torino Contemporary Art Week.

Link bando

 

 

 

 

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Auto Wing

Par : Arshake
28 avril 2024 à 19:27

FRAME cattura un lavoro della serie “Auto Wing” di Hanna Antonsson, collisione tra animali e veicoli motorizzati, tutti materiali trovati lungo le strade della sua nativa Göteborg. Le ali degli uccelli probabilmente uccisi dalle auto, riprendono i loro battito attraverso l’impulso di un motore.

Hanna Antonsson, Auto Wing II, Ali di gabbiano tassidermico, pneumatico d’auto, metallo, 2021, immagine via

 

 

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VIDEO POST > Biodata to MIDI

Par : Arshake
27 avril 2024 à 19:31

VIDEO POST rilancia Desert Songs di Love Hulten, composizione di biofeedback realizzata utilizzando Plantwave, piccolo dispositivo che traduce in MIDI i biodati provenienti da materiale organico.

Love Hulten, Desert Songs, 2023 (immagine cover courtesy Love Hulten via)

 

 

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Il Padiglione Malta alla Biennale di Venezia 2024

26 avril 2024 à 14:56

Il Padiglione Malta, allestito all’interno del lungo percorso dell’Arsenale veneziano per la Biennale di Venezia Arti Visive 2024 dedica la sua prima personale al giovane artista Matthew Attard. Nel suo lavoro la ‘meraviglia’ del tecnologico è porta che si affaccia sulla ricchezza della tradizione in un gioco stratificato di contaminazione, viaggio attraversa il rapporto tra uomo e macchina, tra tradizione e modernità, tra scienza e religione.

Si tratta di I WILL FOLLOW THE SHIP progetto di Attard che porta assieme le tecnologie più avanzate con la tradizione, quella dei graffiti della cultura marinara delle isole maltesi che hanno scritto la storia di incontri multiculturali, di speranza e di fede. La tradizione del disegno, dell’incisione dei graffiti su pietra, e la religione di cui sono intrisi, sono ‘ri-disegnati’ attraverso la simbiosi tra occhio umano e tecnologico, glorificati con le tecnologie più all’avanguardia in un gesto tanto delicato quanto potente.

Gli ship graffiti, incisioni su pietra raffiguranti barche, sono iconografie vernacolari, racconti di fede e di salvezza attorno al Mediterraneo, tracce impresse dai marinai sulle facciate degli edifici più vari, da sedi amministrative, a fortificazioni, casa private, a cappelle, luoghi, questi ultimi, che hanno non solo significato religioso ma anche di immunità politica.

I graffiti raccontano delle culture che si sono avvicendate sin dalla preistoria in queste isole, al crocevia del Mediterraneo centrale. Questa storia stratificata è ora trasposta in un altro capitolo della Malta moderna dove le culture si incontrano anche ‘nel’ e ‘con’ il mare delle informazioni, luogo dove spesso radici culturali, confronto e contaminazione perdono le loro tracce nell’omogeneizzazione incalzante.

I graffiti sono ‘ridisegnati’ dicevamo. Ed è nel ‘come’ Attard ridisegna questi graffiti, dove il progetto affonda le sue radici. Attard si avvale infatti dell’eye tracking, quel processo di misurazione dei movimenti oculari che determina cosa sta guardando un soggetto. Così Attard ‘ridisegna’ gli ex voto maltesi. Le tecnologie più sofisticate sono accompagnate dall’uomo in un gesto simbiotico, performativo.

Razionalità e irrazionalità sono entrambe ‘inscritte’ nel gesto dell’eyetracking; alcune tracce non intenzionali sembrano ‘calcare’ le stesse che si incontrano nel processo di incisione dei graffiti. La più antica delle tradizioni prosegue nel progresso tecnologico. Scienza, fede, speranza sono strette da un legame inscindibile. Parole come ‘trust’ e ‘hope’, sono sempre ricorrenti in ambiti scientifici e tecnologici. Sono anche temi e titoli delle ultime edizioni del Festival Ars Electronica a Linz, uno dei più importanti festival che dagli anni ’70 indaga le relazioni tra cultura, tecnologia e società.

Con la stessa magia di un’isola che emerge dai mari, nel Padiglione Malta emergono culture, consapevolezze e riflessioni. Il fortissimo senso di appartenenza alle radici locali e alla tradizione che l’artista trasmette nel suo lavoro si irradia con un fare caleidoscopico che tocca tutte le culture a cui i visitatori appartengono entrano. Sono in fondo le stesse che hanno attraversato e abitato le isole maltesi nel tempo. In queste è possibile trovare una parte di noi.

Matthew Attard. WILL FOLLOW THE SHIP, co-curatori: Elyse Tonna, Sara Dolfi Agostinim, Project Managers: Maria Galea e Michela Rizzo, Padiglione Malta, Arsenale, 60th International Art Exhibition of La Biennale di Venezia, 20 April – 24 Novembre

 

immagini: (cover 1) Matthew Attard, «studio Eye-tracking study (I WILL FOLLOW THE SHIP)», 2023, disegno eye-tracking drawing, 3D scan, disegno a penna, 29x42cm Matthew Attard e Galleria Michela Rizzo (2) Matthew Attard, «Study 1 (I WILL FOLLOW THE SHIP)», 2023. Disegno eye-tracking, 3D scan. Immagine digitale, dimensioni variabili, © Matthew Attard e Galleria Michela Rizzo (3) Matthew Attard, «Stone wall study (I WILL FOLLOW THE SHIP)», 2023 – Disegno Eye-tracking, Globigerina Limestone, 56x24x3cm © Matthew Attard e Galleria Michela Rizzo (4) Matthew Attard, «Studio generative (I WILL FOLLOW THE SHIP)», 2023. Disegno eye-tracking,. Algoritmo generativo. Immagine digitale, dimensioni variabili, © Matthew Attard e Galleria Michela Rizzo (5) Malta Pavillion- Margaret Press Images, Space.jpg (6) Matthew Attard,«Generative study (I WILL FOLLOW THE SHIP)», 2023, disegno Eye-tracking, Algoritmo generativo, immagine digitale, dimensioni variabili © Matthew Attard e Galleria Michela Rizzo

 

Matthew Attard,  Elyse Tonna, Sara Dolfi Agostinim, Maria Galea, Michela Rizzo, Padiglione Malta, Arsenale, Venice Biennale, eye-tracking, drawings, grafiti, ars, arshake

 

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EXPOSED Torino Foto Festival

Par : Arshake
24 avril 2024 à 19:29

Dal 2 maggio al 2 giugno 2024 Torino ospita la prima edizione di EXPOSED Torino Foto Festival, il nuovo Festival Internazionale di Fotografia di Torino. Rifacendosi a uno degli argomenti centrali nella tradizione fotografica italiana, per il 2024 il Festival è dedicato al tema New Landscapes – Nuovi Paesaggi, e propone una riflessione sull’evoluzione odierna del medium fotografico e delle principali sfide e innovazioni del mondo dell’immagine, attraverso un cartellone di mostre temporanee, incontri, talk ed eventi nelle sedi delle principali istituzioni culturali torinesi.

“Vogliamo concentrarci su un approccio innovativo e inclusivo per attrarre un pubblico eterogeneo, sia locale che internazionale, attraverso un programma diversificato che comprende diversi approcci alla fotografia: da quella classica a quella contemporanea, cross-media, installativa e performativa. La collaborazione e la collettività sono aspetti chiave – sostiene Menno Liauw – e sottolineano la natura multidisciplinare e caleidoscopica di EXPOSED. Visioni, approcci, idee e progetti diversi rendono il festival e di conseguenza la città di Torino un punto d’incontro inclusivo e aperto al mondo.”

“Presentiamo progetti che spesso sono il risultato di una ricerca a lungo termine sugli sviluppi sociali delle comunità. Progetti che vanno oltre l’estetica, ma avviano dialoghi, sensibilizzano e ispirano cambiamenti sociali. Attraverso la lente di diversi artisti, ci proponiamo di mostrare l’impatto che l’arte può avere sulla nostra percezione del mondo, dalle comunità locali alle questioni globali.” – Sottolinea Salvatore Vitale.

Il programma della prima edizione di EXPOSED propone più di 20 mostre temporanee, una committenza artistica, due giorni di talk, una piattaforma didattica, un salone di editoria indipendente, incontri, screening, letture portfolio e altri eventi, tutti realizzati grazie al coinvolgimento nella progettazione e produzione delle principali istituzioni torinesi, delle realtà indipendenti e di attori della scena artistica cittadina e internazionale.

Dal 2 maggio al 2 giugno il programma è composto da mostre prodotte da EXPOSED o nate dalla collaborazione con le realtà partner: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea; Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema; Cripta747; Ex Galoppatoio della Cavallerizza Reale – Paratissima; Fondazione Merz; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Fondazione Torino Musei con GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica; Gallerie d’Italia – Torino; Mucho Mas!; Museo Regionale di Scienze Naturali; OGR Torino; Palazzo Birago, sede della Camera di Commercio di Torino; Palazzo Carignano – Direzione regionale Musei Piemonte; Pista 500 di Pinacoteca Agnelli; Polo del ‘900; Villa della Regina – Direzione regionale Musei Piemonte; Witty Books.

Al Binario 2 delle OGR Torino viene ospitata A View from Above, la mostra collettiva co-prodotta da EXPOSED e OGR Torino che, adottando la prospettiva verticale come punto di osservazione principale del paesaggio, esplora il modo in cui il nostro sguardo su ciò che ci circonda è mediato dall’obiettivo fotografico e come questo rapporto sia cambiato negli ultimi decenni, influenzando di conseguenza il modo in cui controlliamo, progettiamo e modelliamo l’ambiente in cui viviamo.

Al Polo del ‘900, invece, Mónica de Miranda, la vincitrice della prima edizione di EXPOSED Grant for Contemporary Photography 2023, sarà protagonista di una mostra inedita intitolata As if the world had no West. L’esposizione riflette sulla modalità di creazione di nuovi paesaggi, investigando ecologie nascoste, ma metafisicamente presenti, nel contesto geografico dell’Angola, al fine di decostruire la comprensione occidentale dei meccanismi di costruzione della memoria, della storia e della conoscenza del territorio.

A Palazzo Birago, sede istituzionale della Camera di commercio di Torino, la mostra Tender Loving Care di Kalina Pulit – progetto in stretto dialogo con la proiezione del cortometraggio omonimo realizzato dall’autrice stessa, che verrà proiettato nelle sale del Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema – riflette sul concetto di appartenenza, sul dualismo tra sfera privata e pubblica, in un’epoca in cui questo confine è sempre più sottile.

Al centro dei progetti ospitati da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ci sono i nuovi trend della fotografia italiana e mondiale: il giovane artista sudcoreano Dongkyun Vak con la mostra Heatwave realizzata in collaborazione con Vontobel Art Collection, esplora la tensione tra uomo, natura e tecnologia nell’Antropocene; sempre negli spazi di via Delle Rosine, viene presentato un progetto in collaborazione con Chora Media e Lavazza include lavori inediti di Arianna Arcara, Antonio Ottomanelli e Roselena Ramistella sul paesaggio delle minoranze linguistiche in Italia.

Queer Icons, progetto del Fotogalleriet di Oslo, comprende una mostra all’Ex Galoppatoio della Cavallerizza Reale – Paratissima, e un ampio public program che celebra, attraverso la rappresentazione delle storie di vita raccolte dal fotografo Fin Serck-Hanssen e dagli autori Bjørn Hatterud e Caroline Ugelstad Elnæs, la storica cultura underground queer norvegese a 50 anni dalla depenalizzazione del reato di omosessualità, il fascino della vita vissuta al di fuori della norma attraverso richieste democratiche, feste e attivismo.

Alle Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo la designer e ricercatrice olandese Simone C. Niquille presenta Beauty and The Beep, un cortometraggio realizzato con strumenti innovativi e incentrato sulla co-esistenza tra persone, dati e processi tecnologici derivanti dalla visione computerizzata incorporata nei robot domestici. Ispirandosi agli oggetti quotidiani incantati della popolare fiaba La Bella e la Bestia, l’artista mette in scena una storia che ha come protagonista una sedia umanizzata e i tentativi che questa mette in atto – in maniera ironica e grottesca – nel tentativo di sedersi.

SCREENINGS include la proiezione al Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema dei lavori di Kalina Pulit, Michele Sibiloni e del collettivo Wild Alchemy Lab. Tender Loving Care di Kalina Pulit è un film sulla connessione e sulle relazioni in senso letterale e metaforico; il mediometraggio Grasshopper Republic, di Michele Sibiloni e Daniel McCabe, esamina la relazione strana, bella e pericolosa tra uomo e natura; Wild Alchemy Lab presenta cortometraggi e opere d’arte in realtà aumentata provenienti dagli archivi della rivista del collettivo.

La fotografa e architetta americana Erin O’Keefe porta al Museo Regionale di Scienze Naturali il progetto Non fiction, che esplora la natura della percezione dello spazio fisico generata dagli strumenti ottici utilizzati per fare fotografia e l’inevitabile disallineamento formale generato dalla macchina fotografica che trasforma i volumi e lo spazio tridimensionale in immagini bidimensionali. Alle Cucine storiche di Palazzo Carignano, Lebohang Kganye presenta A Burden Consumed in SIps. Attraverso un video l’artista ripercorre la spedizione in Camerun della pittrice e fotografa tedesca Marie Pauline Thorbecke, realizzata tra il 1911 e il 1913, per conto della Società Coloniale Tedesca. A Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica viene presentata State of Emergency – Harakati za Mau Mau kwa Haki, Usawa na Ardhi Yetu, progetto documentaristico di finzione realizzato dal fotografo Max Pinckers in collaborazione con i veterani Mau Mau e i reduci della guerra keniota, nel tentativo di ricostruire e colmare i vuoti storici relativi al racconto ufficiale del periodo coloniale. La Villa della Regina ospita True Colors di Mathieu Asselin, progetto che mette in discussione la narrativa ecologica perpetrata dall’industria contemporanea. Ispirato al caso Dieselgate del 2014, ovvero la vicenda relativa all’azienda automobilistica Volkswagen e le testimonianze di utilizzo di software tesi ad aggirare i test relativi all’inquinamento dell’aria su determinati modelli di auto, True Colors riconnette ambiente e industria in maniera sostenibile, riciclando scarti di produzione per realizzare le stampe delle immagini. Il programma di EXPOSED continua con le mostre realizzate in coproduzione e collaborazione con istituzioni e spazi indipendenti torinesi.

Prende vita nella cornice di EXPOSED Expanded, il grande progetto di rilettura in tre capitoli della Collezione fotografica della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, che unirà in un unico percorso coerente tre prestigiose sedi istituzionali: Castello di Rivoli, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e OGR Torino.

Expanded With al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, a cura di Marcella Beccaria, presenta opere nelle quali il medium fotografico è il punto di partenza per indagare diversi tipi di relazione con il paesaggio, con opere di pionieri della Land Art, dell’Arte Povera e della Body Art.

In Expanded Without (2 maggio – 31 luglio 2024) ospitata nel Binario 1 delle OGR Torino, l’attenzione si focalizza invece su opere prodotte off-camera, ovvero nelle quali l’immagine è generata senza ricorrere al mezzo fotografico tradizionale: le opere presentate sono installazioni, autentici campi esperienziali, all’interno dei quali l’osservatore diventa parte del processo di costruzione dell’immagine.

Infine, Expanded – I Paesaggi dell’Arte alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, a cura di Elena Volpato, ripercorre la storia italiana della fotografia in relazione al tema del paesaggio: dalle prime documentazioni ottocentesche delle architetture e degli spazi fisici fino agli scatti odierni di Armin Linke.

Sempre al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, la mostra Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo riunisce per la prima volta un importante corpus di fotografie dell’artista, tra cui molti inediti, restituendo uno straordinario racconto dal quale emerge la vitalità artistica di Torino e del suo territorio.

Alla Fondazione Merz viene presentata la video installazione Chimera (2022) di Lena Kuzmich, artista non-binary che crea nuove visioni assemblando filmati diversi tra loro, ambientate in un mondo virtuale e ludico utilizzando vari software di editing. Esaminando l’ecologia queer e la vita non binaria all’interno della natura, l’artista si interroga sulle modalità che definiscono l’essere umano come specie. Il lavoro si inserisce all’interno della mostra Sacro è, in cui i linguaggi di una giovane generazione di artisti e artiste (Tiphaine Calmettes, Matilde Cassani, Giuseppe Di Liberto, Quỳnh Lâm, Lena Kuzmich, Tommy Malekoff, Lorenzo Montinaro, GianMarco Porru) suggeriscono una riflessione sul concetto di “sacro” rintracciato e approfondito nella sua dimensione quotidiana, ponendo l’accento sulla meraviglia dell’esistere e sulla poesia che si cela nella vita di ogni giorno.

Durante la settimana inaugurale, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta tre contenuti: la performance Je Vous Aime, nell’ambito della prima personale di Diana Anselmo, artista e performer sordo, progetto esito di una ricerca sviluppata in archivi fotografici e documentali nelle città di Torino e Parigi, proponendo un dialogo tra video e documenti fotografici. La collettiva When We Were Old. Opere dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo include una selezione di opere fotografiche di importanti artisti e artiste internazionali include nella prestigiosa raccolta della fondazione torinese: Anna Gaskell, Larry Johnson, Sherrie Levine, Tracey Moffat, Collier Schorr, Wolfgang Tillmans. Il nucleo di lavori condivide una riflessione sulla giovinezza come spazio di autonomia e di esperienza legittima, sfuggendo alla retorica dei “giovani” proiettati solo nel futuro. What the Owl Knows di The Otolith Group è una videoinstallazione dedicata alla pittrice e scrittrice Lynette Yiadom-Boakye. Il 18 maggio, infine, inaugura a Guarene la mostra conclusiva della 18° edizione del Young Curators Residency Programme Torino.

Il MAO Museo d’Arte Orientale ospita lo screening di due recenti film di Shahidul Alam, fotoreporter, scrittore e attivista del Bangladesh, nonché curatore dimissionario della Biennale di Fotografia Contemporanea di Mannheim in Germania. Alam è anche protagonista di un incontro pubblico sul tema della censura in fotografia in programma per l’11 maggio, appuntamento che lo vede discutere insieme all’artista e attivista senegalese Yasmine Eid-Sabbagh.

In occasione di EXPOSED, Pinacoteca Agnelli presenta “Untitled” (1991), di Felix Gonzalez-Torres: un’immagine iconica dell’artista cubano è affissa sul billboard della Pista 500, sul tetto del Lingotto, nucleo di partenza di un intervento urbano che si espande in città occupando sei cartelloni pubblicitari. L’opera ritorna a Torino dopo essere stata esposta nel 2000 al Castello di Rivoli: un invito a riflettere su com’è cambiata la nostra percezione della città e su come i suoi spazi possono aprirsi alla condivisione di molteplici prospettive ed esperienze.

Le collaborazioni includono anche il ruolo attivo di numerosi spazi indipendenti (ad accesso gratuito). Cripta747 ospita lo screening Cosmic Radiation dell’artista Graeme Arnfield mentre Across the Ocean, nello spazio di Mucho Mas!, è l’installazione con cui l’artista vietnamita Hiền Hoàng ricorre al riso per affrontare il tema della politica tedesca sull’immigrazione e sulla relativa discriminazione; Fabio Barile porta da Witty Books Works for a Cosmic Feeling una raccolta di opere fotografiche che impiegano gli strumenti della scienza e della filosofia per esplorare quello che Romain Rolland, in una lettera del 1927 a Sigmund Freud, ha chiamato “sentimento oceanico”, cioè la sensazione di essere un tutt’uno con l’universo.

Il calendario curato dalla direzione artistica include, inoltre, una serie di incontri, attività didattiche ed eventi partecipativi, oltre a simposi per i professionisti della fotografia contemporanea, un programma vivace e dinamico, pensato da EXPOSED per coinvolgere sia il pubblico di addetti ai lavori che quello degli appassionati, integrando vecchi e nuovi linguaggi.

Il 3 e 4 maggio dalle 10 alle 20 alla Cavallerizza Reale – Paratissima, alla Pinacoteca Albertina, alle Gallerie d’Italia – Torino e al Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema, si svolge il talk program a cura della Direzione Artistica: due giorni di incontri che riflettono sulla fotografia e sul mondo dell’immagine contemporanea. Partendo dal titolo di questa prima edizione di EXPOSED New Landscapes – Nuovi Paesaggi, le conversazioni approfondiranno in particolare quattro aree tematiche: Etica e politica della rappresentazione; Nuovi paesaggi: intelligenza artificiale, tecnologia e immagini; Diffusione e industria fotografica; Artist Talks: In Transition.

Protagonisti dei talk sono i curatori, gli artisti coinvolti nel Festival e figure di riferimento del mondo della fotografia, moderati da giornalisti, photoeditor e professionisti, sia a livello locale che internazionale, capaci di restituire da diverse prospettive il ruolo e l’impatto sempre crescente della fotografia nel mondo. Inoltre, all’interno dell’hub culturale della città di Torino Off Topic, Fotomuseum Winterthur presenta l’evento CHEATED BY AN IMAGE con musica dal vivo che esplora le modalità in cui veniamo sedotti, affascinati e imbrogliati dalla fotografia digitale e online. Durante la serata, molteplici testimonianze personali sveleranno i diversi modi in cui veniamo ingannati dalle immagini: dalle foto di profilo delle app di dating ai fake di guerra in Ucraina, dalle seduzioni delle piattaforme di commercio online al doomscrolling infinito su TikTok. CHEATED BY AN IMAGE è parte del progetto di ricerca in corso [PERMANENT BETA] THE LURE OF THE IMAGE di Fotomuseum Winterthur, che è accessibile sulla piattaforma online www.permanentbeta.network e culminerà in una mostra collettiva nel 2025. Il 3 e il 4 maggio a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia viene ospitata EXPOSED PHOTOMATCH, in collaborazione con Fotofestiwal Lodz.

Il progetto propone due giorni di eventi di networking e presentazioni pubbliche per artisti che vengono selezionati attraverso open call comunicata sui canali EXPOSED, dando così nuova vita alla formula tradizionale delle revisioni di portfolio. L’idea si basa su un modello democratico e inclusivo, gratuito, in cui esperti e artisti hanno lo stesso spazio per condividere e proporre le proprie esperienze, il proprio lavoro e motivazioni.

E ancora, grazie alla collaborazione tra EXPOSED e SPRINT, la prossima edizione dell’art book fair dedicata all’editoria indipendente e ai libri d’artista si svolgerà all’interno del Binario 3 delle OGR Torino dal 2 al 5 maggio 2024, accogliendo per l’occasione una selezione di 20 publishers locali e internazionali, con alcune delle ricerche contemporanee più all’avanguardia del settore.

Nell’ambito di TORINO FUTURA, progetto coordinato dagli Assessorati alle Politiche Culturali e alle Politiche Educative e Giovanili che mette a sistema e potenzia le attività delle principali manifestazioni cittadine rivolte alle giovani generazioni, EXPOSED avvia una collaborazione con IED Torino nell’elaborazione di Pop-up Photo Studio, un progetto che invita il pubblico a diventare protagonista di un’azione collettiva per raccontare attraverso il mezzo fotografico i volti dei partecipanti alla prima edizione di EXPOSED. In occasione dell’inaugurazione, giovani studenti del Corso di Fotografia e delle scuole superiori accoglieranno chi vorrà farsi ritrarre in una sala di posa en plein air aperta a tutti, allestita presso una delle location del festival.

La collaborazione di EXPOSED con il Dipartimento Educativo di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia per il programma di formazione e produzione FUTURI PROSSIMI, curato da JEST per Fluxlab, prevede gli incontri one-to-one tra 6 curatori coinvolti in EXPOSED e i 12 artisti under 30 che partecipano al programma. A loro volta, questi giovani artisti si faranno tutor per la realizzazione di una sessione di laboratori insieme alle studentesse e studenti di una classe della scuola IIS Bodoni Paravia.

Durante i giorni di EXPOSED, inoltre, l’offerta fotografica presente in città sarà molto ampia e di altissimo livello. Si rinnova l’appuntamento con THE PHAIR (3-5 maggio 2024), fiera annuale dedicata alla fotografia giunta ormai alla sua quinta edizione, che quest’anno avrà luogo nella Sala Fucine delle OGR Torino, coinvolgendo oltre 50 gallerie europee.

Il palinsesto dell’offerta culturale cittadina include inoltre mostre dedicate a grandi maestri della fotografia come Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra, presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, e Luigi Ghirri. Rosso Ferrari al Museo dell’Automobile, esposizione che ripercorre il lavoro dedicato allo storico marchio di automobili da uno dei principali autori italiani mai esistiti, argomento che sarà approfondito in un talk il 16 maggio.

Alle Gallerie d’Italia – Torino: Cristina Mittermeier. La grande saggezza, prima retrospettiva in Europa dedicata alla fotografa, biologa marina e attivista e Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976 che espone un nucleo di fotografie dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo sui “fuori scena” del Festival, ripercorrendo gli anni in cui era ospitato al Casinò di Sanremo.

In occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, il MAO Museo d’Arte Orientale presenta Tradu/izioni d’Eurasia Reload, riallestimento della mostra che racconta, attraverso una rinnovata selezione di ceramiche, tessuti, metalli e manoscritti, l’affascinante viaggio dell’arte, della cultura, delle tradizioni dall’estremo Oriente al Mediterraneo.

L’esposizione LIBERTY. Torino Capitale a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica racconta attraverso un centinaio di opere il fondamentale ruolo di Torino nell’affermarsi del Liberty.

Al PAV Parco Arte Vivente sarà possibile visitare Car Crash. Piero Gilardi e l’arte povera, che indaga la produzione di Piero Gilardi (Torino, 1942-2023) nel corso degli anni Sessanta.

Alla Pinacoteca Agnelli, oltre all’opera di Félix González-Torres, saranno installate due nuove opere sulla Pista 500 degli artisti Rirkrit Tiravanija e Finnegan Shannon. Negli spazi espositivi interni, oltre alla Collezione Permanente, proseguono le mostre Form Form SuperForm e Lucy McKenzie e Antonio Canova. Vulcanizzato.

Il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e Unione Industriali Torino, in occasione di Torino Capitale della Cultura d’Impresa 2024, presentano Paesaggi industriali. Un viaggio nelle trasformazioni urbane di Torino, racconto per immagini di Mauro Vallinotto, che illustra la complessità delle trasformazioni che, nell’ultimo mezzo secolo, hanno interessato Torino e i maggiori comuni della città metropolitana.

Fondazione Mamre propone un racconto inedito sull’Iran: IRAN. PAESAGGI UMANI E URBANI Fotografie è un progetto in collaborazione con Claudio Silighini, fotografo e fotoreporter impegnato su tematiche sociali e paesi con conflitti interni.

L’Associazione Barriera presenta la mostra No Gatekeepers For My Heart di Franko B, artista radicato nelle istanze punk e queer sin dagli anni ‘90, la cui pratica abbraccia performance, fotografia, scultura, installazione e azione nello spazio pubblico.

Gli spazi espositivi di Ersel ospitano la mostra GUIDO IO – Itinerari fotografici di una collezione. Cento fotografie dalla raccolta di Guido Bertero, una tra le maggiori collezioni di fotografia italiana del dopoguerra.

La fotografia sarà protagonista anche negli spazi rinnovati di Flashback Habitat con tre mostre personali del progetto Insurrezioni. Fotografie di una protesta. Tre storie di attivismo, tra giornalismo e fotografia.

Lo spazio indipendente Quartz Studio ospiterà una mostra personale del fotografo tedesco Ingar Krauss che include dei lavori inediti sul tema del paesaggio italiano.

Paratissima presenta la terza edizione di Liquida Photofestival dal 2 al 5 maggio negli spazi della Cavallerizza, per analizzare lo stato dell’immagine contemporanea.

JEST insieme ad ARTECO presentano Altra versione dello stesso paesaggio, un progetto realizzato da Arianna Arcara, ed esito di un periodo di residenza nel territorio della Val di Susa, con fulcro la Pinacoteca G.A. Levis, volto a ospitare fotografi e artisti con l’intento di attivare nuove narrazioni a partire dal corposo patrimonio di opere pittoriche del paesaggista Giuseppe Augusto Levis. In occasione di EXPOSED molte altre saranno le attività rivolte alla cittadinanza, con lo scopo di attivare una mobilitazione partecipata e trasversale: a partire dal premio per il migliore scatto sulle Luci che hanno illuminato i quartieri durante le feste natalizie (che verrà assegnato dal Sindaco nei giorni del festival), fino ad arrivare ad appuntamenti di avvicinamento alla seconda edizione. L’elenco, in costante aggiornamento, è incluso nella comunicazione generale di EXPOSED.

(dal comunicato stampa)

EXPOSED Torino Foto Festival. TORINO.FOTO.FESTIVAL,Turin, sedi varie, 2 maggio – 2 giugno 2024

immagini: (cover 1) RT-Bosch EDC17C46_M_Board, (2) Tabita Rezaire, «Satellite Devotion», 2019. Installation view, arebyte Gallery, London. Image: Christopher MacHinnes. Courtesy the artist  (3) Dan Graham, «Asilo per bambini / Children’s Day Care», 1997 – 2000 © Property of Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, loaned to Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (4) Roselena Ramistella dalla serie «Brezi» (2024 – in corso) © l’artista, (5)Teresita Fernàndez, «Cascata /Waterfal»l, 2000 © Property of Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in prestito al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (6) Remo Salvadori, «L’osservatore non l’oggetto osservato/ The observer not the object observed», 1981-2003 © Proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in prestito alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (7) Laura Cinti,« AI in the Sky», 2024 © C-LAB (8) The Phantom Menace, Graeme Arnfield (9) 008_040_040_04, Blanc Glacier – RENAULT (10) Hiwa K, View from Above, 2017, Courtesy Kow, Berlin e l’artista (11) Felix Gonzalez-Torres, «Untitle» (1991) ©Estate Felix Gonzalez-Torres, courtesy Felix Gonzalez-Torres Foundation (12) Arianna Arcara, dalla serie Té, Tèins, Ten, Tén, Tens (2024 – in corso) © l’artista

 

 

 

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VIDEO POST > EMITTER

Par : Arshake
22 avril 2024 à 16:55

VIDEO POST rilancia EMITTER. The Color Machine di Terracollage, film sperimentale di arte fluida creato con un sistema semiautomatico di gocce di vernice.

Terracollage, EMITTER. The Color Machine, 2024 (Music: Jonny Fiasco – What lies ahead)

 

 

 

 

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FRAME > Microscopic Handbag

Par : Arshake
21 avril 2024 à 15:16

FRAME cattura Microscopic Handbag dello studio MSCHF, una versione a forma di granello del modello di borsa OnTheGo tote di Louis Vuitton. La borsa misura 657 x 222 x 700 micrometri, quindi è più piccola di un granello di sale marino.

MSCHF, Microscopic Handbag, 2023, immagine via

 

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Travellers Mirror Cities a Venezia

Par : Arshake
21 avril 2024 à 09:00

Il 17 aprile il MoCA di Shanghai, in collaborazione con Venice International University in Italia, presenta una grande mostra collettiva: “TRAVELLERS MIRROR CITIES”, titolo che richiama le tematiche della 60° Biennale di Venezia “Stranieri ovunque”. La mostra è visitabile fino al 18 maggio nelle sale espositive de La Venice International University, centro internazionale di formazione avanzata e ricerca, spazio dedicato agli scambi internazionali di saperi presso l’isola di San Servolo a Venezia.

La mostra, curata da Miriam Sun, direttrice esecutiva del MoCA di Shanghai, e da Giuliana Benassi, curatrice italiana, presenta alcune delle voci più interessanti del panorama dell’arte contemporanea cinese e italiana, tra cui Qiu Anxiong, Josè Angelino, Shi Chengdong, Rä di Martino, Guo Fei, H.H. Lim, Matteo Nasini, Oliviero Rainaldi, Gabriele Silli, Fu Tong, Jin Wang, Yang Yongliang.

Le città, in quanto spazi geografici, sociali e culturali, racchiudono numerose stratificazioni di valori che non sono immediatamente visibili. “TRAVELLERS MIRROR CITIES” si propone di costruire in modo ingegnoso un percorso artistico concettuale su “La città del viaggiatore – un’immagine spirituale speculare di sé e dello straniero”, tessendo una narrazione dinamica su due piani, uno evidente e l’altro nascosto. Da un punto di vista formale, scegliendo di presentare in maniera non lineare opere d’arte di artisti cinesi e italiani che lavorano con diversi linguaggi artistici, la mostra invita “chi la percorre” a continuare a porre domande alla città, ridestando la loro attenzione attraverso i singoli elementi del percorso espositivo e guidandoli a cercare il riflesso di se stessi nello specchio delle varie soluzioni fornite dalla città. Lo scopo della mostra, quindi, non è solo quello di far trovare ai viaggiatori le risposte agli enigmi visivi della città, ma anche di delineare la loro capacità di autorispecchiamento e di incoraggiare una più profonda contemplazione delle relazioni interpersonali. L’intera mostra vuole restituire quella “rete simbiotica” dell’oggi, tessuta dagli artisti contemporanei che, seppur provenienti da Cina e Italia, sembrano uniti da un unico filo: quello dell’essere umano al cospetto del mondo.I differenti e multidisciplinari linguaggi degli artisti in mostra testimoniano, tra l’altro, le nuove scoperte della scienza e della tecnologia nell’era dei contenuti generati Intelligenza Artificiale (IA), i nuovi concetti di sostenibilità le strutture filosofiche alla base delle pratiche di installazione e l’estetica tradizionale orientale. Attraverso molteplici mezzi di comunicazione e narrazioni uniche, la mostra cerca di collegare la Cina con il mondo, la tradizione con la contemporaneità, rimodellando lo sfondo mutevole della storia, riempiendo l’ultimo frammento dell’immagine intellettuale della città e cercando la chiave per collegare le relazioni umane in base alle loro identità.

L’anno 2024 ha un significato particolare per la Cina e l’Italia, in quanto segna il 700° anniversario della scomparsa di Marco Polo. Con la mostra “TRAVELLERS MIRROR CITIES”, l’intento del MoCA di Shanghai non è solo di riecheggiare lo spirito del tema della 60a Biennale di Venezia “Stranieri ovunque”, ma anche di introdurre una nuova prospettiva per approfondire la comprensione reciproca dell’arte, della cultura e dell’estetica tra i popoli di Cina e Italia, promuovendo ulteriormente l’amicizia e la conoscenza tra le due nazioni. La mostra all’Università Internazionale di Venezia è il debutto del progetto espositivo itinerante “TRAVELLERS MIRROR CITIES”, che nel prossimo futuro si sposterà a New York, negli Stati Uniti.

(dal comunicato stampa)

TRAVELLERS MIRROR CITIES, curated by Miriam Sun, executive director of MoCA Shanghai, and Italian art curator Giuliana Benassi,  Venice International University (VIU), Isola di San Servolo, 19.04 – 18.05.2024
Artisti: Qiu Anxiong, Josè Angelino, Shi Chengdong, Rä di Martino, Guo Fei, H.H. Lim, Matteo Nasini, Oliviero Rainaldi, Gabriele Silli, Fu Tong, Jin Wang, Yang Yongliang.
17-20 aprile, 2024 (19.30 – 11-30) Guo Fei e il compositore Jin Wang saranno impegnati in una performance audio-visiva live nella cornice della chiesa adiacente all’Università Internazionale di Venezia. 

immagini: (1) Fu Tong, «Flowing Bodies», 2023. Audio-Video Installation (2) Guo Fei, «endlessREDDAL» (3) Josè Angelino, «Mosquitos», 2017, Campi elettromagnetici, micro magneti, bicchieri, frequenze di risonanza di Schumann, riproduttore/amplificatore audio, dimensioni variabili, Courtesy l’Artista e Galleria Alessandra Bonomo Roma, ph Adriano Mura

 

 

 

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Cuba Introspettiva a Matera

Par : Arshake
17 avril 2024 à 06:59

Il Museo nazionale di Matera, presso l’Ex Ospedale di San Rocco, ospita la mostra Cuba introspettiva. Esperienze performative di videoarte, ideata e curata da Giacomo Zaza.

Il progetto si muove tra contesti che s’intrecciano e s’incontrano: lo spazio pubblico e quello privato, la strada e l’intimità, la sfera socio-culturale e i percorsi immaginari. Evidenzia l’andamento diversificato delle pratiche artistiche cubane, slegandole da qualsiasi etichettatura. Pone in risalto la produzione di nuovi significati mediante esperienze video performative.

Il percorso espositivo si articola attraverso le esperienze di videoarte di dodici artisti cubani, protagonisti della ricerca contemporanea dentro e fuori l’isola: Juan Carlos Alom, Analía Amaya, María Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Luis Gómez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Glenda León, Sandra Ramos, Grethell Rasúa e Lázaro Saavedra.

«L’ampio sguardo rivolto alla ricerca artistica da Cuba, con particolare attenzione ai protagonisti di una sperimentazione visiva tra le più interessanti dell’area caraibica – sottolinea Annamaria Mauro, direttore del Museo nazionale di Matera – conferma l’apertura del Museo al mondo contemporaneo internazionale. Il complesso monumentale dell’Ex Ospedale di San Rocco continua a essere un laboratorio di perlustrazione della creatività odierna, capace di offrire immaginari condivisi ed esperienze provenienti da diversi ambiti culturali».

«Negli artisti in mostra – spiega il curatore Giacomo Zaza – prevale una visione riflessiva, intrisa di tratti ironici e paradossali, scabri e inquieti, come avviene in certa letteratura cubana, da Virgilio Piñera a Pedro Juan Gutiérrez. Una visione accompagnata dall’interiorizzazione e dal vaglio della storia (con le sue derive), nonché uno scenario ricco di attitudini sincretistiche. La pratica video cubana porta con sé una marcata spinta performativa. Gli artisti scelti per Matera si muovono tra valori fondativi dell’esperienza (la solidarietà, la libertà dell’individuo) e la ricerca di una dimensione poetica e di uno spazio sensibile, presso corteggiando il mondo magico».

(dal comunicato stampa)

Cuba introspettiva. Esperienze performative di videoarte, a cura di Giacomo Zaza, Ex Ospedale di San Rocco 22.03 –  30.06.2024.  

immagini: (cover 1) Sandra Ramos, «Aquarium», 2013 (2) Lazaro Saavedra, «El sindrome de la sospecha», 2004 (3) Juan Carlos Alom, «Habana Solo», 2000 (4) Analia Amaya, «Concierto», 2006 (5) Javier Castro, «El beso de la patria», 2011

 

 

 

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VIDEO POST > Long String Instrument

Par : Arshake
14 avril 2024 à 19:45

VIDEO POST rilancia la documentazione di una performance di Ellen Fullman con il suo Long String Instrument dove decine di corde metalliche altamente tese, lunghe fino a trenta metri, vengono sfiorate con dita rivestite di colofonia per produrre un coro di toni minimi, simili a quelli di un organo.

Ellen Fullman with Theresa Wong, Long String Instrument, 1981-ongoing, Video by Jason Heller 

 

 

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Nobilis Golden Moon

13 avril 2024 à 18:35

Il 22 marzo negli spazi dell’Auditorium del Museo MAXXI di Roma, in una sala gremita di gente, Acqua Foundation ha presentato per la prima volta a Roma Nobilis Golden Moon, film di Maria Grazia Pontorno, artista che da tempo indaga il confine tra naturale e artificiale, inizialmente attenta alla sperimentazione digitale in 3D, da qualche tempo allargando il suo sguardo verso la ricerca al confine tra arte e scienza.

Nobilis Golden Moon è stato girato a cavallo tra due pandemie, due lune piene e due città: Valencia e Sant’Antioco. Il corto è stato presentato per Maritima01 e promosso dall’Associazione Culturale Art Made di Elena Posokhova con sede a Valencia, sviluppato in collaborazione con istituzioni come la University of Valencia, the French Institute, the EASD, the Nau or Carmen Center of Comteporanry Culture e con la partnership della Acqua Foundation.

La Pinna Nobilis è il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo. La Pinna Nobilis, nota anche come “Sentinella del Mediterraneo” supera il metro di altezza, a rischio di scomparsa per una malattia pandemica. Da questo mollusco è ricavato il bisso, una fibra tessile utilizzata anche nell’antichità per tessere tessuti pregiati.

La prima tappa di Maria Grazia Pontorno, a Valencia, è scandita dal primo plenilunio. Qui un gruppo di scienziati cerca soluzioni per combattere l’ estinzione della Pinna Nobilis con il progetto LIFE PINNARCA che porta assieme ricercatori da tutta Europa. Jose Tena e Jose Rafael Garcia March, parte del progetto, raccontano come, attraverso lo studio di alcuni esemplari tenuti in cattività nelle vasche dei loro laboratori, cerchino di riprodurli in un ambiente protetto, oltre ad indagare quali fattori nelle componenti marine siano causa della loro estinzione.

La seconda tappa, del viaggio, in concomitanza con il secondo plenilunio, è a Sant’Antioco in Sardegna dove vive Chiara Vigo, l’ ultima sacerdotessa del bisso, che questo mollusco lo conosce meglio di chiunque altro al mondo. È qui e con lei che si conserva il segreto della sua lavorazione, raccogliendo il testimone dalla nonna. L’estrazione e la lavorazione di questo filo sacro porta assieme abilità artigiane e pratiche esoteriche. Entrare in questa lavorazione significa intraprendere un vero e proprio viaggio tra scienza e magia.

La sacerdotessa chiarisce l’importanza della presenza di questo mollusco, depuratore delle acque da impurità inquinanti chiarendo il suo interesse scientifico. La ghiandola sebacea che attraversa il mantello della Pinna Nobilis, spiega la sacerdotessa a Mariagrazia Pontorno, espelle una bava che a contatto con l’acqua marina si solidifica per diventare seta purissima. «Il bisso è l’anima dell’acqua e l’uomo senza acqua non può sopravvivere», dice Chiara Vigo nei toni di una profezia. Il racconto si dispiega attento a non liberare nessuna traccia del segreto che lega la lavorazione del bisso ad una tradizione orale tramandata in un passaggio che avviene in un rituale elettivo esclusivo. «La trasmissione orale è fatta di anima che si coltiva in una vita intera. È un’anima che cresce con piccole cose grandi gesti, situazioni che gli altri non devono capire, segreto fra nonna e nipote».

Con questo dialogo dove scienza ed esoterismo convergono nella magia della tradizione e del paesaggio sardi, il film arriva al suo ultimo capitolo. Il viaggio non finisce. Prosegue tra tutto ciò che il film portato alla nostra conoscenza: la Pinna Nobilis, l’importanza del suo ruolo nell’ecosistema, la sua trasformazione nella vita inanimata degli oggetti, come i tessuti ricamati con il sacro bisso. Il film è l’incontro tra uomo e natura, tra arti e scienza, il tutto sigillato da un rituale intriso di conoscenza, esperienza e magia.

Mariagrazia Pontorno, Nobilis Golden Moon, (Volume I della Trilogia del Pensiero Magico), 2020
Il film è stato prodotto da Acqua Foundation e Maritima01

immagini (tutte): Mariagrazia Pontorno, Nobilis Golden Moon, 2020, fermo immagine da film, 50′

 

 

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Simposio “Dibattiti sull’intelligenza artificiale”

Par : Arshake
10 avril 2024 à 09:25

Nelle giornate del 10 e dell’11 aprile la Rhode Island School of Design (RISD) ospita una conferenza di eccezionale importanza: “Debates in AI”, simposio che approfondisce le molteplici dimensioni dell’intelligenza artificiale (AI) e il suo profondo impatto sulle discipline creative. Questo evento di due giorni svelerà le intricate intersezioni tra arte, design, tecnologia e cultura.

La programmazione prenderà il via l’11 aprile presso la Fleet Library dalle 17.45 alle 19.30 con una conversazione serale tra Kate Crawford (ricercatrice, compositrice, produttrice, accademica e autrice di Atlas of AI) e Ben Davis (critico d’arte nazionale, ArtNet News).

Il 12 aprile, presso il Metcalf Auditorium del Chace Center del RISD, si terrà un simposio della durata di un’intera giornata, con discussioni dalle 9.00 alle 18.00. Tra i partecipanti figurano personalità di spicco come Taeyoon Choi (fondatrice della School for Poetic Computation), Molly Crabapple (artista), Stephanie Dinkins (artista, educatrice), Cory Doctorow (autore di Chokepoint Capitalism e The Internet Con), Elisa Giardina Papa (artista), Brian Merchant (editorialista tecnologico e autore di Blood in the Machine), Trevor Paglen (artista), Christiane Paul (curatrice di arte digitale, Whitney Museum of American Art), Jon Rafman (artista), Dorothy R. Santos (scrittrice, artista, educatrice), Eric Telfort (direttore del dipartimento di Illustrazione del RISD) e Clement Valla (professore associato di Experimental & Foundation Studies, coordinatore della facoltà di Computazione, Tecnologia e Cultura).

“Questo evento è incentrato sul porre domande”, osserva il membro della facoltà Marisa Mazria Katz, produttrice esecutiva del simposio. “Quali sono le questioni etiche in gioco nell’addestramento e nell’uso dei modelli di IA? Come potremmo reimmaginare il copyright e riaffermare il potere collettivo del lavoro creativo? E cosa sono un artista e una formazione artistica nell’era dell’IA?”. Il professor Daniel Lefcourt, co-curatore dell’evento, aggiunge: “Data la rapidità dei recenti sviluppi dell’IA e il profondo impatto che può avere sull’istruzione – e sulla società nel suo complesso – questo è un momento critico per tenere queste conversazioni. Siamo lieti di convocare questi importanti dialoghi al RISD”.

“Mentre le istituzioni e gli esperti di una moltitudine di discipline continuano a indagare sull’intelligenza artificiale, sono lieto che il RISD si stia impegnando in modo così diretto e attivo in questioni che daranno forma agli anni a venire”, osserva il Rettore del RISD Touba Ghadessi. “Dall’esame del significato della paternità umana, sia dal punto di vista creativo che legale, alla dimostrazione della necessità e dell’uso attuale dell’intelligenza artificiale come strumento di progettazione, so che le conversazioni organizzate e guidate dai nostri lungimiranti docenti avranno un impatto duraturo al RISD e oltre”.

Il pubblico è invitato a partecipare a questo evento intellettualmente stimolante che riunisce visionari, leader di pensiero e professionisti all’avanguardia nel dialogo tra AI e discipline creative.

Il sostegno a “Debates in AI” è fornito dalle divisioni di Architettura e Design, Belle Arti, Studi Sperimentali e Fondazioni e Arti Liberali, oltre che dal Centro per la Complessità, dalla Biblioteca Fleet del RISD, dal Centro per le Arti e il Linguaggio e dal Fondo RISD 2050. Il simposio è prodotto dal membro di facoltà Marisa Mazria Katz e co-curato dal professor Daniel Lefcourt, Katz e dal membro di facoltà Marco Roso (cofondatore di DIS.ART).

Debates in AI, Fleet Library and Metcalf Auditorium del Chace Center at The Rhode Island School of Design e online livestreaming via zoom, 11-12.04
L’evento è gratuito ma è necessaria la registrazione. Per registrarsi di persona o via Zoom e per conoscere le biografie dei relatori e ulteriori informazioni, visitare qui il sito.

 

 

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FRAME > Sino-french Science Park Church

Par : Arshake
8 avril 2024 à 23:11

FRAME cattura Sino-french Science Park Church realizzata da Shanghai Dachuan Architects a Chengdu, progetto che rompe tutte le convenzioni di materiali, strutture e modalità di costruzione e poggia letteralmente sull’intreccio del telaio in acciaio bianco con luci e ombre naturali. La chiesa ed il parco scientifico, tecnologico, agricolo sorge a suggello delle relazioni diplomatiche tra Francia e Cina.

Shanghai Dachuan Architects, Sino-french Science Park Church, 2019, immagine via, ph. Archexist

 

 

 

 

 

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VIDEO POST > Fields

Par : Arshake
7 avril 2024 à 11:03

VIDEO POST rilancia la documentazione di Fields, progetto di Tobias Gremmler realizzato nell’ambito della Biennale di Danza (Venezia) diretta da Wayne McGregor, dove danzatori virtuali sono proiettati su schermi di garza, per muoversi in un danza eterea dettata dalle forze di gravità, la meccanica celeste e le turbolenze dell’aria in una dinamica che ricorda il sistema muscolare di uno studio anatomico.

Tobias Gremmler, Fields, Biennale di Danza, Venezia 2022

 

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MUSAE. Future Foodscapes

Par : Arshake
4 avril 2024 à 19:47

MUSAE, un progetto volto a definire un modello innovativo per l’integrazione della collaborazione artistica nei Digital Innovation Hubs europei attraverso una metodologia Design Futures Art-driven (DFA), annuncia una mostra di due giorni “Future Foodscapes” che si terrà il 9-10 aprile presso l’edificio storico dell’Università di Barcellona per presentare opere d’arte basate sugli scenari futuri sul tema del “cibo come medicina” sviluppati dagli artisti del progetto MUSAE.

Le opere d’arte sono nate dal progetto MUSAE, sostenuto da Horizon Europe attraverso S+T+ARTS e portato avanti da una rete di università, centri di ricerca tecnologica e aziende tecnologiche con l’obiettivo di definire un modello innovativo di Design Futures Art-driven (DFA) per integrare la collaborazione artistica negli European Digital Innovation Hubs (E-DIHs). L’obiettivo di MUSAE è quello di sperimentare un nuovo modello di collaborazione, chiamato MUSAE Factory, basato sull’innovazione guidata dall’arte e sui futuri del design per guidare le imprese tecnologiche nell’immaginare nuove soluzioni per migliorare la sostenibilità della catena del valore alimentare a diversi livelli.

La mostra prenderà il via martedì 9 aprile alle 18.00 nella splendida sala dell’edificio storico dell’Università di Barcellona. Ogni artista presenterà il proprio lavoro, offrendo approfondimenti sui propri processi creativi e sulle proprie ispirazioni. Seguirà un cocktail per favorire il networking e la discussione tra i partecipanti.

Il 14 marzo MUSAE ha lanciato il secondo bando aperto per la selezione di undici teams, composti da un artista e una PMI, che parteciperanno a un programma di residenza della durata di dieci mesi e creeranno concetti e prototipi orientati al futuro di TRL 5. Almeno un team (artista e PMI) sarà selezionato in modo specifico da uno dei Paesi in via di sviluppo.

I candidati dovranno scegliere uno dei dodici scenari futuri creati nell’ambito del primo programma di residenza MUSAE S+T+ARTS. Gli scenari futuri fungono da contesto di esplorazione per i team che desiderano lavorare e sviluppare concetti e prototipi. Gli scenari futuri coprono un’ampia gamma di argomenti nell’area del “cibo come medicina”. Tutti gli scenari possono essere esplorati in modo più dettagliato sul sito web di MUSAE. I team di artisti e PMI devono candidarsi con una proposta che descriva l’opportunità dello scenario indicato nel brief, su cui vorrebbero lavorare e sviluppare durante il programma di residenza adottando il metodo Design Futures Art-driven.

La residenza durerà dieci mesi in modalità ibrida, con viaggi programmati nelle sedi dei diversi partner in Europa. Nella prima fase i team lavoreranno alla generazione di concetti e nella seconda alla costruzione di prototipi. I team saranno supportati dalle competenze del consorzio in materia di arte e design (Politecnico di Milano, Gluon, Università di Barcellona), nutrizione (University College di Dublino) e tecnologie di robotica, IA e wearables (Ab.Acus, PAL Robotics, Università di Barcellona, Università di Manchester, Università di Belgrado). Al termine del programma di residenza, sarà organizzata una mostra pubblica a Bruxelles, in Belgio, per esporre i prototipi sviluppati a un vasto pubblico. Ogni team può richiedere un contributo di 80.000 euro, che deve includere tutti i costi correlati.

Future Foodscapes, Università di  Barcelona, 09-10.04.2024
Artisti: Baum & Leahy | Chloe Rutzerveld | Eleonora Ortolani | Frederik De Wilde | Irena Djukanovic | Katarina Andjelkovic | Lisa Mandemaker | Maciej Chmara | Nonhuman Nonsense | Peter Andersen | Sanja Sikoparija | The Center for Genomic Gastronomy
Open Call: Applicare qui for (fino al 14 maggio, 2024): Per informazioni scrivere: progettieuropei@made-cc.eu (soggetto dell’email:  [MUSAE2OC]. 
MUSAE è un progetto del Politecnico di Milano, Ab.Acus (Italia), Universitat de Barcelona (Spagna), MADE Competence Center 4.0 (Italia), PAL Robotics (Spagna), Gluon (Belgio), University College Dublin (Irlanda), The University of Manchester (Inghilterra), University of Belgrade – School of Electrical Engineering (ETF) (Serbia).

 

 

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Auriea Harvey a New York

2 avril 2024 à 17:52

Con la personale “My Veins Are the Wires, My Body Is Your Keyboard/Le mie vene sono i fili, il mio corpo è la tua tastiera” the Museum of the Moving Image a New York celebra il lavoro di Aureia Harvey, pioniera nella sperimentazione del codice per modellare materia, materiali e vita nello spazio della rete.

I lavori in mostra, oltre 40 per un arco temporale che va dal 1987 al 2023, includono lavori interattivi net-based, video games, sculture in realtà aumentata e nella doppia versione analogico -digitale, ciò che da un certo punto in poi ha focalizzato l’interesse e la spinta creativa della Harvey verso la ‘scultura, spingendo al limite i confini della sua stessa area di formazione così come quelli della tecnologia.

“Auriea Harvey ha costantemente re-immaginato e ridefinito i confini creativi delle tecnologie di rete per più di tre decenni. Possiede una notevole sensibilità per il modo in cui la rivoluzione digitale degli anni Novanta ha generato un cambiamento sociale nel modo in cui gli esseri umani si connettono. Il suo percorso – dalla creazione di opere d’arte da visualizzare esclusivamente in un browser web alla sfida dei confini tra esperienze virtuali e tangibili attraverso la stampa 3D e la realtà aumentata – riflette costantemente il potere paradossale dei computer di consentire l’intimità, interferendo al contempo con il contatto corporeo e l’occupazione dello spazio condiviso”.

La sintesi di Regina Harsanyi, Associate Curator of Media Arts del MOCA e curatrice della mostra, chiarisce la lettura del suo lavoro in questo percorso a ritroso, mette a fuoco con lucidità un certo approccio creativo in risposta ad una fortissima e genuina ‘sensibilità’ verso il proprio tempo e verso ciò che più a contribuito al cambiamento epocale che oggi fronteggiamo con difficoltà non avendone colto tutti passaggi.

Come spesso accade, lo sguardo retrospettivo di un gruppo consistente di lavori realizzati nell’arco di una vita genera un racconto del rapporto tra opere e contesto così chiaro da far dimenticare anche a chi lo ha vissuto quanto sperimentare con le tecnologie nei primi anni ’90 corrispondesse ad un’operazione di nicchia e lo sfruttamento delle potenzialità di macchine e software a favore della più varia diversificazione estremamente complesso.

C’è da dire che, per quanto questi ambiti sperimentali abbiano faticato molto ad essere riconosciuti ma anche semplicemente conosciuti, Aureia Harvey ha riscosso da subito un certo successo, anche grazie al parallelo impegno nello sviluppo di siti e video games, contando diverse collaborazioni di successo nel mondo della musica, come con la Virigins Records, MTV e PBS.

Il suo Entropy8 (1995), sito e progetto pionieristico che nel considerare internet un luogo ottimale dove realizzare lavori pensati unicamente per il digitale ha riscosso grande attenzione da parte dei media e ha ricevuto un Webby sia nel 1997 che nel 1998.

Ciò che colpisce in questo sguardo retrospettivo, è come la fusione tra reale e digitale abbia trovato la sua miccia in una altrettanta magica fusione tra sentimento e intelletto su un piano tutto umano. Nei primi anni novanta a mescolare le carte è stato infatti l’incontro con l’attuale marito Michael Samyn conosciuto nel 1999 ad un meeting virtuale organizzato dalla piattaforma hell.com, un sito nato attorno ad un network privato di artisti sperimentatori della prima ora sul net che nel tempo aveva acquisto un’aura di mistero.

Nello spazio di hell.com i due artisti hanno prima condiviso un folder ‘segreto’, canale di scambio poi diventato il primo progetto collaborativo skinonskinonskin, successivamente trasformato nella prima esperienza di net art pay-per-view. Con 10 euro chiunque avesse accesso al browser Netscape 4.0 poteva curiosare nella loro vita privata.

I loro rispettivi siti Entropy8.com e Zuper.com, e quindi le loro attività di web e game designers si sono fusi in Entropy8Zuper.org. Nel 2007 con The Kiss trasformano il loro abbraccio fisico in un software, inizio di una serie di sperimentazioni con la scansione 3D, all’epoca utilizzata per scopi industriali e scientifici. Nel 2007 The Kiss diventa un’esperienza web dove poter entrare all’interno della scansione, disponibile anche come Virtual Reality Modeling Language, un formato all’epoca molto innovativo per la visualizzazione del 3D su internet.

Esplorazioni dei mondi digitali, e delle più sofisticate e significative possibilità di interazione in tempo reale si sono susseguite nel tempo con un approccio e una visione incredibilmente trasversali e trans-disciplinari. Da queste solide basi, quando il duo ha ripreso ciascuno il proprio percorso, la ricerca di Aureia Harvey è proseguita con un interesse sempre più attento alla scultura tra fisico e digitale. I modelli digitali realizzati con l’impiego della fotogrammetria di oggetti e il suo stesso corpo (spesso il suo volto) sono trattati nel mondo digitale in maniera complementare alla scultura tradizionale. L’uso di poligoni, i mattoni di ogni modello 3D, restituisce al manufatto digitale la malleabilità dei materiali tradizionali. In questa dimensione Harvey trova spazio per la sperimentazione con materiali nuovi, impossibili da reperire nel mondo fisico, allo stesso tempo vestiti di una consistenza tangibile che rende inequivocabile la loro oggettiva esistenza.

I soggetti delle sculture sono spesso trasformazioni in soggetti mitologici. Tornano e nell’insieme costruiscono delle narrazioni. È come se emergessero in un processo generativo scaturito quasi di getto dalle interiorità dell’artista mentre lei è impegnata in una ricerca tutta rivolta alla materia, alla texture, come racconta in una conversazione informale. La sensazione è quella di un attraversamento catartico dove la canalizzazione dell’energia fisica è sostituita da quella mentale.

Nelle 11 sculture della serie Gray Matter, nate da scansioni di opere fisiche e da assemblaggi di frammenti e stampe 3D precedentemente scartati, Aureia ‘re-impasta’ scarti di argilla per modellarli in altro.

Con le sculture si può interagire, si possono ruotare, diventano elastiche, cambiano forma restringendosi e ri-espandendosi. Un modo diverso e complementare a quello fisico di assaporare la scultura in tutte le sue angolazioni, di ruotarla piuttosto che ruotarle attorno, un gesto tutto mentale dove il movimento fisico del mouse è di accompagnamento, meccanica esecuzione di un impulso.

Gray Matter era stata presentata nel 2022 sulla piattaforma “Feral Files”, operazione artistica curatoriale e di mercato di Casey Reas, inventore con Benjamin Fry del software open source Processing e della comunità che è cresciuta attorno. Feral Files è un progetto che entra nel mercato in modo del tutto rivoluzionario, creando un canale perché i lavori di media art, contrariamente a quelli che sono stati identificati come tali dal mercato tradizionale durante il picco della bolla Nft, venissero condivisi a prezzi accessibili e nella forma di mostre curate per poi entrare nei canali (e nei prezzi) del mercato tradizionale. In questo caso le sculture all’asta di Harvey sono state accompagnate da una scultura fisica in bronzo e tutte le opere (digitali) corredate da istruzioni per la stampa 3D. Nuovamente un gesto di rovesciamento, porta aperta verso una nuova consapevolezza e nuovi interrogativi.

Questa una riflessione (in remoto) di una mostra che con il suo lavoro ripercorre l’intera storia di net art, media art, ma in fondo anche delle nuove possibili frontiere della scultura tradizionale così come del processo che ha portato a modellare la realtà attuale. Tutto era partito dall’intreccio di quanto più umano (per il momento) la macchina non può eguagliare, quel mescolarsi di intuizione, ascolto del proprio tempo, intelligenza emotiva e razionale. Anche oggi, il lavoro individuale si intreccia con quello delle individualità e comunità che sono cresciute assieme a lei e Michael Sambyn, come quella dei citati Rhizome.org, Feral Files, ma anche quella di una galleria che del mercato digitale è stata una pioniera sperimentatrice di vendita ma anche di diffusione di arte digitale quale è bitforms dove il lavoro di Aureia Harvey sarà presentato dal 4 aprile, 2024 per la sua seconda personale.

Aureia Harvey, My Veins Are the Wires, My Body Is Your Keyboard, curated by Regina Harsanyi, Museum of the Moving Image, New York, 02.02 – 07.07.2024 | Exhibition’s in-kind partners: 4THBIN, Barco, bitforms gallery, and New York University’s ITP / MIA program.
Aureia Harvey, The Unanswered Question, bitforms Gallery, New York, 04.04 – 25.05.2024
Artbase Anthology con Aureia Harvey, Rhizome x MoMI (Rhizome Co-Executive Director Michael Connor, MoMI Associate Curator of Media Art Regina Harsanyi, e Rhizome Director of Digital Preservation Dragan Espenschied). Conversazione sulla net art e sulle problematiche legate alla conservazione con l’artista Auriea Harvey, ospitato da Rhizome in partnership con Museum of the Moving Image. L’evento è in occasione del lancio dell’iniziativa ArtBase Anthologies. La conversazione sarà in presenza presso gli spazi di Onassis ONX e sarà trasmessa online. Registratevi  qui per partecipare online.
immagini: (cover 1) Auriea Harvey, «The Mystery v5-dv2 (Chroma)», 2022, modello 3D (2) Aureia Harvey, ritratto (3-4) Auriea Harvey: My Veins Are the Wires, My Body Is Your Keyboard, panoramica di mostra,2 febbraio – 7 luglio, 2024, Museum of the Moving Image, Astoria, NY (5) Auriea Harvey e Michaël Samyn, «Sunset», 2015, fermo imagine da video game per PC/Mac (6) Auriea Harvey: My Veins Are the Wires, My Body Is Your Keyboard, panoramica di mostra2 febbraio – 7 luglio, 2024, Museum of the Moving Image, Astoria, NY

 

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FRAME > Borrando la Frontera

Par : Arshake
30 mars 2024 à 10:50

FRAME cattura Borrando la Frontera, ‘scultura sociale’ di Ana Teresa Fernández che in un mattino di giugno del 2011, complici una grande scala e una pistola a spruzzo, ha ‘cancellato’ le barre della frontiera tra Messico e USA con un pallido blu polvere.

Ana Teresa Fernández, Borrando la Frontera, 2011, immagine via

 

 

 

 

 

 

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VIDEO POST > What is for sure

Par : Arshake
28 mars 2024 à 19:39

VIDEO POST rilancia What is for Sure, installazione luminosa che esplora il rapporto tra spazio e tempo manipolando il ritmo apparentemente naturale e cronologico della luce.

Studio Verena Bachl + Karsten Schuhl, What is for Sure, 2024

 

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Maria Lai al MUSMA di Matera

Par : Arshake
21 mars 2024 à 08:43

Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa…Le mappe astrali rispondevano all’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza… Sono un invito al viaggio.
Maria Lai

Il MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea di Matera continua ad ampliare la propria collezione accogliendo nuove donazioni. Durante il 2024 il museo presenterà a rotazione opere già in collezione facendole dialogare con nuove opere , sia permanenti che temporanee, progettate appositamente per gli spazi del museo. L’allestimento vuole rendere più leggibile il linguaggio della scultura contemporanea ed evidenziare i legami e le relazioni tra gli artisti. Grazie alla proficua relazione con l’Istituto di Conservazione e Restauro sede di Matera che contribuisce alla conservazione e il restauro di molte opere della collezione, attraverso alcuni casi studio ha aperto nuove possibilità di dibattito nell’ambito del restauro del contemporaneo.

Il primo appuntamento è stato il 16 marzo con “Cartogramma”, la nuova installazione permanente di Crisa in dialogo con le tre opere dell’artista sarda Maria Lai, già presenti nella collezione  del Museo.

Le opere sono: Cuore mio 2002, La torre, 1971-2002 e Sa domu de su dolu, 2002. La torre attesta la grande capacità di Maria di ricreare la realtà; di riscrivere la memoria di un oggetto offrendo ad esso un’altra dimensione. L’opera è costituita dall’assemblaggio di due gruppi di infissi lignei sovrapposti, dipinti di bianco e nero, trame, nodi di spago dipinto. Tale descrizione evidenzia che la parte inferiore dell’opera, la parte bianca, è in realtà il Telaio campestre del 1971 che Maria ripensa e riutilizza, per realizzare l’opera che commemora l’attentato terroristico del 11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York e che data al 2002. Cuore mio e Sa domu de su dolu, ci raccontano un’altra Maria, colei che trasforma in opere le parole scritte nei racconti di Cambosu, suo professore, il quale insegna a Maria il ritmo e il respiro delle parole mute. I fili, i pani, le tre opere della piccola capretta ansiosa di precipizi entreranno in dialogo, con l’opera del cagliaritano muralista Crisa che, nel 2019, in occasione del centenario della nascita dell’artista, su commissione dei familiari, ha realizzato sulla facciata dello studio di Maria a Cadeddu un intervento grafico.

Nella sala del MUSMA nasceranno nuove “GEOGRAFIE” proprio come faceva Maria che diceva riguardo le stesse: Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa…Le mappe astrali rispondevano all’esigenza di un rapporto con l’infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza…Sono un invito al viaggio.

L’opera che Crisa (nome d’arte di Federico Carta) realizzerà per il MUSMA, CARTOGRAMMA, questo il suo titolo, sarà un invito ad andare oltre: “Una geografia immaginaria composta da sezioni o frammenti di mondo che racconteranno un territorio con il suo paesaggio e il suo cambiamento urbanistico e lo spopolamento.

La sua chiave di lettura accompagna Matera a specchiarsi in questa visione. Al dipinto si sovrapporranno degli inserti scultorei in ceramica, dipinti e incisi; veri e propri focus sulla memoria dell’umanità. Un reperto di memorie che sono venute a definirci, tali concetti sono I flussi migratori, i cambiamenti, gli assestamenti e lo spostamento.” Nelle porzioni della sua geografia, i Sassi, fermi e stabili, sono i guardiani del tempo storico di questo scenario, le canne al vento simbolo di libertà che crescono spontanee nelle zone di periferia. l fili connettono gli esseri umani al paesaggio. Crisa come un sismografo capta con sensibilità il terreno e cerca di tracciare il mondo.

Maria Lai (1919-2013), personalità di spicco della scena artistica contemporanea, continua a far parlare di lei con mostre e approfondimenti che arrivano cospicui soprattutto post mortem.  Non c’è dubbio che la vasta ricchezza di suggestioni poetiche della sua opera (scultura, pittura, disegno, chine, acquerelli, collages, telai, libri cuciti, interventi ambientali, azioni teatrali), sempre audaci ed attuali, inciti l’artista di oggi alla consapevolezza profonda del suo ruolo attivo nella produzione culturale, sia come intellettuale sia come artefice.

(dal comunicato stampa)

Cartogramma. Crisa dialoga con Maria Lai, MUSMA,  Matera 16.03 – 31.04.2024

immagini: (cover 1) Cartogramma, MUSA, Matera, panoramica d’installazione (2) Maria Lai, «La Torre», 1971 – 2002 – telaio, cm 271 x 183  (3-4) Crisa, Cartogramma, dettaglio, ph. Luca Centola (5)  Maria Lai, «Sa domo de su dolo», 2002, terracotta, cm 35 x 40 x 40 Donazione Maria Lai, Cardedu, NU

 

 

 

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(S)HE DEVIL 13 a Roma

Par : Arshake
19 mars 2024 à 18:51

(S)HE DEVIL, la tredicesima edizione della rassegna SHE DEVIL, inaugura allo Studio Stefania Miscetti domani, 19 marzo,  e prosegue fino al 24 maggio 2024. L’iniziativa propone in via eccezionale una selezione di opere prodotte esclusivamente da video-artisti e accomunate dalla capacità di fornire spunti di riflessione e suggestioni sul patriarcato, inteso come sistema relazionale di potere e dominazione.

Il discorso polifonico sviluppato da Stefania Miscetti e dal collettivo curatoriale nasce nella seconda metà del 2022, quando la discussione sul patriarcato non era ancora così ricorrente nel dibattito pubblico in Italia. Prende origine dalle notizie e dalle immagini che ci sono giunte dalle proteste iraniane, ed in particolar modo dalla dimensione condivisa e collettiva che hanno assunto, per poi interrogarsi sulle possibili pratiche di autocoscienza maschile e le conseguenti prese di posizione e responsabilità, soprattutto in tema di violenza, agìta e subita.

Citando Francesca Pasini, che a sua volta fa riferimento al concetto di “fratrie” di Lia Cigarini, ora che stiamo facendo esperienza del «crollo dell’ordine simbolico patriarcale» gli uomini «dovrebbero indagare la propria differenza e da lì andare a confronto con l’altra da sé. Questa è l’opera nuova per correggere “il presente disordine” e non spetta solo alle donne». In tal senso, nonostante la diversità della narrazione che per la prima volta si attua attraverso lo sguardo maschile, SHE DEVIL ribadisce la sua coerenza concettuale attraverso tematiche e scelte curatoriali, inevitabilmente ed intrinsecamente connesse alle ricadute del sistema patriarcale in ambito femminile. In questo modo, attraverso il medium video si mettono in luce ed in questione i molteplici aspetti strutturali, sociali, politici, economici della mascolinità egemonica, intesa come costrutto storico e culturale ma anche come insieme di pratiche che hanno permesso la perpetrazione di coercizione e sopraffazione.
Come da tradizione, l’edizione di quest’anno trova il suo spirito guida nella ricerca di un artista di fama internazionale, quest’anno l’artista Alfredo Jaar, che in qualità di “Good Father” dell’edizione presenta l’opera video del 1996 A Short Film on Monstrosity.

Inoltre, a coronamento delle due edizioni fuori “canone” della rassegna – oltre a quella corrente, la dodicesima, dedicata alla fluidità – sarà prodotta una pubblicazione edita da CURA., estensione del libro realizzato dalla stessa casa editrice e presentato al MAXXI nel 2019. Il volume sarà presentato nella primavera 2024 presso lo spazio Basement di Roma.

(dal comunicato stampa)

 (S)HE DEVIL 13, Studio Stefania Miscetti, Roma, 20.03 – 24.05.2024
SHE DEVIL nasce nel 2006 da un’idea di Stefania Miscetti, coinvolgendo artiste e curatrici sia italiane sia internazionali, dalle più giovani alle più affermate. Le varie opere e le differenti prospettive critiche convivono all’interno di un discorso a più voci, in cui emergono le molteplicità dei mondi e delle visioni femminili.
SHE DEVIL, nome di un’eroina della Marvel e titolo del famoso film del 1989 di Susan Seidelman, allude in modo giocoso allo spirito diabolico e bizzarro con cui l’esperienza artistica indaga e attraversa il quotidiano. I video si focalizzano su una ricerca al femminile e mettono a diretto confronto i diversi percorsi di indagine. Scopo dell’iniziativa è di sollecitare, a volte con ironia, a volte con realismo, la coscienza collettiva su temi come l’identità femminile, il corpo come luogo di rappresentazione e significato, l’esperienza personale che assurge a dimensione universale anche quando è l’intimità delle artiste ad essere portata in primo piano.
Dopo le prime due edizioni, del 2006 e del 2007, che vedevano coinvolte rispettivamente quattro e sei curatrici (ed altrettante artiste), dal 2009, con la terza edizione, Stefania Miscetti decide di coinvolgere un maggior numero di curatori. Il successo dell’iniziativa è in quell’anno confermato dall’edizione speciale internazionale tenutasi al Museo d’Arte Contemporanea MNAC di Bucarest. Nel 2010, invece, dopo la quarta edizione del progetto, SHE DEVIL partecipa alla mostra La Follia dell’arte durante il Festival di Ravello. Nel 2011 la quinta edizione del progetto viene presentata al Museo d’Arte Contemporanea MACRO Roma. Nel 2014 è stata realizzata la sesta edizione, confermando un’attenzione costante da parte delle più importanti testate di informazione.
Nel 2015 oltre alla settima edizione, si sono tenute la prima e la seconda tappa di SHE DEVIL on tour, a Terni presso la sede espositiva di Palazzo Primavera, e a Belfast (UK) negli spazi della Golden Thread Gallery. Nel 2016 si sono svolte l’ottava edizione e SHE DEVIL. Leipziger Edition: Home, alla Galerie KUB. Nel 2017 SHE DEVIL on tour approda in Lituania, presso la Galleria Nazionale d’Arte di Vilnius e presso la sede della galleria si svolge la nona edizione. Nel 2018, oltre alla decima edizione, sono state presentate selezioni della rassegna presso l’Istituto Nazionale della Grafica di Roma e presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci. Nel 2019 oltre a SHE DEVIL 11 viene presentato il catalogo che racconta le undici edizioni di SHE DEVIL, pubblicato da CURA. edizioni. Nel 2021 si è tenuta presso la videogallery del MAXXI la dodicesima edizione S_HE DEVIL, e nel 2022 presso lo Studio. Nel 2023, nel contesto della quarta edizione della biennale internazionale d’arte contemporanea BIENALSUR, un’edizione speciale di SHE DEVIL si è tenuta al MUNTREF Museo de Artes Visuales di Buenos Aires, dove insieme a un’inedita selezione Argentina sono stati presentati oltre cinquanta video provenienti dalle passate edizioni.

 

 

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FRAME > Through the Looking Prism

Par : Arshake
17 mars 2024 à 20:11

FRAME rilancia Through the Looking Prism di Takanao Todo, finestra costituita da una parete di prisma di vetro che permette di vedere molteplici prospettive e possibilità per il futuro.

Takanao Todo, Through the Looking Prism, 2024, immagine via
Designer: Takanao Todo | Collaboration: ambiguous  | Fabricator: Duriflex.co

 

 

 

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VIDEO POST > Windy Field

Par : Arshake
17 mars 2024 à 10:47

VIDEO POST cattura il post Instagram di Chen Yi per rilanciare Windy Field, installazione meccanica di LuxuryLogico, collettivo fondato nel 2010 da Chen Yi, Lin Kun-ying, Chang Keng-hau e Chang Geng-hwa e dalle loro diverse formazioni e prospettive.

LuxuryLogico, Windy Field, 2021 – 23
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Intervista | Pietro Cardarelli

16 mars 2024 à 11:37
Lavorare con la luce è un’arte complessa, soprattutto quando la luce stessa si fa soggetto di vita. Luce emozionale, luce intima, luce che danza. Pietro Cardarelli, lighting e visual artist, mescola ogni giorno lighting design, live video, videomapping, live media, graphic design, scenografia contemporanea e perfoming art.
Nato sotto il segno dell’Ariete, Pietro esplora le costellazioni della luce consegnandoci lo stupore magico della ribalta, illuminando la parte più profonda di ognuno di noi nel momento che ci attraversa e ci fa ‘riflettere’.

Giorgio Cipolletta: Raccontami della tua ricerca artistica. Come inizia e in che direzione si sta evolvendo? Puoi descrive il tuo lavoro, i tuoi metodi, le tue fonti di ispirazione?

Da che ne ho memoria, la luce ha sempre occupato i miei pensieri, in qualsiasi sua forma. Un fascino irresistibile, da sempre, quasi fossi una falena.

La mia ricerca si basa prevalentemente su due campi: la manipolazione dello spazio attraverso la luce e la luce intesa come elemento fisico con una sua vita propria, in grado di interagire con tutto ciò che essa avvolge. In altre parole la luce può essere esperita come un’essenza capace di vivere autonomamente e generare relazioni con l’Altro.

Il mio lavoro inizia con il desiderio di attivare queste relazioni.

La luce è un attore sulla scena, un musicista sul palco, un danzatore nello spazio, un artista luminoso che trascina il pubblico rendendolo partecipe.

Da questo percorso, che ho mosso insieme a molti altri artisti di settori diversi, sono arrivato ad un lavoro più intimo e personale dedicato alla manipolazione spaziale attraverso la realizzazione di installazioni e ambienti immersivi in cui il pubblico potesse compiere un percorso di relazione a partire dallo spazio esterno fino ad annullarlo e arrivare al proprio spazio interiore.

La luce abbraccia totalmente la mia ricerca multidisciplinare. Essa rappresenta intimità e allo stesso tempo, spazio visuale, tecnologia e fenomeno di ‘riflessione’.

James Turrell e Ólafur Elìasson sono stati, e sono ancora oggi, grande fonte di ispirazione.

Non posso non citare Room for one color (1997) dell’artista danese, un’installazione folgorante per il mio percorso. Così come sono assolutamente fondamentali artisti più recenti come Robert Henke o Yann Nguema.

Quando inizio un nuovo lavoro mi pongo sempre in un’ottica di studio, conoscenza profonda e rispetto per l’artista che devo ‘vestire’ o lo spazio da ‘abitare’. Una volta entrato in empatia con la luce, cerco semplicemente di diventare il primo spettatore dei miei lavori. Cerco di raggiungere, quanto più possibile, quella soglia di stupore ed emozione in grado di sorprendermi per primo.

Portare la luce, per me elemento vivo, deve essere un gesto quasi ‘magico’, quell’elemento nel realismo magico che porta una variazione nello spazio conosciuto del reale. Altro passaggio fondamentale però è lo studio, attento, meticoloso al limite del maniacale. Così come voglio rispettare lo spazio o l’artista che ospiterà la mia luce, altrettanto cerco di rispettare la luce stessa. Se questa ibridazione funziona, allora il pubblico si troverà in una dimensione immersiva attraverso la quale potrà vivere profondamente questa condizione ‘di rapimento estatico’.

Qual è il segreto della luce? Che rapporto hai con essa?

Prima di tutto, bisognerebbe dedicare una riflessione alla fisica quantistica, ma non è questa la sede per farlo, ma sicuramente occorre tenere presente la dualità della luce (particella/onda) come fulcro della mia ricerca e studio profondo sulla vera della sua natura ‘viva’.

Perché parlo di vita? Perché il suo essere fisico interagisce con noi e vive con noi attraverso i nostri occhi, ci fornisce la visione di quella che consideriamo realtà.

Nel corso dei laboratori sulla luce, che mi è capitato di tenere, ho potuto sperimentare la capacità che hanno le persone di ‘sentire’ la luce anche non vedendola.

Il mio rapporto sempre più stretto con la luce si basa su due elementi fondamentali: la percezione ‘fisica’ della luce e la luminanza. Quest’ultima viene descritta come la «qualità-quantità» della luminosità che arriva nella nostra retina. Questo rapporto tra l’intensità luminosa emessa da una sorgente nella direzione dell’osservatore e l’area apparente della superficie emittente così come vista dall’osservatore determina il fenomeno dell’esperienza della luce stessa.

Partendo dalla consapevolezza di una «soggettività» della realtà, la mia produzione artistica si muove proprio catturando la parte percettiva, interiore ed emotiva della luce. L’universo che esploro è legato proprio al concetto di spazio e luogo. Infatti nei miei lavori parlo di ‘manipolazione’ dello spazio, perché si va ad agire in quel confine tra percezione e luminanza. Per capire meglio, è quell’effetto, Ganzfeld che Turrell elabora nelle sue opere, dove la luce che vede lo spettatore (senza che egli ne veda la fonte) è solo la sua percezione: uno spazio-mente. Per fare un altro esempio, l’installazione, per la performance Schönheit (2023) che ho realizzato nella foresta di Aaper a Düsseldorf si basa proprio sul principio dell’alterazione della percezione spaziale. L’installazione è invisibile, i dispositivi nascosti sono nell’ambiente naturale e ciò che si va a catturare è proprio la natura stessa della foresta, la luce naturale del sole. Solo stando nell’area della performance il pubblico ha la percezione di un’alterazione sensoriale, ma allo stesso tempo la foresta rimane tale con la sua vegetazione naturale.

Ci racconti del progetto della lampada Birth? Che cosa è? Come funziona? Dove l’hai già sperimentata e hai intenzione invece di portarla? Qual è la sua caratteristica principale?

La lampada Birth nasce in realtà da una sorta di ‘ossessione’, un sogno nel cassetto nato dalla necessità di avere un dispositivo luminoso molto versatile e che potesse essere anche presente e con un corpo minimal e sottile. Questa luce ideata e creata assume le sembianze del classico faro-luce e allo stesso tempo sprigiona vita, perché diventa esso stesso performer.

La lampada Birth ha una sua grande versatilità capace di creare multi-effetti e diverse tipologie di luce.

Birth è una lampada ‘emotiva’ in grado di adeguarsi alle varie suggestioni e  interagire con i danzatori, attori, musicisti, etc…

La lampada ha la grande capacità sia di generare luce attraverso l’interno che quella di modificare la luce riflessa. La forma di Birth evoca una stella prodotta da delle estrusioni di elementi prismatici simili a quelli che si trovano all’interno dei fari motorizzati attualmente in commercio.

Attualmente esistono solo sei esemplari di Birth. La lampada è stata realizzata grazie alla collaborazione professionale di Tecno Service di Ernesto Ottavi e Realizzazioni Castelli e Fanini. Le lampade Birth hanno accompagnato il concerto di Sergio Cammariere, di Anne Paceo, degli Yellowjackets, di Dee Dee Bridgewater e di Emiliano D’Auria.

Attualmente le Birth sono impegnate a danzare insieme a Giosy Sanpaolo nel progetto “15e36” della compagnia di danza contemporanea Hunt. Questo progetto, a cui tengo moltissimo, mi permette di interagire intimamente con la performer, come un passo a due: corpo e luce che danzano insieme. In futuro vorrei invece impiegarle in un’installazione, a cui sto lavorando, dove le lampade possano rispondere e interagire con il pubblico direttamente attraverso un sistema di sensori.

Nella tua carriera hai avuto l’occasione di mescolare digital art, pure light, installation art for performing e lighting for music, come riesci a mescolare e gestire le arti?

Il mio lavoro non è solo individuale, anzi spesso sono in collaborazione e a supporto di altri artisti. Ho cercato da sempre di portare la luce, con le sue sfumature e forme e una continua ricerca tecnologica, realizzando molti progetti con diversi artisti. L’idea su cui la luce prende forma nei miei progetti, mi ha permesso di dare totale libertà al suo spettro che avvolge ogni campo artistico. Desidero sempre di superare i limiti della luce e continuamente attraverso teatri, musei, ma anche piazze, spazi industriali o addirittura aziende. Ciò che amo della luce è proprio la sua versatilità e la sua capacità di essere intrinsecamente site-specific.

Personalmente, a ogni lavoro, mi colloco sempre come un soggetto in più in legame con il performer, ma non solo, può essere un un grafico, un architetto o qualsiasi altro soggetto. In altre parole la luce si fa soggetto attivo e co-protagonista di ogni lavoro.

Riguardo al tuo legame con la luce, pensi che l’artista abbia una responsabilità sociale e quindi essere strumento di coscienza collettiva?

Personalmente, come per molti artisti, sento una responsabilità sociale dovuta dalla grande comunicabilità dei media che ho scelto di usare per il mio lavoro. In tutti i miei progetti c’è sempre una componente di riflessione per il pubblico. Ogni lavoro nasce da idee che presuppongono una necessità di comunicazione profonda. Nella mia ultima installazione immersiva nel verde, Growing Lights, lo spettatore viene invitato a vivere questa esperienza con lentezza, riappropriandosi del luogo illuminato.

Oltre all’aspetto estetico di una nuova illuminazione con i molteplici “punti di vista” che posso creare, sicuramente, c’è una riflessione sui temi ecologici, dettato anche dal tema  del surriscaldamento globale, che investe oggi la discussione collettiva.

Attraverso i miei studi e i miei lavori con l’intelligenza artificiale, molto prima dell’ondata globale a cui stiamo assistendo ora, mi sono sempre messo nell’ottica di esplorarla dal punto di vista umano e del rapporto uomo-tecnologia. L’essere umano (con la sua emotività) insieme alla luce (con la sua percezione sensibile) sono ‘i registi’ dei miei progetti.

La luce è un fenomeno complesso, pensiamo alla frase ‘venire alla luce’ per indicare la nascita, la vita e da sempre è elemento naturale, nonché rappresentato nell’arte pittorica.

Questa azione del ‘venire alla luce’ (al mondo) per me oggi rappresenta l’approdo ad una conoscenza profonda soprattutto di sé, della propria interiorità e del rapporto del sé con la società e la realtà circostante.

L’Arte per me non è pura elucubrazione mentale, ma un grande strumento di comunicazione sociale, perché essa è in grado di parlare in luoghi dove altri mezzi non riescono a dialogare. Perciò, per me, l’artista ha anche un dovere etico-morale, se così si può dire, perché il suo lavoro non è fine a se stesso, ma intrinsecamente veicola già un messaggio. Nel panorama dell’arte contemporanea oggi, forse il mio pensiero può risultare un po’ naïf, ma credo sia molto importante riportare alla discussione alcune argomentazioni, che forse non sono più banali e scontate. Molto spesso oggi, quando tengo dei corsi e delle lezioni, noto che si è molto più interessati a realizzare il «cool tecnologico» fine a se stesso, piuttosto che usare la luce semplicemente come un mezzo di comunicazione profonda ed emotiva.

Un progetto che hai in mente, ma che ancora non hai realizzato.

Il rapporto tra luce e scienza è un campo che ho iniziato ad esplorare andando oltre la ricerca tecnologica. Attualmente sto lavorando con la Dott.ssa Bruna Corradetti del Baylor College of Medicine di Houston, con la quale stiamo sviluppando un progetto tra arte e ricerca del comportamento cellulare umano. La fusione tra tecnologia, arte e biologia darà vita ad un progetto interattivo che possa essere non solo riflessivo per il pubblico, ma anche, e soprattutto, utile in campo medico per l’esplicitazione di importanti e innovativi ‘punti di vista’ nella ricerca stessa. Anche in questo progetto, ovviamente, al centro c’è la luce con la sua emotività generata dai soggetti coinvolti e da chi permette questo: luce soggetto-oggetto umano.

Questa ricerca attualmente è molto appassionante e spero che questo progetto possa vedere la luce molto presto.

PIETRO CARDARELLI è scenografo, Lighting e Visual Artist e Creative Director. Produzione artistica, grafica, dalla promozione all’immagine dei live (lighting design, live video, videomapping, live media, graphic design, scenografia contemporanea, allestimenti e installazioni), perfoming art, video arte e digital art sono le espressioni artistiche che portano Pietro a lavorare come Creative Director per cantanti, artisti, band e produttori musicali, stilisti, coreografi, strutture d’arte ed aziende. È inoltre docente per diversi corsi di formazione (“Manipolazione Creativa dello Spazio”, “Visual Art”, “Lighting Design”.  Dal 2016 al 2020 fa parte del board scientifico per progetti di rigenerazione urbana creativa (“SPACE – Spazi Creativi Contemporanei” e “Invasioni Contemporanee”). Partecipa a diverse mostre e collettive d’arte in Italia e all’estero. Dal 2014 è progettista e lighting e visual artist per il compositore, autore e musicista Dardust (Dario Faini) curando tutte le date dei tour in Italia e all’estero. Dal 2015 è responsabile lighting designer e visual art director per i progetti “Pyanook” e “PyanookLab” del musicista e compositore Ralf Schmid presso lo studio Kubus dello ZKM di Karlsruhe e la Humboldtsaal di Freiburg (Germania), debuttando al live europeo Neue Meister Music a Berlino. Collabora inoltre con lo studio di ricerca per la realtà aumentata MarbleAR di Los Angeles. Dal 2019 è lighting e visual artist per il coreografo e performer Morgan Nardi presso l’FFT a Düsseldorf (Germania) dove nel 2020 realizza diverse installazioni digitali interattive una nel centrale Hofgarten, nel 2022 nel Northpark e nel 2023 nella foresta di Aaper.  Nel 2021, come artista, è firmatario del Manifesto Internazionale della Light Art.  Nello stesso anno crea il progetto di ricerca “Yūgen_a mood place”© sull’interazione tra la luce e il cibo.  Nel 2023 realizza una serie di installazioni di luce nell’area industriale dismessa ex Sgl-Carbon (Ascoli Piceno). Parallelamente crea la lampada “Birth”©, utilizzata nei concerti di Sergio Cammariere, Yellowjackets, Anne Paceo e Emiliano D’Auria Quartet. L’ultimo lavoro a cui partecipa è “Yume” di Elisa Maestri, un progetto di MeTe Teatro/La Casa di Asterione, dove luce e disabilità si fondono.

immagini: (cover 1) Pietro Cardarelli, «LampadaBirth», 2023 (2-3) Pietro Cardarelli, «Phisiologus», 2019 (4) Pietro Cardarelli, «Pea Wall», 2018 (5-6) Pietro Cardarelli, «Schönheit», 2023 (7) Pietro Cardarelli, «Phisiologus», 2019 (8) Pietro Cardarelli, ritratto

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Shu Lea Cheang. Premio LG Guggenheim 2024

Par : Arshake
14 mars 2024 à 19:17

Il Museo Solomon R. Guggenheim e LG destina a Shu Lea Cheang il Premio LG Guggenheim 2024. La pioniera della Net art, la cui pratica interdisciplinare si estende per oltre trent’anni, è la seconda premiata nell’ambito della LG Guggenheim Art and Technology Initiative, collaborazione quinquennale tra l’istituzione Newyorkese e LG, innovatore tecnologico e leader globale nei settori dell’elettronica di consumo, dei prodotti chimici e dei componenti automobilistici, per sostenere e promuovere gli artisti che lavorano all’intersezione tra arte e tecnologia.
“Shu Lea Cheang è stata una delle prime a riconoscere il potenziale liberatorio del regno digitale. Celebriamo le sue audaci esplorazioni dei corpi, e dei loro desideri, nei nostri mondi digitali e analogici, e siamo entusiasti, insieme a LG, di riconoscere il suo necessario lavoro”, affermano la vice direttrice Naomi Beckwith, e Jennifer e David Stockman, Chief Curator del Guggenheim.

Dagli anni Novanta si è occupata di tecnologie emergenti (spesso fin dalla loro nascita) come strumento, come tema ed in innumerevoli forme, sviluppando una notevole comprensione della loro complessità e del loro ruolo nel plasmare la società. L’uso del codice, dei motori di gioco, del design del software, delle strategie di hacking e di mezzi tradizionali come installazioni, film e performance nei suoi progetti multiformi riflette il suo approccio unico al fare arte, fuori da ogni categoria prestabilita.
Oltre al suo lavoro pionieristico nella Net art, ha avuto una visione anticipata delle valute alternative e delle organizzazioni decentralizzate con Garlic=Rich Air (2002-), ha indagato le società gamificate con Bowling Alley (1995), ha sondato le biotecnologie in Locker Baby Project (2001-2012) e ha esplorato la loro natura mutevole in Mycelium Network Society (2017-).
Il suo lavoro è profondamente radicato nei suoi interessi per la fantascienza, l’estetica queer e la costruzione di comunità. Le sue esplorazioni delle strutture sociali nelle società in rete hanno fatto progredire la comprensione della circolazione delle informazioni e dei modi in cui le persone comunicano. Ha utilizzato strumenti di comunicazione analogici in Those Fluttering Objects of Desire (199293), sensori di movimento e sistemi di gestione dei dati in BabyPlay (2001), per sviluppare un approccio tecnologico alternativo basato sulla produzione condivisa. È anche un’affermata regista e ha prodotto e diretto quattro lungometraggi: Fresh Kill (1994), I.K.U. (2000), Fluidø (2017) e UKI (2023). L’installazione di Cheang, Utter (2023), è un esempio di come negli ultimi anni abbia rivolto la sua attenzione alle implicazioni sociali dell’apprendimento automatico.
“L’opera di Shu Lea Cheang è stata eccezionale tra le candidature di spicco. Le sue opere dinamiche presentano un’energia prorompente, palette di colori ipnotici e installazioni altamente complesse, giocose ed esteticamente piacevoli. In esse, l’artista rende la porosità tra il dominio fisico e quello digitale, offrendo al pubblico amalgami stimolanti con cui confrontarsi.

Traendo ispirazione dalla letteratura e dai film di fantascienza e dai videogiochi, i progetti e le sperimentazioni di Cheang nel campo dell’arte e della tecnologia presentano un’affascinante panoramica delle tecnologie avanzate. L’artista offre continuamente nuove chiavi di lettura dei cambiamenti tecnologici e dei loro effetti sulle nostre società e la sua vasta produzione è, e rimarrà, molto influente per generazioni. Siamo onorati di sostenere la sua pratica innovativa attraverso questo prestigioso premio”.
Cheang riceverà un onorario non vincolato di 100.000 dollari per celebrare i suoi risultati innovativi in questo campo. La giuria di quest’anno era composta da Eungie Joo, Curatore e Responsabile dell’Arte Contemporanea del San Francisco Museum of Modern Art; Koyo Kouoh, Direttore Esecutivo e Curatore Capo dello Zeitz Museum of Contemporary Art, Città del Capo; Noam Segal, Curatore Associato LG Electronics, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Carolyn Christov-Bakargiev, Direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino; e Stephanie Dinkins, artista e destinataria inaugurale del Premio LG Guggenheim.

LG Guggenheim Prize 2024. Shu Lea Cheang
Shu Lea Cheang, sarà festeggiata il 2 aprile in occasione del 2024 YCC Party sponsorizzato da LG Display. Altri tre artisti saranno premiati fino al 2027.
Un programma pubblico nel Peter B. Lewis Theater il 2 maggio sarà l’occasione per ascoltare direttamente l’artista che parlerà della sua pratica creativa e dei nuovi lavori in fase di sviluppo.
Shu Lea Cheang è un’artista e regista americana, taiwanese e francese. Celebrata come pioniera della Net art con Brandon (1998-99), la prima web art commissionata dal Museo Solomon R. Guggenheim di New York, Cheang ha rappresentato Taiwan con 3x3x6, un’installazione a tecnica mista alla Biennale di Venezia del 2019: May You Live In Interesting Times. I suoi lungometraggi sono stati proiettati alla LAS Art Foundation di Berlino, al Centre Pompidou di Parigi, al Museum of Modern Art di New York, all’Institute for Contemporary Art di Londra e in molte altre sedi. Ha esposto in molte istituzioni sperimentali e affermate, tra cui Walker Art Center, Minneapolis; Whitney Museum of American Art, New York; Centre de Cultura Contemporània de Barcelona; Tai Kwun, Hong Kong; Museion Bolzano, Italia; Singapore Art Museum; Hammer Museum, Los Angeles; Onassis Cultural Centre, Atene; Museo Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; Palais de Tokyo, Parigi; FACT Center, Liverpool. Ha partecipato a mostre internazionali come la Whitney Biennial for American Art (1993, 1995); la Johannesburg Biennial (1997); Documenta 14 (2017); la Gwangju Biennial (2018); la Taipei Biennial (2018); la Performa Biennial (2019); la Biennale di Venezia (2003, 2019, 2024). Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Whitney Museum of American Art di New York, del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, del NTT InterCommunication Center di Tokyo, del Walker Art Center di Minneapolis, della Fondazione KADIST, della Fondazione Museion, del Centre Pompidou di Parigi e del Museum of Modern Art di New York.

immagini (cover 1) Shu Lea Cheang, «UKI», 2023, still, digital color video, with sound, 80’ (2) Shu Lea Cheang, «Baby Love» (from «Locker Baby Project»), 2005. Networked media installation, dimensions variable. Installation view: «Baby Love», Palais de Tokyo, Paris, December 8, 2005–January 8, 2006. Photo: Florian Kleinefenn (3) Shu Lea Cheang, «Uttering», 2023. Digital color video, silent, 36 min., 26′ (4) Shu Lea Cheang with Dondon Hounwn, «Hagay Dreaming», 2023, performed at Taipei Backstage Pool, Taiwan, October 28–29, 2023. Documentary photograph. Photo: Hsun Lang Lin

 

 

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Premio Driving Energy 2024 – Fotografia Contemporanea

12 mars 2024 à 09:55

Terna, società operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, il 7 marzo 2024, a Palazzo delle Esposizioni, ha inaugurato la nuova edizione del “Premio Driving Energy 2024 – Fotografia Contemporanea”, concorso fotografico gratuito aperto sia ai fotografi professionisti che a quelli amatoriali, finalizzato alla promozione e allo sviluppo culturale del Paese e dei nuovi talenti del settore.

Ci sarà tempo fino al 30 giugno per iscriversi al concorso, che quest’anno parte dal tema declinato poeticamente nel titolo La via dell’invisibile. Anche quest’anno tema caro all’azienda di trasmissione elettrica che, se l’anno scorso con Elogio dell’equilibrio, poneva l’attenzione sulla delicata operazione dell’azienda sull’importante ricerca dell’equilibrio tra energia elettrica prodotta ed energia elettrica consumata, quest’anno mette al centro della riflessione, da un lato la natura ontologica dell’energia elettrica, elemento quotidiano invisibile che riconosciamo solo dai suoi effetti, e dall’altro la ricerca di invisibilità delle infrastrutture che permettono la trasmissione di elettricità, dai cavi sotterranei e subacquei alla verniciatura mimetica all’ambiente dei pali elettrici.

Come gli scorsi anni il tema funge da doppio pretesto: quello di raccontarsi e puntare i riflettori sui diversi aspetti dell’azienda che sponsorizza il Premio e come ispirazione per la produzione fotografica del concorso, quest’anno aperta, dunque, all’invisibile, a ciò che è senza vedersi, fenomenologia della presenza/assenza.

I premi saranno anche quest’anno 5: Premio Senior (dal valore di 15.000 euro), Premio Giovani (fino a 30 anni) e Premio Amatori (entrambi dal valore di 5.000 euro) e Menzione Accademia e Menzione Opera più votata da Terna (entrambi da 2.000 euro), che oltre alla ricompensa in denaro riceveranno una non indifferente notorietà, così come in parte la riceveranno tutti i finalisti del premio, grazie alla mostra (che sarà gratuita) curata da Marco Delogu, presidente di Palaexpo, proprio negli spazi di Palazzo delle Esposizioni, nel prossimo autunno, e alla successiva produzione del catalogo.

A scegliere i lavori in mostra e i vincitori dei diversi premi ci sarà una giuria di personalità di alto profilo nel settore fotografico e artistico in generale: il già citato Marco Delogu, Lorenza Bravetta, curatrice Fotografia, Cinema, New media per la Triennale di Milano e Direttrice del Museo dell’automobile di Torino, Francesca Barbi Marinetti, critica d’arte, curatrice, imprenditrice culturale e ideatrice di eventi culturali, Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, Rosa Alba Impronta, imprenditrice e creatrice della Fondazione Made In Cloister a Napoli, i fratelli D’Innocenzo, registi, sceneggiatori, poeti e fotografi e David Massey, Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali del Gruppo Terna. Inoltre il Premio Accademia verrà scelto da un Comitato d’onore di cui fanno parte tutti i vincitori del Premio dell’anno scorso.

“Il 2024, per il Premio Driving Energy, è con ogni probabilità l’anno della consacrazione, un risultato straordinario per un progetto nato solo due anni fa. La terza edizione del concorso prende il via beneficiando dell’intenso lavoro svolto finora con Terna: il Premio è diventato oggi un appuntamento molto atteso dagli addetti ai lavori ed è riconosciuto come tappa fondamentale della fotografia contemporanea in Italia.” ha dichiarato Marco Delogu, delineando, dunque, un sempre più importante peso dell’evento, sia per quanto riguarda la sua funzione di vetrina, sia di ricerca, di un Premio, in fondo, neonato e già ritagliatosi uno spazio di rilievo nel panorama della fotografia contemporanea.

Premio Driving Energy 2024 – Fotografia Contemporanea, a cura di Marco Delogu.
Bando aperto fino al 30 giugno  

 Immagini (cover) Card Premio Terna 2024, (1-2) Conferenza stampa, a Palazzo delle Esposizioni, di presentazione dell’edizion 2024 del Premio, con Marco Delogu, presidente di Palaexpo e curatore del Premio, Igor De Biasio, presidente di Terna e David Massey, Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali di Terna.

 

 

 

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FRAME > NEOERBA

Par : Arshake
9 mars 2024 à 16:26

FRAME cattura Neoerba, installazione artistica sostenibile di Sugo, monumento che denuncia la degradazione causata dai rifiuti elettronici ma anche l’importanza delle schede dei circuiti informatici (PCB). Realizzata in in acciaio zincato e PCB riciclate e laminate a mano, la scultura integra un rivestimento bio-luminescente e un trattamento foto-catalitico testato dalla NASA. Questo sistema fornisce illuminazione naturale durante la notte e, in concomitanza  purifica l’ambiente circostante da virus, batteri e inquinanti utilizzando solo la luce solare e l’aria.‎

Sugo, Neoerba, 2022, immagine via

 

 

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VIDEO POST > Fluid Current

Par : Arshake
9 mars 2024 à 08:48

VIDEO POST rilancia Fluid Current di Sander Hagelaar, installazione dinamica dove le gocce d’acqua completano il circuito elettrico e fanno si che la luce si accenda.

Sander Hagelaar, Fluid Current, 2020

 

 

 

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PAN e METAPAN a Napoli

Par : Arshake
8 mars 2024 à 09:22

Il PAN | Palazzo delle Arti Napoli, istituzione ospitata negli spazi di Palazzo Carafa di Roccella, in tempi non sospetti è stato molto attivo su tematiche d’avanguardia come le ricerche attorno al digitale, è in procinto di riaprire i suoi spazi nel 2025 come Museo dell’Immagine.

Pensato come centro di ricerca, con una programmazione curata da Vincenzo Trione, avvia ora le sue attività con il METAPAN, che anticipa anche l’architettura legata alla ristrutturazione dell’architetto Giovanni Francesco Frascino che intende “ripensare l’attuale configurazione del PAN, riaffermando con forza l’originaria vocazione urbana dell’edificio settecentesco”.

“Alla riapertura”, così annuncia il comunicato stampa, “gli spazi del museo comunale saranno destinati al Museo dell’Immagine. Fotografia, cinema, digital art, ma anche pittura e scultura in dialogo con i nuovi media. Museo come territorio dell’iconosfera. Un luogo in cui scoprire come le immagini oggi si trasformano, si contaminano e si ibridano, contribuendo a mutare il mondo che abitiamo”.

Il METAPAN inaugura le attività di questo spazio nel Metaverso con una meta operazione curata da Maria Grazia Mattei, direttrice del MEET a Milano e Valentino Catricalà, con il lavoro di quattro artisti italiani che lavorano su scala internazionale: Chiara Passa, Davide Quayola, Auriea Harvey e Bianco-Valente. Il tutto si avvale della supervisione tecnica dell’architetto Giuliano Bora, che ha realizzato lo spazio all’interno di una piattaforma immersiva tridimensionale in maniera estremamente curata.

Dopo aver attraversato il viale e ammirato l’architettura del futuro PAN, si entra al suo interno dove le i quattro progetti dei rispettivi artisti selezionati sono immaginati come site specific, quattro diversi modi di invitare il pubblico nel progetto futuro architettonico ed espositivo, diverse tipologie di produzione artistica traslate in esperienza nello spazio.

Sulla sinistra si entra nel progetto di Chiara Passa, dove la sua serie di Object Oriented Stones, sculture tridimensionali fruibili in realtà aumentata, è traslata nello spazio virtuale. Entrando all’interno di una gigantesca pietra-scultura, si esplora il paesaggio in maniera giocosa invitati a catturare le dieci pietre che del paesaggio sono parte integrante.

Sulla destra la stanza dedicata a Quayola, artista che pone il suo lavoro tra reale e artificiale, tra tradizione modernità attraverso un ampio uso di algoritmi, presenta la Laocoön Sequence, traslazione della sua serie di studi sul Lacoonte nel digitale, presentate in uno spazio espositivo virtuale molto curato, anche per quello che riguarda l’illuminazione.

Proseguendo, incontriamo il lavoro dell’artista e scultrice Auriea Harvey che catapulta il nostro alter ego virtuale una ziggurat perduta, una stanza ma anche una condizione che scaturisce da mistero e inquietudine, posto inospitale dal quale si rimane però attratti, complice anche il suono che accompagna la permanenza.

Il duo Bianco Valente mette in relazione linguaggio umano e sistemi informatici. Il lavoro, ma soprattutto la loro presenza in questo progetto, due artisti da sempre interessati alla dualità corpo-mente e impegnati in progetti relazionali per lo più legati al territorio alle comunità di tutto il mondo, la città natale Napoli in primis, lascia intravedere l’intenzione di una progettualità del PAN che si pone tra più dimensioni, su un piano interdisciplinare, e senza mai perdere di vista le radici con il territorio.

METAPAN, a cura di Maria Grazia Mattei, direttrore del MEET a Milano e Valentino Catricalà
Artisti: Chiara Passa, Davide Quayola, Auriea Harvey and Bianco-Valente.

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